"Urge una riforma globale del pubblico impiego"






Ad invocare "una riforma globale del pubblico impiego" oggi, almeno per una volta, non sarà il sottoscritto bensì un'altra persona che, probabilmente, è essa stessa un pubblico dipendente. La cosa gli fa un certo onore, ma vi prego di notare la basilare differenza tra la proposta sottostante e l'ormai penso nota proposta per un equo impiego pubblico a rotazione.

Nella proposta che segue si riafferma l'ottocentesca visione di uno Stato separato dai Cittadini, i quali non possono che continuare a subire le sue volontà senza possibilità di parteciparvi. Al contrario solo tramite una generale partecipazione alla gestione della Cosa Pubblica, l'insieme si può amalgamare fino a divenire una società realmente democratica.

Ringrazio e saluto,

Danilo D'Antonio





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Al Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta 

al Segretario PD Dario Franceschini

Urge una riforma globale del pubblico impiego

 

Il Ministro Brunetta si è presentato come un riformatore della pubblica amministrazione italiana ma finora, pur nel suo dinamismo, ha colpito un solo obiettivo, l'impegno nell'orario di lavoro (i cosiddetti "fannulloni").

Siamo lontani da quella riforma che tutti si aspettano; quella di una burocrazia borbonica, e per di più clientelare, lenta, oziosa, complicata, irresponsabile; un duro peso per il cittadino; una causa di sperpero e di arretratezza per la Nazione.

Un risanamento globale è necessario.

1. A cominciare dalla giornata lavorativa, con quell'orario indiviso di sei ore; che spesso diventano cinque in quanto scompaiono le due mezz'ore d'inizio e fine. 

Orario anomalo che ha le sue origini nella Seconda guerra mondiale, quando lo sfollamento dalle città soggette a bombardamento rendeva impossibile il rientro pomeridiano. La guerra è passata da oltre sessant'anni ma non si è mai riusciti a recuperare quell'orario diviso di otto ore che sarebbe normale, che hanno tutte le nazioni. Con una gravissima perdita di tempo, di lavoro, di resa.  

2. Cui si aggiunge il posto a vita, posto sicuro che nessuno può rimuovere: il dipendente pubblico non può essere licenziato perché - si dice - ha avuto quel posto per concorso. Ma il concorso serve solo a garantire l'imparzialità, l'assunzione dei migliori, per quanto ci si riesce; non a garantire il posto a vita. Il pubblico impiegato dev'essere licenziabile per "giusta causa" come ogni altro lavoratore.

3. Un terzo punto è lo snellimento degli organici, spesso resi ipertrofici dal clientelismo, dal fatto che ogni politico ci ha messo i suoi. Un'agenzia specializzata dovrebbe compiere uno studio degli organici e stabilire il reale fabbisogno. In questo punto si collocano anche gli enti inutili che non si è mai riusciti a sopprimere, e che vanno urgentemente soppressi; si pone anche il problema delle province con tutto il loro carrozzone.

4. Un quarto punto è la valutazione del rendimento, dell'operosità dell'impiegato; attraverso l'introduzione di precisi parametri, di commissioni valutatrici, di comitati ispettivi; di cui sia sicura l'efficienza.

5. Un ultimo punto è la formazione di una coscienza nuova; in cui lo stato e il suo patrimonio non siano più considerati res nullius ma assumano un alto valore, come patrimonio dell'intera Nazione. La formazione di impiegati e funzionari di tipo weberiano, con un alto senso dello stato, e di ciò che allo stato appartiene. Sarebbero opportuni dei corsi di riqualificazione etica, i valori etici dovrebbero assumere il primo posto.

Il Movimento riconosce che questo compito è di enorme difficoltà. Spera  tuttavia che il dinamico Ministro vi s'impegni e vi riesca; per il bene della Nazione.

Lecce, il 22 giugno 2009.

per il Movimento il responsabile 

          Prof. Arrigo Colombo

Arrigo Colombo, Centro interdipartimentale di ricerca sull'utopia, Università di Lecce

Via Monte S..Michele 49, 73100 Lecce, tel. 0832-314160

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