[Diritti] ADL 150212 - Una delle cose



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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894

Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo

Direttore: Andrea Ermano

 

Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 12 febbraio 2015

 

Questa settimana la nostra testata, fondata e gestita da lavoratori emigranti, esce abbrunata in segno di lutto per l’ennesima strage di profughi al largo di Lampedusa.

 

 

Tombe senza nome di immigranti

 

   

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IPSE DIXIT

 

Una delle cose più dure - «Una delle cose più dure, nella vita, è avere nel cuore parole che non puoi pronunciare». – James Earl Jones

 

   

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    L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

    

    

EDITORIALE

 

Continuare così?

 

di Andrea Ermano

 

L’operazione “Mare Nostrum” autorizzava la marina militare italiana a spingersi verso il nord Africa per ampliare la zona di soccorso. In questo modo sono state salvate tante vite umane. Ma il 31 ottobre scorso il ministro degl’Interni, di concerto con i suoi omologhi UE, ha posto fine a “Mare Nostrum” dichiarando che di lì in poi “a 30 miglia dalle coste italiane finisce l'Europa”.

    Ed ecco altre centinaia di morti tra chi veniva per chiedere asilo all'Italia e all'Europa. Continuare così? Lasciarli annegare sul bagnasciuga virtuale del 31° miglio? Inviare navi da guerra ai bagnasciuga nordafricani onde silurare le carrette del mare, i gommoni, le zattere?

    La risposta a questi interrogativi non può essere che no, recisamente no. E la domanda che allora consegue automatica – possiamo accoglierli tutti? – non può trovare però soluzione finché non si riesca a escogitare il modo in cui questa accoglienza debba avere luogo.

    Non appare una buona idea rinchiudere gli immigranti nei centri di raccolta, da cui evadono in molti per andare ad associarsi ai venditori di strada quando non ad altre organizzazioni, opache o illegali, talvolta criminali o addirittura di stampo terroristico.

    La sostanziale assenza di politiche d'integrazione sembra fatta apposta per generare allarme sociale, alimentando una pericolosa deriva populista la quale a sua volta minaccia la stabilità della convivenza democratica in Europa.

    Da un lato abbiamo, dunque, le mafie contrabbandiere e schiaviste che speculano orribilmente sulla disperazione di chi fugge fame e guerra esponendo molti migranti a stenti inenarrabili e pericoli estremi. Dall'altro lato ci sono i populisti che sfruttano politicamente lo sbandamento cui i superstiti vengono condannati dallo sgoverno e dall'impreparazione per agitare misure stupide e disumane.

    Siamo in una tenaglia. Come uscirne?

    Forse bisognerebbe iniziare a riflettere sull'opportunità d'istituire un servizio civile obbligatorio su scala europea cui vengano coscritti gli immigrati. A essi l'UE dovrebbe garantire un minimo d'impiego lavorativo, di istruzione linguistica e di formazione professionale.

    A conclusione di questo percorso di leva civile, e in collegamento con la stipula di un contratto di lavoro, ogni immigrato riceverebbe un permesso di soggiorno.

    Folle idea?

    Può darsi. Chiediamo venia. Forse siamo troppo presi dallo sgomento per il ripetersi delle tragedie al largo di Lampedusa, e certo sappiamo bene, che l'idea di un servizio civile per immigrati richiede laboriosi approfondimenti tecnici, giuridici e organizzativi. Ma attendiamo di conoscere proposte migliori. Questa ipotesi di lavoro riflette comunque, con grande linearità, un principio di correlazione tra diritti e doveri.

    Un patto fondato sul diritto a essere accolti e il dovere di prestare servizio civile nel luogo di accoglienza ci appare capace di regolare positivamente l'integrazione dei migranti nella società e nel mercato del lavoro europei.

      

        

La situazione politica

https://www.facebook.com/emmacaluso

 

LA BOLGIA IN PARLAMENTO

E IL VUOTO DELLA POLITICA

 

di Emanuele Macaluso

 

Rotto il Patto del Nazareno, la Camera dei Deputati – dove si discutono legge elettorale e riforma del Senato – è una bolgia.

    Forza Italia, che queste leggi aveva votato al Senato, si è affiancata ai “grillini”, alla Lega e alla piccola pattuglia di SEL, nell’opposizione schiamazzante. Il Partito Democratico, da parte sua, non mostra di possedere una strategia e tiene unito il suo gruppo parlamentare non già sul contenuto delle leggi bensì usandolo come ostacolo contro gli schiamazzatori.

    Insomma, come fatto osservare più volte, la politica non si vede. Prevalgono il casino (mi si scusi il termine) e l’antipolitica.

    Ora ci si domanda se non sia meglio andare al voto con la proporzionale indicata dalla sentenza della Corte Costituzionale. Forse sì. Ma adesso tutti, a destra e a sinistra, temono lo scioglimento delle Camere. In ogni caso questa decisione dipende da Renzi: se c’è il governo il Presidente della Repubblica non può mandare a casa il Parlamento. E Renzi valuta che, nonostante tutto, il Parlamento approverà tutte le sue leggi. Si vedrà.

    È vero che la legge sul Senato dovrà tornare a Palazzo Madama per la seconda lettura. Eppure, quel che si deve registrare è l’assenza di una vera strategia politica. Siamo al tira a campare nella confusione e nell’incertezza del domani. Un’incertezza che rivela una sostanziale debolezza nella guida politica.

