beni comuni piccola guida per conoscerli e difenderli



da aprile mensile
 
Definizione e doveri verso i “beni comuni”

Il concetto di “beni comuni” in economia, indica originariamente quei beni quali le risorse naturali (acqua, la fauna, ecc.) esauribili, dal cui sfruttamento nessuno può essere escluso. I beni comuni sono anche definiti più precisamente come “beni di proprietà comune” – il che non va confuso con la proprietà pubblica, cioè dello Stato o altra istituzione pubblica. Pertanto il problema originario dei beni comuni era quello di stabilire delle regole che permettessero l'uso tendenzialmente universale della risorsa prevenendone l’esaurimento. Un esempio è la legge che istituisce il fermo biologico nella pesca.
Tuttavia, con il tempo, il concetto si è allargato, e con esso gli obblighi che derivano dallo sfruttamento dei beni comuni, innovando con un valore aggiunto gli approcci e le soluzioni proposte dal movimento ambientalista. Considerando ad esempio l’aria, essa poteva dirsi inesauribile prima dell’era industriale: oggi, invece, l’inquinamento ne compromette la qualità e la possibilità di “sfruttarla” per la vita, in quanto troppo “sfruttata” come deposito di scorie. Inoltre i processi di privatizzazione di alcuni servizi che distribuiscono i beni comuni mettono a rischio l’accesso universale agli stessi. Quindi si può affermare che la tutela dei beni comuni oggi implichi:

• la prevenzione dell’esaurimento;
• il mantenimento della qualità originaria;
• il mantenimento – o addirittura l’incremento – della disponibilità della risorsa, stante l’incremento demografico e dei consumi;
• l’accesso universale;
• la difesa della proprietà comune del bene.
• Il recupero del controllo democratico sulla loro destinazione d'uso e gestione

Criticità attuali
La maggiore criticità attualmente è rappresentata dall’acqua, bene comune per eccellenza in quanto assolutamente indispensabile alla vita. Difatti, sebbene ovviamente nessuno abbia mai proposto la privatizzazione della risorsa in sé, i processi di privatizzazione che coinvolgono le reti idriche nei fatti compromettono lo status di bene comune: dove gli acquedotti sono stati privatizzati, infatti, la logica del profitto ha portato a consistenti aumenti delle tariffe, ad un peggioramento della qualità dell’acqua erogata, all’esclusione dei morosi e delle fasce sociali più deboli. Inoltre nei paesi più poveri l’accesso all’acqua è divenuto motivo di conflitti armati (“le guerre dell’acqua”). Per non parlare del processo di “colonizzazione” che i paesi ricchi hanno attuato nei riguardi della risorsa nei paesi poveri, dove la maggior parte degli acquedotti è infatti in mano a società europee e americane.
Sulla liberalizzazione dei servizi pubblici (tra cui l’acqua) sono in corso accordi internazionali (il GATS - General Agreement on Trade on Services) che tendono a due obiettivi fondamentali:
- rendere i servizi pubblici (compresa l’istruzione, la sanità, la distribuzione di acqua, gas, elettricità, ecc.) aperti alla concorrenza internazionale e, di conseguenza…
- privatizzare i servizi pubblici.

La stessa Unione Europea, ispirandosi all'analisi ed alle proposte della Banca mondiale continua a propugnare la liberalizzazione e privatizzazione dei beni comuni come condizionalità negli scambi commerciali, come risulta dai negoziati con i paesi ACP e Mercosur.

L’altra criticità riguarda – come accennato – i servizi che assicurano, più che dei “beni comuni”, il “bene comune”: l’istruzione, la sanità, l’assistenza e la previdenza sociale.

Last but not least, un capitolo particolarmente significativo è quello della Conoscenza come bene comune: la brevettazione delle idee (il software, in particolare), l’estensione del copyright ai contenuti digitali, le politiche che più in generale tendono a rendere reato la condivisione delle conoscenze, la brevettazione delle formule chimiche (e quindi dei principii attivi dei farmaci), la brevettazione del codice genetico fino alla cosiddetta biopirateria, pongono un forte interrogativo sul futuro del progresso scientifico e tecnologico, con tutte le ricadute facilmente immaginabili sull’intera umanità.

Ultimo ma non da meno, il tema dei beni comuni sottende ad un recupero di modelli di compartecipazione e decisionali di democrazia diretta, partecipativa, per quelle tutti coloro che hanno diritto all'accesso aperto ed al godimento dei beni comuni, siano esse municipalità o gruppi e reti cittadine, soggetti singoli o collettivi

Azioni

La lotta contro gli accordi internazionali su beni e servizi, e in misura minore ma significativa contro le norme che limitano la condivisione delle conoscenze, sono state e saranno sempre più al centro dell’azione politica dell’arcipelago alter-global.
Compito della sinistra politica è quello di tradurre nella sfera istituzionale ciò che oramai è divenuto quasi luogo comune: la globalizzazione neoliberista ha delle alternative possibili.

Si possono individuare alcuni assi di azione particolarmente significativi:

- la difesa dell’ambiente, attuando un profondo e radicale ripensamento di quelle tendenze “sviluppiste” che pure hanno significato molto a sinistra;
- la tutela stringente delle risorse alimentari e l’introduzione, anche giuridica, del concetto di sovranità alimentare;
- l’opposizione agli Ogm ad uso alimentare, sia in ottemperanza al principio di precauzione sia attraverso la scelta strategica delle produzioni tipiche e del biologiche;
- l’obbligo per il settore primario (agricoltura, pesca, allevamento, estrazione, ecc.) del rispetto dei cicli biologici e dell’equilibrio naturale;
- l’opposizione ai processi di privatizzazione dei servizi essenziali a livello internazionale, nazionale e locale: tale battaglia va condotta a tutti i livelli senza cadere nella trappola di chi considera ineluttabili certe decisioni locali in quanto effetto meccanico di decisioni prese a livello internazionale o nazionale;
- recupero dei beni comuni, tra l'altro attraverso la ripubblicizzazione di servizi pubblici essenziali privatizzati
- la promozione di un “senso comune” contrapposto alla vulgata neoliberista sulle privatizzazioni;
- l’elaborazione di modelli di gestione pubblica efficaci ed efficienti;
- campagne mirate sul Welfare state;
- l’opposizione alle normative che tendono a criminalizzare la condivisione delle conoscenze
- la promozione del software libero
- l’opposizione ai brevetti sulle idee e sul codice genetico e un regime speciale che regoli il brevetto dei farmaci volto ad assicurare cure adeguate a tutti gli esseri umani;
- la riforma del diritto d’autore e del copyright ed affermazione dei creative commons e del copyleft
- ritiro della direttiva Bolkestein, ed abbandono della privatizzazione dei beni comuni come condizionalità per l'accesso all'aiuto pubblico allo sviluppo, alla cancellazione del debito estero, o all'apertura dei mercati alle merci provenienti dai paesi del Sud del mondo.