Rivolte nel Nord Africa






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 I veri abusivi
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Le rivolte di questi ultimi giorni, che hanno visto scorrere sangue in vari Paesi, ben riconducono ad una verità per troppo tempo disdegnata dai progressisti di tutto il mondo: a frapporsi tra l'umanità ed il benessere e la felicità, oggi come sempre, sono i fedelissimi servi del tiranno, coloro i quali hanno barattato le loro coscienze con un posto a vita nei ruoli delle Funzioni Pubbliche.

Ve lo immaginate un despota senza i suoi fedelissimi statali? Potrebbe mai qualcuno instaurare una dittatura in una società in cui i ruoli pubblici, in primis quelli relativi all'ordine pubblico, fossero regolarmente restituiti al popolo, così come vuole il primo principio della democrazia, ed assegnati a rotazione?

Quanto di pertinenza e proprietà della collettività va condiviso: questa è la prima chiara ed evidente regola di una società evoluta. Ma allora perché i tanti progressisti dei Paesi più avanzati democraticamente ed economicamente non si sono ancora fatti un dovere di portare a compimento il lavoro di chi li ha preceduti democratizzando, dopo le strutture di Governo, anche quelle della Funzione Pubblica?

La causa di questo ritardo è di una univocità sbalorditiva: il mondo della cultura è ovunque ancora in mano ai baroni, a quegli svergognati che per mantenere i loro indebiti privilegi hanno ammaestrato per decenni intere generazioni di persone impegnate politicamente tenendole all'oscuro del fatto che nell'ambito di ciò che è pubblico bisogna necessariamente avvicendarsi, pena l'irrigidimento e la corruzione di tutto il sistema sociale.


La prima rivolta nel Nord Africa è iniziata con il sacrificio di un giovane lavoratore indipendente, di un uomo dignitosamente libero, che s'è visto sequestrare il banchetto del proprio piccolo commercio e tacciare di abusivismo proprio da coloro i quali occupavano a vita ruoli che appartenevano invece all'intero popolo e per questo rigorosamente da condividere. Di fatto i veri ABUSIVI sono gli STATALI. Questa è la nuova, dirompente, risolutiva consapevolezza da acquisire a livello globale.

Il mondo progressista, quello che invoca continuamente ambiente, diritti, lavoro e pace, ha da smettere di farsi inculcare e pilotare lungo strade che divergono da ciò che realmente conta dai professori a vita, dai baroni, da gente così spudorata da fare continui vani convegni sulla democrazia. Il mondo progressista ha un dovere preciso: crescere interiormente, emanciparsi dai suoi corrotti maestri e scacciare, s'intende pacificamente, legalmente, civilmente, con la nuda e pura espressione di un forte desiderio pronunciato ad alta voce, ovunque ed in continuazione, gli assunti a vita dai ruoli pubblici del proprio Paese. In modo da agevolare ovunque nel mondo un fondamentale balzo in avanti per l'umanità.

Non sono tanto i potenti oppressori a costituire un problema quanto i deboli inconsapevoli dei loro diritti.


Danilo D'Antonio

Laboratorio Sociopolitico
Piazza del Municipio
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