       

 

SPIGOLATURE 

 

Pieno di difetti, ma…

 

di Renzo Balmelli 

 

AFORISMA. La democrazia è un sistema pieno di difetti, ma insostituibile fino a quando non si troverà qualcosa di meglio. Piace pensare che l'aforisma di Churchill si adatti molto bene all'UE, solida e infaticabile garante della pace così come la vollero i padri fondatori dopo la tragedia nazi-fascista. Sarà pure imperfetta, ma in giro, francamente, di meglio non si vede niente. All'opposto ora si odono invece le lugubri sirene dell'estrema destra intenta a vellicare i peggiori istinti revanscisti per fare voti. Con i conflitti che dall'Ucraina al Califfato incombono alle nostre porte, lo smembramento dell'Europa nel solco di un' ideologia bacata sarebbe una catastrofe mondiale.

 

ANTICORPI. In Francia regge "lo spirito dell'11 gennaio" creatosi dopo la storica manifestazione in risposta agli attentati. Caricate di significati che andavano oltre il contesto regionale, le elezioni nel Doubs hanno mostrato grazie al successo al fotofinish, ma politicamente cruciale del socialista Frédéric Barbier, che l'esagono ha ancora in se gli anticorpi per sventare derive pericolose. Stavolta non hanno funzionato ne le ricette fascistoidi della Le Pen, che ora mastica amaro, ne le ambiguità di Sarkozy che sceglie sempre la " rupture" con il passato, ma non dice mai come. A Hollande e alla "gauche" si offre una grande 'opportunità di riconquistare il cuore dei francesi.

 

MATTEO. Prevedere in quale direzione si muoverà l'Italia post-Nazareno a trazione renziana è difficile. Nessun Paese, d'altronde, neppure il più stabile, può considerarsi al riparo dagli scossoni congiunturali. Sia come sia, all'inizio di un nuovo settennato, i problemi veri da affrontare non sono certo le paturnie del Berlusconi "salvinizzato", che passa da un Matteo all'altro trovandosi solo all'interno della sua destra un tantino decrepita. A incombere sono altre sfide, dalla lotta alla corruzione e l'evasione fiscale con i loro effetti devastanti sulla crescita, al contrasto della mafia di cui ha duramente sofferto il Presidente Mattarella. Gli ex hanno già avuto e ne hanno fatto un cattivo uso.

 

OLTRAGGIO. E' una questione di rispetto verso la dignità umana: per questo non vanno concesse attenuanti a chi infanga una persona per il colore della sua pelle. Risulta quindi del tutto incomprensibile " l'assoluzione morale "accordata dalla giunta per le immunità del Senato al leghista Calderoli che aveva dato dell'orango all'ex ministro Cécile Kyenge. E non meno sconcertante è stata l'adesione iniziale di alcuni senatori dem. L'oltraggio fatto a una signora per gli irripetibili insulti razzisti di cui è stata oggetto durante la sua esperienza di governo e che trovano ancora oggi ampio spazio sui blogger xenofobi non si cancella con un eventuale, tardivo dietrofront.

 

RIFLESSIONE. Nella nuova edizione curata da Bompiani, torna in libreria " Lo straniero", di Albert Camus, il romanzo che rivelò lo scrittore futuro premio Nobel al mondo letterario internazionale. A settant'anni e passa dalla prima pubblicazione il lettore di oggi rimane colpito con la stessa intensità dalla tematica esistenzialista su cui l'autore getta uno sguardo ironico e cinico, fino al drammatico esito finale. Siamo di fronte a un cittadino che non cessa d interrogarsi, un cittadino della riflessione continua, si legge nella bella introduzione ancora riservata che ne fa Roberto Saviano, preceduta da un titolo emblematico: quando Camus ci insegnò che siamo noi "Lo straniero".

 

RIPICCHE. Complici la crisi, le tensioni nel mondo del lavoro, il problema dei frontalieri, le brecce nel segreto bancario, la black list dei paradisi fiscali su cui Roma si ostina a mantenere la Svizzera e molto altro ancora, inclusi i politici dell'area populista che soffiano sul fuoco delle ripicche, sta di fatto che ormai il barometro delle relazioni tra il nord Italia e Ticino volge al brutto. Stranamente nemmeno l'appartenenza a un comune ceppo culturale sembra in grado di ammorbidire il clima, tanto da far venire in mente i polli di Renzo anziché i rapporti di buon vicinato. Il Manzoni, che studiò in collegio a Lugano, si sta rigirando nella tomba.

 

FURTO. Ciò che lascia perplessi nella gigantesca frode fiscale battezzata "Swissleaks" è che sia stato un furto, quello della famigerata "lista Falciani", a svelare l'esistenza di un altro furto gigantesco ai danni dell'erario e quindi della società. Ci si chiede da che parte guardassero coloro che avrebbero dovuto vigilare e prevenire la piena di quel fiume di denaro, non di rado di origine illecita, affidato alla britannica HSCB e confluito nei compiacenti forzieri elvetici. Nel rispetto dell'etica non sarebbe male se qualcuno, invece di accanirsi contro i lavoratori, promuovesse un'iniziativa contro l'immigrazione di massa degli evasori. Già, ma quelli chi li tocca!

