Londra nega agli Usa le sue basi militari in caso di attacco all’Iran



Londra nega le sue basi aeree a Washington per un eventuale attacco preventivo contro l’Iran. La notizia è apparsa sul Guardian: il governo britannico avrebbe negato il proprio appoggio agli Stati Uniti in caso di attacco preventivo, con la motivazione che uno strike contro l’Iran violerebbe il diritto internazionale.

Secondo fonti interne al governo britannico, gli Stati Uniti non hanno per il momento avanzato alcuna richiesta formale. I diplomatici statunitensi si sono limitati ad esplorare l’eventuale appoggio di Londra in caso di intervento. Washington avrebbe richiesto la possibilità di utilizzare le basi aeree sul suolo britannico come punto di raccolta e sostegno logistico ad un eventuale aumento delle forze statunitensi nella regione del Golfo. Gli emissari di Obama, poi, avrebbero avanzato la richiesta di utilizzare la base britannica situata a Cipro e poter volare liberamente da Guam e dalle isole Ascension, entrambi territori controllati da Londra che ospitano basi aeree statunitensi.

Alla base del rifiuto di Londra c’è il documento compilato dall’ufficio del Procuratore generale della Corona e fatto ampiamente circolare a Downing Street, al ministero della Difesa e al Foreign Office. Il documento sostiene che al momento l’Iran non rappresenta una chiara e attuale minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale. Ne consegue, secondo l’ufficio legale, che ogni azione preventiva contro Teheran violerebbe il diritto internazionale. Una posizione diametralmente opposta a quella sostenuta nel 2003, quando sul banco degli imputati sedeva Saddam Hussein, Washington preparava il patibolo e Londra insaponava la corda.

La fretta con cui il governo britannico ha colto la motivazione del General Attorney senza contestazioni denota la volontà di non essere tra i mandanti di un nuovo, costoso conflitto nella regione. La Gran Bretagna ha già perso 179 soldati in Iraq e 435 in Afghanistan, morti che pesano sensibilmente sull’opinione pubblica.

Se mai gli Stati Uniti – o Israele – dovessero attaccare Teheran, Londra sarà inevitabilmente coinvolta: attualmente ben dieci vascelli della Royal Navy pattugliano il Golfo e difficilmente non saranno presi di mira dalla risposta iraniana. Se anche ciò dovesse avvenire, il governo di Londra potrà sempre sostenere di essere stato trascinato in un conflitto che aveva cercato di scongiurare.

La decisione britannica potrebbe creare difficoltà logistiche non indifferenti per Washington in caso di guerra. Nessuno degli altri paesi europei sarà disponibile a concedere le proprie basi aeree per un attacco preventivo e per sostenere la logistica dell’Usaf. La stessa Guam è di importanza strategica: l’isola è una portaerei naturale per i bombardieri B-1B ed i B-52. Se l’Usaf fosse impossibilitata al suo utilizzo, i bombardieri dovrebbero partire dagli Stati Uniti continentali ed effettuare diversi rifornimenti in volo, sovraccaricando ulteriormente il sistema logistico dell’Usaf.

Intanto Washington continua a cercare una soluzione diplomatica al problema iraniano, mentre tenere a freno Israele diventa ogni giorno più complesso. La richiesta informale fatta alla Gran Bretagna non è di per se un segno nefasto che il conflitto è ormai inevitabile: è normale che in situazioni come questa la pianificazione sia fatta a priori, per avere accordi già operativi in caso di necessità.

Decisamente più preoccupante è la notizia che la Presidential Decision Directive 59 è ancora attiva e potenzialmente utilizzabile. Firmata da Jimmy Carter nel 1980, la direttiva dal nome Nuclear Weapons Employment Policy fornisce al presidente più flessibilità nella pianificazione ed esecuzione di una guerra nucleare. In parole semplici, il documento presenta opzioni alternative al massive strike pensato in deterrenza all’arsenale sovietico. I

l contenuto della direttiva è stato da poco desecretato e pubblicato dal National Security Archive della Georgetown University. I punti rilevanti, in particolare sulla vicenda iraniana, sono due: la possibilità di combattere una guerra nucleare protratta anche contro obiettivi convenzionali e l’uso estensivo dell’intelligence per adattare nuovi obiettivi al cambiamento della situazione sul campo.

Il primo punto è dirimente. La direttiva concede al presidente opzioni intermedie alle alternative guerra nucleare totale-non utilizzo di armi nucleari, aprendo la strada ad una guerra nucleare controllata contro un nemico convenzionale – o che non ha ancora fatto ricorso all’opzione nucleare. Inoltre la PD-59 introduce in ambito nucleare il “look-shoot-look”, ovvero l’utilizzo di tecnologie di intelligence per trovare obiettivi sul campo di battaglia, colpirli con armi nucleari e poi verificare il danno. Procedura replicabile fino all’esaurimento degli obiettivi o alla loro completa distruzione.

Teoria direttamente applicabile all’Iran, dove in caso di strike Washington potrebbe utilizzare armi nucleari in modo “controllato” per distruggere obiettivi strategici, valutare l’impatto dei primi colpi e continuare a colpire solo se strettamente necessario.

Potrebbe sembrare fantascienza, anche tenendo conto che la PD-59 è ormai vecchia di trentadue anni – ed è stata pensata per un altro nemico ed un altro teatro di guerra. Tuttavia la pianificazione e i temi delle direttive presidenziali e delle linee guida dei segretari alla Difesa si basano ancora sulla PD-59. Obama ha più volte annunciato di voler revisionare le linee guida sulle testate nucleari americane, ma la sua amministrazione è ancora legata a quel tipo di pianificazione e di pensiero.

Un attacco preventivo che preveda l’uso di armi nucleari è ancora oggi altamente improbabile. Molto meno probabile il ricorso alla PD-59 in caso di escalation, laddove un attacco preventivo convenzionale non avesse raggiunto i suoi obiettivi ma avesse provocato una risposta strategica da parte dell’Iran. E’ dunque comprensibile come Londra, consapevole dei potenziali rischi, abbia deciso di prevenire il suo coinvolgimento in una delle crisi peggiori che il mondo potrebbe subire nel prossimo futuro.


27 ottobre 2012