[Disarmo] Bombardiamo la Siria



I leaders occidentali fanno allarmismo per mobilitare il sostegno agli attacchi aerei sulla Siria

da: iskrae.eu -
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<http://www.iskrae.eu/?p=21613><http://www.iskrae.eu/?p=21613>


    I leaders occidentali fanno allarmismo per mobilitare il sostegno
    agli attacchi aerei sulla Siria

29 agosto 2014


<http://www.iskrae.eu/?p=21613><http://www.iskrae.eu/?p=21613>


<http://www.globalresearch.ca/the-isis-threat-western-leaders-fear-monger-to-mobilize-support-for-air-strikes-on-syria/5397860>

*Stephen Gowans*

Uno dei ruoli dei maggiori politici e degli alti funzionari dello stato
è di ricercare il consenso alle politiche funzionali agli obbiettivi
degli strati superiori della popolazione dai cui ranghi essi a volte
provengono e i cui interessi quasi sempre promuovono. Allorché queste
politiche si scontrano con gli interessi della maggioranza, come spesso
è, la mobilitazione del consenso pubblico è possibile solo con
l'inganno. L'inganno è realizzato con la mistificazione, con l'ambiguità
e l'allarmismo, e si concretizza in narrative fuorvianti di cui si può
stare certi che i mezzi d'informazione di massa amplificheranno. Così
avviene che i funzionari occidentali abbiano iniziato una campagna di
inganni per fornire un pretesto per un intervento militare in Siria a
combattere l'ISIS ma che può ben servire come un cavallo di Troia per
intensificare la guerra al governo siriano.

Le basi della campagna sono state gettate a marzo, quando i funzionari
Usa iniziarono ad avvertire che in Siria si stavano radunando islamici
risoluti a lanciare attacchi contro l'Europa e gli Stati Uniti. [1] La
campagna ha ingranato a gran velocità con le conquiste territoriali
dell'ISIS in Iraq e con la decapitazione del giornalista Usa James
Foley. Ora i funzionari Usa dichiarano che stanno prendendo in
considerazione attacchi aerei contro bersagli ISIS in Siria.

Per giustificare l'eventualità di una guerra aerea in Siria, gli
ufficiali Usa adottano un linguaggio nebuloso sulla salvaguardia di
“interessi di sicurezza” statunitensi, ma evitano di dire chiaramente
quali sono questi interessi e come siano minacciati. Il segretario alla
Difesa Chuck Hagel dichiara l'ISIS una “minaccia imminente a tutti i
nostri interessi”, aggiungendo che l'ISIS “è al di là di tutto quello
che abbiamo visto”. [2] Hagel non dice in che modo l'ISIS rappresenta
una minaccia ad almeno un interesse Usa, per non dire degli altri, e
l'aver ingigantito l'ISIS come una minaccia “al di là di tutto quello
che abbiamo visto” è chiaramente allarmismo. Decisamente, la brutalità
dell'ISIS in Iraq, la decapitazione di Foley e la sua capacità di
impadronirsi e controllare il territorio non sono stati meno scioccanti
di quelli che si sono palesati in Siria, dove l'ISIS e i suoi seguaci
islamici hanno dato luogo a fatti di crudeltà e depravazione altrettanto
sanguinosi, nel corso della conquista e del controllo di ampie zone del
territorio siriano, ampiamente assistiti da membri degli “Amici della
Siria” a conduzione Usa.

Hagel invoca anche l'11 settembre, insinuando che l'ISIS “è minaccia più
forte di quello che era al Qaeda prima degli attacchi dell'11
settembre”. [3] Invocando l'11 settembre porta alla conclusione che
senza gli attacchi aerei alla Siria per eliminare l'ISIS, c'è una seria
possibilità di attacco agli Stati Uniti di portata maggiore di quello
dell'11 settembre. Anche il ministro degli esteri francese, Laurent
Fabius, fa riferimento all'11 settembre per sostenere la tesi degli
attacchi aerei, notando che “Gli attacchi a New York dell'11 settembre
2001 hanno avuto un costo di 1 milione di dollari. Oggi stimiamo che lo
Stato Islamico ha diversi miliardi”. L'ovvia conclusione a cui Fabius
vuole portarci è che l'ISIS varerà migliaia di 11 settembre. [4]
L'implicita conclusione, tuttavia, non è più credibile dell'implicita
conclusione che gli Stati Uniti sono sull'orlo di vaporizzare il pianeta
dal momento che hanno un arsenale nucleare di gran lunga maggiore del
minuscolo arsenale che aveva quando bombardò Hiroshimae Nagasaki. La
capacità non equivale necessariamente alla motivazione o all'effettuazione.

