[Diritti] ADL 131127 - Breve storia



L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero www.avvenirelavoratori.eu

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La più antica testata della sinistra italiana, fondata nel 1897

La Newsletter dell'ADL di oggi – 27.11.2013 – è inviata a 40'545 utenti

Direttore: Andrea Ermano

   

 

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IPSE DIXIT

 

Breve storia dell'umanità - «Nel corso della storia le società umane hanno inventato le gerarchie più disparate. La razza svolge un ruolo importante negli Stati Uniti, ma non possedeva praticamente alcun significato per i mussulmani del medioevo. La casta era nell'India medievale una faccenda di vita o di morte, ma nell'Europa moderna è pressoché sconosciuta. Una gerarchia ha svolto per contro un ruolo centrale in tutte le società conosciute: la gerarchia dei sessi. In ogni società umana ci sono uomini e donne, e in tutte le società umane, ma proprio in tutte, gli uomini vengono privilegiati rispetto alle donne.» – Yuval Noah Harari

 

Chiamare le cose con il proprio nome - «Potrebbe essere utile, innanzitutto a partire dai giornali, iniziare a chiamare le cose con il proprio nome. Sostituire la parola gelosia, per esempio, con volontà di possesso, amore con dominio, avances con molestie, passione con aggressione. E forse inizierebbe a cambiare anche la nostra percezione della realtà. Non si uccide perché si ama ma perché non si riesce a concepire la propria compagna al di fuori della funzione che le è stata assegnata. (…) La parola “femminicidio” è stata introdotta dalla criminologa statunitense Diana Russell nel 1992, per indicare una categoria criminologica vera e propria: una violenza da parte dell’uomo contro la donna in quanto donna; un atto in cui, cioè, la violenza è il risultato di una precisa cultura del possesso e della sopraffazione. Quello quindi che distingue il femminicidio da ogni altro omicidio, sia di uomini che di donne, è il movente di genere: la donna vittima di femminicidio ha messo in qualche modo in discussione l'idea che l'assassino aveva del suo ruolo.» – Cinzia Sciuto

   

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

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EDITORIALE 

 

Oggi usciamo di buonora

 

di Andrea Ermano 

 

Stamattina la newsletter dell'ADL esce di buonora, senz'attendere il gran spettacolo della Décadence, calendarizzata a Palazzo Madama. Il lieve anticipo rispetto al consueto avviene per esigenze redazionali, già in programma da ben prima che si profilasse l'attuale situazione. Ma, felix culpa, stavolta è forse meglio non stare troppo "sulla notizia".

    Tempo verrà in cui riparlare della lunga e vergognosa vicenda politico-parlamentare del signor B. Inutile infierire adesso. Tanto più che in questi venti lunghi anni non è che gliele abbiamo mandate a dire, al signor B, anche quando sembrava essere divenuto il padrone d'Italia.

    Forse per quest’abitudine un po’ testarda ci siamo viste regolarmente revocate le "provvidenze per l'editoria" che la Presidenza del Consiglio elargisce "a favore della stampa italiana all'estero". Sotto Prodi, D’Alema e Amato le “provvidenze” erano salite a settemila euro l'anno: quattro soldi, in fondo, che però facevano comodo a una vecchia testata di emigranti socialisti come la nostra.

    Il signor B, ogni qualvolta è rientrato a Palazzo Chigi, ci ha tagliato i fondi. Da ultimo è accaduto nel 2008. E noi da allora neanche presentiamo più la domanda di contributo, benché frattanto molti uomini delle istituzioni – alti funzionari, consoli, parlamentari – ci sollecitino a compilare la richiesta, che ora verrebbe trattata con grande benevolenza, dicono.

    Grazie. Grazie delle gentili parole. Grazie. Ma quel capitolo è chiuso. Siamo tornati a fare come i nostri predecessori: ci autofinanziamo. (E affinché sia chiaro: non ci fanno incavolare i soldi tolti a noi, ma quelli dati al Lavitola e ciò sommamente per l'uso puttaniere che il signor B si è concesso di espletare con la testata nostra sorella).

    Dopodiché, avviso ai naviganti, la scissione alfaniana e il passaggio di Forza Italia all'opposizione aprono in realtà prospettive non disprezzabili di consenso al centrodestra che, finita l’era del "Capo carismatico", potrà meglio differenziare la propria offerta politica, fin qui impacciata, dispiegandola su tutto lo spettro del potenziale consenso, dalle monache ai dongiovanni.

    Chiunque capisce che, d’ora in poi, la destra d'opposizione bersaglierà Governo e Quirinale cercando di spostare quanto più possibile a destra l’asse politico del Paese. Perché, se tale strategia riuscisse, state pur certi che poi la gente odierebbe in modo definitivo non la destra d’opposizione, bensì ovviamente la sinistra "di Letta e di Governo".

    Ma di tutto ciò parliamo appunto un’altra volta.

    Stamani si va di fretta.

 

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Le idee

 

Che fare? A saperlo!

 

Crisi di una democrazia

 

di Fabio Vander

 

Il sistema politico italiano è terremotato. Precisamente lo sono i soggetti politici della Seconda Repubblica. Quelli che avrebbero dovuto essere i Träger della nuova democrazia finalmente compiuta, dell’alternanza, del bipolarismo, del Nuovo Millennio.

    Dovevano essere il nuovo e sono già il vecchio.

    Gli avvenimenti degli ultimi giorni e mesi ne sono la riprova. La fine politica di Berlusconi ha portato alla fine del PDL, cioè del maggiore partito della destra italiana di questi anni. La scissione di Scelta Civica d’altro canto ha dimostrato che non c’è un’alternativa democratica alla destra berlusconiana.

