Crisi ivoriana o anticipo guerra Cina-occidente?



Crisi ivoriana o anticipo guerra Cina-occidente?
 
La Cina accetterà di finanziare l’Europa e gli Usa per combatterla in Africa?
 
di Jean-Paul Pougala (*)
 
16.gennaio.2011
 
Traduzione italiana di Piervincenzo Canale per www.africanews.it
 

Dall’inizio della crisi ivoriana è stato detto tutto e il contrario di tutto. Gli occidentali sostengono quasi all’unanimità il signor Ouattara che chiamano “presidente eletto” mentre gli africani appoggiano quasi tutti il presidente uscente Gbagbo che chiamano “presidente rieletto”.
 
Al di là delle scelte per l’uno o per l’altro presidente eletto o rieletto, è interessante notare che c’è un’altra battaglia questa volta a distanza che sta avendo luogo tra la Cina e l’occidente in Costa d’Avorio.
 
Questo avviene con appoggi militari diretti o indiretti.
 
L’occidente difende una veccchia idea d’Africa in cui controlla tutto tramite i suoi uomini di fiducia e si accomoda di buon grado della miseria di massa.
 
La Cina è quella che vuole cambiare le cose e fare dell’Africa la vetrina della sua potenza economica e militare al di fuori dell’Asia. Un aspetto questo che angoscia terribilmente l’Unione Europa e gli Usa.
 
Ma quest’ultimi, avranno il coraggio e l’energia per resistere a lungo al rullo compressore cinese che ha deciso di fare dell’Africa uno dei pilastri della sua superpotenza in costruzione? Esattamente come gli Usa avevano fatto con l’Europa 66 anni fa.
 

Per gli africani, i due personaggi della nostra telenovela simboleggiano due concezioni opposte della politica africana.
 
Il signor Ouattara si definisce come « Houphouëtiste », cioè qualcuno che era apertamente ostile agli Stati Uniti d’Africa. Nel 1963, il suo mentore Houphouët Boigny insieme all’ex presidente senegalese Léopold Sedar Senghor erano i due principali becchini del sogno di Kwame Nkrumah di creare immediatamente gli Stati Uniti d’Africa.
 
Per Senghor e Houphouët la relazione con la Francia era più importante di ogni altra necessità di autonomia africana.
 
Quest’ultimo aveva pronunciato la celebre frase: « Dicono di voler unire l’Africa da Cairo alla Città del Capo. Lo faranno senza di noi, senza la mia Costa d’Avorio ».
 
Le conseguenze sono ormai note: l’OUA (Organizzazione per l’unità africana) è nata come una nullità con un solo programma caro a Senghor e Boigny : « intangibilità delle frontiere ereditate dalla colonizzazione europea » e addio al vecchio sogno di Nkrumah contenuto nel suo libro premonitore pubblicato nel 1961 dal titolo: AFRICA MUST UNITE (l’Africa si deve unire se non vuole conoscere in futuro solo fame, povertà e guerre).
 
Mettere fine alla triste parentesi dell’OUA era una priorità per Gbagbo sin dal suo arrivo al potere nel 2000 per passare alla nuova Unione Africana (nel 2002) come tappa intermedia verso la creazione degli Stati Uniti d’Africa.
 
Oggi il signor Ouattara continua sulla stessa via di Houphouët: ignora le istituzioni della Costa d’Avorio (il consiglio costituzionale) e preferisce aspettare la sua legittimità che arrivi da Parigi o da Washington. Chiede a una parte del mondo di venire a fare la guerra per uccidere una parte del popolo ivoriano. Chiede di affamare i funzionari ivoriani privandoli del loro salario. Chiede alla Francia d’organizzare dei commando sotto la copertura dell’Ecowas (Comunità economica dell’Africa occidentale) e, come Houphouët, non ha mai spiegato cosa conta di offrire alla Francia in cambio.
 
Agli apprendisti stregoni della teoria delle guerre lampo ho voglia di dire: nessuna elezione, nessuna persona leader politico merita che ci sia una sola vita perduta. Gli uomini passano, gli imperi svaniscono. Ma le cicatrici d’una guerra non finiscono mai. Può il caso dell’Iraq esserci da lezione?
 

3 esempi fuori dall’Africa per spiegare i miei commenti:
 
- Il 19 dicembre 2010, si sono tenute le elezioni in Bielorussia, il presidente uscente ha proclamato la sua vittoria ottenuta con il 72% di preferenze e ha subito messo in prigione i dirigenti dell’opposizione. Esiste un solo paese europeo che ha minacciato di usare la forza per sbarazzarsi di Alexander Loukachenko al potere da 16 anni? L’Unione Europea non ha previsto nessun piano militare per far traslocare il dittatore. La ragione è semplice: I 27 paesi dell’Unione Europea hanno a cuore il valore della vita dei loro fratelli e delle loro sorelle della Bielorussia. E’ compito di ciascuno curare i propri interessi e gli europei considerano la vita umana in Bielorussia più importante d’un dittatore che prima o poi se ne andrà.
 
