CINA: CRESCE DEL 17, 6% STANZIAMENTO SPESE MILITARI NEL 2008



La Cina prevede di aumentare la spesa militare del 17,6 per cento quest'anno. Lo ha detto un portavoce dell'Assemblea popolare nazionale. Lo Stato investirà nella difesa 417,8 miliardi di yuan. È dall'inizio degli anni Novanta che si registra un incremento percentuale annuale a due cifre.

La Cina si riarma, allarme in Usa
Pechino aumenta le spese militari e sale la tensione con Washington

la Repubblica, MERCOLEDÌ, 05 MARZO 2008
FEDERICO RAMPINI

PECHINO - La Cina spinge sull´acceleratore della spesa militare. Washington lancia l´allarme per una corsa agli armamenti «destabilizzante», e tra le due superpotenze si sfiorano i toni da guerra fredda. A scatenare la tensione ieri è stato non solo l´annuncio a Pechino di un nuovo balzo in avanti (+17,6%) del budget per la difesa, ma anche le dichiarazione bellicose verso Taiwan che lo hanno accompagnato. All´apertura della sessione parlamentare del Congresso Nazionale del Popolo, il portavoce Jiang Enzhu nell´annunciare un bilancio militare di 57,2 miliardi di dollari, ha avvertito Taipei che un referendum sull´adesione all´Onu metterebbe «a rischio la pace». Dal 1949, quando i nazionalisti di Chiang Kai-shek sconfitti dalle truppe di Mao Zedong si rifugiarono sull´isola, la Repubblica popolare considera Taiwan come una «provincia ribelle» la cui ri-annessione è un sacrosanto diritto della madrepatria. Ogni Stato che voglia avere rapporti diplomatici con Pechino deve disconoscere Taiwan e aderire al principio che esiste «una sola Cina». Il semplice progetto di un referendum popolare indetto dal governo dell´isola per consultare i cittadini sull´opportunità di una richiesta di adesione alle Nazioni Unite (richiesta che comunque verrebbe respinta per il veto di Pechino) viene considerato dal regime comunista come una provocazione inaccettabile. Si stima che negli ultimi anni l´Esercito di Liberazione Popolare abbia potenziato di almeno 100 missili l´arsenale che tiene puntato sulla riva dello Stretto. Una motivazione del riarmo di Pechino è sicuramente quella di dissuadere l´America dall´intervenire in difesa di Taiwan nel caso di un´invasione cinese. Ieri Jiang Enzhu ha presentato il forte incremento della spesa militare come un´evoluzione fisiologica. «E´ un aumento moderato - ha dichiarato - in linea con la sostenuta crescita economica del paese e l´aumento delle entrate fiscali. Con questi investimenti nella difesa non facciamo altro che recuperare il terreno perduto, partendo da una situazione iniziale di debolezza». Jiang ha ricordato che il budget della difesa cinese, se misurato in proporzione alle dimensioni dell´economia nazionale, rimane modesto: l´1,4% del Pil cinese contro il 4,6% negli Stati Uniti e il 3% in Gran Bretagna. In termini assoluti la differenza è ancora più evidente: la spesa cinese in armamenti è un decimo dei 600 miliardi di dollari che l´Amministrazione Bush ha stanziato quest´anno. Naturalmente nel budget del Pentagono pesa il fatto che l´America è impegnata su due fronti di guerra - l´Iraq e l´Afghanistan - mentre la Cina non sta combattendo alcun conflitto e dunque "accumula" tutto ciò che investe in armamenti. Quello che il portavoce del Congresso del Popolo non ha detto esplicitamente, ma che è implicito nella visione di Pechino, è che la Cina si sente minacciata di accerchiamento. E´ evidente l´assiduo corteggiamento che Washington conduce verso l´India nella speranza di attirarla in un´alleanza in funzione anti-cinese: il segretario alla Difesa Usa è appena tornato da una lunga visita a New Delhi. Il Giappone riarma a sua volta e prepara la revisione della sua Costituzione pacifista, con l´implicito incoraggiamento di Washington. In una fase in cui la Cina rafforza il suo status di superpotenza economica, la proiezione dei suoi interessi strategici si allarga a tutti i continenti. Pechino deve difendersi da sola, non potendo contare per ora su sistemi di alleanze come quelli che l´America ha costruito in mezzo secolo (dalla Nato alle partnership militari con Australia, Giappone, Indonesia, Corea del Sud). In parallelo con la sua sete di energia e materie prime la Cina sta costruendo per la prima volta da molti secoli una flotta militare capace di operare ad ampio raggio, ben lontana dalle coste della madrepatria, quindi potenzialmente in rotta di collisione con la presenza americana nel Golfo Persico e su altre rotte strategiche del commercio mondiale. Proprio ieri, in perfetta coincidenza con l´annuncio del nuovo budget militare cinese, il Pentagono ha reso noto un rapporto allarmato sul riarmo di Pechino. Secondo Washington non c´è alcuna trasparenza nel livello reale delle spese per armamenti sostenute dalla Cina. In base alle stime del Pentagono la vera spesa bellica della Repubblica popolare può arrivare al doppio o quasi al triplo delle cifre dichiarate: dai 97 ai 139 miliardi di dollari. A preoccupare gli americani è soprattutto l´avanzata cinese nei settori a tecnologia più avanzata su cui gli Stati Uniti godevano di una supremazia indiscussa: missili di lunga gittata, armi anti-satellitari, cyberspionaggio. «Il potenziamento della forza militare cinese - conclude il rapporto del Pentagono - cambia gli equilibri strategici. Le conseguenze di questo mutamento vanno ben al di là della zona dell´Asia-Pacifico». Il sottosegretario alla Difesa David Sedney ha commentato: «L´aspetto più preoccupante è che le intenzioni strategiche della Cina non sono chiare, e questo crea incertezza».