    Solo pochi mesi fa è scomparsa Italia dei Valori travolta dagli scandali che era nata per combattere. Sinistra ecologia e libertà è scossa dalla sua insussistenza politica. È fallito il tentativo di costruire un soggetto alla sinistra del PD. Fallimento già sancito sul piano elettorale dal disastro di Sinistra Arcobaleno nel 2008 e su quello politico appunto dalla vicenda di SEL. Partito personale di Vendola e del gruppo di potere ex-Rifondazione (Migliore, Ferrara, Smeriglio, ecc.), che mai ha voluto darsi un autentico progetto politico di rifondazione della sinistra, sopravvivendo piuttosto da parassita del PD (prima con l’illusione della scalata di Vendola alle primarie di quel partito, poi con il fallimento di Italia Bene Comune). Di aborti politici come Rivoluzione Civile o Alba non vale nemmeno la pena di dire.

    Resta il PD. Quel che fu nelle sue vite precedenti un grande partito della sinistra italiana è stato scalato da uno come Renzi: ecco il crisma di uno sfacelo. E delle responsabilità di una classe ‘dirigente’. Quella degli ex-comunisti, assolutamente incapaci di venire a capo del proprio problema storico. Proprio e del Paese, della nostra democrazia. Ha perfettamente ragione Asor Rosa a sostenere che Renzi è la degna conclusione di una sciagurata parabola iniziata alla Bolognina. C’è continuità diretta, si tratta di momenti successivi di uno stesso destino. Continuità di premesse (una certa analisi dell’Italia, per cui si doveva eliminare il PCI, ma poi anche il socialismo, infine la sinistra per arrivare al ‘partito perfetto’, democratico). Ma continuità anche di risultati. Dato che, dal PDS al PD, dal 1994 al 2013, sono stati capaci solo di perdere.

    Il PD altro non è che un partito nato per perdere. E che sempre ha perso, nelle città come alle politiche. Costituendo la vera ‘assicurazione sulla vita’ di Berlusconi. Un tizio che in nessun paese democratico, mai, avrebbe potuto esistere e resistere.

    Un punto dev’essere quindi chiaro: non ci sarà futuro per la sinistra, per il centro-sinistra e per la nostra democrazia finché ci saranno PD e SEL. Bisogna lavorare per favorire la disarticolazione di questi soggetti. In questo senso non tutto il male viene per nuocere. La crisi in corso aiuta. Ma certo va aiutata a sua volta, con la messa in campo di un progetto politico alternativo. Proprio quello che finora è mancato. Il che incancrenisce la crisi. Le preclude esisti positivi.

    Questo il quadro. Implementato per altro da un governo delle “larghe intese”, cioè appunto di convergenza fra quelli che dovrebbero essere per natura alternativi e invece da anni (cioè compreso Monti) governano insieme.

    Il quadro, si diceva, di una crisi. Di una crisi di sistema. Cioè di istituzioni, di valori, di classe dirigente.

    Che fare? ...saperlo.

    Come accennato, ci vorrebbe una risposta di respiro, di sistema. Dello stesso livello della crisi che si ha di fronte.

    Intanto partire da un’altra lettura della storia d’Italia. Delle tare di una democrazia, di ciò che la ha resa perennemente “incompiuta” e “difficile”. Una nuova lettura che non parta dalla tabula rasa. Che non presupponga la necessità di liquidare tutto (appunto comunismo, socialismo, sinistra, sindacati, diritti e tutele del lavoro) nell’illusione che così ci si legittima finalmente a governare. Perché così si arriva solo a Renzi. E poi, tra l’altro, manco si vince, né si governa.

    Insieme a questo, la proposizione di un soggetto politico a sinistra del PD. Organizzato intorno ad una idea di socialismo e di libertà, del lavoro e dei saperi, di una sinistra capace di critica, di proposta, di governo. Disposta ad avere un rapporto con il centro democratico (il PD, ma non solo), ma entro un centro-sinistra ‘col trattino’, in cui la sinistra dispieghi precisamente un ruolo autonomo, visibile, credibile.

   Quanto all’Europa, il rapporto con il Socialismo europeo deve essere stretto e stringente, ma mantenendo intatta la curiosità di conoscere quanto di nuovo e migliore la sinistra europea in genere è capace di produrre.

    Solo una sinistra autonoma e dinamica può dare chance ad un nuovo centro-sinistra capace di riorganizzare il quadro politico oltre le macerie del berlusconismo e le gore dell’anti-politica e del grillismo.

Sarà questo il nostro contributo al futuro della nostra democrazia.    

 

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Maurits C. Escher, Belvedere, 1958 (part.)

   

 

SPIGOLATURE 

 

Un punto per Obama

 

di Renzo Balmelli 

 

DIALOGO. Quando non è soltanto una parola più gentile per indicare le cannoniere, la diplomazia a volte riesce anche a smuovere le montagne. Qualcosa del genere è accaduta a Ginevra col primo accordo sul nucleare iraniano che costituisce una mina vagante per la sicurezza. Pur comprendendo le legittime apprensioni di Israele, che dal precedente regime di Teheran non ha certo ricevuto profferte d'amore, occorreva rimuovere gli ostacoli che impedivano di disinnescare la tensione in una delle regioni più a rischio del pianeta. Forse è ancora troppo presto per parlare di svolta storica. Intese di questa portata necessitano di un lungo periodo di incubazione, tanto più che non mancano i nemici nelle rispettive società nazionali. Basti pensare al livore della destra repubblicana negli USA. D'altro canto mantenere a oltranza l'Iran nel cono d'ombra degli stati canaglia era una scelta carica di insidie. Obama l'ha capito e nella ricerca del dialogo ha messo a segno, a dispetto del Tea Party e degli ayatollah intransigenti, un punto importante.

