[Diritti] ADL 131219 - I più fervidi auguri



L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero www.avvenirelavoratori.eu

Sede: Società Cooperativa Italiana Zurigo - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo

 

La più antica testata della sinistra italiana, fondata nel 1897

La Newsletter dell'ADL di oggi – 19.12.2013 – è inviata a 40'465 utenti

Direttore: Andrea Ermano

   

 

BUONE FESTIVITÀ

E UN FELICE ANNO NUOVO !

 

Con il presente numero la Newsletter dell'ADL inizia la consueta pausa invernale, necessaria anche a espletare alcuni aggiorna­men­ti tecnici e informatici. Le regolari trasmissioni della Newsletter ADL riprenderanno merco­ledì 29 gennaio 2014. A tutte e a tutti i più fervidi auguri di liete festività natalizie e un felice anno nuovo!    La red dell'ADL

 

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IPSE DIXIT

 

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Foto storica: Willy Brandt in auto a Berlino con

il presidente USA John Kennedy il 23 giugno 1963

 

Più democrazia - «Noi vogliamo osare più democrazia.» – Willy Brandt (18.12.1913 - 8.10.1992)

 

Willy Brandt, Storico cancelliere tedesco e presidente dell’Internazionale Socialista nonché Premio Nobel per la Pace, è stato ricordato da Pia Locatelli alla Camera nel centenario della nascita (vai al video)

  

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.03, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione o da fonti di pubblico dominio o da risposte ad E-mail da noi ricevute. Il nostro servizio d'informazione politica, economica e culturale è svolto senza scopo di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico e un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.03, 196, Art. 24).

   

 

EDITORIALE 

 

Un Renzi di liberi ed eguali

 

di Andrea Ermano 

 

È apprezzabile che Matteo Renzi abbia ribadito l'intendimento di formalizzare l’adesione del PD al PSE: "A Bruxelles i Democratici possono giocare all’attacco solo se trovano una squadra che permetta loro di stare in campo", – commenta l’organo del pd Europa. – "L’alternativa è quella di rimanere in tribuna a tifare per una squadra composta solo da stranieri contro un’altra in cui continuano a giocare Alfano e (forse) Berlusconi."

    Come diceva Pietro Nenni, “la politica è la politica estera”. Ma, ugualmente, questa estroversione eurosocialista può parere un tantino sorprendente. Dopo tutto, sia nel discorso della vittoria a Firenze, sia in quello d'insediamento a Milano, il neo-segretario si era tenuto ben lontano dagli affari internazionali… E non di meno D’Alema ha attribuito a Renzi una “visione tardo-blairiana”.

    Il sindaco di Firenze come il premier britannico? Certo, anche Tony Blair tenne un discorso a Milano, era il 2 marzo del 1999 e fu abbastanza memorabile. La similitudine, però, si ferma per adesso all'ubicazione topografica. Il premier britannico sfoderò nella capitale lombarda un eloquio affilato, ispirato, vibrante, dotato di un suo splendore, al limite sgradevole, se volete, ma comunque grande nella sua sgradevolezza, soprattutto se raffrontata alla miseria cui poi la "Terza Via" effettivamente ci condusse.

    Le vanità passano con il tempo. Alcuni fatti, invece, resistono. Per esempio il Labour – tramontata l’era Blair – non ha chiuso i battenti come certe organizzazioni prive di motivazione ideale. Anzi, il confronto interno al partito di Brown e Milliband è proseguito e prosegue senza sosta. Più o meno lo stesso è accaduto e accade negli altri partiti della famiglia socialista europea, dove le vittorie si alternano alle sconfitte e le strategie cambiano periodicamente non meno che i gruppi dirigenti. Ma le vecchie istituzioni sindacali e politiche – edificate in centocinquant'anni di storia, lotte, fatiche e sacrifici – quelle restano.

    Tutt'altrimenti in Italia, dove abbiamo assistito in rapida sequenza alla fine del PCI e del PSI, alla nascita della "Cosa 1" ochettiana, e alla sua risoluzione nella "Cosa 2" dalemiana. Le quali due Cose pretesero "di rifondare la sinistra con un’operazione calata dall’alto, vissuta sul territorio come una farsa e una finzione, seguendo la logica della cooptazione e senza porsi più di tanto in discussione", rievoca Danilo Di Matteo, blogger di mondoperaio: "Insomma: ancora paghiamo le conseguenze di quell’operazione concepita e gestita in maniera a dir poco maldestra".

    Alla fine della maldestra vicenda – dopo che i DS si erano cioè ben amalgamati sulla "sedia a Rutelli" di due valenti condottieri messisi però fuori combattimento da sé con overdosi di nutella, e quando financo il loro successore finì tragicamente sbranato durante la carica dei centouno da Crudelia de Mont – ebbene ecco allora che il popolo e il senato del Pci-Pds-Ds-Pd decisero di affidarsi a un giovinotto pragmatico di nome Matteo.

