Sudan: una pace da costruire



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From: "Informazioni Campagna Sudan" <info at campagnasudan.it>
Date: Wed, 7 Sep 2011 15:54:57 +0200
To: Informazioni Campagna Sudan<info at campagnasudan.it>
Subject: [Newsletter 85] Sudan: una pace da costruire 5 settembre 2011

 

 

Newsletter n° 85

5 settembre 2011

 

«Un trattato non basta: non dobbiamo mai dare per scontato che gli impegni presi sulla parola e quelli firmati su un pezzo di carta siano veramente mantenuti. Costruire la pace in Sudan è un'operazione a lungo termine».

Marina Peter in Scommessa Sudan

 

Fatti

Sud Sudan, 1 / Nuovo governo

 

Sud Sudan, 2 / Centinai di morti per scontri nello stato di Jonglei

 

Sudan, 1 / Khartoum annuncia un cessate il fuoco in Kordofan meridionale

 

Sudan, 2 / Combattimenti nel capoluogo del Nilo azzurro

 

Darfur / Rapito un volontario italiano

Il contesto regionale

Libia / Gli insorti ringraziano per il sostegno del Sudan

La Campagna Sudan

Chi siamo

 

 

Fatti  (Fonti: Afp, Al Jazeera, Ansa, Ap/Apcom, Bbc, Irin, Misna, Peace Reporter, Reuters

Sud Sudan, 1 / Nuovo governo

In agosto il presidente del Sud Sudan, Salva Kir, ha formato il nuovo governo: è il primo dall'indipendenza del paese (9 luglio) ed è composto da 29 ministri e 27 viceministri. L'etnia più presente resta quella dei dinka, (11 ministri): il gruppo è il più numeroso del Sud Sudan e da sempre il più rappresentato all'interno dello Spla. Se alcuni osservatori hanno denunciato il rischio di una egemonia dinka, altri hanno messo in evidenza che alcuni ministeri importanti come Difesa, Interni e Finanze sono andati invece a esponenti di altre etnie. Altri ancora hanno sottolineato la rappresentanza regionale: le regioni del Bahr el-Ghazal, Upper Nile ed Equatoria hanno avuto un “peso” politico simile. Kiir ha più volte promesso di voler cercare di non favorire in Sud Sudan una etnia rispetto a un'altra.

Se la questione etnica rimane comunque un elemento dirimente della politica sudsudanese, non va dimenticato che anche all'interno di una stessa etnia vi possono essere gruppi in competizione far loro. Ad esempio i leader dei dinka bor, un numeroso sottogruppo dei dinka, hanno indirizzato una lettera alle istituzioni di Juba in cui accusano di non essere «adeguatamente rappresentati» all’interno del nuovo esecutivo.

Critiche al nuovo esecutivo sono arrivate dall’opposizione: per Adigo Onyoti Nyikwec, capogruppo al parlamento, un esecutivo di 56 membri «supera di gran lunga, in proporzione, le necessità di un paese di circa 10 milioni di abitanti» mentre «sarebbe stato sufficiente un governo di 15, massimo 20 membri» .

 

Sud Sudan, 2 / Centinai di morti per scontri nello stato di Jonglei

Nello stato di Jonglei, il più esteso dei dieci stati che compongono il Sud Sudan,  scontri tra gruppi etnici rivali hanno causato decine di morti; secondo alcune fonti le vittime sarebbero addirittura alcune centinaia. L'attacco si è svolto nella contea di Uror. La maggior parte delle vittime sarebbero donne e bambini.

Finora l'Onu ha confermato la morte di 58 persone, ma dati riferiti dal sito Sudan Tribune e attribuiti a esponenti delle autorità locali di Jonglei danno bilanci più gravi: 650 morti, 851 feriti, 7.924 abitazioni distrutte, 38.000 capi di bestiame rubati. L’organizzazione non governativa Medici senza frontiere (Msf) ha riferito di aver prestato cure a più di 100 persone nella città di Pieri e di aver ricoverato altri 57 pazienti presso gli ospedali di Leer e Nasir. La maggior parte dei ricoveri ha interessato donne e bambini feriti da arma da fuoco. Nonostante sia difficile avere una stima precisa di vittime e feriti gli abitanti dei villaggi hanno raccontato al personale di Msf di almeno 400 vittime nella sola Pieri.

