Fwd: Inchiesta Rompiballe




Come sono stati trasferiti i carabinieri "scomodi"


Ieri rinviati sia il processo Bassolino sia la decisione della Cassazione sul sequestro Impregilo

Ecco il geyser di percolato che ha messo nei guai Bertolaso e la sua vice

Gli scatti del carabiniere che Di Gennaro voleva cacciare

NAPOLI — Un Vajont di percolato: così Sergio Asprone, uno degli indagati nell'inchiesta «Rompiballe», descriveva nel 2007 la discarica di Villaricca, dove in alcuni punti la melma velenosa rischiava di colare giù da un momento all'altro.
Giovanni Parascandola Ladonea, appuntato dei carabinieri particolarmente inviso a Marta Di Gennaro e Guido Bertolaso, aveva fotografato la massa liquida prossima a venire giù e inviava al commissariato di governo continue relazioni di servizio in cui segnalava il pericolo; per questo motivo lo staff di Bertolaso lo considerava un impiccione da punire.
Eccole, le fotografie scattate da Parascandola: potrebbero essere presto allegate allo stralcio dell'inchiesta al quale sta lavorando il pm Maurizio De Marco, che, assieme al procuratore, dovrà decidere se chiedere l'archiviazione o il rinvio a giudizio per Bertolaso, Pansa, Catenacci e altre quattro persone. Le fotografie sono state scattate nel giugno del 2007; l'appuntato, lo ricordiamo, faceva le ispezioni a Villaricca quando era libero dal servizio e con mezzi propri. In una delle immagini si vede con chiarezza come la poltiglia marrone (otto o novemila metri cubi di percolato) sia arrivata ormai a 30 centimetri dal bordo della discarica. In un'altra appare un imponente spruzzo di percolato, quasi un malefico geyser: quando il biogas presente nella discarica preme, il percolato schizza in alto. In altre ancora si notano rifiuti che affiorano nel magma.
Quelle foto, così come le relazioni di servizio dell'appuntato, infastidivano moltissimo Bertolaso, la sua vice e il loro factotum, il maresciallo Rocco De Frenza; gli ultimi due sono stati rinviati a giudizio il 29 gennaio scorso assieme agli altri 23 coimputati. «Guido ha smesso di autor izzare le missioni dei carabinieri— diceva la Di Gennaro in una telefonata —. Hanno continuato ad arrivare questi appunti su sopralluoghi fatti, alcuni dei quali esordivano dicendo "Questo sopralluogo viene fatto in periodo di ferie dal sottoscritto con mezzi propri". Io non ho voluto più avere a che fare con i carabinieri da quando Guido mi ha detto: "Ferma, questi devono cambiare"... La richiesta di questo Masi (un capitano del Noe delegato dai pm Noviello e Sirleo ad acquisire le relazioni di servizio di Parascandola, ndr): che cosa vuole, vuole quei pezzacci di carta che ti vedi lì. Che dobbiamo fare? Forse li dobbiamo dare, ma così li suffraghiamo... Questi hanno continuato a fare quello che facevano... quella era la ragione per cui ce li volevamo togliere di mezzo!».
Il maresciallo De Frenza, parlando al telefono con Michele Greco, dopo averlo invitato a strappare le relazioni di servizio di Parascandola, diceva: «Adesso te lo cerco e te lo blocco in qualche modo, sennò gli faccio una pratica disciplinare». Giovanni Parascandola, che negli anni Novanta era stato investigatore in Sicilia e aveva fatto parte della squadra del «capitano Ultimo», arrivò al commissariato proprio per decisione di Sergio Di Caprio, oggi colonnello e vicecomandante del Noe. Dopo l'esperienza al commissariato di governo fa ora il piantone nella sede della Regione Carabinieri Campania, in via Salvatore Tommasi. Il suo diretto superiore al commissariato, il tenente Luigi Paolo De Ciutiis, ex maresciallo e anche lui ex collaboratore di «Ultimo», è stato invece trasferito da alcuni mesi dal Noe di Torino all'ufficio Motorizzazione della Regione Carabinieri Piemonte. Nessuno dei due, dunque, ha al momento un incarico operativo. Ieri, intanto, nuovo rinvio per il processo Bassolino, che si sta svolgendo nell'aula bunker di Poggioreale.
L'avvocato Alfonso Maria Stile, che assiste il gruppo Impregilo, doveva recarsi in Cassazione: la Corte avrebbe dovuto pronunziarsi sul ricorso dei pm Noviello e Sirleo contro il dissequestro dei 750 milioni di euro a Impregilo disposto dal Riesame. Ma anche in questo caso c'è stato un rinvio: si va al 16 aprile per un difetto di notifica. Si allungano ulteriormente, dunque, i tempi della decisione: il ricorso dei pubblici ministeri è stato depositato in agosto. Per i giudici del Riesame, i pm non avrebbero distinto le attività lecite da quelle illecite di Impregilo, rendendo impossibile individuare i proventi della presunta truffa. Durissima la replica della Procura, che nel ricorso in Cassazione ha criticato la motivazione racchiusa in tre sole righe a fronte di 57 faldoni processuali: il collegio, ritengono i pm, non ha neppure letto gli atti.

Titti Beneduce http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2009/19-febbraio-2009/ecco-geyser-percolato-che-ha-messo-guai-bertolaso-sua-vice--1501016485720.shtml