 

ABOMINIO. Quasi si stenta a crederci quando si leggono le raggelanti statistiche relative alla violenza sulle donne. Invece quei dati che certificano l' aumento impressionante del femminicidio sono la conferma inesorabile di un fenomeno che non accenna a diminuire nonostante la mobilitazione e le giornate internazionali di sensibilizzazione. Le iniziative in tal senso per fermare l'abominio difatti non mancano. Significativo è stato il gesto del Presidente Napolitano che ha conferito l'onorificenza di Cavaliere all'avvocatessa di Pesaro sfregiata con l'acido su ordine dell'ex fidanzato. Ma fintanto che in tutte le parti del mondo continuerà a imperversare la sottocultura maschilista che considera la donna alla stregua di un oggetto, non si dovrà mai stare zitti poiché il silenzio è complicità. Oltraggiare l'altra metà del cielo è un gesto bestiale che ricalca le peggiori prevaricazione di stampo fascista.

 

EQUITA'. Se qualcuno osa sfidarne le prerogative, anche la destra svizzera è simile a tutte le altre. Nel campo dei super stipendi poi non vuole sentire ragione. E' dunque con un sospiro di sollievo udito in tutta la Confederazione che i top manager, quelli dei compensi annui oltre i 15 milioni di franchi, hanno accolto la bocciatura del referendum che mirava a ristabilire un minimo di equità nelle retribuzioni aziendali. Due svizzeri su tre hanno respinto la proposta dei Giovani socialisti che per il suo significato universale ha destato molto interesse anche all'estero. Rovesciando l'assioma si potrebbe d'altronde osservare che uno su tre l'ha comunque approvata, a testimonianza del crescente malessere tra i salariati. Gli avversari dell'iniziativa hanno parlato di un ritorno del bolscevismo. In realtà si trattava di promuovere una maggiore giustizia sociale non tanto per superare il capitalismo quanto i suoi eccessi intollerabili.

 

TRUCCO. Qualcuno ricorderà il finale a sorpresa del film di Woody Allen " La maledizione dello scorpione di giada", quando la formula magica che alterava la realtà cessava di funzionare. Al crocevia della Seconda repubblica l'Italia sta vivendo un finale di partita più o meno simile. Dopo vent'anni , il torpore ipnotico del berlusconismo ha smesso di fare effetto: il trucco non solo c'è, ma si vede. Il potere di seduzione non dura in eterno e ormai dal cappello a cilindro del Cavaliere escono frasi senza l'arte e la grazia del carisma che i suoi sostenitori vorrebbero attribuirgli. Di carismatico, difatti, c'è ben poco nelle dichiarazioni fuori misura, quasi eversive, per scongiurare l'ineluttabile decadenza. Sprecare una parola così bella e preziosa com`è appunto il carisma, da usare solo in casi eminentissimi, significa difatti ricadere nella trappola dell'abbaglio mediatico che già tanti guai ha procurato.

 

SOLITUDINE. Decadenza di Silvio B. Si, Ma come? Con ogni verosimiglianza vedendosi abbandonato da coloro che un tempo formavano la corte di Arcore e che ora, col leader che barcolla, emigrano verso altri carri di possibili vincitori. Al fuggi, fuggi, l'ex premier replica alzando la posta. Forse non gli hanno ancora insegnato che l'erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re. Perché lui di cose nel vuole tante. Esige l'immunità parlamentare e ordina al Colle di concedergli la grazia, minacciando sfracelli in caso contrario. A suo dire sarebbe un golpe colpire colui che i fedelissimi chiamano il "Kennedy di Arcore", benché l'unica affinità riguardi le infedeltà coniugali. I maligni adesso immagineranno il Cavaliere intento a fischiettare " La mia solitudine sei tu" interpretata dalla zingara di Ligonchio, al secolo la devota Iva Zanicchi, che dopo due legislature la mano non gliela da più.

 

REALISMO. Che la vicenda non abbia alcun rilievo penale è accertato. Ma che questo basti per dissipare le ombre sullo slalom della Cancellieri non è per nulla provato. Ci sono situazioni in cui il concetto etico della politica dovrebbe prevalere su qualsiasi altra considerazione. Ammesso e non concesso che esista ancora. Ciò che il Paese disorientato dai precedenti e poco edificanti esempi di mala gestione, attendeva con ansia era un gesto di umiltà, un passo indietro per rassicurare l' opinione pubblica che non esistono due Italie, quella dei potenti e delle corsie preferenziali e quella della gente comune per la quale non si fanno telefonate. Sarebbe stato un segnale di altissimo valore morale, nel momento in cui il Pd è davanti a scelte cruciali. Non è arrivato. Ha vinto il realismo delle larghe intese che non sempre è una buona risorsa per rianimare le speranze di un cambio epocale.

    

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

 

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

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Parliamo di socialismo

 

La ragione di Letta

e la fede di Rehn

 

di Nunziante Mastrolia

 

Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha pronunciato parole sacrosante in risposta alle critiche del commissario Olli Rhen circa la legge di stabilità: “di solo rigore si muore”. C’è da sperare che al prossimo consiglio Ecofin le parole ragionevolissime del nostro presidente del Consiglio vengano prese in seria considerazione. Eppure ho qualche dubbio.

