Al via il referendum contro la privatizzazione dell'acqua



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a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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Al via il referendum contro la privatizzazione dell'acqua


La vulgata vuole che il privato sia bello. Il pubblico, invece, è brutto.
Ovvero sprecone, inefficiente, inaffidabile. Perché, si dice, o meglio si
vuole far dire e credere, che se c'è un interesse economico allora c'è
l'impegno, l'efficienza. Ma la vulgata è spesso frutto di suggestioni, di
emozioni evocate dall'enfasi misitificatoria. Se poi si vanno a vedere i
numeri, i fatti, allora il discorso cambia.
Da quando le municipalizzate sono diventate società per azioni e i privati
hanno potuto mettere le mani sul bene comune più prezioso: l'acqua, le cose
non sono andate proprio bene.
Gli investimenti sono crollati (da 2 miliardi a 0,7), l'occupazione pure
(meno 30%). Unici aumenti, e che aumenti, le tariffe (fino a un + 62%). E
gli sprechi? Continuano allegramente (+ 20%). D'altro canto, se al privato
l'acqua gliela manda il cielo, mi dite voi chi glielo fa fare di investire
cifre impegnative? Se poi si tratta di un imbottigliatore, in 9 regioni su
20 preleva l'acqua dalla sorgente o dalla falda senza pagare alcunché alla
comunità, negli altri casi la tariffa applicata è al massimo di 2 ¤/m©¯
(0,002 ¤/l regione Lazio).
Il capitalismo è in crisi profonda, il mercato si restringe e piazzare
prodotti è sempre più difficile. E' da qui che è nata l'idea geniale di
passare ad un'economia di ricatto. Questo e non altro è la privatizzazione
dell'acqua. Qualche anima candida vi dice che l'acqua resta pubblica, ci
mancherebbe, è il servizio che va privatizzato. Bella pensata davvero, da
fare davanti a un rubinetto chiuso. Ancora si dice che quel che conta non è
chi gestisce ma il controllo del pubblico su tariffe e qualità dei servizi.
Scusate la malignità ma vi pare che il nostro sia un paese che fa
rispettare le regole? Un paese di controlli? E poi, non li possiamo fare
anche sui gestori pubblici i controlli?
Quattro anni fa è sorto il Forum italiano dei movimenti per l'acqua
(<http://www.acquabenecomune.org>clicca qui) (oltre settanta associazioni e
700 comitati territoriali) che ha promosso una raccolta di firme (400.000)
per una legge di iniziativa popolare contro la privatizzazione dell'acqua
che giace in parlamento dal luglio 2007.
E' da quel testo che può partire una seria discussione sulla gestione
dell'acqua, e dalla riappropriazione di ruolo decisionale dei cittadini
contro il primato del profitto.
Il governo ha, invece, perfezionato il suo intento privatizzatore portando
all'approvazione (con voto di fiducia) l'articolo 23 bis della legge 135
del 2009 (chiamata impropriamente decreto Ronchi) prevedendo così, entro il
dicembre 2011, la scadenza delle concessioni. Rimangono solo le società
miste con capitale privato al 40% e l'obbligo, da parte dei comuni
detentori di azioni della spa, di vendere per stare sotto la soglia massima
del 40% entro il 2013 e sotto il 30% entro il 2015.
Non resta dunque che opporsi attraverso lo strumento referendario ed è per
questo che il Forum ha depositato tre quesiti per i quali partirà il
prossimo 20 aprile la campagna di raccolta firme.
I primi due articoli sono indirizzati a sottrarre la gestione dell'acqua al
privato mentre il terzo vuole annullare la norma secondo la quale gli si
riconosce un profitto del 7% come remunerazione sugli investimenti
effettuati prescindendo da qualsiasi vincolo al loro reinvestimento.
Il senso ultimo dei tre articoli è quello di riconoscere il servizio idrico
come strutturalmente e funzionalmente "privo di rilevanza economica" quindi
di interesse generale la cui erogazione deve prescindere dalla logica del
profitto.
Finiamo con le parole di Rodotà:
"Š nessuno può mettere le mani su un bene di sussistenza che va garantito
sempre a tutti. L'obiettivo è preservare la civiltà minima, non rincorrere
il guadagno Š stabiliamo un principio intangibile per le generazioni
future. L'acqua sarà un bene sempre più prezioso".
Gianni Ballestrin per Comitato acqua pubblica Padova
Forum italiano dei movimenti per l'acqua

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Tratto da "Il Manifesto" - 09/05/2010