Gli attacchi sono da attribuire a uomini della comunità murle che si sarebbero vendicati di precedenti aggressioni dei lou nuer.

Il parlamento del Sud Sudan ha convocato i ministri della Difesa e degli Interni e potrebbe raccomandare di dichiarare lo stato d’emergenza. 

I precedenti. Le rivalità tra gruppi etnici e l'abbondanza di armi da fuoco in mano ai civili sono problemi che interessano tutte le regioni del Sud Sudan e che spesso sfociano in vere e proprie battaglie con grande spargimento di sangue. Nello stato di Jonglei la tensione è cosi tesa che gli eccidi si susseguono da mesi, con una serie di rappresaglie e accuse reciproche che non trovano soluzione.

 

Sudan / Khartoum annuncia un cessate il fuoco in Kordofan meridionale

Il 23 agosto il presidente sudanese Omar Hassan Al Bashir ha dichiarato un cessate-il-fuoco di due settimane in Kordofan meridionale. Il provvedimento segue di qualche giorno l’istituzione di una commissione incaricata di raccogliere informazioni, visitare i siti degli sfollati, incontrare le autorità locali e verificare la situazione in questa regione di confine tra Nord e Sud Sudan. Già agli inizi di luglio era stato raggiunto un accordo per il cessate-il-fuoco ma scontri e violenze avevano continuato a verificarsi con gravi conseguenze per la popolazione.

Khartoum scrive all'Onu per accusare il Sud Sudan. Il 30 agosto il governo del Sudan ha inviato una lettera ufficiale al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in cui Khartoum accusa il Sud Sudan di sostenere i ribelli del Kordofan meridionale e del Darfur. Juba ha negato l'accusa.

Alleanza tra gruppi ribelli del Darfur e del Kordofan meridionale. All'inizio di agosto lo Splm del Kordofan meridionale - che  fa riferimento allo Splm Nord - ha ufficialmente comunicato un alleanza con le due fazioni dello Slm, gruppo ribelle del Darfur, con l'obiettivo dichiarato di rovesciare il governo del presidente Bashir a Khartoum. L'altro principale gruppo ribelle attivo in Darfur, lo Jem, invece per adesso prende tempo e non ha aderito all'alleanza, che è stata firmata a Kauda nel Kordofan meridionale. Prevede una collaborazione «politica e militare» con l'obiettivo di creare uno «stato secolare» in Sudan.

I precedenti. Le violenze nel Kordofan meridionale proseguono dall'inizio di giugno, quando sono iniziati gli scontri tra l'esercito sudanese e i soldati del Sud Sudan. Il Kordofan meridionale comprende importanti comunità non arabe e cristiane, dipende dal governo di Khartoum ma beneficia di uno statuto speciale in base agli accordi globali di pace (Cpa) che nel 2005 avevano  posto fine a oltre venti anni di guerra civile. È una delle zone di maggiore tensione lungo la fascia di confine tra Nord e Sud. Durante la guerra civile - in particolare sui Monti Nuba - etnie di origine araba appoggiate da Khartoum hanno combattuto etnie africane che sostenevano lo Splm.

Le elezioni locali di maggio, contestatissime dallo Splm del Kordofan meridionale, hanno confermato alla guida della regione il candidato di Khartoum.

Un rapporto Onu  e numerosi documenti e testimonianze prodotti dalle organizzazioni della società civile hanno definito alcuni azione commesse dall'esercito del Sudan e dalle milizie paramilitari nel Kordofan meridionale come «crimini di guerra e contro l'umanità»: bombardamenti aerei contro i civili, perquisizioni casa per casa con arresti arbitrari ed esecuzioni sommarie. [vedi Newsletter del 1 agosto 2011]

 

Sudan 2 / Combattimenti nel capoluogo del Nilo azzurro

Combattimenti tra militari di Khartoum e dello Spla Nord, ala militare dello Splm Nord, sono avvenuti il 1 settembre nella regione frontaliera del Nilo azzurro. Secondo Malik Agar, governatore locale e dirigente del braccio politico dello Spla (cioè lo  Splm Nord), i soldati avrebbero cominciato a bombardare la sua abitazione nel capoluogo Damazin dopo uno scontro a fuoco con alcuni militanti. Opposta la versione fornita dalle Forze armate di Khartoum, che hanno denunciato un’aggressione da parte dell’Spla.

