vite di corsa e sempre piu' insoddisfatti



dal messaggero.it Mercoledì 1 Luglio 2009 
 

Bauman, un saggio sulle “Vite di corsa”
dei consumatori sempre più insoddisfatti

ROMA (30 giugno) – «Tutta l’infelicità degli uomini deriva da una sola causa: dal non saper restarsene tranquilli, in una camera». Cita la celebre frase scritta quattro secoli fa da Pascal il sociologo anglo-polacco Zygmunt Bauman nel suo Vite di corsa (il Mulino, 102 pagine, 10 euro), breve e illuminante saggio nel quale spiega i meccanismi psicologici che spingono milioni di persone a un consumo sempre più frenetico all’insegna del continuo ricambio di beni.

Bauman rifletteva su questo tema mentre si manifestavano i primi segnali della crisi economica e la sua stringente analisi appare oggi profetica per mettere a fuoco i meccanismi che hanno contribuito a scatenarla, in particolare in America e nel Regno Unito dove lo scoppio della bolla immobiliare e la fine del credito senza controllo concesso dalle banche hanno, di fatto, arrestato un processo di sviluppo che gli ottimisti ritenevano destinato a durare per sempre.

Teorico della “società liquida”, ovvero di un universo postmoderno in cui la perdita del senso del tempo si accompagna alla perdita dei criteri di rilevanza, Bauman chiarisce che nel corso degli ultimi decenni si è venuta manifestando una tendenza in precedenza mai emersa prima con questa forza nelle società occidentali: lo stretto legame tra il possesso di un oggetto e l’inusuale rapidità della sua perdita di rilievo sotto il profilo simbolico. Perché l’industria ha bisogno di produrre (e di vendere) oggetti sempre più sofisticati e costosi, rendendoli desiderabili grazie a imponenti campagne pubblicitarie. E nello stesso tempo gli individui si sentono obbligati a mantenersi al passo con le novità imposte dal mercato per evitare di apparire fuori moda, per rimanere al passo con la propria epoca.

Il fenomeno, nella sua essenza, non costituisce certo una sorpresa. Quello che è venuto mutando è il numero delle opportunità offerte che sono riuscite a sconfinare addirittura sul piano immateriale, scavalcando ogni limite in precedenza noto. Precisa a riguardo lo studioso: «Cancellare il passato, rinascere, acquistare un sé differente, reincarnarsi in un individuo completamente diverso. E’ difficile resistere a queste tentazioni visto che non c’è nulla di più opportuno e affascinante oggi che annullare le perdite e ricominciare. Ciò che si era ieri non impedirà più di diventare una persona totalmente diversa. Almeno per chi dispone dei mezzi economici necessari»”.

E’ una strategia che pare aver funzionato sino dal Big Bang della crisi, con grandi masse affascinate da oggetti ritenuti capaci di proiettare all’esterno uno status sociale garantito dal continuo ricambio di telefoni cellulari o di abiti e una élite ristretta abilissima nel trarre enormi guadagni da questa folle frenesia del consumo. Il segreto di una logica tanto pervasiva e perversa, svela Bauman, risiede nel produrre perenne insoddisfazione, nel creare consumatori famelici pronti a percorrere “di corsa” la strada dal negozio al cassonetto dei rifiuti dove gettare merci che vanno rimpiazzate in fretta. «La velocità del processo – osserva lo studioso – raggiunge la sua massima più alta non appena ci si muove da un punto (che ci ha deluso, ci sta deludendo, o che ci deluderà) a un altro (ancora non testato). Si dovrebbe tenere bene a mente l’amara lezione di Faust, sprofondato nell’inferno mentre desiderava che l’attimo durasse per sempre solo perché era bello».

Se la degenerazione denunciata da Bauman ha forse subito un rallentamento durante gli ultimi mesi per il drammatico aggravarsi della situazione economica, le sue conseguenze sul dibattito pubblico restano immutate secondo il sociologo, certo che «il consumatore è nemico del cittadino, vittima dell’ignoranza e dell’indifferenza politica», tesi confermata da gran parte delle indagini demoscopiche di matrice anglosassone.

Potranno cambiare le cose in questo ambito? Bauman appare pessimista: «Abbiamo bisogno di una educazione permanente per avere la possibilità di scegliere in maniera consapevole», conclude. Ma la velocità che domina il nostro stile di vita, lascia intendere, non consentirà di raggiungere in tempi brevi l’obiettivo indipendentemente dalla durata della crisi economica.

R.B.