Abdulah Sidran - A Zvornik ho lasciato il mio cuore



E' uscito per le Edizioni Saraj (per info www.saraj.org edizioni at saraj.org)
 
A ZVORNIK HO LASCIATO IL MIO CUORE
Dramma in tre Atti di Abdulah Sidran
Introduzione di Moni Ovadia - Edizioni SARAJ
124 pagine - prezzo 8,90 euro


ABDULAH SIDRAN è nato alle porte di Sarajevo (Hadzici) nel 1944. Poeta,
prosatore, drammaturgo, sceneggiatore cinematografico, è personalità
centrale della letteratura e della poesia contemporanea.
In ambito letterario ha cominciato a pubblicare negli anni '70, con opere
in versi e prosa.
La sua poesia è stata tradotta in tedesco, francese, spagnolo.
In italiano (edizioni "e" Trieste 1995, edizione bilingue, traduzione
Silvio Ferrari) è uscita la più ampia scelta antologica della sua poesia
antecedente la guerra e tutte le poesie dell'assedio con il titolo La bara
di Sarajevo/Sarajevski tabut.
Per quanto al cinema, Sidran come sceneggiatore ed Emir Kusturica come
regista hanno avuto un ruolo decisivo nel cinema slavo: Ti ricordi di
Dolly Bell? del 1981 - opera prima di Kusturica e Sidran - riceve il Leone
d'oro a Venezia; Papà è in viaggio d'affari del 1985 riceve la Palma d'oro
a Cannes.
Nel dopoguerra sceneggia Kuduz del regista Ademir Kenovic.
Vive e lavora a Sarajevo.
Ho lasciato il mio cuore a Zvornik è la sua prima opera teatrale.

"Grande poeta e testimone della nostra epoca, Abdulah Sidran è
straordinario uomo di teatro. Se qualcuno volesse capire cosa è stato il
dramma della ex-Jugoslavia, la guerra civile (1991-1996) e la guerra di
Bosnia Erzegovina (1992-1995) gli basterebbe questa pièce.
Rudo, il protagonista, è l' uomo che sta dalla parte della vita, che cerca
la memoria come costruzione di arte, non di guerra, ecco la differenza.
Lui è legato alla Drina, i suoi sono sepolti qui, ma per lui quel ricordo
è fonte di vita, cioè di arte. L'arte è la trasformazione comunicativa
della vita per condividerla con altri, condividere il confine con un
altro. Condividi il tuo confine con una donna e nasce una nuova vita.
Cos'è la morte: irrigidire il confine e farlo diventare "fronte". Non c'è
niente di male che ci siano i confini se sono gemmazione d'incontro, di
confronto, anche di polemica, purchè non divengano mai "fronti". "
- Dall' introduzione di Moni Ovadia -


 
 
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Ogni tempo ha il suo fascismo. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente
col terrore dell'intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l'informazione,
inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti sottili modi la nostalgia
per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine.
 
Primo Levi.    
 
                     8 maggio 1974 - Corriere della Sera - ( in: Opere, Einaudi, 1997, Vol. I, pag. 1187)