    Perché? Perché mentre la risposta di Enrico Letta cade appunto nel campo della ragionevolezza, della più consolidata teoria economica e soprattutto del buon senso (non puoi mettere uno a pane ed acqua per giorni e poi pretendere che vinca i cento metri), le critiche europee alla nostra manovra finanziaria ricadono invece nel campo della fede: conforma la tua vita alle virtù teologali del liberismo e, dopo aver attraversato questa lacrimosa crisi economica prodotta dai tuoi stessi peccati, per te si apriranno le porte del paradiso della crescita miracolosa. E ancora: sta attento a non cedere alla tentazione della spesa pubblica, liberati dalle tue partecipazioni statali, liberati del fardello dello stato sociale e soprattutto non varcare mai la soglia del 3%, altrimenti forze oscure, dopo essersi accorte che hai abbandonato la via della virtù, riprenderanno ad attaccarti; tutti allora ti scacceranno, nessuno finanzierà più il tuo debito e niente potrà allora salvarti dall’inferno greco. Fede e ragione, dunque. E, per quanto ne so, la fede non sente ragioni.

    Ovviamente qui, la fede non c’entra nulla. Allora, come stanno le cose? Vediamo: assodato che il rigore non produce crescita economia sana, quindi per tutti (a contrario: a ripartire sono i paesi che se ne sono infischiati della politiche del rigore). Se non c’è crescita, non si può neanche sperare di mettere in ordine i conti pubblici, a meno di non ingaggiare una corsa devastante con la depressione: più cala il PIL più crescono le tasse, ma il fondo del barile è lì che aspetta, ansioso di farsi raschiare. Almeno si può dire che tutto ciò ci serve a tenere lontano l’attacco della speculazione? No, neanche quello.

    Perché? Il Giappone ha un debito che è del 236% rispetto al PIL ed un rapporto deficit/PIL del 10%, per non parlare del debito americano che è del 120% (e parliamo del solo debito federale). Per inciso, la massima parte del debito giapponese è nella mani dei propri cittadini. Era così anche in Italia fino a qualche anno fa, poi forse qualcuno ha pensato che faceva troppo provinciale. E ancora: “i tassi di interesse sul debito britannico sono molto più bassi di quelli sul debito spagnolo (…) anche se la Gran Bretagna ha un debito e dei disavanzi più elevati, e presumibilmente una prospettiva fiscale peggiore rispetto alla Spagna, pur tenendo conto della deflazione spagnola” (Krugman, 2012).

    Ci sono forse attacchi speculativi contro Tokyo, Washington o Londra? Per quanto ne so, no. Ed il motivo è che agli investitori interessa sapere una cosa molto semplice: “se le cose vanno male, chi paga?”. Il Giappone, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna (ed altri) hanno la risposta a questa domanda: “state tranquilli! Se le cose vanno male chiediamo alle nostre banche centrali di stampare un po’ di soldi e possiamo così ripagare i nostri debiti”.

    In Europa questo non poteva succedere, perché alla BCE questa manovra non era concessa. Poi, per fortuna, è arrivato Mario Draghi e quando ha affermato che la BCE avrebbe fatto di tutto per difendere l’euro (ed ha iniziato a comprare il debito dei paesi in difficoltà), gli attacchi della speculazione si sono fermati e lo spread è crollato, passando da un picco di 538 a un minimo a 236.

    Questo cosa significa? Significa che, se a Draghi viene consentito di fare ciò che ha promesso, se la BCE continua a fare da creditore di ultima istanza, non ha nessun senso continuare ad insistere sulle politiche di austerity, quanto meno durante una recessione, che aspira a diventare una depressione. Il che vuol dire che i vari accordi – dal Fiscal Compact, al Six Pack – non solo sono dannosi, ma anche, ironia della sorte, inutili.

        

 

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

Per il lavoro

sarebbe un massacro

 

Camusso: "La manovra non va bene, rischiamo un massacro occupazionale nel 2014". Angeletti: "Al via una grande campagna di informazione". Bonanni: "Letta non bluffi sulle tasse". Il 14 manifestazioni regionali

 

Senza un cambiamento vero "nel 2014 ci sarà un nuovo massacro occupazionale che renderà sempre più difficile immaginare una prospettiva". A dirlo è il segretario della Cgil, Susanna Camusso, parlando agli esecutivi unitari di Cgil Cisl Uil convocati ieri a Roma. "Il tempo non è una variabile indipendente", ha sottolineato Camusso. Le tre sigle hanno rilanciato la mobilitazione per cambiare la manovra.  "Basta con la politica di contenimento e galleggiamento nella quale c'è l'idea di ridimensionare il ruolo del sindacato. Questa legge di Stabilità non va bene - prosegue Camusso - perché segue quanto fatto dai governi precedenti: non c'è nessun segnale verso il cambiamento delle regole dell'economia" con in più il rischio deflazione alle porte. "Il tema è invece rilanciare la domanda, che è l'unico modo per la crescita. Di annunci infiniti non ne possiamo più".

