Firestone: il marchio della schiavitù




Firestone: il marchio della schiavitù
Franco Moretti

Un rapporto compilato da Save My Future Foundation (Samfu) svela la disastrosa situazione ambientale e le terribili condizioni di lavoro e di vita nella piantagione di caucciù della Firestone in Liberia.


Creata nel 1926 in Liberia, dopo aver ottenuto dal governo in concessione per 99 anni un milione di acri nella contea di Margini (originariamente occupati da gruppi etnici Mabmba Bassa, sfrattati dalle proprie terre senza alcun risarcimento), la piantagione è oggi tra le più vaste del mondo.

 

L’organismo non governativo liberiano Save My Future Foundation (Samfu), creato nel 1987 da Robert G. Tikpor, un noto sacerdote cattolico della diocesi di Monrovia, e da due ambientalisti, ha condotto un’inchiesta sui 69 anni di attività in Liberia della Firestone (multinazionale americana, acquistata nel 1988 dalla giapponese Bridgestone), sulla situazione ambientale all’interno della piantagione e sulle condizioni di vita e di lavoro dei 14.000 operai impiegati dalla multinazionale. Il rapporto porta un titolo significativo: Firestone: il marchio della schiavitù”.

 

L’inchiesta è stata possibile grazie, in particolare, all’aiuto tecnico, logistico e finanziario dell’organismo olandese Both Ends e dell’associazione tedesca Shiftung Umverteilen. Il rapporto racconta nei dettagli le condizioni di vita e di lavoro di gran parte della forza lavoro nella piantagione della multinazionale in Liberia.

 

Il 70% degli “incisori di piante” è analfabeta e inesperto. I più sono costretti a vivere (con moglie e figli) in poveri abitazioni con una singola stanza, in piccoli accampamenti di 50 famiglie, serviti da dieci latrine-bagni comuni, senza acqua corrente né elettricità.

Molti lavoratori si lamentano del cattivo sistema sanitario provvisto dalla compagnia. Frequenti sono le inabilità permanenti.

Poche le scuole per i figli degli operai nella piantagione. Molti bambini non le frequentano perché sono spesso troppo lontane da casa. Le aule sono per lo più fatiscenti.

 

Preoccupante è la situazione ambientale in quasi tutta concessione. Enormi montagne di scarti solidi sono accumulati a cielo aperto. Ingenti quantità di rifiuti chimici sono scaricati giornalmente nel fiume Farmington, unica fonte idrica per le comunità situate lungo il corso d’acqua.

 

Il reportage pubblicato da Nigrizia nel numero di giugno conferma quanto denunciato nel rapporto.

Molte le raccomandazioni fatte dall’associazione Save My Future a conclusione del suo rapporto, sia alla Firestone Plantation Company che al governo liberiano. Ne citiamo alcune.

 

Alla multinazionale la Samfu chiede di:

-         migliorare quanto prima le condizioni di lavoro e di vita degli operai estrattori del lattice di caucciù;

-         dichiarare fuori legge il ricorso al lavoro minorile nella piantagione;

-         di liberare il terreno della concessione dei molti rifiuti solidi accumulati lunghi gli anni, come pure di iniziare opere di bonifica del fiume Farmington e degli altri torrenti che scorrono nella piantagione.

 

Al governo liberiano, invece, si domanda:

-         di condurre un immediato esame valutativo della situazione ambientale nella concessione;

-         di ordinare alla multinazionale di migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei suoi operai;

-         di costringere la Firestone ad attenersi ai principi e agli standard riconosciuti internazionalmente in materia di lavoro;

-         e di chiedere ai dirigenti Firestone di cominciare a produrre in loco prodotti di gomma finiti, sia per il consumo interno che per l’esportazione.

 

La Samfu, infine, fa appello alla comunità internazionale, in particolare agli organismi interessati al rispetto dei diritti umani e a quanti fanno uso di prodotti della Firestone, perché si faccia pressione sulla multinazionale affinché si affretti ad affrontare i vari problemi esposti nel rapporto.

 

In caso contrario, si potrebbe procedere a una campagna di sabotaggio dei prodotti Bridgestone/Firestone sul mercato internazionale, fina a quando le riforme richieste verranno attuate.

 


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