IL FOGLIO- Carlo Panella: " Il disegno di Hamas "



IL FOGLIO- Carlo Panella: " Il disegno di Hamas "

Con Gaza insanguinata, quante possibilità ci sono di un accordo fra Siria e Gerusalemme sul Golan? Quante che Abu Mazen possa prolungare il proprio mandato presidenziale che scade il 9 gennaio? E quante ne ha ora Barack Obama di imporre una logica di svolta in medio oriente? Le risposte negative a queste domande spiegano perché Hamas abbia voluto imporre a Israele l’obbligo di questa risposta ai suoi attacchi iniziati 45 giorni fa. Dal 6 novembre scorso a oggi sono più di 500 i razzi delle Brigate Ezzedin al Kassem tirati da Gaza contro le città israeliane di Ashkelon e Sderot. Pioggia iniziata dopo che l’esercito israeliano aveva bloccato la costruzione di un tunnel che doveva servire a replicare l’azione in cui nel 2006 era stato rapito il caporale Shalit. Hamas ha fatto saltare l’accordo di pacificazione con al Fatah di Abu Mazen. Poi ha vanificato tutti i tentativi di Israele di evitare una risposta armata. Nonostante l’annuncio della fine della tregua, siglata il 19 giugno scorso, Israele ha atteso ancora, ma i razzi non hanno lasciato spazio se non a una risposta inflessibile. Risposta che tutto il mondo sapeva inevitabile e che nessuno ha fatto alcunché per evitare. Condivisa invece dalla Casa Bianca, che si è limitata a chiedere che “si evitino vittime civili”, non criticando quella “sproporzione” nell’uso della forza che viene rimproverata a Israele da governi europei senza vergogna per la propria cinica impotenza. Vittime civili volute da Hamas che – anche dopo il preavviso del raid – ha usato donne e bambini come scudi umani a protezione dei propri leader. Quanto succede è inserito nel disegno delineato da Ahmadinejad. Hamas, come Hezbollah, come l’Iran degli ayatollah, come la Siria, rivendicano la “missione” di “eliminare Israele dalla faccia della terra”. Per farlo, devono convincere la umma musulmana che le armi sono l’unico mezzo e che i governi arabi che propugnano i “piani Fahad” sono traditori. Oggi a Gaza, domani in Libano.