- Il segretario generale dell’ONU, signor Ban Ki-Moon, e il rappresentante dell’ONU in Costa d’Avorio, signor Choi, sono entrambi cittadini di un paese diviso in due: la Corea. C’è uno dei due presidenti, Kim Jong-Il, che viene descritto da loro come un pericolo costante per la sua popolazione e per i suoi vicini. Ma nei confronti di Kim, il signor Choi e il signor Ban Ki-Moon hanno sempre e giustamente auspicato una certa cautela.
 
A coloro che vogliono fare la guerra in Costa d’Avorio voglio porre tre domande: per quale ragione la vita d’un coreano sarebbe più preziosa di quella di un ivoriano? Per quale motivo la morte delle popolazioni civili in Costa d’Avorio sarebbe meno grave che in Corea? Perché Laurent Gbagbo sarebbe più pericoloso per i suoi vicini rispetto al dirigente nord-coreano Kim Jong-Il che è al potere ereditato da suo padre da 17 anni e che lui stesso ha esercitato per 46 anni e che si appresta a passare al figlio?
 
- In Birmania (Myanmar) nel 2000 la vincitrice delle elezioni presidenziali è stata privata della sua vittoria e quel che è peggio, è stata privata della sua libertà da 10 anni. La signora Aung San Suu Kyi si è accontentata di un premio Nobel per la pace senza mai esigere un qualsiasi intervento dall’estero per far sloggiare i malfattori al potere.  La vittoria della signora Aung San Suu Kyi convalidata dalla corte costituzionale birmana è meno importante della disfatta del signor Ouattara dichiarato perdente dal consiglio costituzionale del suo paese?
 

Il signor Laurent Gbagbo entrerà nella storia come un dirigente mediocre, cattivo, valoroso o illuminato? Nessuno può dirlo. Ciò che sappiamo però è che è l’uomo che simboleggia meglio le frustrazioni degli europei e degli africani. La crisi ivoriana si è presto trasformata in una crisi razziale tra bianchi e neri, tra l’Africa e l’Europa. Questa volta c’è anche un terzo contendente: la Cina in agguato.
 

Lo stesso giorno (17/12/2010) in cui l’Unione Europea annunciava di avere scelto all’unanimità il campo di Ouattara nella crisi ivoriana, contro Laurent Gbagbo, la Cina ci annunciava d’essere diventata il primo partner commerciale del continente africano pubblicando le cifre di 10 mesi di scambi con i paesi africani.
 
Ne esce un aumento dei volumi d’affari di 20 miliardi di dollari con l’Angola facendo di questo paese il suo primo partner africano sul piano commerciale ma anche militare. Il caso vuole che sia proprio l’Angola il paese che sostiene militarmente le Forze di difesa e sicurezza di Laurent Gbagbo in Costa d’Avorio. Quello stesso giorno il generale cinese di divisione Jia Xiaoning, direttore aggiunto dell’ufficio per gli affari esteri presso il ministero cinese della difesa veniva ricevuto in Camerun dal presidente Biya. Hanno parlato della crisi ivoriana? La Cina può aiutare finanziariamente l’Europa per uscire dalla crisi economica e accettare che quest’ultima utilizzi quei soldi per combatterla in Africa?
 
Ciò che è certo è che questo è uno scenario che l’Europa non aveva previsto.  L’annuncio quella stessa settimana del caccia bombardiere stealth cinese, il Chengdu J-20, era una semplice coincidenza del calendario o un messaggio militare lanciato agli Usa e all’Europa? Il messaggio è stato ben ricevuto a Washington visto che l’aereo militare statunitense stealth F-35 in preparazione per rimpiazzare il modello F-22 è già considerato obsoleto e si parla già di abbandonare il progetto con migliaia di posti di lavoro a rischio a causa del nuovo standard tecnologico molto alto appena imposto dalla Cina all’industria americana degli armamenti finora considerata la più avanzata del mondo.
 
Secondo gli esperti militari americani, il J-20 cinese dotato di grossi missili antinave è concepito in particolare per distruggere le nuove 10 portaaerei americani in costruzione fino al 2058.
 
Si capisce così perché la portaaerei francese Mistral, che in questo momento si dirige verso Abidjan per levare di mezzo Gbagbo prima della fine del mese di gennaio come ha promesso Ouattara, sarebbe distrutta dal nuovo J-20 cinese in meno di 5 minuti.
 