    Adesso, se non tutto è inganno, il giovinotto intende somministrargli una medicina eurosocialista reputata fino a ieri talmente troppo forte che poco è più la morte.

    Sorge un sospetto. Che gli stessi cattolici di centro-sinistra si sentano meglio garantiti dentro al PSE piuttosto che fuor di esso? Dopo anni di coabitazione con gl'innumerabili leader ex Fgci, la gente è ormai disperata, disposta a tutto, persino a “morire socialista”…

    E dunque?

    Dunque, pax in terris agli uomini di buona volontà.

    Cari amici post-democristiani, cari compagni ex-comunisti e soprattutto carissimi ragazzi ex-niente, siate i benvenuti nella grande famiglia europea dei liberi ed eguali. Laddove “liberi ed eguali” noi qui lo si dice quasi per ciurla, ma bene non si farebbe a dimenticare che quella socialista è l'Idea che non muore.

 

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Scena di strada in una metropoli occidentale

© Lucas Jackson / Reuters

  

 

 

Convegno

 

VIVA IL SOCIALISMO

 

Nel centoventesimo di attività della

Federazione Socialista Italiana in Svizzera

 

Ø  Cooperativo / St. Jakobstr. 6 / CH 8004 Zurigo

Ø  Zurigo, domenica 23 febbraio 2014, ore 10.15

 

Relatori:

 

·        Valdo Spini, presidente dell’Associazione Istituzioni Cultura Italiane, già Ministro dell'Ambiente e Ministro per le Politiche Comunitarie

·        Laura Garavini, parlamentare (PD), componente della Commissione Antimafia e della Commissione Esteri della Camera

·        Renzo Ambrosetti, co-presidente del Sindacato UNIA e presidente della Federazione europea Metalmeccanici (EMF)

 

Interventi di:

 

Paolo Bagnoli (Firenze), Per un reinsediamento socialista in Italia

Felice Besostri (Milano), Legge elettorale, Costituzione, Democrazia

Anna Biondi (Ginevra), Un mondo di lavoro

Francesco Papagni, (Lucerna), Religiöser Sozialismus in Zürich

Fabio Vander (Roma), Leopardi, la politica e la "social catena"

Conradin Wolf (Zurigo), Würde und Menschenrechte

 

Presiedono:

 

Vreni Hubmann (Zurigo), presiede la sessione antimeridiana

Andrea Ermano (Zurigo), presiede la sessione pomeridiana

 

Sui prossimi numeri dell’ADL il programma dettagliato del convegno

  

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

Lampedusa: non ci stupiamo!

 

Il commento del dott. Italo Siena, fondatore del Naga *)

 

(Milano 18.12.13) - “Il video comparso ieri sul Centro di Lampedusa non ci stupisce. Sappiamo che chi è rinchiuso nel centro subisce violenze e trattamenti disumani anche peggiori del trattamento antiscabbia nudi. Il video conferma ciò che già sapevamo”. Commenta Italo Siena fondatore del Naga e del Centro Naga-Har per richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura.
    “Che cosa pensiamo che succeda in un Centro dove vengono rinchiuse invece che accolte persone che affrontano viaggi interminabili e pericolosi per fuggire da violenze, guerre, miseria o semplicemente per trovare una vita migliore? In un luogo dove non possono entrare liberamente né giornalisti né avvocati? Dove, ogni giorno, viene calpestato il diritto alla libertà di movimento e all’accesso alle cure? Ciò che succede nel Centro di Lampedusa tutti i giorni e ciò che abbiamo anche visto è il metodo di gestione dell’immigrazione nel nostro Paese basato sull’idea che diritti e dignità non spettano a tutti in egual misura, ma possono non essere rispettati in nome della diversa nazionalità. Ma la negazione dei diritti dei cittadini stranieri significa una compromissione dei diritti di tutti e ciò che abbiamo visto ne è un'inevitabile conseguenza.” Prosegue il Dott. Siena.

    “In quest’ennesima vicenda dolorosa e raccapricciante legata all’immigrazione vediamo però un aspetto positivo: il video è stato girato da un cittadino straniero stesso. Come dimostrano anche le proteste all’interno dei Centri di Identificazione ed Espulsione l'unica soluzione efficace all'intollerabile gestione dell’immigrazione in Italia verrà con il contributo indispensabile dei diretti interessati e delle loro testimonianze.” conclude Italo Siena.

