l'utopia iperconcreta ideta da guido viale



L'utopia iperconcreta ideata da Guido Viale
Data di pubblicazione: 20.04.2011

Autore: Campetti, Loris

"Tra esigenze del lavoro e salvaguardia dell'ambiente".
E’ possibile riscattare le da subito due realtà calpestate dal capitalismo: non c’è altra soluzione per uscire dalla crisi. Il manifesto , 19 aprile 2011

Guido Viale, la conversione ecologica, nda press, pp.184, e 10

Chi dice, come Sergio Marchionne, che tra capitale e lavoro non può esserci alcun conflitto perché ogni azienda è una nave da guerra in cui tutti insieme - operai padrone e manager - combattono la stessa battaglia contro le navi da guerre nemiche ha in mente una sola cosa: il dominio del capitale sul lavoro. Lo imporrebbe la competizione globale: there is no alternative sentenzia il liberismo mentre dà «l'assalto alle condizioni di vita e di lavoro di miliardi di uomini e donne». È con forte concretezza che Guido Viale si incarica, attraverso i suoi scritti, di ribaltare questa presunta verità, mettendo al centro della sua riflessione la crisi economica e ambientale

Alla concretezza delle analisi sui guasti provocati dal modello di sviluppo capitalistico, diventato incompatibile con la possibilità stessa di costruire un futuro, Viale affianca un'utopia, altrettanto concreta, per invocare un radicale cambiamento di rotta. Nel suo libro there is no alternative diventa un imperativo per realizzare un modello sociale opposto a quello del liberismo che oggi, per uscire dalla crisi, pretende di imporre gli stessi criteri che l'hanno generata (e con le stesse persone, si potrebbe aggiungere). Viale affronta i temi dell'energia, delle fonti rinnovabili e del risparmio, dell'agricoltura e dell'alimentazione, del territorio e della sua ricostruzione dentro un progetto rivoluzionario finalizzato a cambiare «lo stato di cose esistente». L'aspetto innovativo della ricerca quotidiana di Guido Viale sta nell'individuazione degli interlocutori della riconversione ecologica.

Se è difficilmente sostenibile la fine del conflitto capitale-lavoro, con buona pace delle furbizie opportunistiche dei tanti Marchionne, è tutta da dimostrare la presunta insuperabilità della contraddizione lavoro-ambiente. Diceva un orientale saggio, discusso e discutibile per mille altri aspetti, che «non sempre le masse hanno ragione, ma non c'è ragione rivoluzionaria che non passi attraverso le masse». Provate a sostituire le masse con gli operai e troverete una strada per camminare verso l'utopia concreta di cui si parla nella Riconversione ecologica.

Non è detto che la cosa più sensata da costruire a Termini Imerese siano le automobili, anzi è vero probabilmente il contrario. Ma se si vuole riconvertire la produzione per fare pannelli solari questa scelta dev'essere condivisa, costruita insieme agli operai della Fiat, mettendo a valore le loro esperienze, intelligenze, i loro saperi. Con un progetto chiaro, in modo contestuale, sì da escludere una inaccettabile logica dei due tempi. Si può parlare di automobili ma si può persino parlare di armi, tema troppo a lungo tabù all'interno del movimento operaio. Viale ha scelto di affrontare il tema della riconversione confrontandosi direttamente con chi rappresenta i produttori, che sono le prime vittime del modello dominante di relazioni sociali, sindacali, politiche e culturali, dentro cui non c'è futuro, per l'ambiente come per i diritti di chi lavora.

La raccolta di articoli e saggi, molti dei quali già pubblicati sul manifesto, lancia un appello appassionato al lettore perché prenda in mano «il timone della barca che ci deve traghettare verso il futuro», «anche in nome e per conto dei bambini di questo mondo», gli adulti di domani. Valorizzare e sviluppare i saperi che possano costruire la riconversione ecologica è operazione opposta allo «sdoganamento dell'ignoranza» operato da Berlusconi.

Lavoro e ambiente, per tornare al punto, non sono incompatibili. Questo non vuol dire cancellazione del conflitto tra chi pensa che il modello dell'auto sia arrivato al capolinea e gli operai che l'auto costruiscono: vuol dire invece rimettersi in discussione confrontando, mescolando e modificando insieme pratiche, linguaggi e obiettivi. È quello che, con generosità e curiosità, stanno facendo sia Guido Viale che Maurizio Landini. È un buon metodo.