Agar, che durante la guerra civile sudanese (1983-2005) aveva combattuto dalla parte dello Splm ora al potere nel Sud Sudan, già in luglio aveva avvertito che la violenza potrebbe esplodere in tutto il Sudan se il governo di Khartoum avesse continuato nella sua politica di voler disarmare i soldati del Nilo azzurro ancora fedeli allo Spla. [vedi Newsletter 84 del 15 luglio 2011].

La situazione nel Nilo azzurro è per molti aspetti simile a quella del Kordofan meridionale. Anche il Nilo azzurro si trova alla frontiera con il Sud Sudan, divenuto indipendente da Khartoum il 9 luglio. Nella regione la presenza dell’Spla e la diffidenza nei confronti del governo sudanese sono tradizionalmente molto sviluppati.

Secondo molti analisti, l’inizio di un conflitto nel Nilo azzurro determinerebbe un allargamento in Sudan della crisi cominciata in  Kordofan meridionale.

 

Darfur / Rapito un volontario italiano

Il 14 agosto ignoti hanno rapito sulla strada per l'aeroporto di Nyala, nel Darfur meridionale, Francesco Azzarà, il logista dell'ospedale gestito dall'organizzazione Emergency; il sito di Peacereporter, vicino all'organizzazione Emergency, spiega che l'ospedale pediatrico di Nyala è aperto da un anno, ha visitato già 25mila persone. Rossella Miccio, responsabile ufficio umanitario di Emergency, spiega: «All'inizio erano bambini della città, poi via via sono arrivati quelli delle periferie e poi delle campagne, nonostante la scomodità negli spostamenti. Le patologie che curiamo sono quelle tipiche di questa parte di mondo: infezioni intestinali e respiratorie, malaria. C'è poi un'alta incidenza di anemia falciforme, una malattia che si cura solo nel nostro ospedale».

In Darfur ci sono già stati casi di sequestri di operatori umanitari per chiedere un riscatto; Emergency ha smentito però la richiesta di un riscatto e ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna rivendicazione e chiede «ai cittadini, ai media e alle istituzioni italiane di mobilitarsi per la sua liberazione».

 

Il contesto regionale

Libia / Gli insorti ringraziano per il sostegno del Sudan

Il leader del Consiglio di transizione nazionale – ovvero delle forze ribelli che in Libia hanno estromesso dal potere Muhammar Gheddafi dopo 40 anni di regime - ha ringraziato il sostegno militare che il governo del Sudan ha fornito ai ribelli.

Mustafa Abdul Jalil ha ringraziato il governo del presidente Bashir promettendo di ricambiare il favore «in scala ancora maggiore». In agosto, nel giro di pochi giorni,  Mustafa Abdul Jalil ha incontrato prima il direttore dei servizi di sicurezza e poi il ministro degli Esteri di Khartoum.

 

 

La Campagna Sudan

Chi siamo

La Campagna italiana per il Sudan è una campagna nazionale di informazione, sensibilizzazione ed advocacy che opera dal 1994. Raggruppa organizzazioni della società civile italiana (Acli, Amani, Arci, Caritas Ambrosiana, Caritas Italiana, Mani Tese, Missionari Comboniani, Missionarie Comboniane, Ipsia Milano, Iscos Emilia Romagna, Nexus Emilia-Romagna, Pax Christi) e lavora in stretta collaborazione con enti pubblici e privati italiani e con varie organizzazioni della società civile sudanese. In Italia la Campagna ha fatto conoscere la situazione del Sudan e ha sostenuto i processi volti al raggiungimento di una pace rispettosa delle diversità sociali, etniche, culturali, religiose della sua popolazione. Per informazioni: www.campagnasudan.it.

 

 

 

 


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Questa Newsletter, aggiornata al 3 settembre 2011, è a cura di Diego Marani.

 

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