 

*) Il Naga è un'associazione di volontariato laica e apartitica che si è costituita a Milano nel 1987 allo scopo di promuovere e di tutelare i diritti di tutti i cittadini stranieri, rom e sinti senza discriminazione alcuna. / Contatti: 349.1603305 - 02.58102599 - naga at naga.itwww.naga.it
   

 

SPIGOLATURE 

 

Ma l'odissea non si ferma

 

di Renzo Balmelli 

 

ODISSEA.  Non è soltanto di oggi la vergogna di Lampedusa che di colpo, come un soffio gelido, spegne le candeline sull'albero. Basta un rapido giro negli archivi per rammentare che lo scandalo degli immigrati disinfestati e trattati come nei lager nazisti è il tragico epilogo di una situazione sfuggita a ogni controllo e che nel corso degli anni è andata via via degenerando fino a raggiungere il grado di abiezione mostrato dall'agghiacciante video del TG2. Ora si moltiplicano le manifestazioni di sdegno e di condanna ma chi ha buona memoria sa quante inchieste sulle disumane condizioni di accoglienza fecero scalpore in passato con denunce articolate e documentate. Invano. Forte è dunque il sospetto che anche questa volta, passata l'ondata di indignazione, i buoni propositi si perdano nelle pastoie burocratiche e nello sterile rimpallo delle responsabilità. Da tempo si invoca l'avvio di una  ricognizione del dolore tramite una carta per Lampedusa che garantisca il  pieno rispetto della dignità umana per migliaia di donne e uomini che vedono  calpestati i loro diritti senza nessun ritegno. Ma l'odissea non si ferma, al punto da condannare centinaia di disgraziati a morire in fondo al mare per inseguire il flebile miraggio di una esistenza migliore. E nessuno può chiamarsi fuori, perché questo dramma interpella le coscienze di tutti noi.

 

FORMULE. Le larghe intese non sono un'invenzione tedesca. Se oggi Angela Merkel è in grado di presiedere il suo terzo governo, buona parte del merito va all'Italia che del centro-sinistra è stata la culla negli anni in cui la "grosse Koalition" era ancora di là da venire. Ma c'è di meglio. Di accordi a tutto campo già se ne parlava durante il regno di Sardegna, a conferma del fatto che il Bel Paese in quanto a formule innovative è sempre stato un fecondo laboratorio d'idee. Non di rado lasciate però al loro destino. Difatti, diversamente da quanto accade in Germania, dove si premia la concretezza, a Roma anche le iniziative col marchio del made in Italy apprezzate all'estero finiscono spesso con l'essere vanificate dai bizantinismi di corridoio.

 

LIBRI. E' difficile dire quanto durerà il governo che prova ad aggiustare i mali dell'infausto ventennio targato S.B. Di solito quando un esecutivo cerca di spezzare il paradosso delle connivenze, procacciatrici di poltrone sicure, ha vita piuttosto breve. Alla compagine di Letta bisogna augurare di resistere a lungo non fosse altro che per la spinta a leggere buoni libri e quindi a valorizzare la cultura. Oggi più che mai si avverte il bisogno di quelle cose che non portano profitto, ma che cambiano l'esistenza. Chi legge – diceva Valentino Bompiani – vive due volte. Dopo anni di grossolana decadenza e di reality fasulli al servizio di una ideologia altrettanto fasulla, l'incentivo fiscale alla lettura è una bella notizia che fa ben sperare.

 

FORCONI. Quando riecheggiano sguaiati appelli alla marcia su Roma vengono i brividi. Che nella protesta , non priva di buone ragioni, possano annidarsi - scrive Mani Ovadia - fascisti e imbecilli che lanciano accuse sinistre ai banchieri in quanto ebrei, è da furfanti. I decaduti che cavalcano il movimento ad usum delphini non sono animati dalle buone intenzioni che sarebbero utili per intercettare il malessere, ma seguono soltanto l'irrefrenabile passione per le rivalse postume. Le scosse sociali chiedono invece risposte serie e non rozzi speculatori che soffiano sul fuoco evocando lo spettro di golpe immaginari. Perdere il controllo sarebbe pericoloso, perché , anche se di plastica, sempre forconi sono.

 

SCONFORTO. Nel suo comprensibile sfogo, il Presidente Napolitano dice che in giro c'è troppa disperazione. Fa eco alle sue considerazioni l'identikit fornito da Repubblica di un Paese stanco e che non crede più a quanto si racconta nei TG e nei talk-show. Un nostro assiduo lettore, il giornalista Peter Lorenzi, vi aggiunge del suo, sostenendo che è solo "perditempo, per non dire nausea" ascoltare i politici e anche certi giornalisti che fanno salotto. Bisognerà quindi vedere se in futuro i lampi di gioventù che a partire dal Pd mostrano una generazione decisa a cambiare passo riusciranno ad avere la meglio sul clima depresso di fine anno. Clima che all'interno di una crisi sempre più profonda diventa l'emblema dello sconforto.

