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To: Gharaba
Sent: Saturday, June 05, 2010 6:12 PM
Subject: articolo

Jamil: se ti sembra utile, fai pure circolare sui blog. Ciao Corrado 


Corrado Poli

Hasbarah: L’attacco di Israele alla “flotilla”

È impressionante come Israele sia stato in grado di bloccare ogni informazione su quanto è successo sulle navi della Flotilla di aiuti per Gaza. La stessa cosa che ha fatto durante l’attacco di diciotto mesi fa. In nessun paese democratico questo sarebbe accaduto. Inoltre, tutti i video che sono stati trasmessi provengono da fonte israeliana, mentre le videocamere dei pacifisti e dei giornalisti presenti sulle navi sono state sequestrate. Se non si aveva nulla da temere un giudizio negativo su come davvero sono andati i fatti, non sarebbe stato necessario requisire le videocamere e i cellulari.

A tutt’oggi non sappiamo quanti civili siano stati uccisi dai soldati israeliani. Secondo Israele gli attivisti che portavano aiuti umanitari erano armati di pistole. Secondo Israele essi erano in combutta con al-Qaeda e Hamas e i soldati hanno agito in modo ragionevole per evitare un linciaggio.

Questo passa la stampa di regime propagandistica israeliana e viene riportato da quella di regime occidentale. I passeggeri delle navi sono stati sequestrati e non hanno potuto fornire la propria versione dei fatti se non dopo molti giorni, quando le acque dei media controllati da Israele si sono calmate.

In Israele la chiamano “hasbarah” che letteralmente significa “spiegazione”, ma viene usato come sinonimo di diplomazia: in effetti altro non è un eufemismo di propaganda. Prima di cadere nella palude della hasbara quindi segnaliamo alcuni fatti:

1.     I soldati hanno attaccato le navi in acque internazionali, violando le leggi internazionali, uccidendo civili e commettendo un crimine di guerra. La replica di Israele che i soldati hanno reagito a un tentativo di linciaggio va respinta in toto con i seguenti argomenti.

2.     Il governo di Israele ha approvato l’abbordaggio delle navi da parte di una unità di elite di commando. Essi erano dotati di armi automatiche, ma non avevano in dotazione mezzi per la dispersione della folla in caso di resistenza. Qualunque circostanza sarà accertata, Israele deve essere considerato responsabile di avere inviato soldati armati e impreparati in un contesto in cui c’erano civili, un bambino e un sopravissuto dell’olocausto.

3.     Se non c’è nulla da nascondere, perché sono stati sequestrati tutti i video degli attivisti? (ho riportato alcune informazioni tratte in parte da un articolo di Jonathan Cook)

UNA SOLUZIONE "SUDAFRICANA"  PER LA PALSETINA

Oggi sono preoccupato per le sorti di Israele e dei suoi cittadini che sono nelle mani di una leadership corrotta da anni di guerra, sostenuta da fanatici religiosi e violenti, e che governa con metodi terroristi e razzisti. Sarebbe opportuno che tutti si informassero sulla stampa pluralista (se non proprio sempre libera) per non trovarsi, come dopo la seconda guerra mondiale, che nessuno sapeva dei crimini nazi-fascisti!

Il decadimento morale di Israele, la delegittimazione del suo governo, travolto da scandali di ogni genere e reo di ripetuti atti di guerra criminali, e il rifiuto a procedere verso la pace avrà un esito che molti ormai vedono scontato: la soluzione “due popoli, due stati” non è più percorribile. Gli insediamenti abusivi nei territori occupati saranno difficili da estirpare con la violenza o con i trattati. D’altra parte, se dopo oltre trent’anni non si è riusciti a fare un passo avanti, sarà meglio cambiare strada. Bisogna prevedere una soluzione “sudafricana”: amnistia per i crimini di guerra sia del governo israeliano, sia dei resistenti palestinesi per giungere alla fondazione di uno stato palestinese interetnico. Una tale politica restituirebbe ai palestinesi e al mondo arabo e musulmano uno status diplomatico che attenuerebbe la necessità di ricorrere alle armi per rivendicare la propria dignità e un ruolo nello scacchiere internazionale.

Di conseguenza, a questo punto, occorre cominciare a preoccuparsi della tutela dei diritti e della incolumità degli israeliani il cui governo li ha portati di fronte a una situazione di non ritorno. Bisogna evitare sia una nuova diaspora sia una nuova Masada così come la propaganda israeliana potrebbe prospettare per rilanciare sulla strada dell’odio e della violenza. I palestinesi, dopo questa ennesima violenza con successiva sconfitta di Israele nell’opinione pubblica, dovrebbero rilanciare l’idea dello stato palestinese e assicurare gli ebrei che tollereranno la loro presenza a condizione che si restaurino le condizioni di democrazia: un voto per persona, non importa se palestinese o ebreo. Il processo sarà lungo, ma la strada dei due stati è fallita. 


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