 

CANZONETTE. Senza voler fare della sociologia da strapazzo, basta confrontare le prime, tremolanti immagini in bianco e nero con gli schermi ultra sofisticati di oggi per intuire la portata dei cambiamenti epocali che il Festival di San Remo ha attraversato con disinvoltura  tra gossip, polemiche, gaffes e rispetto della tradizione  nei suoi  65 anni di esistenza. Ad ogni edizione lo si da per morto, si giura che sarà l'ultima, che un giro di interessi da capogiro gli sta succhiando l'anima, ma  per cinque serate a tenere banco sul palco dell'Ariston è un manifestazione canora, forse un po' anacronistica, arrivata  all'età della pensione. Saranno solo canzonette, ma qualcosa dovrà pur dire se ancora non si spengono le luci della ribalta.

 

STRAGE. "Spiace, ma se lo sono voluto loro, e la colpa è del buonismo di sinistra". Vengono i brividi e si resta letteralmente sbigottiti nel leggere le farneticazioni di non pochi lettori, sicuramente avvelenati da una certa propaganda, nel commentare l'ultima strage di migranti nel Mediterraneo. E' la conseguenza perversa del livore che porta a considerare i profughi alla stregua di rifiuti umani, senza nessuna funzione utile, dimenticando volutamente di avere a che fare con persone in carne e ossa, con un'anima, che soffrono pene indicibili, pagano per l'avidità altrui e chiudono la loro esistenza sepolte nei fondali, sotto tonnellate di acqua. L'assuefazione alla tragedia sembra raggelare i cuori.

    

    

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

  

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

Stragi di migranti:

i numeri fanno paura

 

Secondo l'Unhcr, c'erano altri due gommoni. I morti potrebbero essere più di 300. "L'operazione Triton non ha suo mandato il salvataggio di vite umane e quindi non è una risposta". Cgil:"Rivedere Dublino II e definire un piano nazionale per l'accoglienza"

 

I numeri fanno paura. Non 29 e neppure 203, ma 232 le vittime dell'ennesima tragedia dell'immigrazione nel Canale di Sicilia. La ricostruzione è di Carlotta Sami, portavoce dell'Unhcr che ha raccolto le testimonianze dei superstiti. Ma secondo altri superstiti il conteggio delle vittime della domenica di bufera potrebbe salire fino a 300.

    Quando sono arrivati i soccorsi, infatti, non c'era solo il gommone con i 105 migranti, 29 dei quali morti di freddo. Poco dopo, nella stessa zona, sono stati raggiunti altri due gommoni, a bordo di uno c'erano solo due migranti, sull'altro erano in sette. "Le tre imbarcazione - spiega Sami - con tutta probabilità erano partite insieme domenica dalla Libia, con mare forza sette, senza né cibo né acqua per oltre un giorno. Nel primo c'erano 105 persone e 29 come sappiamo sono morte di freddo; negli altri due gommoni che hanno imbarcato presto acqua, erano in 212 e solo nove ce l'hanno fatta. Sono dunque morti in 203. La più piccola delle vittime aveva 12 anni". Ma, aggiunge, ci sono notizie di un quarto gommone, "quindi la tragedia potrebbe essere ancora più pesante, una delle più gravi degli ultimi tre anni".

    "Da un anno e mezzo chiediamo con forza di potenziare le capacità di salvataggio di vite umane nel Mediterraneo", dice Laurens Jolles, delegato Unhcr per il Sud Europa. Il governo italiano "con Mare Nostrum ha dimostrato l'impegno a voler trovare una soluzione, e l'Unhcr ha più volte fatto appello affinché l'operazione diventasse di gestione europea. Sorprende che non ci sia ancora la capacita' di farsi carico di questo impegno data l'entità della crisi umanitaria in corso. L'operazione Triton non ha come suo mandato principale il salvataggio di vite umane e quindi non può essere la risposta di cui c'è urgente bisogno".

    La stessa posizione era stata espressa ieri, 10 febbraio, dalla Cgil. “Ripristinare Mare Nostrum, creare corridoi umanitari, rivedere il regolamento di Dublino e definire un Piano nazionale per l'accoglienza: sono le risposte necessarie che l'Europa, e prima di tutto l'Italia, devono dare all'ennesima tragica strage di disperati in fuga dalle violenze e dalla guerra". Queste le parole di Vera Lamonica, segretaria confederale del sindacato di Corso d'Italia.

    “La tragedia al largo delle coste di Lampedusa mette in evidenza l’inadeguatezza delle attuali attività di pattugliamento in mare della operazione Triton. Le crisi umanitarie in Africa e Medio Oriente sono destinate ad mantenere - se non ad aumentare - il numero di persone in cerca di protezione”, è invece la posizione della Rete Sindacale di Protezione dei Migranti nel Mediterraneo e regione sub-sahariana, costituita dai sindacati dei paesi mediterranei e di ccui la Cgil fa parte.

    “Una tale tragedia umanitaria - conclude la nota diffusa in serata - non può essere affrontata con operazioni di sicurezza ma attraverso una adeguata politica di soccorso, accoglienza e integrazione. Nel 2014, malgrado Mare Nostrum, sono morte in mare circa 4000 persone. L’operazione Triton non ha come missione il salvataggio di vite umane ma quella di proteggere i confini. Riteniamo che l’assenza di misure di governo dei fenomeni migratori sia solo destinata a provocare nuove e più pesanti tragedie.”

