i rifiuti mascherati



dall'espresso.it
sabato 29 ottobre 2005
 
AMBIENTE / L'UE CONTRO IL GOVERNO
I rifiniti mascherati

I rottami "ferrosi" ribattezzati "sostanze riutilizzabili". L'Europa ci accusa: metodo fuorilegge
di Primo Di Nicola

La lettera, firmata da StavrosDimas, commissario europeo all'Ambiente, è stata spedita da Bruxelles lo scorso 5 luglio. Destinatario: il ministro degli Esteri Gianfranco Fini. Quattro pagine di appunti e rilievi, un vero l'accuse contro alcuni importanti capitoli della legislazione varata dal governo berlu-sconiano in tema ambientale. Con l'aggiunta di un allarmante preannuncio: l'apertura di una procedura d'infrazione contro l'Italia per «la prassi consolidata e persistente» con la quale continuiamo a eludere le direttive comunitarie sui rifiuti. Uno schiaffo per la Casa delle libertà. Sotto accusa, agli occhi di Bruxelles, è soprattutto la legge delega del 2004 che sul delicato capitolo dei rottami ferrosi ha introdotto alcune innovazioni che violano apertamente le direttive comunitarie. Gli ambientalisti italiani s'erano accorti per tempo di queste irregolarità. E le avevano denunciate: in Parlamento con i verdi Alfonso Pecoraro Scanio e Loredana De Petris; fuori, con un esposto del presidente onorario del \Vwf, Fulco Pratesi, che nello scorso gennaio si era rivolto alla Commissione europea chiedendo l'avvio della procedura d'infrazione contro l'Italia. Procedura accordata da Dimas e che poteva essere evitata se solo il governo Berlusconi non si fosse intestardito a cambiare a tutti costi la normativa varata nel '97 dall'allora ministro dell'Ambiente Edo Ronchi, che accoglieva pienamente lo spirito delle direttive europee sui materiali ferrosi. Secondo il decreto Ronchi, infatti, i rottami ferrosi rientravano a tutti gli effetti tra i rifiuti e, se contaminati, tra quelli pericolosi. Una disposizione che aveva l'effetto pratico di consegnare tutte queste materie, frutto degli scarti delle lavorazioni delle industrie siderurgiche e metallurgiche, alle rigide procedure di controllo e verifiche («Dalla culla alla tomba») previste per tutti i detriti nocivi per l'ambiente e salute. Insomma, proprio quello che l'Europa voleva. Ma ecco, nel 2002, un primo blitz berlusconiano sul decreto Ronchi per modificare, manomettendola, la definizione stessa di rifiuto. In pratica,con una nuova legge, si permetteva che numerosi materiali, compresi quelli pericolosi come i rottami ferrosi, venissero promossi da "rifiuti" a "sostanze riutilizzabili nei cicli industriali". Le ragioni di questo provvedimento? Certamente le forti pressioni della "lobby del ferro", cioè delle decine di industrie siderurgie che che proprio in quel periodo lamentavano tante e tali difficoltà (anche economiche) nel smaltire le scorie da arrivare a ipotizzare un blocco dell'attività produttiva. E poi gli interventi della magistratura che si erano già tradotti nel sequestro di grosse partite di rottami ferrosi nel porto di Marghera e di un treno di scarti "destinati ad un'acciaieria». Proprio da casi come questi e sulla corretta interpretazione della nozione di rifiuto è nato un robusto contenzioso giudiziario che, oltre a finire sui tavoli della Consulta, è arrivato anche su quelli della Corte europea di giustizia. Il responso di quest'ultima? Le norme italiane del 2002 sono state ripetutameme dichiarate in contrasto con le direttive europee. E quindi da abrogare. Cosa ha fatto il governo? Invece di accogliere i rilievi e disapplicare le norme, Berlusconi ha rincarato la dose proprio con la legge delega del 2004 denunciata da Pratesi e bocciata dall'Ue con l'annuncio della procedura di infrazione del commissario Dimas. Per il quale, purtroppo, i grattacapi non sembrano proprio destinati a finire. Il W\vf, infatti, ha già messo sorto osservazione i testi unici che Matteoli, sulla base della delega del 2004, ha predisposto per mettere ordine nella nostra legislazione ambientale. Che almeno in essi si accolgano finalmente i rilievi della Corte di giustizia e della Commissione europea?«Pur-troppo no», spiega Pratesi: -Con varie acrobazie lessicali, i materiali ferrosi continuano a non essere considerati rifiuti e quindi a essere liberamente reimmessi nel ciclo produttivo. È chiaro che si va incontro a un gigantesco smaltimento incontrollato degli scarti industriali. Ma noi continueremo a batterci, sperando almeno in un altro intervento di Bruxelles.