Per il momento la Cina non sparerà neanche un colpo nella crisi ivoriana ma c’è da scommetterci che la prossima crisi sarà molto diversa poiché l’egemonia europea in Africa che vige dal 1454 sta vivendo le sue ultime ore a Abidjan.
 

La crisi ivoriana, che all’inizio non sembrava altro che una semplice disputa tra europei e africani, s’è ben presto rivelata come un’anteprima della battaglia militare Cina-Occidente che sta per cominciare sul suolo africano.
 
Si tratta anche del preludio di una lunga stagione tumultuosa tra l’Africa e l’Europa che fatica quest'ultima ad accettare l’inesorabile vera autonomia dell’Africa, 50 anni dopo la parodia d'indipendenza.
 

Recentemente i generali dell’esercito cinese stanno girando un po’ dappertutto in Africa per stringere accordi di cooperazione militare. A Pechino non si nasconde più il fatto che il vero scopo è di neutralizzare tutte le rivolte che l’Europa organizzerà sul suolo africano per frenare e ritardare quest’autonomia.
 
L’arrivo della Cina sulla scena politica, economica e militare africana si sta trasformando in un incubo per l’Europa che perde tutta la sua lucidità. Dal 2007 l’Unione Europea ha fatto di tutto per proporre alla Cina una sorta di triangolare con l’obiettivo di fermare gli enormi investimenti cinesi in Africa.
 
L’ex commissario europeo allo sviluppo, Louis Michel, si è recato a Pechino infinite volte per fare mille proposte tutte senza successo.
 
L’Europa non demorde infatti anche ogni singolo paese dei 27 si muove da solo.
 
La persona più cercata a Pechino e che causa il malditesta agli occidentali si chiama: Zhang Ming, il « signor Africa subsahariana » del ministero cinese degli affari esteri. Tutti lo odiano e tutti gli fanno la corte. Cosa vogliono da lui gli occidentali? Gli chiedono nè più nè meno di fare finta d’aiutare l’Africa, senza passare davvero all’azione. Gli spiegano che queste sono le regole del gioco da cinque secoli e che ci sono ricavi molto elevati. Cosa risponde? NIET. La Cina non è interessata ad alcun triangolare.
 
L’Africa di cui si parlava una volta come un’area marginale, è adesso rimessa al entro dell'avido desiderio di possessione dalla Cina. Ma quest'ultima gode di un vantaggio non colmabile dall'occidente.
 
Il presidente cinese ha visitato quasi tutti i paesi africani, di cui alcuni anche 3 o 4 volte, mentre i presidenti americani in 8 anni di presidenza visitano  solo a 2 o 3 paesi africani. Sui 27 paesi dell’Unione Europea, 21 sono diretti da presidenti che non hanno mai messo piede in Africa.
 
 
 
L’Europa suscita perfino una certa pietà perchè è caduta in una mediocrità grottesca mentre cerca d’imborghesire i cinesi in Africa e d’insegnare loro le vecchie ricette meschine che hanno incollato a terra per cinquant’anni il decollo dell’Africa con slogan tanto burleschi quanto malandati: « L’Unione europea e la Cina si sentono più vicini all’Africa di qualsiasi altro continente ».
 
I rari documenti che abbiamo tra le mani riguardanti le proposte segrete dell’Europa alla Cina giustificano tutto questo panico : il prtesto è tutto trovato : l’inquietudine degli europei su un probabile sovraindebitamento dell’Africa se la Cina continuasse su questo slancio.
 
Questa tesi è completamente assurda.
 

E’ come se uno che emette assegni a vuoto piutostot che preocuparsi su come regolarizzare la sua situazione, andasse a trovare il suo banchiere per spiegargli che non dorme da settimane perché il suo vicino di casa rischia l’indebitamento se questa stessa banca continuasse a dargli credito.
 
E lo supplica di non avere più a che fare col suo vicino ma di passare tramite lui per filtrare e suggerire ciò che va bene per il suo vicino.
 
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha recentemente rifiutato un credito alla RDC (Repubblica Democratica del Congo) perché riceve investimenti cinesi.
 
Edwards Bernays nel suo libro « La propaganda o l’arte di manipolare l’opinione pubblica in democrazia » ci insegna che la manipolazione cosciente, intelligente, delle opinioni e delle abitudini organizzate delle masse gioca un ruolo importante in una società democratica.
 
Coloro che manipolano questo meccanismo sociale impercettibile formano un governo invisibile che dirige veramente il mondo.
 
L’Unione Africana deve riprendere il controllo in Costa d’Avorio affinché il governo invisibile dell’Europa non sia da ostacolo, non destabilizzi e non tolglie all’Africa uno dei suoi pezzi chiavi del puzzle (la Costa d’Avorio) di cui avrà bisogno per forgiare e costruire il mosaico degli Stati Uniti d’Africa.
 