      

    

Economia

 

Una conferenza

europea sul debito

 

Dopo le elezioni politiche, da Atene è partita la proposta di una “conferenza europea sul debito”. Ciò sta determinando un ampio dibattito in tutto il vecchio continente.  La Bce di Draghi e la Commissione europea non possono ignorarla. I fautori del rigore fiscale e dell’austerità senza crescita e senza sviluppo dovranno rivedere il loro approccio.

 

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

 

L’Unione Europea e l’eurogruppo sono di fronte a decisioni che sollecitano profondi cambiamenti di metodo e di politica economica.

    La Grecia ha un debito pubblico di 310 miliardi di euro pari a circa il 175% del suo pil. Prima del 2007 era dell’89%. Nella zona euro era del 66% prima della crisi finanziaria globale, oggi si aggira intorno al 93%.

    Negli anni passati per salvarsi dalla bancarotta Atene ha chiesto e ricevuto dalla Ue e dal Fondo Monetario Internazionale due bailout per 240 miliardi di euro. In cambio ha dovuto sottoporsi ad una “terapia shock” fatta di tagli dei budget statali, di drastiche riduzioni delle spese pubbliche e di aumenti delle tasse richiesti e imposti dalla Troika. 

    Di conseguenza oggi l’economia greca è in ginocchio. Dopo 6 anni di compressione economica, gli investimenti sono stati ridotti del 63,5%, la sua produzione industriale è scesa di un terzo, il pil si è ridotto del 26%. La disoccupazione è salita a oltre il 25% della forza lavoro e quella giovanile al 62%.

    D’altra parte è noto che dei 240 miliardi di “aiuti” (l’Italia vi ha contribuito con 41 miliardi di euro)  solo il 10% è andato a sostegno della spesa pubblica o del reddito dei cittadini greci. Il resto di fatto è stato una partita di giro. Sono stati acquistati titoli di stato greco detenuti dalle grandi banche private europee ed internazionali che premevano per disfarsene, minacciando quindi di accelerare il processo di bancarotta dello Stato. E una parte è andata a pagare gli interessi sul debito pubblico cresciuti a dismisura.

    In una simile situazione la cosiddetta ripresa economica non ci può essere, è uccisa ancora prima di iniziare. Riteniamo che sia una scelta suicida sia per  Atene che per Bruxelles.

    Perciò la richiesta della ristrutturazione del debito greco all’interno di una specifica conferenza europea sul debito è l’unica mossa razionale possibile che va ben al di là del colore politico del  governo pro tempore. Infatti la Spagna, l’Irlanda e il Portogallo mostrano un grande interesse per tale proposta. Pensiamo che lo debba fare anche il nostro Paese.

    Anche importanti analisti economici di differenti scuole di pensiero economico, e persino il Financial Times, giudicano la politica europea nei confronti della Grecia completamente fallimentare. Osservano che se fossero concessi nuovi aiuti finanziari, indispensabili per tenere in vita lo Stato e il debito della Grecia, e fossero usati come nel passato, l’economia e la società comunque sprofonderebbero nella palude della depressione.

    La Bce sta già acquistando titoli di stato dei Paesi europei nella prospettiva di creare maggiore liquidità per nuovi investimenti nell’economia reale. La stessa banca inoltre potrebbe acquistare sui secondary bond market, i cosiddetti mercati obbligazionari secondari,  titoli di stato, detenuti dai privati, della Grecia e non solo.  Naturalmente ciò comporterebbe una rivoluzione copernicana sia nella Bce che nell’Ue in quanto si potrebbe unilateralmente rinviare indefinitamente le scadenze di tali titoli mantenendo tassi di interesse irrisori.

    In sintesi Atene chiede un trattamento non dissimile a quello concesso alla Germania dopo la Seconda Guerra mondiale.  Lo si decise alla Conferenza di Londra del 1953 che fu guidata dagli Stati Uniti e coinvolse 20 nazioni, tra cui la Grecia. Alla Germania fu concessa la cancellazione del 50% del debito accumulato dopo le due guerre mondiali e l’estensione per almeno 30 anni del periodo di ripagamento del restante.

    Inoltre dal 1953 al 1958 la Germania avrebbe pagato soltanto gli interessi sul debito. Fu concordato in particolare che tali pagamenti non superassero il 5% del surplus commerciale della Germania.

    Tale accordo permise all’economia tedesca di ripartire. Il Piano Marshall di sostegni economici fu poi determinate per lo sviluppo dell’economia. Molti Paesi creditori furono interessati a sostenere l’export della Germania permettendole così di pagare i debiti e gli interessi. Naturalmente l’allora geopolitica, che assegnava alla Germania il ruolo di baluardo nei confronti dell’Unione Sovietica, fu decisiva.

    E’ importante sottolineare che l’Accordo del 1953 affermava di voler “rimuovere gli ostacoli alle normali relazioni economiche delle Germania Federale con gli altri Paesi e quindi di dare un contributo allo sviluppo di una prosperosa comunità di nazioni”. Un concetto che meriterebbe di essere proposto anche oggi per l’intera Europa.

       

            

Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

Anche la Corte dei Conti

lancia l’allarme corruzione

 

A lanciare il monito sul grave fenomeno della corruzione che “offusca l’immagine del nostro Paese” era stato il primo presidente della Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, celebrata lo scorso 23 gennaio. Oggi, in occasione di quella della Corte dei Conti, il presidente della magistratura contabile, Raffaele Squitieri ha rilevato che “crisi economica e corruzione procedono di pari passo, in un circolo vizioso, nel quale l’una è causa ed effetto dell’altra”.

