guarda un pò hanno trovato cocaina nel po



dal sito web dell' istituto mario negri

  Identificata cocaina nel Po e nelle acque di scarico urbane
 Ultima redazione: 06 settembre 2005

Il fiume Po porta con sé ogni giorno l'equivalente di 4 kg di cocaina. Da dove arriva? Dalle urine dei consumatori convogliate nel fiume dalle acque di scarico urbane. La misura dei livelli di cocaina ha permesso di stimare che il consumo tra la popolazione residente nel bacino del fiume (5 milioni a monte del sito di prelievo, Milano esclusa) è superiore alla tonnellata su base annua, con un impatto economico del traffico superiore ai 100 milioni di euro. Per ogni 1000 giovani adulti della zona si consumerebbero ogni giorno almeno 27 dosi di cocaina (1 dose media=100 mg) e il consumo complessivo sarebbe pari a 40.000 dosi al giorno. Dati ottenuti direttamente dalle acque di scarico urbane confermano questi valori, che sono molto più elevati rispetto alle attuali stime basate su fonti istituzionali. Fortunatamente, le analisi sull'acqua potabile non hanno mai evidenziato tracce di cocaina.
L'uso di cocaina sembra essere in aumento a livello mondiale, ma è difficile stabilire con sicurezza le quantità di droga consumata e seguire le tendenze d'uso. Gli unici dati a disposizione, indiretti e probabilmente non realistici, sono infatti basati su interviste ai "consumatori", e statistiche su atti di criminalità correlati all'uso o allo spaccio di stupefacenti.
Un gruppo di ricercatori dell'Istituto Mario Negri di Milano, guidati da Roberto Fanelli ed Ettore Zuccato del Dipartimento Ambiente e Salute, ha sviluppato un metodo alternativo di valutazione, basato su evidenze dirette. L'idea è nata dai loro studi precedenti sulla presenza di farmaci d'uso comune nelle acque di scarico e di fiume. Nelle urine umane permangono tracce dei farmaci somministrati (o delle droghe consumate), che permettono di risalire alle dosi assunte. Queste sostanze, eliminate con le urine, confluiscono prima nelle acque di scarico (una sorta di "deposito" transitorio di questi prodotti) e poi nei fiumi.  Dai loro livelli nelle acque di scarico e di fiume è quindi possibile ricostruire una "mappa" qualitativa e quantitativa di farmaci e droghe usati dalla popolazione.
Lo studio dell'Istituto Mario Negri, condotto in collaborazione con l'Università dell'Insubria (VA) e pubblicato sulla rivista scientifica "Environmental Health: A Global Access Science Source" (accesso libero su: www.ehjournal.net), ha per la prima volta dimostrato la presenza di cocaina, e del suo maggiore prodotto urinario (benzoilecgonina), nelle acque del fiume Po e nelle acque di scarico dei depuratori di varie città (Varese, Cuneo, Latina, Cagliari). Dai livelli misurati si è potuto risalire ai consumi di cocaina tra la popolazione servita dai depuratori studiati e -su scala più vasta- tra gli abitanti del bacino del Po.
L'applicazione di questo nuovo approccio permetterebbe di monitorare l'uso di sostanze illecite nella popolazione, a livello locale e in tempo reale, preservando l'anonimato degli individui. Una volta perfezionato ed esteso ad altre droghe, questo metodo potrebbe diventare un valido strumento per studiare consumi e tendenze d'uso in maniera oggettiva, fornendo informazioni utili a comprendere questo grave fenomeno.
Milano, 3 agosto 2005                                    
Prof.Silvio Garattini                                                                  
Direttore Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri              
---------------------------------
Per ulteriori informazioni:
Dott Ettore Zuccato
e-mail zuccato at marionegri.it , telefono 02 39014544


L'indagine: ecco la radiografia dei consumi di droghe nel ricco Nord
Il Po è un fiume ma di cocaina. Lo dicono gli scienziati che hanno trovato tracce di 40mila dosi tra Pavia e la foce
Checchino Antonini
da Liberazione 5 agosto 2005
Scorre di tutto nelle acque del "dio Po". Magari non proprio nell'ampolla di Bossi ma, subito a valle, c'è perfino cocaina. Un fiume di cocaina, sarebbe giusto dire, visto che gli esperti dell'istituto Mario Negri di Milano, ne hanno scovato l'equivalente di 40mila dosi giornaliere.
L'esame del doping al più lungo dei fiumi italiani è stato condotto analizzando le tracce di urina nell'acqua del fiume che raccoglie gli scarichi delle città. L'esame, i cui risultati usciranno oggi sulla prestigiosa rivista scientifica Enviromental health, riguarda campioni prelevati tra Pavia e la foce e rivelano un livello di consumi di cocaina in una zona dove vivono 5 milioni di persone. 40 mila dosi quotidiane (per un valore di oltre cento milioni di euro) al giorno sono più del doppio delle stime del ministero di Maroni i cui esperti, sulla base di interviste, ritengono il consumo attestato a 15mila bustine al dì. Il nuovo metodo empirico di rilevazione è frutto della sperimentazione di Ettore Fanelli e Roberto Fanelli, ricercatori del Negri che lavoravano sull'inquinamento da farmaci in collaborazione con colleghi dell'ateneo comasco.
Tecnicamente è andata così: gli apparecchi del Negri hanno cercato tracce di un metabolita (prodotto del metabolismo) della cocaina, è la benzoilecgonina, particolarmente stabile e quindi facile da rintracciare. Chi sniffa la espelle con l'urina per il 5-6% come cocaina pura, e per il 50% come metabolita.
«40mila dosi sarebbe una stima esatta se nelle bustine ci fosse la sostanza allo stato puro - spiega a Liberazione, Francesco Piobbichi, che si occupa di questioni legate alle droghe per la direzione nazionale di Rifondazione - in realtà, in quello che ti danno per strada ce n'è una minima parte. Io credo si dovrebbe moltiplicare per sei o per sette la cifra fornita dalla stima». La considerazione interessante è legata all'area in cui è stata realizzata la rilevazione: «E' quella a più forte produttività relazionale - continua Piobbichi - e la "coca" aiuta a creare relazioni, dà sicurezza. Milano è la più grande città "a produttività relazionale" e la cocaina descrive la mutazione del consumo di sostanze, da quelle che creano marginalità a quella che "mette al lavoro" anche la dipendenza. E' il massimo dell'alienazione». Lo spunto è quello di fare inchiesta sulla relazione tra produzione della precarietà e consumo della sostanza che più di altre «produce identità virtuale e sicurezza, proprio quello che viene meno nella scomposizione delle identità provocata dalla precarizzazione». Insomma, la cocaina «aiuta a competere» e chi ha scritto la legge Fini sembra saperlo bene visto che ne ha raddoppiato la dose massima consentita mentre ha mortificato il possesso di hashish e cannabis.
L'Istituto Negri ha analizzato anche campioni degli scarichi di Varese, Cuneo, Latina e Cagliari. La stima è che nel bacino del Po che su mille giovani fra i 15 e i 34 anni, circa 27 fanno uso di cocaina. A Latina sono 26, 17 a Cagliari, 14 a Varese e 9 Cuneo. Per eroina e cannabis si devono ancora trovare le molecole adatte all'esame.