R: Yom Ha-Zikaron



 
----Messaggio originale----
Da: scienzaperluomo at yahoo.it
Data: 23-
apr-2007 2.26 PM
A: <conflitti at peacelink.it>
Ogg: Yom Ha-Zikaron

Yom 
Ha-Zikaron
Fiamma Nirenstein
http://www.fiammanirenstein.com/articoli.
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 Israele, dal suo inizio ha avuto 22350 morti,
praticamente in cinquanta anni. In questi cinquanta anni ha ucciso c 
entinaia di migliaia   di persone, ha invaso e bombardato popolazioni 
innocenti, si è macchiata le mani del sangue di bambini e bambine 
palestinesi libanesi irakene (anche l'Irak è nel suo conto), tiene in 
carceri orrende diecimila prigionieri tra questi anche donne e bambine, 
ha ridotto in una gabbia per topo la palestina, sta esportando in Irak 
la tecnica di chiedere la gente dentro mori..
 Israele è semplicemente 
pericolosa per tutti i suoi vicini e per l'umanità intera. Non vuole 
alcuna pace perchè ritiene che ogni centimetro della terra dei 
mpalestinesi sia suo...
  Sfrutta in modo mabietto l'Olocausto che 
considera la sua arma di ricatto verso tutti. Se non sei con Israele 
sei antisemita e nazista!! Questo è il ricatto che viene fatto a tutti.
 Pietro..


Oggi, fino a sera, quando inizieranno le celebrazioni 
dell'Indipendenza di Israele, tutto il Paese è concentrato nel ricordo 
dei suoi caduti: Israele, dal suo inizio ne ha avuti 22305. Durante 
l'ultimo anno 233, di cui 119 durante la seconda Guarra del Libano che 
è durata 33 giorni e ha colpito anche il Fronte interno. 66 civili sono 
stati uccisi in azioni ostili, 57 dei quali durante la guerra, quando 
migliaia di missili sono stati sparati dagli Hezbollah sulle città 
israeliane. Tornando ieri dal confine del nord, mentre viaggio 
sull'autostrada, mi fermo al suono della sirena che annuncia la 
giornata del Ricordo dei Caduti con le altre auto. Scendiamo, restiamo 
in piedi silenziosi. Alla fermata dell'autobus, pochi metri da me, un 
soldato di leva, un alto Golani di diciannove-vent'anni, guarda 
speranzoso senza osare chiedere un passaggio. Gliel'offro. Che fortuna, 
dice, vado proprio a Gerusalemme. Si chiama Hagai, parla con un vocione 
profondo e un pò stonato, no, non è di Gerusalemme, sta al kibbutz 
Gadot, al nord; e serve sul confine, sorveglia i villaggi libanesi che 
ho visto oggi in fondo a quei grandi prati verdi e gialli, da dove, 
sulle alture, gli Hezbollah sparavano katiushe sulle case di Kiriat 
Shmona e delle altre città e kibbutzim, e missili Nun-Tet che 
distruggevano i carri armati e le auto corazzate in cui sono morti i 
soldati. E ora, si nascondono, ma ci sono: "Al kibbutz sono quieti, più 
o meno tutti i miei compagni condividono la stessa opinione. Non c'è 
panico, ma si sa: la nuova guerra è dietro l'angolo, gli Hezbollah sono 
già pronti con le armi, aspettano gli ordini dall'Iran, aspettano gli 
sviluppi con la Siria. Intanto sono nelle case che noi sorvegliamo, ci 
guardano con i binocoli, mandano i pastori sulle alture a spiare, sono 
mescolati alla gente al confine, nascondono le armi nelle retrovie". 
Hagai va a Gerusalemme a trovare la sua ragazza? No, va dalla famiglia 
di un infermiere da campo che è caduto durante la guerra, uno del suo 
corso. Un ventenne anche lui. Tutto il corso stanotte sarà con la 
famiglia di Elad, così si chiamava il suo amico. Una cinquantina di 
ragazzi, tutti gli amici di Elad, saranno insieme. Hanno appuntamento 
alle nove alla stazione centrale e poi si stiperanno nell'appartamento 
dell'amico caduto finchè i genitori di Elad li vorranno vicini. Dove 
dormirà Hagai? Quando tornerà, stanotte, domani, a casa per vedere la 
sua mamma e i suoi amici nel resto delle sue dodici ore di libera 
uscita. E chi lo sa! dice col suo vocione, vedremo. Sparisce nella 
notte, un bambino glabro e un pò curvo col fucile a tracolla, carico 
dello strano destino di un dolore attanagliante a vent'anni, di un 
compito fatale da ragazzino. Nelle ore di Yom Ha-Zikaron, il Giorno del 
Ricordo, esso si stende su Israele tanto da bruciare, da rodere, da 
forare. Uno a uno i caduti vengono ricordati alla radio, in tv, sui 
giornali, vedi a centinania visi di ragazzi a colori, desideri 
conoscerli uno a uno quando ormai non esistono se non nella memoria. Le 
loro vite vengono passate in rivista, celebrandone in molti casi 
l'estremo coraggio, il dono di sè per salvare i compagni, come nel caso 
del sergente Roy Klein che si è gettato durante la guerra in Libano su 
una granata pregando "Shemà Israel", per fermarla prima che 
raggiungesse i suoi soldati. Ma, soprattutto, si ricordano le loro 
canzoni preferite, le loro storie d'amore, i loro successi sportivi. Le 
mamme parlano dei loro scherzi, i padri dei loro studi. Uno a uno, 
Bhaia Rein, Assaf Ras, Ami Meshulami, Emanuel Moreno, vengono celebrati 
nella loro vita e non nella morte. Per come erano belli e allegri e 
bravi nel lavoro o negli studi, o per come cantavano o per quanti libri 
leggevano o come nuotavano, oppure per quanto erano innamorati. E suona 
stupefatta la voce della madre di Bhaia che dice "L'ultima volta quando 
mi ha salutato e gli ho detto 'Stai attento', mi ha risposto: mi avete 
insegnato che bisogna dare tutto. Ma devi sapere che tutto alle volte 
significa proprio tutto".