 

Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, Squitieri ha ricordato che l’illegalità ha “effetti devastanti” sull’attività di impresa e quindi sulla crescita dell’economia. “Il perdurare a lungo di condizioni di bassa crescita, se non di stagnazione – ha osservato il presidente della Corte dei Conti – oltre a moltiplicare le difficoltà di gestione del bilancio pubblico e quindi di implementazione degli interventi necessari per affrontare la crisi, predispone un terreno favorevole a fenomeni di mala gestio e di corruzione”. Squitieri, rivolgendosi al capo dello Stato, Sergio Mattarella ha poi fatto presente che “il pericolo più serio per la collettività è una rassegnata assuefazione al malaffare, visto come un male senza rimedi. Non possiamo permettere che questo accada”. Il presidente della magistratura contabile è inoltre intervenuto sulla situazione economica, affermando che l’Italia sta attraversando un “quadro di estrema fragilità e di perdurante sfiducia degli operatori”. Tuttavia, ha aggiunto “si sono venuti ad innestare negli ultimi tempi elementi di novità di grande rilievo”. Il riferimento è ai “quattro fattori che operano in direzione di una consistente modifica dello scenario di riferimento”, ossia la caduta del prezzo del petrolio, il deprezzamento dell’euro, la maggiore flessibilità promessa dalla Commissione europea sui conti pubblici e l’annuncio delle misure di quantitative easing da parte della Bce.

 

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FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

Pro Tsipras

 

Per l’Europa è arrivato il momento della verità. Non si tratta solo di trarre le conseguenze dell’ormai evidente fallimento delle politiche di austerità (che dove sono state imposte hanno determinato non solo aumento della disoccupazione e riduzione dei diritti sociali e del lavoro, ma anche deflazione e crescita del debito pubblico: è il caso anche dell’Italia).

 

di Cesare Salvi

 

C’è qualcosa di più: il rischio del tracollo definitivo dell’idea della costruzione di un’Europa basata sui valori della democrazia e della solidarietà, condivisi dai popoli dell’Europa, come è scritto nei primi articoli del Trattato sull’unione europea.

    Il nuovo governo greco non chiede l’impossibile: con grande ragionevolezza chiede di ridiscutere gli accordi con i precedenti governi, e in particolare il piano della Troika, che è oltretutto un’istituzione non prevista dalle norme europee.

    Quel piano in realtà, come ha detto il membro brasiliano del direttorio del FMI, “più che un salvataggio della Grecia sembra un salvataggio delle banche straniere esposte con il paese”. Infatti, dei 240 miliardi di prestiti dati a quel paese (in cambio di misure di austerità che lo hanno ridotto allo stremo, e hanno fatto crescere il debito pubblico fino al 175% del pil) solo 20 sono finiti nell’economia reale, mentre la gran parte è andata a pagare interessi e rimborsi ai creditori.

   Del resto questa è stata la linea di fondo della politica europea di questi anni. Secondo Mediobanca, l’Europa ha finora stanziato oltre 3.000 miliardi come capitale e garanzie per salvare le banche. Lo stesso tanto lodato intervento di “quantitative easing” della BCE è rivolto alle banche, nell’auspicio, ma senza nessuna garanzia, che da queste passi poi al sistema economico.

    Nell’ultimo numero, la “Civiltà Cattolica” ( non qualche estremista di sinistra !) si domanda “ se non sarebbe più efficace ed etico un QE che regalasse ad ogni cittadino dell’Europa 500 euro”.

    I soldi per le banche ci sono, per i cittadini europei (non solo per i greci) ci sono invece nuovi sacrifici da fare.

    Ecco il primo valore, teoricamente proclamato dai trattati, che viene meno: la solidarietà, sia tra i popoli dell’Unione, sia all’interno di ciascuno Stato che la compone.

    Il secondo valore è la democrazia. Il governo tedesco e gli euro burocrati si comportano come se le elezioni siano irrilevanti. La volontà del popolo greco non conta. Che quel popolo abbia votato per Syriza e il suo programma sembra non contare: le cose devono continuare come concordato con il governo precedente, quello sconfitto dal voto popolare. Siamo in piena postdemocrazia (per usare un termine che oggi appare un eufemismo). Del resto, quando l’allora premier Papandreu propose un referendum per consentire al popolo greco di decidere il suo destino, in 24 ore fu cacciato dal governo e sostituito da un politico più condiscendente del suo stesso partito.

    Lo studioso statunitense Dani Rodrik ha parlato del “trilemma” della globalizzazione”: la coesistenza tra democrazia, Stato sovrano e mercati non è possibile, uno dei tre deve essere eliminato. Ed è quello che sta accadendo, le politiche europee escludono la democrazia dal triangolo, restano gli Stati nazionali per fare quello che chiedono i mercati.

    Il governo greco va sostenuto (con una vasta mobilitazione, a cominciare dalla manifestazione del 14 febbraio) anche e soprattutto per questo. Non dobbiamo dimenticare che la partecipazione italiana alla UE è giustificata sulla base dell’art.11 della Costituzione, che consente la limitazione di sovranità “in condizioni di parità con gli altri Stati” in quanto siano “necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni”.