    Nel suo discorso c'è anche un passaggio di autocritica: "Non possiamo nasconderci - osserva - il fatto che non abbiamo raggiunto un livello di mobilitazione che risponda a queste esigenze. Si discute da cinque anni della tassazione sulla casa, questo dice che abbiamo difficoltà, che dobbiamo provare a rimontare parlando col resto del mondo e non solo con chi raggiungiamo nei luoghi di lavoro organizzati". Quanto alla spending review, a suo giudizio "assolutamente necessaria", occorre però contrastare l'idea che i lavoratori siano ridotti a un oggetto del risparmio: "Non può essere una misura contabile che pensa solo alla mobilità, si deve pensare a una nuova organizzazione del lavoro pubblico". Senza dimenticare le due grandi emergenze: quella degli esodati ("un'ingiustizia terribile") e la questione degli ammortizzatori sociali. Chi pensa di rivedere la cassa integrazione, conclude Camusso, "sappia che ce ne sarà ancora più bisogno in futuro: per tutto il lavoro, anche per il pubblico, servono i contratti di solidarietà".

    “Siamo in un paese dove per anni si è costruita l'idea che i lavoratori pubblici sono la causa di tutti i mali. Noi dobbiamo ripartire dal fatto che i lavoratori pubblici sono una straordinaria risorsa del paese e che anche quando indichiamo delle cose che appaio banali, come il fatto che beni e servizi non sono la stessa cosa, stiamo esattamente indicando da un lato il livello dello spreco e dall'altro la funzione dei lavoratori pubblici nei confronti della popolazione”. “La spending review – spiega il segretario generale della Cgil - non può essere semplicemente una misura amministrativa e contabile. La spending review è l'idea di quale amministrazione pubblica serve al paese ed è per questo che è connessa anche al fatto che non si possono fare continui annunci di riforme istituzionali per decreto per poi ricordarsi che invece servono delle norme costituzionali – sottolinea Camusso -, perché anche in questo modo si è costruita una situazione insostenibile nei confronti dei lavoratori”.

    “Lo abbiamo visto con la cassa integrazione in deroga, i fondi inter professionali, le provenienze dalla produttività, cioè l'idea che si investa sul lavoro è un'idea che non c'è e come si fa a non investire sul lavoro?”, si chiede il leader della Cgil e prosegue: “Si contrappongono sempre interessi di lavoratori tra gli uni e gli altri. Lo si è fatto sulla cassa in deroga, lo si fa sui pubblici, si rischia di farlo sulle questioni delle politiche industriali e le riorganizzazioni dei grandi settori. Allora noi dobbiamo essere molto chiari nel fatto che invece l'obiettivo di questa nostra rivendicazione è l’obiettivo di aumentare le risorse al lavoro e facendolo – conclude Camusso - mettiamo anche a disposizione le nostre competenze, le nostre professionalità perché tutto ciò avvenga concretamente”.

    "Vogliamo un risultato, non ci arrendiamo e non ci arrenderemo, vogliamo una consistente riduzione delle tasse su lavoro e pensioni". Così il segretario della Uil, Luigi Angeletti, ha aperto la riunione. Il dirigente sindacale ha annunciato l'inizio di una imponente campagna di informazione per cambiare la manovra che culminerà con manifestazioni regionali il 14 dicembre e che in ogni caso "terminerà solo il giorno in cui questo risultato sarà ottenuto", ha precisato. I sindacati puntano "a rendere esplicito il fatto che la stragrande maggioranza di chi rappresenta il lavoro è contrario" a questa legge di Stabilità. E questa volta, afferma Angeletti, lo faranno non con uno sciopero, che sarebbe "uno strumento limitato", ma con una grande campagna di informazione ("tappezzeremo tutto il paese con milioni di volantini e manifesti") perché l'interlocutore, il governo, è un soggetto politico e dunque "si deve intaccare il ciò che ha di più caro, cioè il consenso dell'opinione pubblica".

    "Il governo - afferma Angeletti nella sua analisi - ha solo cercato di stabilizzare il deficit 2013 attraverso una tradizionalissima manovra" e lo ha fatto "nel modo più neutrale possibile". Il contenimento della spesa "è avvenuto tramite la privazione di diritti sindacali di 3 milioni e mezzo di lavoratori pubblici e con la mancata reintroduzione dell'indicizzazione delle pensioni, ecco dove hanno fatto i veri risparmi". "Probabilmente - afferma - l'esecutivo non puntava a una manovra recessiva, tuttavia la compressione della domanda interna" che ne deriva "rende irrealistica ogni prospettiva di crescita, per quanto possano andare bene le esportazioni". Per far crescere la domanda interna serviva invece "una redistribuzione, anche modesta, degli impieghi delle risorse pubbliche", cosa che si poteva fare "eliminando gli sprechi e costi indiretti della politica". Insomma, è stata fatta "un'operazione per rendere stabile il quadro politico, e forse non ci sono neanche riusciti, senza pensare ai veri problemi del paese".

    "Letta annuncia sul giornale (Il Sole 24, ndr) novità sul cuneo fiscale: ci aspettiamo un abbassamento delle tasse su lavoro e pensioni grazie al recupero di risorse dalla spending review, dall'evasione e dalle rendite. Risorse da collegare automaticamente al taglio delle tasse. Vedremo se il governo, nel gioco degli emendamenti alla Camera, si prenderà la responsabilità di presentare il proprio emendamento, rendendo fruibile una proposta fatta così nettamente da sindacati e imprese. Così sarà chiaro se è bluff o se c'è una reale volontà di farlo". A dirlo è il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, chiudendo la riunione.

    "Non ci basta il brodino di 13 euro - prosegue il dirigente sindacale riferendosi alle prime cifre circolate -, ci aspettiamo e possiamo ottenere qualcosa di molto consistente, ma dipende anche da come ci poniamo noi". Quanto alle pensioni, "non siamo d'accordo con il governo, lo diciamo con chiarezza, sul balletto indegno della rivalutazione: è poco serio annunciare aumenti, perfino il ministro l'ha fatto, e vedere le stesse istituzioni che poi indietreggiano". La proposta del commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, per Bonanni non è banale: "Per la prima volta è ben dettagliata. La mobilitazione, per noi, significa organizzarci, posto per posto, per aprire una discussione e non far mancare mai dati, proposte, denunce. Lì dobbiamo fare ciò che la politica spesso non fa: saper dire ciò che è prioritario e ciò che viene subito dopo per riqualificare i servizi e riabilitare la contrattazione nel pubblico impiego".

