Olbia, decisione unanime del consiglio provinciale Smantellate le basi militari»



vogli evitare il referendum popolare

la nuova  sardegna ed   di Olbia  \ Gallura del
28\10\2005


Destra e sinistra d'accordo: «Lo sviluppo economico passa per altre strade». Proposta l'alternativa di un referendum popolare

ANDREA SINI

OLBIA. Sinistra e destra in Gallura sono d'accordo: niente basi militari nell'arcipelago della Maddalena. Lo dice l'ordine del giorno che ieri è stato votato all'unanimità dal consiglio provinciale. Tutti gli schieramenti sono concordi: lo sviluppo passa per altre strade. Sulle modalità e i tempi di questa "rivoluzione" autoctona ci sarà tempo e modo per dibattere. Anche perchè le perplessità relative al destino dei civili impiegati nella base restano pressanti. In ogni caso la seduta del consiglio di ieri sera ha chiarito una volta per tutte che la Gallura vuole essere libera di decidere il proprio futuro senza condizionamenti. E soprattutto senza divise e sommergibili stranieri nei paraggi. Nel documento si chiede in maniera chiara che "la marina degli Stati Uniti dismetta il sito e abbandoni in maniera programmata la Maddalena e la Sardegna". Il consiglio chiede inoltre che la Regione ponga la questione come una priorità, studiando le strategie in un tavolo permanente con la Provincia e il comune della Maddalena. Durante la discussione, soltanto Livio Fideli, leader dell'opposizione, ha messo esplicitamente in dubbio l'opportunità di rispedire gli statunitensi al mittente, ma ha avanzato comunque la proposta per una via alternativa: un referendum. «La base Usa garantisce il lavoro a molte persone - ha detto -, che producono economia in tutte la zona, non solo alla Maddalena. Cancellando la base si rischia di rimanere senza lavoro e senza opportunità: non vorrei che il parco diventasse solo un insieme di limitazioni alla fruibilità di quelle zone. Proprio per questo, oltre un progetto serio, serve anche il consenso delle popolazioni interessate». Tutti gli altri interventi hanno dato per assodata la scelta di chiedere la chiusura della base. A partire dalla maggioranza, naturalmente, e dal presidente della provincia Pietrina Murrighile: «Non vogliamo che la nostra libertà economica venga limitata - ha sottolineato -. Non possiamo consentire che le nostre aspirazioni in campo turistico vengano ribaltate e che ci si prenda gioco di un Parco nazionale. Il territorio ha fatto una scelta: la sua vocazione è ambientale e turistica, punteremo sulla portualità e sulla canitieristica». Pier Franco Zanchetta, unico consigliere maddalenino, ha rivolto un accorato appello all'unità per dar forza alle rivendicazioni dei galluresi: «Le larghe intese sono una necessità. La portata dell'argomento non si può racchiudere in ambito territoriale. La questione maddalenina interessa la Sardegna e l'Italia. É nata una stagione nuova nelle rivendicazioni della nostra regione. Abbiamo detto grazie alla Marina italiana, che prima di andare via non deve scordare di restituirci le chiavi. Diciamo grazia anche agli americani, ma la loro è una presenza che non possiamo più accettare». Carlo Ferrari ha fugato ogni dubbio sui rischi per la salute: «I dati in nostro possesso indicano che i timori sono assolutamente infondati, perciò non è il caso di creare allarmismi. Resta l'impatto ambientale di una base militare, che in un parco nazionale è devastante». Nel contempo Tore Derosas ha sottolineato che "non è all'ordine del giorno un'ingiunzione di sfratto. Piuttosto chiediamo un abbandono graduale e programmato. Nessuno parli di antiamericanismo. Però la guerra è finita da un pezzo, siamo a pieno titolo nel mondo occidentale e in Europa. Non è tollerabile che ci siano ancora nazioni vincitrici e nazioni sconfitte». Sul fronte dell'opposizione, mentre Marrone (Udc) sottolinea come si possa ambire a "una dismissione graduale, dando garanzie all'occupazione", Graziano Beccu, capogruppo di Forza Italia, e Mario Russu (An) hanno chiesto di eliminare ogni faziosità di tipo politico e ogni strumentalizzazione: «Non ci possono essere posizioni dettate da ordini di scuderia - ha detto Beccu -. La sardità non ha colore: servono però un ampio tavolo di concertazione e un progetto serio, per evitare che le strategie di sviluppo continuino a essere dettate dall'alto».




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