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Re: R: x Andrea Agostini



Il modo di produzione capitalistico domina
integralmente l'economia mondiale (non per nulla
parliamo di globalizzazione) ed è caratterizzato da
una alta intensità di capitale che esige un'incremento
costante di produttività per evitare la caduta del
saggio del profitto. Questi incrementi di produttività
stanno compromettendo la vita degli uomini e
dell'ambiente. Ciononostante anche la "sinistra", la
GAD, continua a sostenere il modo di produzione
capitalistico cercando di mantenere i profitti del
grande capitale "ridistribuiendo" il reddito tra 
salariati, piccoli "imprenditori", disoccupati,
lavoratori del terzo mondo livellando verso il basso
il livello di vita generale (la legge dell'entropia è
ferrea: globalizzata l'economia si assiste ad un
livellamento automatico dei redditi da lavoro verso il
basso, verso quello "meno strutturato" verso quello
cinese): da qui nasce l'ideologia dell'economia
"minimale" dello stile di vita alternativo. dei
mercatini, ecc. Non sono contrario a queste ONLUS,e
che si ipotizzino e si pratichino fin d'ora modalità
diverse di economia alternativa (senza dubbio
costituiscono una ricca esperienza ed un accrescimento
della coscienza partecipativa della moltitudine),
anche se "immerse" nell'oceano capitalista, ma
dobbiamo avere piena la coscienza che senza colpire il
modo di produzione capitalistico a partire dalle
grandi multinazionali non si possono cambiare i
destini dell'uomo e che è insito in queste attività il
rischio di "calmierare" i salari, di abbattere i costi
a favore del capitale, che può disporre di servizi a
costi ridotti (basta pensare al volontariato che
garantisce servizi con salari ridicoli) e di ottenere
un "consenso" che permette al sistema di sopravvivere
senza opposizione. 
Dobbiamo contemporeneamente colpire le grandi
multinazionali: dobbiamo chiedere alla sinistra che è
chiamata dal capitale in aiuto (Montezemolo,
presidente Confindustria si comporta come un
segretario DS) di promuovere a livello internazionale
una legislazione che metta al bando le holding che
superano come fatturato il PIL di un medio stato,
perchè sono loro che pagano le classi politiche
dirigenti, che promuovono le guerre e la distruzione
del pianeta. E' una vergogna che la sinistra presenti
un misero impiegatino di queste multinazionali come
premier dell'Ulivo!!!

 --- "T.Bonotto" <bonotto at clopd.univr.it> ha scritto: 
> Salve,
> Sono dell'avviso che i piccoli-medi progetti di tipo
> produttivo agricolo,
> industriale, artigianale e commerciale, servizi
> siano la spina dorsale di
> una eventuale alternativa socio-economica. Dovremmo
> aumentarne il numero.
> Nel mondo vi sono 26.000 ONG e se ognuna si
> prendesse la briga di stabilire
> qualche progetto a favore della popolazione vi
> sarebbe una attenzione
> maggiore.
> Cito tra tutti, in questo momento, la necessità di
> creare dei 'gruppi di
> acquisto' calmierati rispetto alle condizioni della
> grande distribuzione
> (che favorisce la concentrazione di ricchezza in
> mano a pochi, il monopolio,
> la fluttuazione dei prezzi etc.) per tutti i generi
> di prima necessità:
> alimenti, vestiario, matreriale scolastico, edilizia
> etc.
> 
> I gruppi di acquisto, se incentivati potrebbero
> essere una alternativa per
> una buona parte della popolazione:
> Gli agricoltori hanno difficoltà a sopravvivere per
> gli alti costi di
> gestione e i prezzi di vendita troppo bassi dei
> propri prodotti. Anche qui
> l'intermediario spesso specula.
> 
> Se si acquista direttamente dai produttori si hanno
> dei benefici.
> Quella 'organizzazione della società civile' di cui
> parlava anche Zanotelli,
> sembra sempre più necessaria.
> 
> 2. Altro punto importante. Non sarà sufficiente la
> attivazione dei soli
> progetti alternativi. La società dovrebbe avere un
> assetto
> socio-economico-politico non di tipo capitalistico o
> liberista. Per questo
> serve anche un impianto teorico. Il nostro governo
> segue la strada
> liberista, la Grande alleanza Democratica non si sa
> quale modello adotterà.
> Comunqe quale visione si avvicina di più
> all'espressione degli interessi di
> tutti i cittadini e non di una minoranza elitaria di
> essi? A dire il vero
> quella dell'internazionale socialista di Willy
> Brandt nata nel 1951 a
> Francoforte, mi sembra in linea con le esigenze di
> questo momento. Una
> visione che vede il comunismo non come una soluzione
> e l'attenzione agli
> aspetti individuali e collettivi sullo stesso piano
> da apprezzare.
> Un'economia socializzata, attraverso la
> responsabilità diretta di tutti i
> cittadini nel processo economico, sembra
> un'alternativa.
> In questo senso vi suggerisco di andare al sito
> www.prout.it e vedere se
> trovate qualche spunto utile in questa direzione.
> 
> Saluti
> 
> Tarcisio Bonotto
> --------------------------------------
> Proutist UNiversal
> Istituto di Ricerca PROUT
> --------------------------------------
> 
> 
> 
> 
>   -----Messaggio originale-----
>   Da: economia-request at peacelink.it
> [mailto:economia-request at peacelink.it]Per conto di
> Giuliano De Colle
>   Inviato: martedì 14 dicembre 2004 18.11
>   A: economia at peacelink.it
>   Oggetto: x Andrea Agostini
> 
> 
>   a proposito dei consigli sulla decrescita
> sostenibile , ho letto le tesi
> contro il commercio equo e solidale.
>   In sostanza non tentare di modificare dall'interno
> il sistema che, secondo
> te è immodificabile, ma proporre modelli del tutto
> diversi... E' molto dura.
> Tutto questo sistema è purtroppo già nostro, dagli
> strumenti con cui ti
> farai operare in ospedale, all'aspirina bayer che ti
> toglierà il dolore,
> alle pinze che mi sevono in casa e che non mi
> produrrà più l'artigiano e men
> che meno io. Che dire poi di loro? Senza il sostegno
> del commercio equo e
> solidale non ci sarà neanche per quei pochi che
> prima l'avevano il sostegno
> a continuare il loro lavoro di piccoli contadini e
> cooperative..
> ---
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> Checked by AVG anti-virus system
> (http://www.grisoft.com).
> Version: 6.0.781 / Virus Database: 527 - Release
> Date: 21/10/2004
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