Federazione Russa: la Corte suprema mette il bavaglio alla "società civile, accusa Amnesty"



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COMUNICATO STAMPA
CS07-2007

FEDERAZIONE RUSSA: LA CORTE SUPREMA METTE IL BAVAGLIO ALLA SOCIETA'
CIVILE, ACCUSA AMNESTY INTERNATIONAL

Amnesty International si e' dichiarata profondamente contrariata per la
decisione odierna della Corte suprema russa, che ha respinto l'appello
contro la chiusura della Societa' per l'amicizia russo-cecena (Rcfs).

'La decisione di oggi colpisce due obiettivi: la liberta' d'espressione e
la societa' civile' - ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice del
Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International - 'e trasmette
un segnale agghiacciante: le altre Ong fuori dal coro possono subire la
stessa sorte dell'Rcfs. Le autorita' russe sono obbligate a garantire un
clima libero dalle intimidazioni, in cui gli attivisti per i diritti umani
possano svolgere il loro lavoro'.

L'Rcfs, che svolgeva un'opera di monitoraggio e d'informazione sulla
situazione dei diritti umani in Cecenia e in altre zone del Caucaso
settentrionale, era stata chiusa lo scorso ottobre, prevalentemente sulla
base delle nuove leggi 'contro l'estremismo e sulle Organizzazioni non
governative', secondo le quali un'Ong non puo' essere diretta da una
persona condannata per attivita' 'estremiste'. Stanislav Dmitrievskii,
direttore esecutivo dell'Rcfs, gia' vittima di intimidazioni e minacce di
morte, era stato condannato il 3 febbraio 2006 per 'crimini di odio', per
aver pubblicato articoli di natura non violenta scritti da leader
separatisti ceceni. Amnesty International aveva ritenuto che Dmitrievskii
fosse stato condannato per il pacifico esercizio del proprio diritto alla
liberta' d'espressione e non avrebbe neanche dovuto essere sottoposto a
processo.

Dopo aver appreso della sentenza della Corte suprema, Dmitrievskii ha
fatto sapere ad Amnesty International che ricorrera' alla Corte europea
dei diritti umani di Strasburgo: 'La decisione della Corte suprema' - ha
commentato - 'e' un pericolo per la societa' civile e per la Russia nel
suo complesso. E' una decisione politica, che mostra chiaramente che le
autorita' russe non ci tengono alla societa' civile. Manda un segnale
sbagliato, che non passera' inosservato nella comunita' internazionale.
Nel nostro ricorso, avevamo dimostrato che il verdetto iniziale del
tribunale di Nizhnii Novgorod era illegale. La decisione della Corte
suprema ci mette di fronte a una serie di problemi amministrativi ma non
ci fara' smettere di lavorare per i diritti umani'.

Semplici cittadini di ogni parte del mondo, tra cui molti soci di Amnesty
International, personalita' di primo piano russe e di fama internazionale,
come i Premi Nobel Elie Diesel e Harold Pinter si erano rivolte alle
autorita' russe chiedendo che l'Rcfs non venisse chiusa.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 23 gennaio 2007

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Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it



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