        

 

ECONOMIA

a cura di www.rassegna.it

 

Edilizia: si riparte

dall'ambiente (2/2)

 

7 miliardi di euro a disposizione per trasformare

il settore creando 600mila nuovi occupati.

 

La proposta del sindacato edili Fillea Cgil e di Legambiente per innescare il cambiamento nell’edilizia pubblica si può riassumere in alcune scelte innovative:

    1. Stabilire un criterio prestazionale per selezionare gli interventi di riqualificazione da finanziare e realizzare, per cui potranno beneficiare delle risorse non interventi generici di riqualificazione ma solo quelli capaci di ridurre i consumi energetici certificati attraverso il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici, evidenziando il salto di classe energetica realizzato.

    Escludere dal patto di stabilità gli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio in tutti i casi in cui è dimostrata la riduzione complessiva di spesa di gestione realizzata grazie agli interventi e la fattibilità tecnica e finanziaria dell’intervento.

    Introdurre un fondo nazionale di finanziamento e di garanzia per gli interventi di riqualificazione energetica di edifici pubblici e privati. La Direttiva 2012/27 prevede, all'articolo 20, che gli Stati agevolino l'istituzione di strumenti finanziari per realizzare misure di miglioramento dell'efficienza energetica perché uno dei problemi più rilevanti in questo momento riguarda infatti l'accesso al credito.

    Occorrono poi certezze per la certificazione energetica delle abitazioni, attraverso regole finalmente omogenee in tutto il territorio nazionale, semplici, coerenti per migliorare le prestazioni degli edifici, garantendo i cittadini e dare credibilità attraverso controlli indipendenti e sanzioni.

    Garantire la sicurezza antisismica degli edifici. Continuiamo ad assistere a troppe tragedie senza responsabili, a crolli e sciagure per edifici costruiti male e in luoghi insicuri. Questa situazione va superata stabilendo l’obbligo del libretto antisismico per tutti gli edifici esistenti. Va introdotto il Fascicolo del Fabbricato che deve rappresentare la carta di identità delle strutture, per conoscere il grado effettivo di affidabilità e sicurezza degli edifici in termini di vulnerabilità sismica e idrogeologica dell’area.

    2. Interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio privato. Negli ultimi quindici anni la politica delle detrazioni fiscali ha rappresentato uno straordinario volano per il settore delle costruzioni spingendo la manutenzione del patrimonio edilizio e il miglioramento delle prestazioni energetiche. E’ una politica che crea benefici per i cittadini e il Paese, che si ripaga ampiamente con l’economia, la fiscalità, il lavoro creato e che se oggi può beneficiare anche dei fondi strutturali deve evolversi per diventare più trasparente e efficace in termini di risultati energetici che produce:

    Rendendo permanenti le detrazioni fiscali per gli interventi di efficienza. Il Governo ha appena stabilito una proroga per tutto il 2014 e poi di riduzioni per entrambe queste forme di incentivo. Se si vuole sul serio puntare sulla riqualificazione del patrimonio edilizio occorre dare certezze a questa prospettiva. Occorre rendere permanenti le detrazioni fiscali per gli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica negli edifici, offrendo un orizzonte temporale serio, di almeno 45 anni per poi verificare i risultati, e poi rimodulare gli incentivi per premiare i contributi apportati dai diversi interventi e dalle tecnologie in termini di riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO2. Perché attraverso la verifica della prestazione e della Classe dell’edificio è possibile verificare e premiare l’effettivo risultato raggiunto in termini di consumi. Perché se l’obiettivo è la riduzione dei consumi energetici, bisogna incentivare gli interventi capaci di realizzare uno scatto di classe di appartenenza in appartamenti o complessi immobiliari.

    Allargando le detrazioni in maniera permanente al consolidamento antisismico degli edifici. Questa strada intrapresa a partire dal 2013 con la possibilità di detrarre le spese sostenute per gli interventi per l'adozione di misure antisismiche e l'esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica sulle parti strutturali degli edifici è lungimirante e efficace e permette di dare una prospettiva al grande tema del rischio nel nostro Paese.

    Reintroducendo gli incentivi per la sostituzione di coperture in amianto con tetti fotovoltaici. La cancellazione dell’incentivo in conto energia ha infatti tolto a famiglie e imprese una speranza fondamentale di rimuovere dai tetti una fibra letale e il cui utilizzo è vietato dal 1992. Ripristinare l’incentivo è fondamentale, perché sono in attesa di bonifica circa 50mila edifici pubblici e privati e 100 milioni di metri quadrati strutture in cementoamianto, a cui vanno aggiunti 600mila metri cubi di amianto friabile.

