CIE. Rivolta a Bari, il rapporto Medu su quello di Roma



CIE. Rivolta a Bari, il rapporto Medu su quello di Roma

Bari. Sommossa, incendio, due arresti
18 novembre 2010. Due immigrati tentano la fuga ma vengono intercettati ed
arrestati. Nel tardo pomeriggio scoppia una sommossa, i reclusi si
scontrano con la polizia, due moduli abitativi sono distrutti dalle
fiamme.
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Una storia sbagliata. Il rapporto del MEDU sul CIE di Roma
Si deve scoprire un crimine che si adatti alla punizione e ricostruire la
natura dell'internato per adattarla al crimine
(Erving Goffman., Asylums.Le istituzioni totali: i meccanismi
dell'esclusione e della violenza.)

Con questa citazione da Goffman si apre il rapporto di Medici per i
diritti umani - MEDU - sul CIE di Ponte Galeria, visitato, tra mille
difficoltà, nell’ottobre di quest’anno.
“Il centro presenta l’aspetto di una struttura penitenziaria. Il perimetro
del CIE è delimitato da alte mura ed è posto sotto la vigilanza delle
forze di pubblica sicurezza.
All’interno, le aree maschili e femminili sono delimitate da recinzioni
costituite da sbarre alte 5 metri.”
Una giovane immigrata nel CIE da quattro mesi racconta “Spesso ci davano
da mangiare il cibo scaduto il giorno prima. Nei bagni c’erano i topi e
nel centro c’era sporcizia ovunque. Una volta un ragazzo africano ha
provato a scappare sui tetti ma è stato raggiunto da venti poliziotti che
lo hanno riempito di botte. Da parte degli operatori c’era poco rispetto
verso noi donne, forse perché la maggior parte di noi veniva dalla
strada.”
“…lo stesso responsabile dell’ente gestore ha definito ‘disumana’ la
decisione di prolungare i tempi di trattenimento a 6 mesi in posti ‘dove
al massimo si potrebbe resistere 15 giorni’.”
L’ente gestore del lager di Ponte Galeria è la cooperativa Auxilium,
subentrata a gennaio alla Croce Rossa che ha gestito il CPT e poi il CIE
sin dal 1998, quando la legge firmata da Livia Turco e Giorgio Napolitano
li istituì.
Verrebbe da chiedere al responsabile dell’Auxilium come mai sia disposto a
gestire un luogo progettato in maniera tanto disumana. Ma la risposta la
sappiamo già: i Centri sono un affare decisamente lucroso. Et pecunia non
olent. I soldi non puzzano.

Nelle conclusioni gli autori auspicano un superamento della detenzione
amministrativa ed un diverso modo di trattare la clandestinità, perché “in
effetti, quella dei CIE appare essere proprio la storia sbagliata di
un’istituzione, per troppi aspetti, inumana, ingiusta, inefficiente ed
inutile.”
Anche chi è attento alla tutela della persone non vede che la
clandestinità la fanno le leggi.
Senza Stati, confini, barriere, filo spinato, nessun essere umano è illegale.

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