competitività, troppi rivoli



da lastampa.it

IL PACCHETTO DEL GOVERNO
Competitività troppi rivoli

7 marzo 2005
di Tito Boeri

La nostra economia è in ripida discesa, se non si vuole chiamarlo declino.
La crescita della produttività è scesa dall'8 per cento dei primi Anni 60 al
3 per cento di quindici anni fa per poi precipitare allo 0,5 per cento
dell'inizio di questo secolo. Colpevolmente ignorate nei primi quattro anni
di questa legislatura, le misure di sostegno alla crescita sono finalmente
all'ordine del giorno nel «pacchetto sulla competitività», che dovrebbe
essere varato mercoledì prossimo dal Consiglio dei ministri.
Nelle 120 pagine del capitolato c'è di tutto: dalla semplificazione
legislativa all'energia, dalle politiche dell'innovazione agli
ammortizzatori sociali. I provvedimenti rispondono ad obiettivi
condivisibili: ampliare i mercati, rendere meno socialmente costoso
l'inevitabile cambiamento della specializzazione produttiva del nostro Paese
e, come nel caso della nuova disciplina sui fallimenti, incentivare nuove
iniziative imprenditoriali. Ad un'analisi più approfondita (si vedano le
schede su
www.lavoce.info) molte misure si rivelano di scarso impatto o
contengono difetti di progettazione. Ad esempio, gli sgravi sull'Irap sono
distorsivi e non favoriscono la crescita occupazionale perché prendono come
riferimento le variazioni del costo del lavoro e non i nuovi assunti, come
in passato faceva il più generoso bonus occupazione.

Si tratta, in molti casi, di interventi a costo zero, che non possono
privare di risorse altri interventi più urgenti. Ma vi è un altro vincolo di
cui tenere conto ed è quello legato al calendario di fine legislatura, un
periodo in cui le rappresentanze di interessi specifici sono molto
agguerrite. Vi è un forte rischio che il pacchetto venga ulteriormente
depotenziato. Le pur timide misure di liberalizzazione degli ordini
professionali sembrano destinate ad essere stralciate ancora prima di
approdare in Consiglio dei ministri. Non sorprende dato che più di un quinto
dei parlamentari della maggioranza è libero professionista. La scelta poi di
varare una parte delle misure in un decreto legge con «rampini» (richiami
normativi) che consentono una più celere approvazione anche della parte
restante delle misure, affidate a un disegno di legge, può rivelarsi un
boomerang. In provvedimenti la cui efficacia si gioca su dettagli
essenziali, un piccolo stralcio può essere esiziale. Basta, ad esempio,
cambiare un articolo (come le norme che regolano il rapporto fra fallito e
banca nella riforma del diritto fallimentare) per vanificare un'intera
riforma. Avvisaglie di ciò che potrà accadere in Aula si sono già avute
questa settimana, con le sforbiciate subite dal disegno di legge sul
risparmio.

Sono poche le risorse destinate al pacchetto, circa un miliardo di euro
all'anno. Andavano concentrate su una o due priorità. Invece sono state
disperse su tanti interventi (ammortizzatori sociali, incentivi alla
mobilità, compensazione alle imprese per lo smobilizzo del Tfr, nuovo bonus
occupazione, misure a sostegno dell'innovazione) col risultato di rendere
ogni stanziamento insufficiente. Per evitare di sforare i tetti di spesa, si
metteranno dei «rubinetti», dei meccanismi in grado di bloccare l'erogazione
quando le risorse stanno per esaurirsi. Ma queste opere di ingegneria
idraulica non servono al rilancio dell'economia. Chi investe ha infatti
bisogno di sapere se può o no contare sugli aiuti.
Insomma l'impressione generale è che, nell'incapacità di scegliere, di
assegnare priorità, si sia deciso di disperdere energie su troppi fronti. E
il rischio che alla fine si porti a casa ben poco è elevato. Speriamo di
essere smentiti perché molti provvedimenti nel pacchetto meriterebbero ben
migliore sorte.