    Questi elementi stanno evaporando, e non si può assistere passivamente a questo processo. Il sostegno al governo e al popolo greco non è quindi solo solidarietà a un paese stremato e isolato, ma anche impegno per far valere per tutti i popoli europei i valori e i principi dell’eguaglianza, della giustizia sociale, della democrazia.

    Spetta alla sinistra battersi per questi valori. Purtroppo, i socialisti europei stanno mancando a questo compito. In Germania sono al governo, subalterni alla Merkel. Ma purtroppo anche da Francia e Italia i segnali, se ci sono, sono troppo deboli, non all’altezza della posta in gioco. Ancora una volta, appare ineludibile la costruzione in Italia di una sinistra politica nuova, moderna, che abbia chiaro che è in gioco il destino della democrazia.

               

    

Il dibattito politico

 

ITALICUM

IL MOSTRO NON E’ MITE

 

di Luciano Belli Paci

 

Che la legge elettorale partorita dal patto del Nazareno sia un po’ mostruosa, nel senso di Frankenstein, lo riconoscono anche i più benevoli: è una miscela di maggioritario e proporzionale, di turno unico e ballottaggio, di preferenze e liste di nominati.

    Molti però si stanno affannando con cortigiano realismo a spiegare che, benché difettosa, è un “bicchiere mezzo pieno”, soprattutto se confrontata con la sua versione primitiva, che era un modello tra il turco e la pirateria.

    Ma il fatto che si siano scongiurati ancor più arditi esperimenti in corpore vili non può impedirci di vedere che il mostro non è per nulla mite.

    Il Porcellum portato alle estreme conseguenze. - L’aspetto più velenoso del Porcellum del 2005 non era la presenza dei, pur gravissimi, meccanismi incostituzionali condannati dalla sentenza n° 1/2014 della Consulta (l’abnorme premio di maggioranza e le liste bloccate), ma era il disegno di fondo che mirava a determinare un radicale cambiamento della forma di governo con  legge ordinaria, appunto la riforma elettorale, senza formalmente riformare la Carta fondamentale con le garanzie dell’art. 138.

    Col Porcellum si dava vita di fatto all’elezione diretta del governo e del suo premier, addirittura ostentata con l’obbligo per le coalizioni di indicare un capo politico.

    Però c’era un baco, dolosamente inserito dai suoi stessi autori con interessata prudenza: la netta differenziazione tra i sistemi maggioritari della Camera e del Senato rendeva assai probabile che il vincitore non arrivasse ad un controllo pieno di entrambi i rami del parlamento, come difatti si è puntualmente verificato sia in questa legislatura sia nelle due precedenti.

    Il combinato disposto dell’Italicum e della demolizione del bicameralismo, eliminando il baco, porta invece quel disegno al suo pieno compimento e lo fa senza alcuna inibizione, all’insegna del dogma qualunquista per cui la sera delle elezioni si deve sapere chi governerà per i prossimi 5 anni.

    Il presidenzialismo si attua così nella sua forma più pericolosa e meno funzionale, quella dell’elezione diretta dell’esecutivo in uno con la sua maggioranza parlamentare.  Un sistema che non a caso non esiste nelle democrazie occidentali e di cui si ricorda un unico precedente recente: quello attuato in Israele negli anni ’90 e presto rimosso, dopo un paio di travagliate legislature, perché non funzionava.

    La Costituzione formalmente non viene modificata, ma è manomessa. Il presidente del consiglio ed i ministri non verranno più nominati, se non pro forma, dal presidente della Repubblica, ed il parlamento monocamerale, nel quale una sola lista con la maggioranza relativa avrà in premio il 55 % dei seggi, assumerà inevitabilmente un ruolo servente nei confronti del governo e del suo leader, il quale è anche capo del partito e dominus delle candidature.

    Chi dice che è più o meno così anche nelle altre democrazie, grazie a sistemi maggioritari o presidenziali, mente sapendo di mentire.

    Nella grande maggioranza degli stati europei vigono sistemi proporzionali, più o meno corretti.

    Dove vi sono leggi maggioritarie si vince collegio per collegio, o in un turno unico (Regno Unito) o in due turni (Francia).  Nel primo caso, se il primo partito non conquista la maggioranza assoluta dei collegi, si deve formare una coalizione in parlamento.  Nel secondo caso i collegi si conquistano solo con la maggioranza assoluta dei voti, al primo turno o al ballottaggio; e se nessuno ottiene la maggioranza assoluta dei collegi anche qui occorre formare una coalizione in parlamento.

    Nei sistemi presidenziali si sa effettivamente la sera delle elezioni chi governerà per l’intero mandato, ma l’assemblea legislativa è sempre eletta con una separata votazione e non necessariamente la maggioranza parlamentare è dello stesso colore dell’esecutivo.

    Montesquieu, nel suo Spirito delle leggi (1748) fonda la teoria della separazione dei poteri - legislativo, esecutivo e giudiziario - sull'idea che "chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti. Perché non si possa abusare del potere occorre che il potere arresti il potere".  È saggio rottamare Montesquieu?

(1/3 – continua)

   

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

http://ettorecolombo.com/

 

Una sconfitta culturale,

prima che politica

 

La damnatio memoriae degli ex Pci-Pds-Ds.