 

LACUNE. Non tutti i quiz vengono per nuocere. Capita di rado, ma a volte succede di fare scoperte istruttive nelle titubanti risposte dei concorrenti che aprono squarci vistosi sulla scarsa conoscenza non dell'evo antico, ma di eventi a noi vicinissimi e ampiamente documentati. Sintonizzati su Raiuno, molti spettatori saranno rimasti sconcertati dalla difficoltà mostrata dai partecipanti al gioco nel collocare l'epoca in cui Hitler era il terrore dell'Europa. Nessuno ha saputo indicarla tranne che per esclusione, quando era rimasta una sola data disponibile. Sembra quasi impossibile che si possa ignorare il recente passato in modo tanto vistoso, al punto da chiedersi se con tali lacune persone mediamente istruite sappiano in che mondo viviamo.

 

SFERZATA. Slogan anarchico di fine Ottocento, tornato popolare negli anni della contestazione, il detto " una risata vi seppellirà" non ha perso la sua efficacia. D'altro canto è noto sin dai tempi di Molière che si piange col cuore e si ride col cervello. Ma va bene anche il contrario. Di fronte alle smanie del Cavaliere che vagheggia improbabili rivoluzioni come al solito solo per i suoi comodi, una buona battuta è una sferzata che ne accentua il ridicolo. Berlusconi – racconta Ezio Greggio a Striscia la notizia su Canale 5 – "vuole prendere la Bastiglia, ma si confonde, deve prendere la pastiglia". A Milano per una chicca così c'è un modo di dire eloquente: "Ciapa su e porta a cà", prendi e porta a casa.

 

GARA. Autore tra i più rappresentativi del ventesimo secolo e campione degli aforismi, Fernando Pessoa sosteneva che il poeta per sua natura è un fingitore. Sarebbe interessante sapere cosa penserebbe lo scrittore portoghese degli scienziati cinesi che hanno attinto a piene mani alla tradizione e alla poesia per tenere a battesimo lo sbarco sulla luna di una sonda con le insegne del Celeste Impero. Anche loro fingitori? Una dea, Chang-e, e un coniglio di giada figureranno d'ora in poi accanto a nomi più convenzionali tipo Atlas o Cosmos nella corsa al nostro satellite. Una gara che effettivamente di poetico ha poco, ma che attesta il gigantesco balzo tecnologico di Pechino per fare valere le proprie ragioni nello spazio , tornato a ingolosire le grandi potenze.

   

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

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(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

 

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

Parliamo di socialismo

 

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Nella foto: Pietro Nenni con Willy Brandt nel 1969.

(Archivio Fondazione Pietro Nenni, Roma).

 

 

Ripartiamo da Nenni

per il socialismo europeo

 

di Antonio Tedesco

 

Nei simboli dei Partiti italiani non vi sono più riferimenti all’Europa e sono aumentati i riferimenti nazionalistici. Il consenso intorno all’Istituzione europea è ai minimi storici. L’Unione europea, nell’attuale configurazione è il risultato di un processo d’integrazione politica ed economica priva di quei contenuti ideologici che erano alla base della visione illuminata dei teorici degli Stati Uniti d’Europa (Colorni, Rossi, Spinelli, etc.). Si sono concretizzate le preoccupazioni di Francesco De Martino: “non si giungerà all’Unità politica se questa non diviene coscienza comune delle masse e se i vari Stati europei fin d’ora non faranno tutti gli sforzi per uniformare i loro indirizzi almeno nei settori più significativi”.

    Oggi in Italia non c’è una cultura politica abituata a considerare i problemi interni nella visione complessiva dell’Unione europea, capace di uscire da una sorta di stagnante provincialismo nel quale siamo ricaduti negli ultimi vent’anni. La nostra classe politica parla spesso solo di fiscal compact, di rivisitazione della spending review, ponendo l’Istituzione europea in un evidente condizione di astrattezza e di impopolarità.

    Sicuramente vi è un deficit di democrazia, ma l’Unione Europea è divenuta per l’italiano medio un’entità “antipatica”, spesso associata alla “prepotenza tedesca” ed ha costituito un alibi perfetto per i Governi italiani degli ultimi 20 anni.

    Nel 2014 (febbraio-marzo) a Roma si terrà il Congresso del PSE in vista del voto (24-25 maggio 2014) per rinnovare il Parlamento Europeo e credo che possa essere un’occasione per le forze della sinistra italiana (PD, SEL, PSI) per uscire dall’eterna indecisione, riconoscendosi nel socialismo europeo e riscoprendo i propri orientamenti e valori nella storia e nella tradizione socialista italiana.

    Mi viene in mente Pietro Nenni in un suo intervento al Congresso dell’Internazionale Socialista a Vienna nel 1972 dove affermò che: “Vincere o perdere la battaglia per l’Europa ha un’importanza fondamentale per noi socialisti europei”. E mi chiedo se il Congresso in Italia possa essere un’occasione importante per far emergere orientamenti comuni delle forze socialiste europee.

    Penso soprattutto alle priorità da affrontare fin da ora: disoccupazione, disuguaglianze sociali ed economiche e quelle concernenti la cultura, i mezzi d’informazione, la scuola.

