Re: [Ecologia] Crolla del 45% il prezzo internazionale dell'acciaio. Occorre un piano B per salvare i lavoratori dell'ILVA



Non diamo false speranze sull'occupazione per favore!!! Con i 'condizionali' non si mangia
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Inviato da Libero Mail per Android Lunedì, 09 Novembre 2015, 07:08PM +01:00 da "Alessandro Marescotti" < a.marescotti at peacelink.it> :

>PeaceLink chiama a raccolta le persone di buona volontà per elaborare un
>piano B dettagliato e praticabile che faccia uscire la città di Taranto
>dalla crisi irreversibile dell'Ilva. Taranto può e deve diventare un
>laboratorio nazionale e internazionale di idee per la riconversione. Chi
>ha idee da proporre ci contatti (volontari at peacelink.it).
>I punti di partenza del nostro ragionamento sono questi.
>1) Il mercato dell’acciaio è in fase recessiva ed è caratterizzato da un
>eccesso di capacità produttiva. Negli ultimi 12 mesi il prezzo
>dell'acciaio sul mercato internazionale è crollato del 45% per le
>esportazioni cinesi.
>2) Di fronte a questo scenario lo stabilimento siderurgico ILVA sarà
>sconvolto da un’ondata di crisi che ha portato già altre acciaierie alla
>chiusura. La situazione finanziaria dell’ILVA è caratterizzata dal fatto
>che l’azienda non produce più profitti ma unicamente perdite che si stanno
>sommando ai debiti verso le banche e verso i fornitori. ILVA ha 14 mila
>lavoratori, 20 mila creditori e tre miliardi di debiti.
>3) La situazione è diventata insostenibile. Se l’azienda non produce più
>profitti ma perdite vengono meno le condizioni per la realizzazione degli
>interventi di risanamento degli impianti. L’ILVA è in coma farmacologico e
>viene mantenuta in vita solo con decreti legge che hanno solo un effetto
>palliativo.
>4) Fra alcuni mesi l'ILVA chiuderà e sarà la fine di un modello di
>sviluppo che si è centrato sulla monocultura dell’acciaio. Questa crisi
>gravissima dell’ILVA sta esponendo i lavoratori al rischio concreto della
>disoccupazione.
>5) Di fronte a questa drammatica situazione è saggio confrontarci su un
>Programma di transizione di sostenibilità ambientale che si alimenti anche
>con i Fondi Europei che nel sud dell’Italia spesso non vengono utilizzati
>dalle amministrazioni pubbliche.
>6) E' possibile riconvertire l’economia locale attraverso fondi europei. I
>fondi non mancano. Prova ne è il fatto che i 2 miliardi di euro del
>“Programma Attrattori Culturali”, destinati a migliorare l’offerta
>culturale nelle Regioni del Sud, non sono stati spesi e sono ritornati a
>Bruxelles. Uno spreco proprio mentre il nostro patrimonio storico e
>culturale cade a pezzi. Secondo una ricerca Eurispes, l’Italia utilizza i
>fondi europei solo al 45%. Attualmente sono a rischio contributi europei
>per 14,4 miliardi di euro. Solo Croazia e Romania fanno peggio.
>7) La crisi dell’ILVA deve diventare l’occasione per sfruttare al massimo
>questa ingente quantità di fondi per realizzare un progetto complessivo di
>riconversione che garantisca l’occupazione dei lavoratori ILVA offrendo
>nel contempo ai giovani disoccupati una concreta prospettiva di impiego
>diventando i protagonisti della riconversione, della bonifica e della
>rinascita.
>8) Creare lavoro senza inquinare è possibile e lo dimostrano le esperienze
>di Pittsburgh, Friburgo, Bilbao, Hammarby Sjostad (Stoccolma) e della
>Ruhr. Tutti esempi in cui bonifica, riconversione e green economy hanno
>creato sviluppo e lavoro senza generare inquinamento. Sono proprio le
>nazioni e le città che inquinano di meno che creano più occupazione.
>9) Occorre creare ponti di comunicazione con le città che sono riuscite a
>riconvertirsi. PeaceLink ha preso contatto con gli ambientalisti di
>Pittsburgh per capire come quella città è riuscita a sopravvivere alla
>crisi dell’acciaio e a far rinascere la propria economia. Pittsburgh è
>stata riconosciuta come una delle tre città americane che meglio ha
>superato la crisi recessiva dello scorso decennio. Il sindaco di
>Pittsburgh ha dichiarato: “We employ more people in Pittsburgh than we
>ever have”. Ossia: ”Noi impieghiamo più persone a Pittsburgh di quante non
>ne abbiamo mai avute”). Proprio così. Da quando hanno chiuso l’acciaieria
>sono usciti dalla crisi. PeaceLink è in contatto con Pittsburgh per un
>interscambio di esperienze sul monitoraggio dell’aria. Stiamo cercando di
>imparare dalle città che hanno avuto l’intelligenza di cambiare.
>10) Occorre coinvolgere i lavoratori dell'Ilva e renderli protagonisti del
>Piano B, anche attraverso forme di "Life long learning". Per senso di
>responsabilità verso i lavoratori dell’ILVA e verso tutti quei soggetti
>che si sorreggono sull’indotto, PeaceLink da tempo sviluppa – accanto alla
>critica dell’impatto inquinante dell’acciaieria – anche una parallela
>azione di ricerca di alternative occupazionali e di ricerca culturale. Ora
>questa ricerca è arrivata ad una sintesi con la stesura del “PIANO B” per
>Taranto. Mentre la nave sta affondando, occorre avere a disposizione le
>scialuppe di salvataggio. Le scialuppe già ci sono e sono i fondi europei.
>Ma occorre una grande capacità di pianificazione e di riprogettazione che
>attualmente manca.
>11) PeaceLink fa appello alla Camera di Commercio perché convochi un
>tavolo di confronto e di progettazione per uno sviluppo sostenibile
>alternativo e mette a disposizione il proprio PIANO B e gli studi svolti
>in questi anni di ricerca, anche collaborando con l’Università e con
>quegli studenti che hanno deciso di centrare la propria tesi di laurea su
>Taranto.
>12) E’ venuto il momento di far partecipare a questo tavolo di confronto e
>di progettazione non solo gli attori istituzionali e sindacali (che hanno
>spesso dimostrato la propria inerzia) ma anche i giovani laureati e
>laureandi che hanno acquisito competenze e sono animati dal desiderio di
>rimanere a Taranto o di tornarvi mettendo a disposizione il proprio sapere
>e la propria voglia di cambiamento.
>13) Occorre coinvolgere tutte le scuole di Taranto in una seria
>riprogettazione dei profili professionali puntando sulle professioni del
>futuro, in particolare quelle collegate alla green economy che, secondo
>l’ONU, può creare fino a 60 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi
>20 anni (cfr.  http://www.peacelink.it/ecologia/a/36349.html ). PeaceLink è
>a disposizione delle scuole (per contatti: volontari at peacelink.it) per
>fornire materiale didattico e tenere incontri con docenti e studenti
>nell’ottica di una “riprogrammazione” delle scuole tarantine in funzione
>di una nuova economia e di una nuova società che ponga il lavoro al
>servizio dello sviluppo sostenibile e del bene comune.
>14) Per i lavoratori Ilva vanno subito predisposti piani di formazione e
>riconversione semestrali e sistemi di certificazione delle competenze
>acquisite.
>
>Alessandro Marescotti
>Presidente di PeaceLink
>http://www.peacelink.it
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