    3. Innovazione negli interventi urbani. Occorre cambiare profondamente le forme di intervento nelle città italiane per rendere possibile la riqualificazione energetica e antisismica attraverso l’utilizzo di risorse comunitarie e nazionali. Questi interventi oggi sono costosi e complicati, ed è per questo impossibile creare opportunità imprenditoriali in modo da contribuire attraverso i risparmi prodotti al finanziamento degli interventi. In particolare è difficilissimo l’intervento su quella parte del patrimonio edilizio con più abitazioni e piani, proprietà frammentate e con gestione condominiale, dove abitano 20 milioni di persone. Per spingere interventi di riqualificazione energetica che riguardano interi edifici e che intervengono oltre che sugli impianti anche sull’isolamento termico occorrono nuovi strumenti:

    Introducendo un nuovo incentivo per promuovere interventi di retrofitting e messa in sicurezza di interi edifici. I certificati bianchi per l’efficienza energetica possono essere utilizzati per questi obiettivi, attraverso incentivi che premino il miglioramento della classe energetica realizzato negli alloggi (per passare dalla Classe G alla B, dalla D alla A), riuscendo così a quantificare il risultato prodotto in termini di consumi e coinvolgendo le ESCO nel finanziare e realizzare gli interventi. L’incentivo legherebbe i vantaggi economici/fiscali a un risparmio energetico reale, certificato (in modo da spingere il miglioramento delle prestazioni e garantire così un vantaggio alle famiglie).

    Ripensando le autorizzazioni per gli interventi di retrofit energetico. Se in questa direzione stanno andando le sperimentazioni più interessanti sugli edifici residenziali nelle città europee. In Italia realizzare questi interventi e difficilissimo per un quadro di regole sulla riqualificazione in edilizia oramai datato le categorie sono quelle della Legge 457/1978 senza alcuna attenzione ai temi energetici. Occorre introdurre una categoria di intervento che aiuti a creare le condizioni tecniche e economiche per rendere vantaggiosi interventi che possono consentire di migliorare le prestazioni dei condomini e di garantire risparmi energetici quantificabili e verificabili per le famiglie, oltre che di consolidamento antisismico.

    Per Fillea e Legambiente il mondo delle costruzioni può diventare il volano della ripresa economica puntando a fare della sfida della innovazione il traino per riuscire ad affrontare sul serio i problemi delle famiglie – dalla spesa energetica all’accesso a case a prezzi sostenibili, dal degrado al rischio sismico e per restituire qualità e valore sociale alle città e a spazi pubblici degni di questo nome. (2/2 - Fine) 

    

 

Da MondOperaio

http://www.mondoperaio.net/

 

Memoria politica

e album di famiglia

 

Dell’assassinio di Kennedy seppi quasi in diretta…

 

di Luigi Covatta

 

Dell’assassinio di Kennedy seppi quasi in diretta, per quanto dirette potessero essere le informazioni cinquant’anni fa. Ero al telefono col direttore di un quotidiano. Ricevette l’Ansa mentre parlava con me. Il quotidiano era quello della Curia milanese, L’Italia, e il direttore Giuseppe Lazzati, uno dei professorini che con Dossetti aveva partecipato alla Costituente.

    Io mi trovavo a Castelveccana, sul Lago Maggiore, dove noi “fucini”, insieme coi primi seguaci di don Giussani, eravamo stati mandati dalla stessa Curia per dirimere le aspre controversie che ci dividevano sul tema della laicità della politica: e di questo appunto riferivo a Lazzati, che una decina d’anni prima aveva messo il tema all’ordine del giorno col saggio su “Azione cattolica e azione politica”.

    Alla notizia Lazzati reagì scartando subito la dietrologia, e puntando invece il dito contro la cultura del Far West, che a suo giudizio (non esente da eurocentrismo) permeava ancora la società americana. Me ne ricordai nelle settimane successive, quando un editore, benché avessi solo vent’anni, mi ingaggiò per compilare un instant book ante litteram sulla vicenda del presidente americano (cinquant’anni fa capitava anche questo, e capitava perfino che il lavoro intellettuale dei giovani non venisse retribuito in nero).

    Me ne ricordai anche quando un altro assassinio, quello di Moro, interruppe la linearità di un processo politico. Non che non vedessi le trame che si sviluppavano sotto il tavolo: ma capivo che senza un Moretti (o un Oswald) che agiva sopra il tavolo quelle trame non avrebbero avuto ragion d’essere. E capii anche quali sono i limiti di quella azione politica di cui a vent’anni rivendicavo l’autonomia, e che poteva essere annullata da un gesto individuale partorito dalla pancia di una cultura latente: come è quella di un album di famiglia, del Far West o del bolscevismo che sia.

    E ora capisco anche che di quei limiti, paradossalmente, non tiene conto invece l’antipolitica: che imputa ai “politici” ogni colpa – dell’alluvione sarda o del blocco dei mezzi pubblici a Genova – nella convinzione iper-politica che la politica possa cambiare ogni cosa, compresi gli album di famiglia degli abusivi “per necessità” e delle aziende pubbliche dissestate dalle assunzioni clientelari.

 

 

Da CRITICA LIBERALE

riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

La destra italiana

non può essere laica

 

di Paolo Bonetti

 

Ci ha provato Fini a dar vita a una destra laica, che avesse il senso dell’autonomia dello Stato e fosse rispettosa dei diritti civili degli italiani, sui quali, in verità, neppure il centro-sinistra sta dimostrando molta fermezza. Gli è andata malissimo.

    Adesso il nuovo centro-destra di Alfano neppure ci prova e si capisce perché. Ha imbarcato i politici di Comunione e Liberazione (vedi Formigoni e Lupi) e i neoconvertiti integralisti Sacconi e Roccella. Non c’è niente da fare, in Italia la destra non può che essere cattolica e perfino bigotta, se vuole racimolare voti da ceti sociali che praticano un cattolicesimo di facciata, un cattolicesimo rassicurante e conformista.

