Torino. Giù dal tetto



Torino. Giù dal tetto

Torino, 22 luglio 2010, Centro di Identificazione ed espulsione. Sono
arrivati alle sei del mattino, con i vigili del fuoco e gli uomini in
armi. Sabri, il tunisino che resisteva sul tetto è stato fatto scendere a
forza. Gli altri immigrati della sezione viola, raggiunti telefonicamente,
raccontano che gli uomini in divisa hanno spinto giù il loro compagno. Lo
hanno portato via in ambulanza. Fuori gli antirazzisti hanno bloccato due
delle quattro corsie di via Mazzarello e l’ingresso posteriore di corso
Brunelleschi. Si sono anche buscati un po’ di manganellate. Quando
un’ambulanza in contromano si è portata via Sabri, hanno tolto i blocchi.
Un gruppo di antirazzisti si è recato all’aeroporto di Caselle.
Davanti al CIE è rimasto un punto info simbolico.
Oggi alle 15 assemblea davanti al CIE. Questa sera alle 21 corteo.

Tre giorni e tre notti sul tetto del CIE di corso Brunelleschi a Torino.
Per non essere deportato in Tunisia, dove - diceva – non c’è niente.
Niente lavoro, niente futuro. “I miei sono poveri”.
Stava diventando un simbolo, Sabri, il tunisino pescato in mare quasi sei
mesi fa, finito prima al CIE di Crotone per tre mesi e mezzo, poi, quando
una delle tante sommosse aveva reso inagibile parte di quel Centro, era
approdato in corso Brunelleschi. Gli mancavano pochi giorni quando, come
tanti, ha saputo dell’accordo per le espulsioni rapide stipulato tra il
governo del suo paese e quello italiano. Era nella sezione bianca il 14
luglio, il giorno della rivolta che l’ha resa inagibile. Tre giorni fa è
salito sul tetto della sezione viola, svuotata dalle donne per far posto
ai ribelli della bianca.
Voleva ritrovare la sua vita. In Italia c’era già stato per sette anni,
pescatore ad Ancona. In Tunisia era tornato per rivedere, dopo tanti anni,
i suoi.
Una “vacanza” che gli è costata sei mesi di imprigionamento nei lager
della bella Italia.

Si sta cercando di capire se sia ricoverato in ospedale o sia già stato
portato via.

Per info:
noracism at inventati.org
338 6594361

Se un giorno ci chiederanno “dov’eravate quando la gente moriva in mare e
nel deserto? Dov’eravate ai tempi dei lager e delle deportazioni? Vorremmo
poter rispondere “ero lì, con gli altri, a resistere”.
Mettersi in mezzo è un’urgenza che parla a ciascuno di noi.
Se non ora, quando? Se non io, chi per me?