    Il Congresso a Roma può essere l’occasione per ripartire dai grandi pionieri dell’europeismo? Un’occasione per riprendere la strada aperta da Spinelli, Colorni, Rossi e proseguita da Pertini, De Martino, Nenni che sognavano l’Europa dei diritti, del lavoro, della solidarietà?

    Si potrebbe ripartire da un vero e convinto europeista: Pietro Nenni, leader e figura centrale del socialismo italiano del 900’,simbolo della politica intesa come bene comune. (A breve il PD intitolerà una sala della Camera dei Deputati a Pietro Nenni).

    Nenni è stato un convinto europeista, soprattutto dal 1957 (dopo il Congresso di Venezia del PSI), e l’Europa divenne l’asse portante della sua politica e l’architrave della politica socialista in Italia: “Crediamo in un Europa democratica che sia una Comunità federale dei suoi popoli liberi”. Il Laburista inglese Aneurin Bevan disse nel 1957: “I socialisti europei devono essere profondamente grati al leader socialista Pietro Nenni”.

    Perché non ripartire da Pietro Nenni, per gli Stati Uniti d’Europa, con un nuovo modello economico e sociale originale che sia fondato sulla democrazia e sulla partecipazione, capace di superare gli squilibri sociali e territoriali e le disuguaglianze economiche? Altrimenti, come diceva Nenni, “senza democrazia, senza libertà tutto si avvilisce, tutto si corrompe”.

       

 

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

Antigone: “Le carceri

italiane stanno scoppiando”

 

Nel suo rapporto annuale l'associazione denuncia tassi di sovraffollamento che non hanno pari in Europa. Secondo i parametri ufficiali siamo al 134,4 per cento, contro una media Ue del 99,5 per cento. Ma il dato - dice Antigone - è sottostimato: quello reale è del 173%

 

L'Italia si conferma agli ultimi posti in Europa per civiltà nelle carceri: con 64mila detenuti e un tasso di sovraffollamento “ufficiale” al 134,4% è molto distante dalla media Europea che è 99,5%. Lo denuncia l'associazione Antigone, che si batte per i diritti nella carceri, nel suo monitoraggio annuale, presentato oggi a Roma, precisando che il è falsato, poiché tiene conto della capienza regolamentare di 47.649, mentre è ormai riconosciuto, anche dalla Guardasigilli, Annamaria Cancellieri, che i posti effettivi sono all'incirca 37mila.

    La percentuale di sovraffollamento “schizza” quindi a oltre il 173%. Considerando i dati ufficiali, ci sono regioni dove le statistiche sono anche peggiori: la Liguria è al 169,9%, la Puglia al 158,1%, l'Emilia Romagna al 155,9% e il Veneto al 153,4%. Le detenute sono 2.789, il 4,4% della popolazione carceraria. I numeri più alti nel Lazio, 507, e in Lombardia, 549.

    Conseguenza diretta del sovraffolamento sono le morti che avvengono in carcere:  99 tra i detenuti nel 2013, l'ultima lo scorso 13 dicembre a Bergamo per infarto. 47 i suicidi (23 erano stranieri) e 28 le morti per cause ancora da accertare. Il primato delle morti spetta a Roma Rebibbia con 11 morti (di cui 2 per suicidio, 3 per malattia e le altre ancora da accertare), seguita poi da Napoli, 9 in tutto: a Poggioreale sono morti fino ad oggi 6 detenuti, tra questi Federico Perna, sulla cui morte, l'8 novembre sono in corso un'indagine amministrativa e una giudiziaria per omicidio colposo. Quattro i detenuti morti a Teramo, 3 a Velletri e 3 nell'Ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia.

    Il detenuto morto più giovane aveva 21 anni, era marocchino e si è impiccato il giorno il giorno dopo Ferragosto nella Casa Circondariale di Padova. Il più anziano aveva 82 anni, è morto a seguito di un malore e stava scontando la sua pena nella Casa di Reclusione di Rebibbia. Aveva gravi patologie ed era stato recentemente colpito da un ictus, ma agli inizi di ottobre il Tribunale di Sorveglianza aveva rigettato la sua richiesta di differimento della pena per motivi di salute.

   

 

Economia

 

Persino il Financial Times

 

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

 

Persino il Financial Times, l’interprete più autorevole della City di Londra, di fronte a nuove e crescenti bolle speculative, si è sentito obbligato a chiedere l’applicazione di una maggiore e più rigorosa disciplina della finanza. Il nuovo approccio dovrebbe essere prioritario anche nell’insegnamento delle scienze economiche mettendo da parte i cosiddetti “modelli astratti” dominanti.

    Il giornale ha lamentato il fatto che si sia posto “una fede eccessiva nei modelli matematici” applicati alla finanza e all’economia, perdendo così il contatto con l’economia reale e con le vere esperienze della vita.