 

di Ettore Colombo

 

Una ricostruzione apparsa sul Corriere della Sera a firma Maria Teresa Meli mi ha fatto pensare. Il succo dell’articolo e’ questo: le rivalita’ tra ex leader del Pci-Pds-DS-Pd si sono elise da sole nella corsa al Quirinale. Vero, e anche abbastanza evidente. Ne deriva una marginalita’ di fatto: i protagonisti di quella storia non hanno in mano piu’ nulla. Ne’ il Quirinale, ne’ palazzo Chigi, ne’ le presidenze di Camera e Senato. Non succedeva, in effetti, da vent’anni. Non interessa qui discutere come e’ stato possibile. Materia quotidiana per noi retroscenisti di Palazzo.

    Bersani, che ha rinunciato a proporre se stesso, chiudendo con Renzi su Mattarella, neppure e’ stato invitato al ricevimento al Quirinale. “Presidente del Consiglio incaricato è scaricato” ha detto di se, con una considerevole dose di autoironia. D’Alema, che puntava su Amato, non e’ neppure piu’ parlamentare e, come ama dire con disprezzo per le vicende altrui, si occupa di Europa di Pse tramite le sue fondazioni. Veltroni, altro sconfitto nella corsa per il Colle, si occupa di film, libri, cultura. Fassino fa il sindaco e si limita a schiumare di rabbia per essere stato tagliato fuori. Di Occhetto si sono perse le tracce e nessuno ne sente la mancanza. La sinistra dc, invece, nelle sue diverse versioni che la videro protagonista ai tempi della Balena Bianca (cattolico-democratica, di Base, morotei, sindacale) non ha solo conquistato il Colle, con Mattarella, e palazzo Chigi, con un epigono sia pur lontano e nuovista, oltre che nuovo, della sua storia, Matteo Renzi, ma ha sempre coltivato storia e memoria di se’, ritrovandosi unita, sia pure con la discrezione tipica dei paludati ex-Dc, e rinfrancata grazie alla convergenza di anime diverse su un nome solo. Mattarella, appunto.

    Ex andreottiani come Fioroni, ex forlaniani come Guerini, ex cattolici democratici ed esponenti dell’ultimo Ppi come Castagnetti, Bianco, e altri, ex sindacalisti neocentristi come Marini e D’Antoni, ex rinnovatori poi fondatori della Rete come Leoluca Orlando, ex dicci’ di sinistra come Franceschini hanno lavorato con un solo obiettivo , portare Mattarella al Colle. E ci sono riusciti alla perfezione. Senza invidie, gelosie, veti reciproci. Coltivando soprattutto l’antico vizio della memoria.

    Cosa resta, invece, della storia del Pci e della sinistra italiana, negli epigoni del Pci-Pds-DS poi confluiti nel Pd? Poco o nulla. Eppure, un tempo, non era cosi’. Togliatti inserisce la lezione di Gramsci nel corpus dello storicismo crociano e liberale italiano, smussando ne gli angoli del pensiero e la portata rivoluzionaria. Amendola, il ‘destro’ Amendola, recupera la storia e il patrimonio del socialismo delle origini e degli albori del movimento operaio per proporre (gia’ negli anni Sessanta!) il “partito unico della classe operaia” cercando, pur senza successo, di agganciare il Psi. Ingrao, negli anni Settanta, propone in un famoso saggio, Masse e potere, l’esaltazione dell’ingresso salvifico delle masse proletarie nelle architetture del sistema istituzionale, cercando il raccordo con le forme di protesta e di ribellione che animarono gli anni ’70. Persino Craxi riscopre, in funzione anticomunista, il pensiero laico, libertario e radicaleggiante di Proudhon contro Marx e i marxisti. Le attivita’ di istituti come il Gramsci o di scuole di politica come Frattocchie, prima di chiudere, negli anni Novanta, continuano a produrre e sfornare ricerche, analisi,dossier, intelligenza politica collettiva. Persino Occhetto, per giustificare la nascita del suo Pds, propone l’ardito collegamento alla Rivoluzione francese e al suo radicalismo giacobino in funzione anti-Urss e anti-mummificazione del pensiero socialista classico. Dagli anni Novanta in poi, e’ il nulla. Quando nascono i DS, l’approdo a esso di componenti minori (socialista, cattolico sociale, repubblicana) e’ una pura operazione di ceti dirigenti.

    Quando nasce il Pd, Veltroni getta nel calderone riferimenti tanto larghi e vasti (dai fratelli Kennedy a don Primo Mazzolari…) quanto improbabili e incoerenti tra loro. La tradizione del Pci, anche solo la trasmissione della sua memoria, viene azzerata, cancellata a tal punto che neppure si puo’ piu’ nominare. Viene ‘salvato’ solo Enrico Berlinguer, ma del pensiero di Berlinguer si prende solo la figurina della questione morale, pure importante, rimuovendo tutta la sua carica di esploratore di nuove frontiere (l’eurocomunismo, il compromesso storico, l’alternativa democratica). La destra ex amendoliana che assurge al Quirinale con Napolitano ne recupera l’afflato europeista, ma ne dimentica la carica sociale. Bersani, pur dicendo di voler rimettere mano alla ‘Ditta’, non opera alcun radicamento del partito nei luoghi del conflitto, a partire da quelli sociali e sindacali, lasciando avvizzire sezioni e gruppi dirigenti locali, memoria storica e identita’ culturali e politiche. Poi arriva Renzi, e quello che sappiamo.

