WTO: Tradewatch partecipa alle contestazioni, "negoziati anti sviluppo"



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Hong Kong: Tradewatch partecipa alle contestazioni, "negoziati anti-sviluppo"
L’osservatorio italiano sul commercio internazionale denuncia con forza
l'agenda di Hong Kong

Hong Kong, 13 dic - Tradewatch*, parte del coordinamento mondiale Questo
mondo non è in vendita, ha partecipato con i suoi attivisti alla
contestazione al direttore generale della Wto Pascal Lamy nel corso della
cerimonia di apertura della sesta Conferenza Ministeriale al Convention
Centre di Hong Kong e alla manifestazione di "assedio" al vertice.

L’osservatorio Tradewatch denuncia come i paesi ricchi stiano provando a
corrompere quelli più poveri promuovendo un illusorio “pacchetto di misure
per lo sviluppo” al fine di ottenere il via libera alle loro aggressive
richieste di liberalizzazioni in settori cruciali per lo sviluppo dei più
poveri, a partire dai servizi.

“Siamo convinti che il testo di partenza di questo negoziato non sia stato
il frutto di un processo veramente democratico, a differenza di quello che
sostiene Pascal Lamy”, ha affermato Antonio Tricarico della
CRBM/Tradewatch. “Ancora una volta le posizioni dei più poveri non sono
rappresentate nel testo, anche se questi Paesi costituiscono la maggioranza
dei membri dell'organizzazione. Pascal Lamy è stato due anni fa il
principale colpevole del fallimento della Conferenza di Cancun e sembra non
aver imparato affatto la lezione” ha concluso Tricarico.

I governi del G7 hanno promesso la scorsa settimana 4 miliardi di dollari
per “l’aiuto per il commercio” e l’”assistenza tecnica” ai negoziatori del
Sud del mondo, di fatto riproponendo impegni già presi e mai rispettati.

“Abbiamo giù visto questo copione a Cancun”, ha dichiarato Ugo Biggeri di
Mani Tese, che rappresenta Tradewatch nella delegazione italiana. “E
l'Unione Europea è tra i maggiori responsabili dell'idea perversa di
utilizzare gli aiuti allo sviluppo come il nuovo strumento per estorcere
liberalizzazioni anche nei servizi essenziali ai più poveri. Per non
parlare del conflitto di interessi nel consigliare i negoziatori dei paesi
poveri sui temi di proprio interesse.

E' ora di invertire la rotta e ripensare le modalità e la sostanza di
questi negoziati. Altrimenti nessun accordo è senza dubbio meglio del
pessimo accordo che si va profilando”.

“Al di là della retorica sulla presunta democraticità della Wto – ha
sottolineato Alberto Zoratti di Fair/Tradewatch che partecipa alle
contestazioni – il movimento non ha altro modo per far sentire la propria
voce che interrompere il segretario generale e assediare il vertice. E non
parliamo di pericolosi no global, o di professionisti della protesta.
Insieme a noi troviamo contadini, lavoratrici migranti, piccoli produttori,
contadini del Nord come del Sud del mondo che hanno pagato con la perdita
del posto di lavoro o con occupazioni da schiavi, con la violazione
quotidiana dei diritti umani gli affari delle grandi imprese del Nord del
mondo e dei Paesi rampanti del Sud. Ai delegati, con lo slogan che abbiamo
urlato a Lamy, chiediamo di Stare dalla parte dei propri popoli e di
fermare questi negoziati iniqui” ha concluso Zoratti.


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*Tradewatch (www.tradewatch.it) è l'Osservatorio italiano sul commercio
internazionale promosso da Campagna Riforma Banca Mondiale, Centro
Internazionale Crocevia, Fair, Fondazione Culturale Responsabilità Etica,
Mani Tese, Gruppo d'appoggio italiano al movimento contadino africano, Rete
Lilliput, Roba dell'Altro Mondo.