    Vero è che il nuovo papa rischia di mettere in pericolo un simile cattolicesimo, ma già la Curia e certi cardinali sono  passati alla controffensiva e cercano di riportarlo sui vecchi binari. Vedremo come andrà a finire, ma le manovre clericali fra Alfano e Casini non lasciano presagire nulla di buono.

    L’unica destra laica in Italia è stata quella immediatamente post-risorgimentale, la cosiddetta destra storica allieva di Cavour che dovette fronteggiare la questione romana. Ma, da quando c’è il regime concordatario, l’unica possibilità che una forza politica di destra ha di trovare un ampio bacino elettorale è quello di mettersi sotto la protezione ideologica della Chiesa.

    Quando si parla del nuovo centro-destra di Alfano come di una destra europea, che garantirebbe finalmente, anche da quella parte dello schieramento politico, la fedeltà a certi valori repubblicani, si dimentica che la repubblica dei cosiddetti moderati italiani continua ad essere una repubblica ben diversa da quella prevista dalla costituzione europea.

    La repubblica di questi signori distingue ancora fra cittadini di prima e di seconda categoria, cittadini di pieno diritto e cittadini che possono, bene che vada, essere benevolmente tollerati nei loro valori e modi di vita. In compenso il nuovo centro-destra ammette anch’esso, come Forza Italia, l’esistenza di supercittadini come Silvio Berlusconi, che sono comunque al di sopra delle leggi, anche dopo che sono stati definitivamente condannati in regolari e liberi processi.

    Con questa destra, con buona pace di Napolitano e di Scalfari, non ci possono essere intese né larghe né strette.

Critica liberale

   

 

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

 

Senza oneri

per lo Stato

 

di Giorgio Morale

 

vivalascuola propone un intervento di Corrado Mauceri che ricostruisce le tappe che portano allo snaturamento della scuola pubblica italiana così come viene delineata dalla Costituzione:

 

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2013/11/18/vivalascuola-154/

 

Il sostegno economico alla scuola privata si accompagna infatti all'impoverimento della scuola statale e procede di pari passo con l'aziendalizzazione della scuola, equiparata a una azienda regolata dalla logica del profitto. Ne è corollario l'aumento dei poteri della dirigenza, a scapito degli organi collegiali e delle forme della partecipazione e della democrazia scolastica.

    Questa storia prosegue con le iniziative della ministra Carrozza, che dopo aver promesso all'inizio del suo mandato una Costituente dell’Istruzione per coinvolgere tutto il mondo della scuola, avrebbe voluto calare dall’alto come collegato alla Legge di Stabilità un provvedimento, al momento rinviato, su alcuni punti fondamentali per la scuola come stato giuridico e salari, e ridurre gli organi collegiali alla sola funzione consultiva.

    Completano la puntata materiali sull'argomento e le notizie della settimana scolastica.

   

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

 

LETTERA

 

C'era una volta il Nord-Est

 

Grazie della email. Leggo tutto con molto piacere ed interesse, soprattutto quello che scrive Paolo Bagnoli, senza comunque togliere nulla agli altri sia ben inteso.

    Più che una testata l’ADL dovrebbe essere una domanda: Qual è l'avvenire dei lavoratori italiani? L'estinzione grazie al sindacato? Grazie alla politica e grazie al capitalismo da quattro soldi fatto da capitalisti da tre soldi?

   Se poi vogliamo spendere due parole sul pubblico impiego, diciamo che l'appiattimento dei salari voluto dai sindacati che hanno materialmente assassinato il lavoro fa si che chi lavora e si impegna prende gli stessi soldi di chi timbra il cartellino e va a fare la spesa e nonostante li becchino, sono ancora al loro posto e se la ridono.

    Ebbene di un paese così cosa ce ne facciamo e non voglio fare di tutta l'erba un fascio, per dire, ma la situazione è questa.

    I lavoratori non contano nulla... oggi, una volta non era così e guarda caso l'Italia andava un pochino meglio.

   Purtroppo questi operai, braccianti ecc. son guidati male, sono assopiti, ermetizzati usando un termine con cui in passato definivamo le poesia di Ungaretti... l'ermetismo. In poche parole dormono anche perché poco acculturati, hanno sempre pensato a muovere le braccia e non la testa, il risultato si vede, non hanno capito un tubo di quello che gli sta succedendo.

    “C'era una volta il West” titolava un famoso film. Io direi: c'era una volta il Nord-Est, ricco e produttivo…

    Scusate lo sfogo, ma mi fa male vedere un simile decadimento e nessuno dico nessuno fa nulla per cercare di evitarlo.

 

Adriano - Pordenone

   

La ringraziamo del suo contributo d’idee e del suo apprezzamento, anche a nome di Paolo Bagnoli.  – La red dell’ADL

   

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo

 

Direttore: Andrea Ermano

Amministratore: Sandro Simonitto

Web: Maurizio Montana

 

L'editrice de L'Avvenire dei lavoratori si regge sull'autofinanziamento. E' parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che dal 18 marzo 1905 opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista".

    L'ADL è un'editrice di emigranti fondata nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera.

    Nato come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte durante la Prima guerra mondiale al movimento pacifista di Zimmerwald; ha ospitato (in co-edizione) L'Avanti! clandestino durante il ventennio fascista; ha garantito durante la Seconda guerra mondiale la stampa e la distribuzione, spesso rischiosa, dei materiali elaborati dal Centro estero socialista di Zurigo.

    Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha condotto una lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana, di chiunque, ovunque.

    Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo nella salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.

   

 

 

Allegato Rimosso
Allegato Rimosso
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