RE: [Disarmo] R: R: le spese militari nel mondo crescono



non è che ti ritorni, è che avendola inviata alla lista la ricevi anche tu, che ne fai parte
ciao


From: fra.sche99 at alice.it
To: disarmo at peacelink.it
Date: Sat, 5 Sep 2015 10:32:21 +0200
Subject: [Disarmo] R: R: le spese militari nel mondo crescono

Strano, non capisco: ho mandato questa email e mi ritorna precisa identica a me? Come funziona sta cosa?

Ciccio

 

Da: disarmo-request at peacelink.it [mailto:disarmo-request at peacelink.it] Per conto di ciccio schembari
Inviato: lunedì 31 agosto 2015 18:01
A: disarmo at peacelink.it
Oggetto: [Disarmo] R: le spese militari nel mondo crescono

 

Caro Alfonso, ho letto con interesse la tua scheda apprendendo delle informazioni che non conoscevo. Grazie.

Allego una mia riflessione in cui propongo la modifica dell’articolo 11 della Costituzione con l’aggiunta del seguente comma: "All’interno del territorio della Nazione, sono bandite, in modo assoluto e inderogabile, la produzione, il commercio, il transito e la sosta di armi pesanti finalizzate alle guerre di ogni tipo e di ogni genere."

Ecco l’articolo con preghiera di diffusione. Grazie

Ciccio

 

 

Armi per pane

 

Uccidere è peccato, ma non lo è produrre armi di sterminio

 

Tra i dieci comandamenti c’è 'non uccidere' ma non c’è 'non produrre armi'. Per armi intendo quelle pesanti con cui si fanno le guerre e gli stermini. Si proibisce l’uccisione ma non la produzione degli strumenti di uccisione. Certo, all’epoca di Mosè non c’erano armi terribili ma all’epoca della Costituzione Italiana c’erano e si conoscevano ed erano state sganciate due bombe atomiche, che avevano fatto strage indiscriminata di civili, donne e bambini, eppure l’art. 11 dice che l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali ma non proibisce la produzione delle armi con cui si fa la guerra. E l’Italia ne produce tante, tra cui la Valmara 69, una delle mine antiuomo più devastanti. Hanno poi chiamato la guerra "missione di pace" e hanno aggirato l’art. 11.

Non so se questa stessa norma è prevista nelle costituzioni degli altri Stati e comunque nel preambolo dello Statuto delle Nazioni Unite si legge: "Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanità, [...]"

Nonostante l’impegno solenne delle Nazioni Unite, le guerre, in questi ultimi sessant’anni, non solo non sono per nulla cessate ma si sono fatte e si fanno con armi sempre più terribili e sempre più dotate dell’«intelligenza» di uccidere indiscriminatamente militari e civili e, con la novità di non avere termine, al punto che gli esperti parlano di guerra continua.

Che le guerre siano una componente intrinseca nella natura degli esseri viventi? Il filosofo Noberto Bobbio (1910-2004), in un’intervista a La Repubblica, 24 febbraio 2002, afferma: "Tutta intera la storia dell'uomo dalle sue origini, quali che siano le cadenze del tempo, è percorsa dalla volontà di potenza, solo moderata, ma non mai del tutto vinta. Hegel una volta definì la storia un immenso mattatoio. Mattatoio è stata. Non vedo alcuna ragione per cui mattatoio non continui ad essere. Si spegne una guerra se ne accende un'altra. Bruciano continuamente, in ogni tempo, guerre nelle più diverse regioni della terra. Per fare l'esempio che abbiamo sotto gli occhi, la feroce guerra che insanguina Israele e la terra di Palestina ormai da cinquant'anni e che ha scavalcato il secolo. Nulla di nuovo sotto il sole".

Io che non sono né Bobbio né Hegel penso, un pensiero così, terra terra, da intellettuale ruspante quale io sono: "Se c’è chi studia, progetta e produce armi, dovrà pur venderle. Non potrà mica andare in fallimento! Che allora le guerre siano la conseguenza logica della produzione delle armi e si fanno per svuotare i magazzini e guadagnare sui danari investiti?!" Il dubbio è forte e anche Papa Francesco l’ha detto e mi pongo e pongo la domanda: «È possibile una storia dell'umanità senza guerre?». Non lo so! Ma non è neanche vietato provarci! E provarci non fa male, anzi fa sicuramente bene!

E comunque, se le guerre non potranno essere abolite, se anche le donne fanno le guerre, come ci racconta Giovanni Verga ne "I Malavoglia": "Di solito gli uomini non s’immischiano in quelle liti di donne, se no le questioni s’ingrosserebbero e potrebbero andare a finire a coltellate; invece le comari, dopo che hanno messo fuori la scopa, e si sono voltate le schiene, e si sono sfogate a dirsi improperi, e a strapparsi i capelli, si riconciliano subito, e si abbracciano e si baciano, e si  mettono sull’uscio a chiacchierare come prima." [Grande romanzo 'I Malavoglia', più lo si rilegge e più vi si trova saggezza e insegnamento].   

Se le guerre non potranno essere abolite, che sicuramente è necessario e anche salutare, ogni tanto, sputare fuori la tensione e la rabbia accumulata nella continua ricerca dell’equilibrio instabile di cui è fatta e si sostanzia la convivenza civile, che si aboliscano allora le armi pesanti. C’è una bella differenza tra una guerra combattuta colle scope, come fanno le donne di Verga, e una combattuta con le bombe atomiche. 