    La continua “genuflessione rituale di fronte ai modelli matematici” ha illuso, secondo FT,  la maggioranza degli  economisti, degli studiosi e degli studenti di economia  creando in loro una “presunzione scientifica” ed un’aura di rispettabilità intellettuale. Ciò ha inevitabilmente portato al completo fallimento nel prevedere e nello spiegare il peggiore crac finanziario della storia.

    Questa critica, in verità, arriva un po’ tardi, ma, come dice il proverbio, meglio tardi che mai. Staremo a vedere se le autorevoli considerazioni resteranno nella sfera della filosofia morale o si tradurranno anche in effettivi cambiamenti delle scelte e dell’insegnamento della politica economica.

    Che questi modelli matematici astratti fossero delle pericolose “stelle cadenti”, lo si era già sperimentato in dimensioni eclatanti quando l’hedge fund speculativo Long Term Capital Management (Ltcm) nel lontano 1998 crollò su stesso.

    Creato negli Usa nel 1994 da un gruppo di esperti finanziari della Salomon Brothers, il fondo Ltcm si basava sui modelli matematici formulati da Myron Scholmes e Robert Merton, due premi Nobel per l’economia. Essi furono insigniti del prestigioso riconoscimento per aver formulato “un nuovo modello per determinare il valore dei derivati” e  per aver costruito una complicatissima formula per condurre operazioni finanziarie e scommesse sulle piccole variazioni dei tassi di interesse, inizialmente dei Treasury bond. Il modello era diventato fondamentale per “lavorare” in particolare con i derivati Otc non regolamentati.

    Inizialmente si registrarono grandi profitti, tra il 20 e il 40% del capitale investito, il che aumentò la cupidigia e la propensione a rischi maggiori. I resoconti statistici mensili generavano poi la convinzione della giustezza di tali comportamenti speculativi.

    Anche la Fed ha partecipato alla “festa”, mentre tutti i controlli preposti venivano di fatto annullati.

    Come il discusso ciclista americano, Lance Armstrong, che trascinava dietro di sé il resto del gruppo, anche Ltcm guidava fondi speculativi e operatori di borsa generando un ”effetto valanga”.

    Uno dei segreti del suo successo fu la capacità di operare con l’effetto della leva del credito, tanto che nel 1998 il fondo, con un capitale di base di 4,7 miliardi di dollari contava crediti per 124,5 miliardi, con un rapporto debito/capitale di 25:1. Ma la cosa davvero esplosiva era il valore nozionale dei suoi derivati Otc pari a ben 1, 25 trilioni di dollari!

    Ltcm era diventato il nuovo dio dell’Olimpo, potente e imbattibile. Le operazioni finanziarie si espandevano a tutto campo e su tutti i mercati del mondo. Anche su quelli delle cosiddette tigri asiatiche, che poi entrarono in crisi, e delle obbligazioni della Federazione Russa, che divennero inesigibili con il default russo nel 1998. E’ una storia nota.

    Ltcm si trovò pieno di titoli e di derivati in caduta libera mentre i creditori chiedevano al fondo di rientrare subito e di coprire le sue posizioni debitorie. Di conseguenza andò in bancarotta.

    Fu la prima vera avvisaglia della crisi finanziaria e bancaria sistemica con tutti i suoi ingredienti di panico. Le reazioni a catena avevano portato l’intera finanza alla soglia del “melt down”, della dissoluzione del sistema.

    La Fed dovette intervenne con un piano di salvataggio di 3,6 miliardi di dollari, chiedendo un contributo di alcune centinaia di milioni di dollari a tutte le grandi banche internazionali partecipanti. Anche alla Lehman Brothers.  Erano le stesse banche coinvolte nel crac del 2007-8 che abbiamo imparato a conoscere come le “too big to fail”.

    Il fallimento di Ltcm non fu una lezione. Anzi, tutti sembravano ancora più convinti della propria capacità, quasi divina, di gestire le crisi.

    Il Financial Times cita anche il noto economista americano, John Kenneth Galbraith, stretto collaboratore del presidente JF Kennedy e forte assertore del primato dell’economia reale sulla finanza. Egli, diversi decenni fa, aveva già accusato gli economisti di essere pervasi da un misto di “speranza e di fede” avvolto in una grande presunzione scientifica.

    Certo non si tratta della speranza e della fede di cui parla papa Francesco nelle sua Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” in cui invita anche i leader dell’economia mondiale a riflettere sulle cause più profonde della grande crisi finanziaria e a guardare all’uomo prima che al profitto. La loro, invece, è la fede nella “magia della finanza”.

   

 

Da MondOperaio, direttore Luigi Covatta / http://www.mondoperaio.net/

 

NUOVO !