Se oggi la Costa d’Avorio fosse sacrificata per offrire all’Europa una consolazione come forma di tregua nella guerra commerciale e industriale perduta in anticipo con la Cina (come il diktat cinese sulle terre rare), domani a chi toccherebbe?
 

La crisi ivoriana avrebbe per lo meno il merito di darci molti insegnamenti:
 

- L’ONU è una scatola vuota che necessita una riforma completa. Quest’organizzazione si sta trasformando in strumento di destabilizzazione delle nazioni povere e d’iniziatrice delle guerre civili invece di essere uno strumento di pacificazione dei popoli come era stata originariamente concepita.
 
- La concretizzazione degli Stati Uniti d’Africa è un imperativo che non può più aspettare. Tutto il processo di federazione africana in corso dev’essere accelerato per non lasciare lo spazio ai vecchi demoni dell’Africa che farebbero ripartire un nuovo ciclo di violenze, di guerre e quindi di destabilizzazione del continente contribuendo così, come nei 50 anni precedenti, a distogliere l’attenzione dalle vere sfide e dai veri obiettivi di creazione della felicità per le popolazioni africane.
 
- L’allenamento per la prima guerra mondiale del ventunesimo secolo tra occidente (Europa/USA) e la Cina si farà molto probabilmente sul suolo africano. Il declino dei primi non li priva dell’istintiva solita arroganza per continuare ad umiliare la seconda intimando ad esempio ciò che deve fare in Africa o sulla svalutazione dello Yuan. Il ridicolo non uccide.
 
I paesi che hanno sbagliato politica e che sono responsabili di una crisi finanziaria mondiale sono gli stessi che pretendono di dare lezioni alla Cina che è stata virtuosa nella sua gestione. C’è una linea rossa che prima o poi l’occidente sorpasserà e a quel punto ci sarà uno scoppio. Ed è a causa di questo scoppio che oggi l’Africa serve ad entrambi come terreno di allenamento.
 

CONCLUSIONE
 
Mi piace concludere con questi due estratti da due commenti sulla crisi ivoriana:
 

1- « I colonialisti hanno sempre una maschera. Non dicono mai del bene sul vostro conto. Sfruttano le vostre risorse naturali. Hanno commesso genocidi nei confronti degli indiani d’America, distrutto civiltà come quella degli Aztechi. In nome della libertà di commercio, hanno imposto alla Cina due guerre dell’oppio. In nome della schiavitù, hanno imposto i lavori forzati in Africa. Oggi in nome della giustizia internazionale intervengono in Costa d’Avorio. Che cos’è questa giustizia internazionale? I magistrati del Tribunale penale internazionale sono affetti da ciò che viene definito daltonismo verso il nero. Il daltonico vede solo alcuni colori. Loro non vedono altro che il nero. Se vi recate presso la Corte internazionale, vedrete che tutti gli accusati sono neri e non perché a Gaza non sia successo niente, non perché non sia successo niente nella prigione d’Abugraïb.
 
La domanda che mi pongo adesso è: perché l’Africa accetta tutto ciò? Non dico che tutti siano innocenti, ma se queste persone siano colpevoli o meno il giudizio spetta agli africani. Perché l’Africa accetta che i suoi dirigenti siano giudicati da una banda di cosmopoliti che la disprezzano ». Jacques Vergès, avvocato francese (ex difensore del leader serbo Milosevic presso la Corte penale internazionale)
 
2- « Dietro il mantenimento o meno di Gbagbo al potere si gioca il controllo del Golfo di Guinea, quest’Eldorado petrolifero che francesi e americani, in perdita d’influenza nel mondo arabo, e per questa volta uniti non si augurano che sia controllato da altri. Ai loro occhi, Alassane Ouattara, amico personale di Sarkozy, ex direttore del FMI e dirigente liberale, rappresenta un interlocutore molto più credibile di Gbagbo il nazionalista ». Colette Braeckman,giornalista presso il quotidiano belga Le Soir. Nata nel 1946, grande reporter, collabora anche col “Monde Diplomatique”
 
Ecco perché secondo me non c’è mai stata un’elezione in Costa d’Avorio se non una parodia di consultazione. Con 300 milliardi di franchi (262 milioni di Euro) degli ivoriani che l’Onu ha buttato dalla finestra per un simulacro d’elezione si sarebbero potuti costruire 300 ospedali, 1000 scuole, 50 università, 3.000 vivai, 5.000 cliniche.
 

Prof. Jean-Paul Pougala
 
pougalaATgmail.com
 
Genève, 11 gennaio  2011
 
(*) Jean-Paul Pougala è italo-camerunese ed è co-autore del libro: "L’Africa, l’Europa e la Democrazia internazionale" (ed. Federop 1990) e professore all’università della diplomazia di Ginevra in Svizzera.