Se penso al costo degli eserciti e di questi micidiali strumenti di morte; se penso alle sofferenze che potrebbero essere alleviate col denaro risparmiato; se penso che nelle discussioni attorno alla attuale crisi finanziaria non ho mai sentito includere, tra i tagli, quello delle spese militari, qual moto allora, / mortal prole infelice, o qual pensiero / verso te finalmente il cor m'assale? / Non so se il riso o la pietà prevale [da 'La ginestra' di Giacomo Leopardi].

Per dare senso a quanto sopra affermato prendo, solennemente, i due impegni appreso enunciati. A) Ritornare alle urne elettorali se sorge, in Italia, un partito che proponga di aggiungere all’articolo 11 della Costituzione il seguente comma: "All’interno del territorio della Nazione, sono bandite, in modo assoluto e inderogabile, la produzione, il commercio, il transito e la sosta di armi pesanti finalizzate alle guerre di ogni tipo e di ogni genere." B) Andare a messa, pur restando agnostico e laico convinto, tutte le sante domeniche che ho da vivere, se il Papa pronuncia solenne e formale scomunica nei confronti di coloro che producono, commerciano e usano armi pesanti finalizzate alle guerre di ogni tipo e di ogni genere.

Tuttavia, senza bisogno dell’intervento del Papa, queste persone la scomunica se la creano da soli e se la portano dentro perché uccidere ed anche pensare e progettare i modi per uccidere altri uomini non può lasciare le coscienze tranquille. Sarà ben diverso il modo di porsi di fronte ai propri figli tra un progettista di bambinopoli e uno di armi? 

Il poeta Ignazio Buttitta, ragazzo del 99, ancora all’età di novant’anni si portava dentro gli occhi i ragazzi austriaci che, nell’agosto del 1918, aveva ucciso sul Piave. E nella poesia 'Lettera a una mamma tedesca' così si esprime. Mamma tedesca, / ti scrivi ddu surdatu talianu / chi t’ammazzò lu figghiu. / Mmaliditta dda notti / e l’acqui di lu Piavi / e li cannuna e li bummi / e li luci chi c’eranu; / mmaliditti li stiddi / e li prigheri e li vuci / e lu chiantu e li lamenti / e l’odiu, mmaliditti! / Mamma tedesca, / iu, l’assassinu / ca t’ammazai lu figghiu: / comu pozzu dòrmiri  / ed abbrazzari li me picciriddi? [Mamma tedesca, / ti scrive quel soldato italiano / che ti ha ammazzato il figlio. / Maledetta quella notte / e le acque del Piave / e i cannoni e le bombe / e le luci che c’erano; / maledette le stelle / e le preghiere e le voci / e il pianto e i lamenti / e l’odio, maledetti! / Mamma tedesca, / io, l’assassino / che ti ha ucciso il figlio: / come posso dormire / e abbracciare i miei bambini?].

Lo scrittore analfabeta Vincenzo Rabito, anche lui ragazzo del 99, nel suo diario pubblicato da Einaudi col titolo 'Terra Matta', conclude il racconto della presa di Monte Fiore, a cui ha preso parte, con queste parole.  Quanti morti, quanti ferite, quanti pianti, quanti dolori, quante lacrime. . . E così, amme, tutta la paura che aveva, mi ha passato che deventaie un carnefice. In pochi giorni sparava e ammazzava come uno brigante, no io solo, ma erimo tutti li ragazzi del 99, che avemmo arrivati piangendo, perché avemmo il cuore di piccoli, ma, con questa carneficina che ci è stata, deventammo tutti macellaie di carne umana. 

Ma ancorché non si è poeti e d’animo sensibile, la proibizione della produzione delle armi può essere condivisa anche dagli egoisti dal cuore arido, da coloro che ritengono che tanto, le persone, devono, prima o poi, morire e che la guerra anticipa di poco la loro morte: basta prospettare loro i vantaggi che se ne avrebbero investendo in altro modo i danari delle armi. Ne è d’esempio il secolo ventesimo: difronte ai problemi economici d’inizio secolo. Gli Stati europei investirono in armi e innescarono la prima, e poi anche la seconda, guerra mondiale avviandosi al suicidio economico e politico, da cui, ancora oggi non riescono a riemergere. Gli Stati Uniti d’America investirono in infrastrutture e in opere di miglioramento e, alla fine, furono gli unici vincitori. 

Il bando delle armi avrebbe consensi trasversali eppure non c’è partito politico al mondo che lo mette al primo punto. Mah! Cosa hanno in testa e nel cuore i politici in generale e quelli che si dicono di sinistra? Mistero! Gli stessi padri della Costituzione Italiana pensarono a ripudiare la guerra e non a bandire le armi che sono la cosa più terribile.

Se avessi potere politico o economico o altro mi farei portatore del bando delle armi, ma ho la debolezza della mia misera pensione e perciò mi accontento di scrivere su operaincerta e ambisco al consenso di qualche lettore. 

Ragusa, 10 febbraio 2015

                                                                                         Ciccio Schembari

 

Articolo pubblicato sul n. 114/2015 "Liberi libri" della rivista ondine www.operaincerta.it

 

 

 

 


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