 

di Alberto Benzoni

 

“Specchio delle mie brame” – chiedeva la perfida regina-matrigna – “dimmi, qual è la più bella del reame?”. E lo specchio rispondeva subito, perché era magico ma anche perché c’era un’unica risposta possibile, “Biancaneve è più bella di te”.
    Potremmo domandarci, a questo punto, perché la Regina fosse tanto ossessionata dal problema. Al punto di progettare, seduta stante, l’eliminazione della povera Biancaneve. La nostra ipotesi di lavoro è che la percepisse come pericolosissima rivale; in altre parole che la bellezza fosse, nel caso specifico, il requisito per l’accesso al potere.
Oggi, invece, per poter aspirare a vincere occorre essere nuovi. E ad interrogarsi, ancor più ossessivamente, sui titolari di questo requisito, non è solo la Regina di turno ma l’intero reame: dai massimi vertici all’ultimo camionista disperso in qualche bivacco tra le fredde nebbie padane.

    E, però, a differenza di quanto accadeva nella vecchia favola, la domanda non trova alcuna risposta.
    E non perché manchino gli aspiranti al titolo. Ce ne sono tanti; e ne vengono riproposti di continuo. E però non durano: o, più esattamente, i tempi della loro durata si accorciano sempre di più. Agli inizi della seconda, e per definizione nuova repubblica si misuravano in anni; ma poi siamo passati dai mesi ai giorni che dico alle ore e ai minuti. Al punto che chiunque sia consacrato come nuovo diventa perciò stesso automaticamente vecchio; in attesa di un suo successore che può aspirare alla qualifica solo se non si sia ancora ufficialmente materializzato.

    Nella sostanza, una grande fuga verso il nulla in cui il vecchio rimane l’incarnazione del Male ma il nuovo viene dissolto non appena appare alla luce del sole.

    E’ il caos autodistruttivo della politica e della cultura dell’immaginario. Sarebbe il caso, allora, che qualcuno (chi di dovere?) si preoccupi di recuperare il reale. O, se preferite, il reame…

       

 

Dall’Avanti online, direttore Mauro del Bue - http://www.avantionline.it/

 

La socialista Bachelet

riconquista la Moneda

 

di Cecilia Sanmarco

 

È stato definito il ballottaggio più originale del mondo, forse unico nella storia, quello che ha visto contrapporsi due donne nella corsa alla Presidenza del Cile e che ha sancito l’ampia vittoria, con il 63%, della socialista Michelle Bachelet, nuovamente alla Moneda dopo una pausa di quattro anni in cui la destra liberista non ha saputo dare risposte alla richiesta di riforme del Paese.

    Una vittoria scontata, segnata però da un fortissimo astensionismo, che ha superato il 50%, e dal voto di protesta dell’estrema sinistra che, certa del risultato, ha votato scrivendo “AC” sulla scheda, per chiedere un’Assemblea costituente che attui le riforme.

    Ne parliamo con Pia Locatelli, deputata socialista e presidente onoraria dell’Internazionale socialista donne che ha seguito personalmente le vicende cilene dal golpe di Pinochet, al plebiscito dell’88, alle prime elezioni democratiche dopo la dittatura e ha conosciuto personalmente la neopresidente.

 


 

L’intervista

 

Pia Locatelli: “Ora in Cile riforme possibili”

 

In Cile due donne candidate a guidare il Paese e per la seconda volta una presidente, mentre in Italia i vertici della politica sono ancora un appannaggio tutto maschile. Sono più avanti di noi in tema di parità e diritti?

    Non direi. Il fatto che per la seconda volta ci sia una donna alla presidenza e che questa donna sia una socialista è senza dubbio un bellissimo segnale, così come lo è il fatto che la sinistra per vincere nuovamente abbia avuto bisogno di una donna, ma nel campo dei diritti e della parità di genere il Cile non è un Paese avanzatissimo. La stessa Bachelet, nel corso del suo precedente mandato, non ha firmato la convenzione del Cedaw (Il protocollo per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne), e nel nuovo parlamento la percentuale femminile non supera il 15,8% alla Camera e il 18% al Senato. Il fatto che vi siano state due donne al ballottaggio non è un segno di avanzamento: la destra ha candidato la Matthei, sperando proprio di annullare il vantaggio di Michelle in quanto donna. Ma la Bachelet non è stata eletta perché donna, ma perché è brava.

    Il forte astensionismo e il voto di protesta gettano ombre sulla vittoria socialista e sono molti quelli che rimproverano la presidente di non aver fatto nel precedente mandato le riforme promesse.

    Molte cose non si sono potute fare a causa dei vincoli della Costituzione che prevede un quorum qualificato per poter attuare alcune riforme come quella per l’aborto terapeutico, per l’istituzione del matrimonio egualitario o per il primato dell’istruzione pubblica, che è stato il cavallo di battaglia della Bachelet in questa campagna elettorale. Per questo in molti hanno chiesto nella scheda una nuova Costituzione e non a caso la riforma della Carta rientra tra le prime cose annunciate da Michelle dopo la sua elezione. Adesso che la destra, come è avvenuto nelle precedenti legislature, non ha più i numeri per bloccare le riforme sono convinta che i risultati ci saranno.

