Fare la malta otto ore al giorno



Trova Lavoro e Carriere, 20 giugno 2005
Fare la malta otto ore al giorno
di Roberto Marabini

Un aperitivo in campagna per confrontarsi sul tema delle difficoltà 
occupazionali dei lavoratori in età matura. Roberto Corno, specialista di 
ricerca e selezione del personale, ha invitato una decina di responsabili 
delle risorse umane, imprenditori e rappresentanti delle associazioni di 
categoria per rispondere alle amichevoli provocazioni dell'ospite Giuseppe 
Zaffarano, presidente dell'associazione Lavoro Over 40. Nemmeno a farlo 
apposta, tutti i presenti all'aperitivo almeno una volta nella loro vita 
hanno voluto o dovuto reinventarsi una posizione professionale, altreo 
segnale di quanto la filosofia del posto fisso sia sempre più lontana 
dalla realtà. Ed ecco avanzare le opinioni dei manager che, da sempre 
abituati ad esprimersi con equilibrio e razionalità, questa volta lasciano 
emergere un involontario coinvolgimento emotivo sulle difficoltà, anche 
personali, che caratterizzano questi passaggi.
Il fenomeno è difficile da analizzare, perché ancora mancano dati certi. 
Il ricollocamento di un manovale edile ormai lontano dalla brillantezza 
fisica che gli permetteva di "fare la malta otto ore al giorno ad oltre 
trenta gradi di temperatura" è ben diverso da quello del coletto bianco 
analfabeta informatico, ed ancor più nei confronti del manager 
squalificato dalla delocalizzazione di interi distretti industriali. 
Ma "quanto" e "come" sono diverse queste esperienze? Anche in termini di 
numeri assoluti, è ancora difficile quantificare l'allarme occupazionale 
dei lavoratori maturi espulsi dal mercato del lavoro senza alcun 
ammortizzatore sociale che non riescono a ricollocarsi e sono ancora 
lontani dal traguardo della pensione. Le stime empiriche dell'Associazione 
Lavoro Over 40 parlano di sei/settecentomila persone.
In altre parole, questa realtà sempre più allarmante deve essere studiata 
a fondo e con urgenza, per arrivare in brevissimo tempo alla definizione 
di progetti di "seniority": un nuovo termine che indica la possibilità di 
valorizzare il lavoratore maturo. Al termine dell'aperitivo, Zaffarano ha 
infatti presentato un progetto di ricerca che potrebbe essere sviluppato 
con il contributo delle istituzioni e delle aziende (per ulteriori 
informazioni: http://www.lavoro-over40.it).
In attesa di adesioni e sviluppi, non dovrebbero tardare a concretizzarsi, 
dal canto nostro ci permettiamo comunque di avanzare un primo suggerimento 
operativo sul terreno che meglio conosciamo: quello delle inserzioni di 
lavoro.
Accertato che nessuna autorità sembra voglia intervenire nella lotta alle 
inserzioni illegali (i limiti di età sono legali solamente quando 
rispondono alle esigenze di specifiche forme contrattuali) e senza nulla 
voler togliere all'attività dei consulenti di organizzazione del 
personale, invitiamo le aziende e gli operatori dell'intermediazione a 
dimenticare i requisti (gli "skill") ed a concentrarsi sulla "job 
description": cosa diavolo dovrà concretamente fare il lavoratore una 
volta assunto?
Non si tratta di un esercizio di stile. Sotto i nostri occhi passano 
migliaia di inserzioni alla settimana e la nostra sensazione ci dice che 
nel 70-80% dei casi l'inserzionista dovrebbe chiarire, azitutto a se 
stesso, questo elemento fondamentale. "Fare la malta otto ore al giorno 
anche con un caldo torrido" è quanto basta per capirsi senza discriminare 
su sesso, abitudini alimentari, età o quant'altro. Se i lavoratori devono 
familiarizzare con il concetto di "bilancio di competenze" per evitare il 
rischio di emarginazione dal mercato del lavoro, ai selezionatori del 
personale ed alle aziende italiane è ormai richiesto uno sforzo uguale e 
contrario fin dalla realizzazione dell'inserzione. Pena l'emarginazione a 
breve termine dell'intera azienda.