Il generale Martin E. Dempsey, Capo dello Stato Maggiore congiunto, ha
dato il suo contributo all'emergente campagna di allarmismo. Dempsey ha
osservato che l'ISIS aspira ad assorbire “Israele, Giordania, Kuwait e
Siria nel suo califfato”. [5] Palesemente questo è al di là delle
capacità dell'ISIS e non merita di essere preso seriamente in
considerazione. Dempsey nondimeno aggiunge che se l'ISIS “dovesse
realizzare tale visione, modificherebbe radicalmente il volto del Medio
Oriente e creerebbe una situazione inerente alla sicurezza che
senz'altro sarebbe una minaccia sotto diversi aspetti”. [6] Questo
equivale a dire “/Se/ Haiti avesse un arsenale di 200 ordigni
termonucleari e un efficace sistema di difesa dai missili balistici
certamente sarebbe una minaccia in molti modi”. Quello che è importante
qui è la parola “se”. Se Barak Obama fosse una donna sarebbe il primo
presidente Usa di sesso femminile. Se l'ISIS avesse la capacità di
assorbire una gran parte del Medio oriente in un califfato, sarebbe una
minaccia al controllo Usa sul Medio Oriente. Ma l'ISIS non ha questa
capacità. E, anche se l'avesse, non sarebbe una minaccia alla sicurezza
Usa, ma alla sicurezza dei profitti dell'industria petrolifera occidentale.

Da parte sua, il Wall Street Journal ha suggerito che la decapitazione
di James Foley era un motivo sufficiente per legittimare attacchi aerei
Usa sulla Siria. [7] Eppure, le decapitazioni compiute dall'ISIS e dagli
altri islamici in Siria, e quelle compiute dall'alleato Usa Arabia
Saudita sui propri cittadini, non hanno stimolato Washington all'azione.
L'alleato saudita di Washington “ha decapitato almeno 19 criminali
condannati dal 4 agosto, circa metà dei quali per reati non violenti,
compreso uno per stregoneria”. [8] Queste decapitazioni sono passate
sotto silenzio dai leader occidentali. Di certo non sono state invocate
come una ragione per lanciare attacchi aerei sul tiranno saudita.

Silenziosamente ignorata dai medesimi stati occidentali è, parimenti, il
carattere brutale, misogino, medievale dell'antidemocratico regime
saudita, uno dei principali “Amici della Siria”. Per contro, il New York
Times ha riferito che “Il presidente e gli alti funzionari del suo
gabinetto hanno unanimemente denunciato lo stato islamico come una
minaccia medievale”, aggiungendo che “il Segretario di Stato John Kerry
ha detto che il gruppo deve essere distrutto”. [9] Quello che il
giornale non ha fatto notare è che l'Arabia Saudita è anche lei una
“minaccia medievale” eppure nessun presidente Usa o segretario di stato
userebbe mai un tale linguaggio per descrivere il loro alleato, né,
soprattutto, intraprenderebbe una campagna per eliminare quel regime
feudale. Questo evidenzia che in realtà Washington non ha alcuna
ostilità verso le minacce medievali – non quando, come nel caso della
Siria, esse operano contro il governo di un paese individuato come
obbiettivo di un cambio di regime, né quando governano una fonte di
immensi profitti petrolchimici a condizioni vantaggiose per le compagnie
petrolifere occidentali, e neanche quando, come in Afghanistan negli
anni '80, combattevano contro un governo progressista filosovietico.

La campagna di Washington per mobilitare la pubblica opinione per
attacchi aerei sulla Siria, quindi, non ha niente a che vedere col
debellare minacce medievali. Nè ha niente a che vedere col prevenire
l'ascesa di un califfato in gran parte del Medio Oriente, dato che
l'ISIS non ha la capacità di raggiungere questo obbiettivo. Anche se
l'avesse, l'ascesa di un califfato sarebbe una faccenda su cui
dovrebbero decidere i popoli del Medio Oriente, non le potenze
occidentali. Infine, finché l'ISIS otteneva impressionanti conquiste
territoriali in Iraq, Washington era completamente disposto a
consentire, anzi, perfino a favorire quello che ora chiama “il cancro”
dell'ISIS a “metastatizzare” ovunque in Siria. A quell'epoca non ha
espresso apprensione che l'ISIS lanciasse attacchi in stile 11 settembre
agli Stati Uniti, e non ha fatto niente per arrestare il flusso di
denaro al gruppo anti-Assad da parte di sostenitori che avevano le basi
nei paesi che hanno montato la coalizione degli Amici della Siria
(intendere: Amici dell'imperialismo Usa). Le minacce di un attacco in
stile 11 settembre orchestrate dall'ISIS sono quindi puro allarmismo.

Alla luce di quanto sopra, dobbiamo chiederci se, una volta avviata, la
guerra aerea in Siria allargherà la sua lista di obbiettivi dall'ISIS
alle forze governative siriane? La campagna per mobilitare l'opinione
pubblica per una guerra aerea contro l'ISIS in Siria è un cavallo di
Troia per una escalation della guerra al governo di Assad, e su un piano
più generale, contro l'azione collegata di resistenza di
Hezbollah-Siria-Iran contro la dominazione Usa nell'Asia occidentale?

1. Eric Schmitt, “Qaeda militants seek Syria base, U.S. official say”,
The New York Times, March 25, 2014.

2. Mark Mazzetti and Helene Cooper, “U.S. isn’t sure just how much to
fear ISIS,” The New York Times, August 22, 2014.

3. Dion Nissenbaum, “U.S. considers attacks on ISIS in Syria”, The Wall
Street Journal, August 22, 2014.

4. David Dauthier-Villars, “France calls for action to cut off ISIS
money supply”, The Wall Street Journal, August 22, 2014.

5. Mazzetti and Cooper.

6. Mazzetti and Cooper.

7. Nissenbaum.

8. Rick Gladstone, “Saudi Arabia: Executions draw rebukes”, The New York
Times, August 21, 2014.

9. Nissenbaum.


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J. Ellero