Generali USA temono un attacco contro l'Iran



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21.01.2007  FONTE: Pravda.ru
Mentre in questi giorni i media statunitensi, in particolare il Washington Post, sono pieni di articoli volti a creare il clima di sospetto nei confronti di Teheran, puntando a dare per ormai inevitabile un confronto militare con l'Iran, con l'intenzione di scoraggiare sia il Congresso che il pubblico americano a fare una seria opposizione, dall'altra parte in molti si stanno muovendo per cercare di sottrarre ai pruriti imperiali dell'Amministrazione Bush il potere, costituzionalmente dato al Congresso, di decidere la guerra.

Così la Commissione Affari Esteri del Senato e quella sulle Forze Armate USA stanno conducendo colloqui e audizioni per capire quanto la Casa Bianca sia determinata a passare all'azione. In una di queste audizioni il Generale Joseph P. Hoar ha sottolineato come l'invio di un altro gruppo navale portaerei nel Golfo Persico (mentre le operazioni attuali in Iraq non richiedono l'uso di tanti velivoli), l'invio di missili Patriot, la nomina di un ammiraglio della Marina a capo del Comando Centrale USA, siano tutti chiari segnali dell'intenzione di attaccare a breve Teheran. Hoar ha inoltre suggerito che solo l'annuncio di un prossimo ritiro delle truppe USA dall'Iraq manderebbe un segnale di completo cambio di rotta, aprendo la possibilità ad efficaci colloqui a livello diplomatico, dato "l'inganno, l'incompetenza e lo stupefacente fallimento dell'Amministrazione Bush nel comprendere quella regione." Il Generale Barry Richard McCaffrey ha da parte sua definito l'intenzione di allargare il già disastroso conflitto all'Iran "follia assoluta", "totale insensatezza", dal momento che ci sono 150.000 soldati americani in Iraq che dipendono da linee di rifornimento che si estendono per 400 chilometri, in un territorio ad assoluta maggioranza sciita. McCaffrey ha aggiunto che, se questi piani andranno avanti, essi saranno "il più grande errore di pensiero strategico dalla fine della seconda guerra mondiale."

Il giorno dopo che Bush aveva annunciato la sua "strategia" per l'Iraq, un gruppo di 28 parlamentari (19 democratici e 9 repubblicani) ha firmato un appello rivolto al Presidente Bush affinché si attenga alle raccomandazioni del rapporto Baker-Hamilton e, in particolare, conduca i necessari sforzi per coinvolgere Siria e Iran nella ricerca di una pacifica soluzione al conflitto iracheno

In questo senso va anche una risoluzione presentata il 17 gennaio dal presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, Joe Biden (democratico), insieme al presidente della Commissione Forze Armate, Levin (democratico), e il senatore Chuck Hagel (repubblicano). Il 18 gennaio è stata presentata un'altra risoluzione bipartisan, questa volta per chiedere che qualsiasi decisione in merito ad un attacco all'Iran venga sottoposta al Congresso. Il parlamentare repubblicano Walter Jones in proposito ha detto: "E' ora che il Congresso si assuma le sue responsabilità. [.] siamo preoccupati che l'Amministrazione stia cercando di creare una giustificazione per andare in guerra contro l'Iran." Jones, che si è detto mosso a tali posizioni dalle moltissime lettere ricevute da parte di familiari di caduti in Iraq, ha parlato egli stesso della eventualità di un incidente alla "golfo del Tonchino" quale possibile detonatore del conflitto.

 Fonte: www.movisol.org