Re: Finmeccanica: vendere armi in tempo di crisi



Oltre a queste cose che condivido ( e io sono interessato a ricevere i link di cui parli) aggiungerei questo:

nel 2010 non ha più alcun senso la retorica militarista "dobbiamo armarci se no ci invadono" Non ne aveva neppure 100 e più anni fa quando gli stati nazionali ne hanno fatto largo uso e abuso, ma sicuramente in quegli anni discorsi di disarmo (c'erano forze sociali e politiche ch invocavano il pacifismo ad oltranza) si trovavano di fronte una situazione molto, ma molto più difficile di quella odierna.

Oggi vi è una sola equazione da sostenere: forze militari = morte militari=assassini o potenziali tali.

Il mondo oggi può fare tranquillamente a meno degli eserciti, quindi ogni posizione di "realismo politico" sono ipocrite ed indegne.

Antonio


On 12/dic/10, at 19:14, corrado penna - fisico wrote:

non capisco cosa vuoi significare

l’unica maniera per fermare la guerra, ogni guerra, è svuotare gli arsenali, ogni arsenale, è fare in modo che ogni uomo in divisa abbandoni l’uniforme, in ogni nazione

ma per fare questo occorre diffondere una forte presa di coscienza, occorre comprendere come le guerre non vengano disputate tra stati che si contrappongono per brame di potere

in realtà durante la prima come durante la seconda guerra mondiale le banche hanno prestato soldi ai due schieramenti, incassando ingenti interessi

le industrie di armi hanno venuto i loro mortali prodotti ad entrambi gli schieramenti, facendo soldi a palate

hitler fu finanziato ed armato da quegli stati uniti che poi si sarebbero gloriati di avere distrutto e sconfitto la tirannia il giappone potè sostenere i primi due anni di guerra solo perché gli Usa fornirono all’esercito nipponico il petrolio con cui far funzionare la sua macchina da guerra

per chi fosse interessato ad approfondire questi argomenti posso fornire link e bibliografia

From: Tania Pizzamiglio
Sent: Sunday, December 12, 2010 7:01 PM
To: disarmo at peacelink.it
Subject: R: Finmeccanica: vendere armi in tempo di crisi