Referendum in Svizzera: no al divieto a esportare armi



29 novembre 2009 -

Il popolo elvetico ha deciso che la Confederazione può continuare a esportare armi. Il testo chiedeva alla Confederazione di proibire l'esportazione e il transito attraverso la Svizzera di materiale bellico, comprese le tecnologie che possono servire alla produzione di armamenti. La proposta sanciva pure l'obbligo per la Confederazione di sostenere per dieci anni le regioni e i dipendenti colpiti dalle conseguenze del bando.

Per i promotori si trattava di una questione etica: porre fine al "commercio della morte" e offrire alla Svizzera l'opportunità di una riconversione dell'industria bellica in una civile, conformemente alle tradizioni elvetiche di neutralità e di politica umanitaria.

Gli oppositori hanno replicato che i costi per la Confederazione sarebbero troppo elevati e che l'industria bellica non potrebbe sopravvivere solo con la produzione interna. La sicurezza nazionale risulterebbe quindi compromessa. Know-how e posti di lavoro andrebbero inoltre persi anche per l'industria civile.

L'iniziativa era sostenuta da una coalizione capeggiata dal Gruppo per una Svizzera senza esercito e composta da una trentina di partiti di sinistra, ecologisti, sindacati, organizzazioni pacifiste per la difesa dei diritti umani, pacifiste e femministe

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