Greenaction Transnational- piani di emergenza nucleare



Nucleare. L'Italia disattende Euratom
Nessun piano di difesa nazionale
Mancanza di informazioni presso le amministrazioni locali, assenza di sistemi antiatomici come rifugi e aree mediche di soccorso. Il piano dell'Italia in caso di “fall out” nucleare è assolutamente inesistente e disattende tutti i parametri della normativa europea in materia. E' quanto emerge da un'inchiesta di Greenaction Transnational.

A poco più di due mesi dall'incidente nella centrale nucleare di Krsko in Slovenia situata a circa 130 km dall'Italia, Greenaction Transnational (associazione per la difesa dell'ambiente, con base a Trieste) ha verificato l'efficienza dei sistemi nazionali di prevenzione in caso di incidente atomico che il nostro paese dovrebbe avere, come previsto dalla normativa Euratom. 
Un primo dato preoccupante è il fatto che sul territorio nazionale non esiste un piano condiviso in caso di incidenti nelle centrali nucleari attive sul territorio dei paesi con noi confinanti, Slovenia e Francia, per citarne solo alcuni. 

Poiché Trieste, è uno degli 11 porti italiani in cui possono sostare unità militari a propulsione nucleare, l'associazione ha analizzato il piano di emergenza esterno portuale (PEE), che prende in considerazione il rischio di fuga di materiale radioattivo. L’unico piano che, al momento, risulta essere disponibile a livello nazionale.

«Nel piano mancano tutte le informazioni necessarie ai cittadini per affrontare operativamente un “fall out” nucleare. Viene confermata la totale assenza di rifugi antiatomici e la carenza delle strutture sanitarie per trattare le persone irradiate» afferma Roberto Giurastante, presidente dell'associazione triestina, «tutto questo è incredibile – continua – perché comunque ci troviamo di fronte a una situazione di rischio molto elevato, non solo per gli incidenti che possono derivare da Krsko, che è una delle centrali nucleari più pericolose d'Europa, ma comunque consideriamo che l'Italia settentrionale è circondata da molte centrali nucleari, pensiamo a quelle francesi e svizzere».

Il dato più allarmante per i cittadini che hanno aderito alla campagna di Greenaction hanno ricevuto risposte dirette in cui si metteva in evidenza che le stesse amministrazioni locali come la prefettura e comune di Trieste le amministrazioni locali non sapevano come affrontare un caso di “fall out” perché aspettavano indicazione dalla protezione civile nazionale.

«Vorrei ricordare – continua Giurastante – che in caso di “fall out” da Krsko, e calcolando un'ipotesi di incidente in cui si arrivi alla fusione del nocciolo del reattore con dispersione in atmosfera di solo un terzo dei radionuclei contenuti nel reattore si avrebbe un fall out che interesserebbe in sole 24 ore Fruili Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia ed Emilia-Romagna esponendo oltre 12 mila persone». 

La Ue nel frattempo ha già richiamato l'Italia per il mancato adeguamento con le normative Euratom. Obiettivo della campagna lanciata da Greenaction Transnational è quello di rivolgersi con una petizione popolare, direttamente al parlamento europeo perché solleciti e sanzioni l'Italia per le inadempienze. 


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