dalla maddalena dalla nuova sardegna ed gallura del 27\10\2005






Uniti nella battaglia contro gli usurpatori»
Sabato la manifestazione di protesta organizzata dall'Irs: massiccia
adesione
Il leader Gavino Sale: «Arriveranno tantissime persone da tutta l'isola»

SILVIA SANNA


 LA MADDALENA. Pullman di manifestanti sono attesi da Cagliari, dal Nuorese,
dal Sassarese. Al porto di Palau, sabato mattina, ci sarà anche uno
squadrone di motociclisti, accanto a folte delegazioni di alcune
associazioni ambientaliste. Tutti in prima fila al fianco dell'Irs
(Indipendentzia Repubrica de Sardigna), il movimento promotore dell'iniziativa
contro la base americana a Santo Stefano.
 Non nasconde lo stupore Gavino Sale, il leader dell'Irs. «L'adesione è
stata massiccia - dice - abbiamo ricevuto una valanga di telefonate da parte
di persone desiderose di prendere parte a un appuntamento giudicato
fondamentale per il futuro dell'arcipelago della Maddalena e di tutta la
Sardegna. La gente ha capito alla perfezione il nostro messaggio - aggiunge
Sale -: vogliamo riappropriarci di ciò che ci appartiene e che da tanto
tempo qualcuno ci ha tolto. Il popolo sardo solleva la testa, si ribella
agli usurpatori, gli dice con forza che se ne devono andare».
 Impossibile conoscere in anteprima i dettagli dell'iniziativa. Per ora si
sa che la manifestazione sarà divisa in due parti: la prima davanti al porto
di Palau, la seconda alla Maddalena, dopo il viaggio a bordo del traghetto.
Imponente l'apparato di sicurezza in campo, «non vogliamo che nessuno si
faccia male - aggiunge Gavino Sale - andiamo lì unicamente per ricordare a
tutti quali sono i nostri diritti, a casa nostra».
 All'appello, oltre agli iscritti all'Irs e i simpatizzanti del movimento
che arriveranno da tutta la Sardegna, hanno risposto anche numerose
associazioni ecologiste e ambientaliste. Non mancheranno alcuni gruppi
musicali provenienti dal Sassarese che hanno dato la disponibilità a
esibirsi gratuitamente.
 «E poi - conclude Gavino Sale - ci saranno anche i volti di diversi
politici. Perché la battaglia contro la base americana, dopo anni di
silenzio assordante, è riuscita finalmente a unire i semplici cittadini a
diverse persone che siedono sulle poltrone del potere: tutti insieme per
difendere la libertà e la sovranità del popolo sardo».

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Al via la petizione popolare contro la presenza americana

 LA MADDALENA. È iniziata la raccolta di firme tra i maddalenini, chiamati a
esprimere la propria opinione sulla presenza della marina americana nell'isola
di Santo Stefano. L'iniziativa della petizione popolare è stata intrapresa
dalle forze politiche del centrosinistra (Ds, Nuovi socialisti, Irs,
Margherita, Pdci, Prc, Progetto Sardegna, Psd'Az, Sardinia Natzione e Sdi) e
da alcune associazioni sindacali e ambientaliste. La petizione, nata in
seguito alle dichiarazioni rese dal presidente Renato Soru nella seduta del
consiglio regionale del 1º ottobre, sarà presentata al sindaco Angelo
Comiti. Ai quali i firmatari chiedono che il punto d'approdo per
sommergibili nucleari non diventi una base; che gli Usa lascino in maniera
definitiva, programmata e in periodo congruo e certo, l'isola della
Maddalena; che vengano garantiti i livelli occupazionali di chi lavora nelle
strutture Usa. Tra i punti sottolineati nella petizione, figura l'incompatibilità
data dalla presenza di una base militare all'interno di un parco nazionale,
e il fatto che i sommergibili rappresentano un ostacolo insormontabile per
avviare progetti di sviluppo. Infine, la parte dedicata all'arsenale: i
firmatari della petizione chiedono che l'area venga restituita alla comunità
e che diventi il nuovo polo di sviluppo economico per La Maddalena e per l'intera
isola. (a.n.)

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Le perplessità di Terrazzoni (Uil Tucs)
«Che fine faranno i 300 dipendenti?»


 LA MADDALENA. «Se gli americani dovessero andar via dall'isola oggi, si
morirebbe di fame. Se dovessero andar via fra cinque anni o fra dieci,
sarebbe lo stesso». Lo ha detto il rappresentante della Uil Tucs, Marco
Terrazzoni: «L'isola non è in grado in nessuna maniera di sopportare la
mancanza di introiti garantiti dalla presenza americana».
 Secondo Terrazzoni, è un fatto più che sufficiente per non sostenere la
battaglia contro la base Usa.
 «Bisogna difendere i lavoratori italiani - dice il sindacalista - tutelare
i loro stipendi». Le unità occupazionali sono distribuite tra la Nsa (180),
la ditta Gemmo che fornisce i servizi a Santo Stefano (40), la ditta delle
pulizie Penauil che lavora all'interno della base americana (altri 40), più
le persone impiegate nella ditta che gestisce il complesso Paradiso tutto l'anno:
il totale è di circa 300 dipendenti. «Un numero che nessuna struttura alla
Maddalena offre - dice Terrazzoni - che quindi va difeso e tutelato, perché
rappresenta una grossa fetta di economia del paese». Ogni lavoratore
percepisce una busta paga di circa 1400 euro, più la quattordicesima, dalle
ferie e festività per complessivi 50 giorni non lavorativi. Ma a infastidire
Terrazzoni è soprattutto il fatto che nessuno ha idea di quali possano
essere le alternative alla presenza americana, che garantisce una
circolazione di denaro che ammonta a circa 50 milioni di euro, fra stipendi,
forniture e consumi nei ristoranti, bar e pizzerie. Senza dimenticare il
giro di affari sugli affitti: 700 contratti di locazione tra 800 e 1000 euro
al mese.
Andrea Nieddu





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