    Una sconfitta, quella del gruppo dirigente che ha vissuto la fine del Pci (e, cioe’, dei vari D’Alema, Veltroni, Fassino, Bersani) che diventa presto pura perdita di posti di potere e vani tentativi di pallido riposizionamento tattico che si riducono a battaglie di retroguardia. Che fare?, dunque, direbbe Lenin. Nulla, ormai. La battaglia culturale, quella che gramscianamente consisteva nella conquista delle “casamatte” del Potere, che puntava a innervare la tradizione socialista verso equilibri sociali ed economici piu’ avanzati, che vedeva nella storia e nella memoria elementi imprescindibili e antecedenti ogni possibile battaglia politica, e’ persa. Restano piccole posizioni di potere, tattiche correntizie e posizionamenti politicisti che permetteranno, forse, a pezzi della sinistra del PCI-PDs-DS che furono di sopravvivere a se stessi, ma la battaglia per l’egemonia nell’album sinistra – o in cio’ che si chiama adesso – attuale e’ persa. In modo definitivo, temo.

       

   

Da CRITICA LIBERALE

riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

Diritti civili,

qui si vede chi è liberale

 

Pare che il governo, dopo molte promesse, sia finalmente intenzionato a presentare in Senato entro la fine del mese un disegno di legge sulle unioni civili…

 

di Paolo Bonetti

 

Tra qualche mese, ad essere ottimisti, dovrebbe prendere corpo alla Camera una proposta di sintesi sul cosiddetto ius soli, ovvero sulla cittadinanza da concedere ai bambini nati in Italia da genitori immigrati con residenza legale da un quinquennio o anche (ius culturae) ai bambini figli di immigrati regolari che abbiano svolto un ciclo di studi. Per quel che riguarda le unioni civili sembra che la legge annunciata debba riguardare soltanto le coppie omosessuali, mentre per quelle etero potrebbe essere varato un provvedimento a parte. Naturalmente il governo Renzi-Alfano non ha alcuna intenzione di istituire le nozze gay, ma sarebbe orientato verso il modello tedesco che riconosce alcuni diritti, effettivamente molto importanti, come la reversibilità della pensione e i diritti di successione. Di adozioni per le coppie gay proprio non si parla, a meno che non si tratti del figlio di uno dei componenti della coppia.

    Francamente da un governo diretto da due democristiani diversamente posizionati ma concordi nella loro cattolica prudenza, non è realistico aspettarsi di più. In una situazione come quella italiana sarebbe già un notevole passo avanti se fosse consentito alle coppie dello stesso sesso il godimento di almeno una parte di quei diritti che in altri paesi europei, anche cattolici, è ormai del tutto scontato, come d’altra parte la Costituzione del nostro continente espressamente prevede. C’è piuttosto il sospetto che il partito di Alfano e i democratici più vicini alla Chiesa cattolica  finiscano per snaturare in gran parte un provvedimento certamente non gradito al nuovo papa che in materia sessuale perdona tutto purché non succeda niente.

    Interessante sarà vedere come si comporteranno quei senatori di Forza Italia che continuano a dirsi liberali, come lo stesso ex-senatore Berlusconi ha più volte dichiarato, spinto magari dalla sua attuale compagna. Ma Berlusconi non fa mai nulla senza avere una qualche contropartita e il suo liberalismo è a geometria variabile, si allarga o si restringe secondo le circostanze e i vantaggi che ne può trarre. C’è poi il caso del sempre più friabile M5S con tanti buoi che scappano dalla stalla, ma non sanno esattamente dove dirigersi. Finora si sono autoesclusi da quasi tutte le battaglie, qualcuno addirittura starebbe per approdare nella Lega, a conferma del carattere composito del Movimento, davvero privo di ogni identità che non sia quella che Grillo e Casaleggio di volta in volta gli conferiscono in base ai loro imprevedibili umori. Sullo ius soli i grillini sono ancora più sbalestrati di quanto non lo siano sulle nozze gay.

    E’ ormai evidente che essi non potranno mai essere una forza politica in grado di costituire una concreta alternativa di governo. Speriamo che  siano almeno generosi donatori di sangue per qualche legge su cui la maggioranza di governo e lo stesso partito democratico tendono a sfrangiarsi.

   

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

    

Lettera sul Caso Inca/Cgil

 

Audizione del CDF da

parte del sen. Micheloni

 

Domenica 8 Febbraio 2015 una delegazione del Senato della Repubblica guidata dal Sen. Claudio Micheloni insieme all’ambasciatore italiano a Berna ha incontrato il CDF alla Casa d’Italia di Zurigo.

    In una riunione oltremodo costruttiva sono stati discussi la trama della truffa all’INCA/CGIL di Zurigo e le esperienze che il CDF ha riscontrato nel chiedere giustizia per i propri membri.

    Ci si è accordati di verificare possibili soluzioni nell’intento di dare una soluzione al triste caso anche nell’aspettativa che questo genere di truffe non possa più ripetersi per chi chiede assistenza ai patronati.

    Il CDF informa che la presentazione della causa civile contro l’INCA/CGIL in Italia è imminente, ma che auspica che i dirigenti INCA/CGIL e della stessa CGIL, promotrice del patronato, possano ancora accogliere la proposta per una mediazione extragiudiziale.

 

Marco Tommasini, presidente CDF

            

        

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo

 

L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.

  

 

Allegato Rimosso