Aprilia, l'acqua torna pubblica
Nella sede del comitato acqua pubblica di Aprilia oggi ci sono almeno una
trentina di persone in attesa. Una fila paziente, silenziosa, con le
cartelline in mano, davanti al lungo tavolo bianco dove i militanti del
comitato preparano le contestazioni della gestione di Acqualatina. Una
scena che si ripete da quattro anni, da quando settemila famiglie decisero
di non pagare l'acqua al gestore privato, ma di versare i soldi sul conto
corrente del Comune. «Verificammo che il conto corrente della gestione
comunale dell'acqua era ancora attivo - ricordano oggi - facendo un
versamento di un euro». Poi fu una valanga: contestazione della bolletta
inviata dai privati e, contestualmente, pagamento dell'acqua al Comune, con
le tariffe che erano state decise dal consiglio comunale.
Oggi, però, è una giornata differente e in molti sorridono. Mostrano le
decine di assegni firmati Acqualatina, simboli dei tanti ricorsi già vinti
dal comitato, dalle settemila famiglie, avendo come controparte un colosso
come Gerit Equitalia, il riscossore che sta cercando di recuperare i soldi
per conto di Acqualatina.
Ma c'è di più. Il presidente del consiglio comunale ha convocato le
principali tre commissioni, con all'ordine del giorno «la riconsegna
dell'impianto idrico comunale da parte di Acqualatina S.p.a.».
L'amministrazione comunale - fatta di liste civiche elette un anno fa dopo
un lungo governo del centrodestra - ha dunque deciso: la prossima settimana
chiederà indietro le chiavi dell'acquedotto al gestore partecipato dalla
multinazionale francese Veolia. E loro, i settemila firmatari delle
contestazioni, che per anni hanno denunciato le conseguenze della gestione
privata dell'acqua, continuando a pagare a quel comune fatto di
rappresentanti eletti e non nominati dai consigli di amministrazione
francesi, hanno raggiunto un traguardo neanche immaginabile fino a poco
tempo fa. Hanno dimostrato che la mobilitazione dei cittadini - al di fuori
dei partiti, basata solo sul senso civico e su quel sentimento profondo che
respinge le ingiustizie - può cambiare le cose, può rimandare a casa una
multinazionale potente come la Veolia.
Tecnicamente la decisione che verrà discussa dal consiglio comunale di
Aprilia la prossima settimana è l'attuazione di una sentenza del Consiglio
di Stato depositata lo scorso anno. Parole scritte dai giudici
amministrativi che riconoscono alcuni principi fondamentali sulla gestione
dei beni comuni. Primo, i cittadini non sono semplici sudditi e hanno tutto
il diritto - in gergo giuridico si chiama legittimazione - di chiamare in
causa una multinazionale quando questa non rispetta i diritti fondamentali.
Secondo, l'acqua non è un bene qualsiasi, gode di una tutela superiore. E,
terzo, i comuni hanno il pieno titolo di decidere come gestire le risorse
idriche, senza dover subire interventi dall'alto. Dunque, conclude il
Consiglio di Stato, il comune di Aprilia può decidere a chi affidare la
propria acqua senza doversi inchinare alle decisioni prese dalla Provincia
di Latina - che di fatto ha voluto imporre la scelta di un gestore privato
- guidata dal centrodestra.
La sentenza ha segnato positivamente la storia della gestione dei beni
comuni in Italia, ma mancava il primo e fondamentale passo. Da mesi il
comitato acqua pubblica chiedeva alla giunta e al consiglio quella
decisione che attendeva pazientemente da anni e che ora sta per arrivare. E
Aprilia apre la strada a tantissimi comuni, stretti tra acquedotti che non
possono più governare e una popolazione sempre più inferocita, che in ogni
caso continua a rivolgersi ai primi cittadini, ai loro eletti. È questo il
vero paradosso della privatizzazione, che non potrà che peggiorare con il
decreto Ronchi. Cosa farsene della mera proprietà delle reti se l'acqua che
scorre è gestita da consigli di amministrazione non eletti dai cittadini e
non sottoposti ai principi della democrazia rappresentativa?
Acqualatina non ha commentato la decisione del Comune di Aprilia. Fino ad
oggi l'azienda ha risposto duramente alle contestazioni: prima mandando
pattuglie con vigilantes per ridurre l'acqua a chi contestava, poi
affidando ad Equitalia la riscossione delle bollette. In entrambi i casi a
nulla è servita la mano pesante, mentre il comitato acqua pubblica si è
rafforzato, arrivando a determinare - nelle ultime comunali - la sconfitta
del Pdl. E la decisione di riprendersi gli impianti idrici rappresenta un
precedente estremamente pesante per la società controllata per il 49% da
Veolia. Dunque, la partita non sarà semplice.
Il Comune di Aprilia si prepara a riprendere la gestione degli acquedotti e
delle fognature con un vantaggio venuto proprio dagli utenti. Oggi nei
bilanci comunali ci sono più di un milione di euro versati dalle settemila
famiglie in questi anni. Soldi che se fossero finiti ad Acqualatina oggi
sarebbero assorbiti da un bilancio dove pesano i debiti con la banca Depfa,
lo stesso istituto sotto inchiesta a Milano per i derivati venduti
all'amministrazione comunale. Quei soldi potranno da domani essere
immediatamente usati dalla giunta di Aprilia per riavviare la gestione del
servizio idrico integrato. Un vero tesoretto messo da parte con
determinazione da chi non ha mai accettato le multinazionali e la gestione
privata del bene più prezioso. Ad Aprilia da domani la parola democrazia
tornerà ad avere senso. (di Andrea Palladino)
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