Cluster bombs, a Dublino si cerca la messa al bando



Si apre lunedì, a Dublino, la conferenza internazionale per raggiungere un accordo sulla messa al bando delle bombe a grappolo, ultima tappa, si spera del processo di Oslo che vuole arrivare al divieto di questi micidiali ordigni, che una volta esplosi fanno scoppiare altre decine di ordigni contenuti al loro interno e che arrivano a centinaia di metri dal luogo dell’esplosione.

Si tratta di mantenere un impegno preso un anno fa da 50 ong e da 46 Paesi, tra cui l'Italia, che nel febbraio del 2007 ad Oslo hanno aderito ad una dichiarazione nella quale si impegnavano a «concludere entro il 2008 uno strumento internazionale vincolante che preveda il divieto dell'uso, della produzione, del trasferimento e dello stoccaggio delle munizioni a grappolo che causano danni inaccettabili ai civili».

Alcuni passi avanti erano già stati fatti nel febbraio scorso, quando i rappresentanti di 122 paesi si sono riuniti in Nuova Zelanda: a non firmare il documento che vieta l’uso delle famigerate cluster bombs sono rimasti solo Giappone, Romania e Polonia, ma anche Stati Uniti, Russia e Cina, che non erano presenti al momento della firma.

Dieci anni fa si riuscì ad ottenere un accordo simile sulle mine anti-uomo che da allora sono interdette, anche se le vecchie rimaste sottoterra continuano ad uccidere.

Anche Papa Benedetto XVI domenica ha voluto dedicare parte del suo angelus a questo tema, rivolgendo un appello affinché le diplomazie mondiali possano a Dublino elaborare «uno strumento internazionale forte e credibile» per «rimediare agli errori del passato» ed «evitare che si ripetano in futuro».

Stati Uniti, Israele, Cina, Russia, India e Pakistan non parteciperanno alla conferenza nemmeno questa volta.
18.05.08
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=75562