Chi ha paura degli jugoslavi?




Riporto quello che ha scritto un nostro caro compagno ed amico, ex partigiano, proprio un anno fa:

<< Nella sezione OPINIONI del giornale Politika, gli jugoslavi sono ospiti frequenti. Purtroppo, perlopiù siedono sulla panchina degli imputati. Ci chiamano jugonostalgici, il che non è esatto al cento per cento. Esiste un forte movimento sociale per la costituzione della nazionalità jugoslava. In Serbia, la promuove l'organizzazione sociale "La nostra Jugoslavia". Nel censimento del 1981, 1.219.045 cittadini della RFSJ si espressero come Jugoslavi (nel 1971 erano 273.077). La maggior parte di loro (441.941) erano dalla Serbia (Provincia autonoma di Vojvodina: 167.215, Provincia autonoma Kosovo e Metohija: 2.647). Nel censimento del 1991 nella Serbia si era rilevato un decremento sui 317.000 (PA Vojvodina: 168.859, PA Kosmet 3.070).
Gli articoli scritti su di noi nella colonna OPINIONI, di regola, sono negativi. Finora nessuno jugoslavo, e probabilmente siamo in tanti, ha avuto l'opportunità di rispondere tramite questa colonna a queste osservazioni negative. Solo di recente, uno di noi, Dušan Babić, giornalista di Sarajevo, ha sfruttato tale possibilità. 
Gli articoli anti-jugoslavi sono solitamente scritti da ex-jugoslavi, e se volete anche da ex-comunisti. Spesso si tratta del tentativo di lavarsi dai peccati per essere stati jugoslavi e comunisti, e quindi loro ora gonfiano errori e lacune di quel periodo, il che conferma il vecchio detto che "il convertito [all'Islam] è peggiore del turco ottomano". Una volta, durante il periodo socialista costoro erano politicamente leali e benestanti cittadini. C'erano anche quelli che, dopo aver commesso qualche errore, finivano in galera; oggi questi personaggi descrivono le loro giornate trascorse a cogliere patate come una pesante prigionia!
Certamente è difficile trovare e descrivere gli errori e lacune più significativi in quel periodo, per il mero fatto che non ce n'erano. In quel periodo brillante ci sono stati anche dei momenti scuri, ma di breve durata. Per questo motivo, in questi loro articoli odierni si fa manipolazione usando mezze-verità, menzogne, definizioni arbitrarie e perfino oltraggi. Dei pettegolezzi non vorrei neanche parlare; sono in voga nell'attività dei partiti politici e dei mass media. Anche l'UE esige questo comportamento dall'attuale regime. Sarà difficile il percorso nella carriera di membro di un partito o di giornalista, se non si è capaci di bestemmiare, di tanto in tanto, contro la RFSJ, contro la Lega dei Comunisti e contro Tito.
Ecco da dove deriva la soddisfazione per gli jugoslavi odierni: dalla lettura di queste menzogne e calunnie sul nostro conto, perchè la loro falsità è talmente evidente e ridicola che non si deve neanche argomentare. Tali perle sono coltivate dallo scrittore Basara e dal regista G. Markovic, ma si trovano innanzitutto nei confusi testi scritti da Eva Ras. Ne cito solo due: "... del resto, i poliambulatorii erano ideati per dichiararvi sani anche quando eravate malati..." e "la metà della popolazione spiava l'altra metà: fratello contro fratello, marito contro moglie!" Queste idiozie non le avrebbe mai pubblicate neanche la "stampa gialla" che G. Markovic critica cosi appassionatamente!
Eva Ras è arrabbiata in modo particolare con Tito, e nei suoi scritti le abitazioni di Tito "comprendevano un intero arcipelago del mare Adriatico e nel paese centinaia e centinaia di ville residenziali". Una menzogna fantasiosa, bisogna ammettere. In totale queste ville sono una decina, mentre Tito di solito soggiornava nella villa di Karađorđevo, a Brdo presso Kranj e sulle isole di Brioni. Queste ville erano aperte a tutti i funzionari degli organi federali e delle repubbliche, a turisti, funzionari pubblici stranieri, eccetera. La verità è, naturalmente, che l'Adriatico era un mare popolare, sovrappopolato di colonie per i lavoratori e i bambini (le grandi imprese, per esempio il Laminatoio Sevojno, avevano propri alberghi), per non parlare delle moltissime seconde case che crescevano come funghi lungo i 2000 km del litorale. Nel periodo giugno-settembre la Jugoslavia si trasferiva al mare. Ora lì si fanno il bagno gli stranieri, mentre noi osserviamo l'Adriatico sulle vecchie cartoline! Poi, " Tito per almeno la metà di ogni anno stava in giro per il mondo", eccetera. Tutti i viaggi di Tito ci hanno portato enormi benefici economici e politici. Lui era un grande statista ed un uomo d'affari del calibro che oggi è difficilmente raggiungibile, e lo faceva non per scopo personale, ma per il paese. Non è perciò sorprendente che in un recente sondaggio dell'opinione pubblica, sulla domanda della TV di Serbia: "Avete una buona o una cattiva opinione in merito a J.B. Tito, il 66,0% ha risposto "buona", "buona e cattiva" il 13,1%, "cattiva" l' 11,7%, "non lo so" il 9,2%.
Uno dei più frequenti bersagli degli antijugoslavi e anti-titoisti è la Fratellanza e Unità jugoslava. Essa è oramai tutta trafitta dalle loro cannonate, sebbene l'eguaglianza nazionale e religiosa di più di venti nazioni e popoli nella RFSJ fosse realizzata alla perfezione nella Costituzione del 1974 e certificata nella prassi quotidiana della pluridecennale vita e lavoro in comune.
Inoltre, non si può comprendere l'affermazione secondo cui siamo stati "privati di ogni libertà." L'auto-gestione socialista è la cima più alta dei diritti umani e delle libertà raggiunte finora non solo da noi, ma anche in tutto il mondo. Questo dato di fatto si poteva rilevare al meglio nei luoghi dove la maggior parte dei cittadini ha vissuto e lavorato: nelle imprese, nelle istituzioni e nei villaggi, dove la quantità di questi diritti e delle libertà, era la più grande. Chiusi nelle loro enclaves professionali e distanti dal mondo, gli intellettuali come Basara, Markovic e Rasova hanno guardato e valutato quel sistema in un loro modo soggettivo, per cui la loro identità personale e il loro destino sarebbero fattori primari. Sebbene avessero condizioni quasi ideali per svolgere l'attività culturale ed artistica, le opere che loro ideavano non erano interessanti per la cerchia più vasta della gente nel paese; e per la maggiorparte, tali opere erano create da committenti esteri. Loro hanno avuto all'estero un riconoscimento migliore che nel paese, e per questa ragione nei loro articoli si trovano così tante parole cariche di veleno sul proprio paese e sul proprio popolo. >>
  
Stevan Mirkovic, generale in pensione
23.7.2009