    La Bachelet ha promesso di fare 50 riforme in 100 giorni, obiettivo non semplice tanto più che molte di queste presuppongono un aumento delle tasse. Lei stessa ha detto che non sarà facile…

    Sì lo ha detto, ma anche aggiunto: “Ma quando mai è stato facile cambiare il mondo”. In Cile esiste ancora un gap spropositato tra ricchi e poveri e per ridurlo è necessario un aumento della pressione fiscale sui ceti più ricchi e sulle società. L’aumento delle tasse servirà anche a riformare le strutture politiche ed economiche risalenti alla dittatura del generale Pinochet e ad offrire un’istruzione universitaria gratuita. Attualmente, infatti, gli studenti universitari cileni pagano tasse universitarie tra le più alte al mondo. Per portare avanti queste riforme la Bachelet potrà contare anche sull’appoggio dei tantissimi giovani che l’hanno votata e su quello di una terza donna, la portavoce del movimento studentesco sceso in piazza contro il governo di Piñera, Camila Vallejo, candidata con il Partito comunista che ha avuto un seggio in Parlamento.

    Tu sei stata in Cile più volte e hai conosciuto personalmente la Bachelet, un giudizio politico e umano.

    Le due cose inevitabilmente si intrecciano. Ricordo l’emozione che ho provato il giorno della sua prima elezione: Lagos, il presente uscente, aveva scelto una donna a sostituirlo, aveva vinto la democrazia, aveva vinto una socialista, aveva vinto una donna. Quello che colpisce maggiormente di Michelle è la coerenza. Lei veramente dice quel che pensa e fa quel che dice. È una donna simpatica e diretta, ma non è una sprovveduta. Sa misurare le sue forze e sa quando bisogna rinunciare a una battaglia perché non si è in grado di vincerla. Sicuramente merita la stima di cui gode, ma soprattutto è una garanzia per le minoranze, perché non vieterà mai a chi non è d’accordo con le sue politiche di manifestare per esprimere opinioni diverse.

    Il processo di pacificazione in Cile si può dire definitivamente compiuto?

    Direi di sì. Dal plebiscito dell’88, quando i cittadini ebbero il coraggio di dire no a Pinochet, il cammino democratico è stato costante e va dato atto al governo socialista di Lagos di aver portato avanti questa delicatissima fase di transizione senza traumi facendo in modo che la cittadinanza tornasse ad avere fiducia nelle sue istituzioni, mettendo da parte l’odio, la vendetta e la violenza. In questo processo è stato molto importante affrontare il problema delle violazioni dei diritti umani accadute durante la dittatura. Il Paese non avrebbe capito se non si fosse chiarito quello che era successo nel passato. È stata fatta giustizia, per quanto si potesse fare, ma non c’è stata vendetta. / http://www.avantionline.it/

 

Sullo stesso argomento leggi  anche:

Il Cile archivia la destra di Piñera,

di Sara Pasquot > va al blog dell’Avanti!

       

 

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

 

Dell'infanzia

 

di Giorgio Morale

 

vivalascuola questa settimana è dedicata alla scuola dell'infanzia:

 

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2013/12/09/vivalascuola-157/

 

A volte, come nel caso della scuola dell'infanzia, i principi s’incontrano con i bisogni concreti e non possono essere elusi.

    I principi dell’art. 33 della Costituzione s’incontrano infatti con i bisogni reali delle famiglie. La crisi economica rende più difficile sostenere le quote richieste dalle scuole private, che in alcune città godono una situazione di monopolio, allora si fa pressante la richiesta della istituzione di scuole dell’infanzia statali, come previsto dalla Costituzione e dalla Legge 444/68.

    Questo ci dicono l’esito del referendum di Bologna e varie iniziative in corso in varie città d’Italia. In questa puntata di vivalascuola Silvia Bodoardo, Francesco Cappelli, Antonia Guerra, Bruno Moretto, Carlo Salmaso, Antonia Sani, Sergio Tamborrino ci parlano della situazione a Torino, Milano, Bari, Bologna, Padova, Roma, Firenze.

       

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo

 

Direttore: Andrea Ermano

Amministratore: Sandro Simonitto

Web: Maurizio Montana

 

L'editrice de L'Avvenire dei lavoratori si regge sull'autofinanziamento. E' parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che dal 18 marzo 1905 opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista".

    L'ADL è un'editrice di emigranti fondata nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera.

    Nato come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte durante la Prima guerra mondiale al movimento pacifista di Zimmerwald; ha ospitato (in co-edizione) L'Avanti! clandestino durante il ventennio fascista; ha garantito durante la Seconda guerra mondiale la stampa e la distribuzione, spesso rischiosa, dei materiali elaborati dal Centro estero socialista di Zurigo.

    Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha condotto una lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana, di chiunque, ovunque.

    Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo nella salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.

   

 

Allegato Rimosso
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