[latinoamerica] ALLARME UNIVERSITA'



Di solito non giriamo notizie riguardanti il nostro Paese, ma questo
"grido di dolore" di Gennaro Carotenuto, prezioso collaboratore della
nostra rivista Latinoamerica, val la pena leggerla e, speriamo,
pubblicarla.
Per chi non lo sapesse -e chi può saperlo se non i diretti interessati
vista la censura assoluta di tutta la stampa- giovedì 27 gennaio la
signora Moratti ha annullato con un tratto di penna 830 concorsi
universitari già banditi e pubblicati in Gazzetta Ufficiale. E' un fatto
enorme, nuovo, illegale, gravissimo, mai verificatosi nella storia della
Repubblica.
E' un colpo mortale all'autonomia delle Università oltre che al diritto e
alle speranze di migliaia di precari.
La ministro Moratti ha annullato un'intera sessione concorsuale, la I
2005, e non è chiaro che cosa succederà alla IV 2004, di fatto sospesa. In
questo momento il reclutamento universitario in Italia è completamente
paralizzato e gli studenti italiani sono in massima parte seguiti da
neolaureati non pagati o precari sottopagati in un quadro dove il
personale docente è sottodimensionato di varie decine di migliaia di
unità.
Il 21 febbraio è in calendario parlamentare la riforma che abolisce la
figura del Ricercatore Universitario.
Il testo che segue è un contributo semiserio sulla scientifica distruzione
della Ricerca e dell'Università italiana.

La redazione di
Latinoamerica




UNIVERSITA': LA SCENEGGIATA DEL MINISTRO E LA MORTE (ANNUNCIATA)
DELL'AUTONOMIA
di Prof. Paolo Rossi (Direttore Dipartimento di Fisica "E.Fermi" -
Universita' di Pisa)

Dobbiamo confessarlo apertamente: per un po' ci avevamo creduto anche noi.

Avevamo creduto alla favola bella del Ministro dell'Istruzione (non piu'
Pubblica, ormai da tempo) che, folgorato sulla via di Damasco, capisce che
nella formazione e nella ricerca risiede il futuro del Paese e in
Consiglio dei Ministri si straccia le vesti (firmate), si mette di
traverso, minaccia di dimettersi e di ritirarsi a San Patrignano se
l'Universita' non verra' finanziata, se il blocco delle assunzioni dei
giovani ricercatori non verra' annullato, se insomma non verra'
ripristinata quell'autonomia così importante per tutti da essere perfino
oggetto di un articolo della Costituzione.

E in questo slancio di ritrovato entusiasmo ci eravamo anche detti che in
fondo il modesto vincolo della Finanziaria, la richiesta che gli Atenei
presentassero piani triennali di sviluppo, era una cosa sensata.. Per anni
ci eravamo riempiti la bocca con appelli alla programmazione, e ora che ci
chiedevano di farla per davvero non potevamo certo lamentarci.

E non sono mancati pranzi e cene per festeggiare i neo-assunti, che
accettavano con gioia di svolgere compiti piu' onerosi in cambio del
solito stipendio, perche' questa e' la natura del docente universitario:
vale piu' un titolo su un pezzo di carta che una cifra maggiore in
busta-paga.

Ma ai poveretti era gia' toccato aspettare per un paio di anni, dopo che
avevano vinto i rispettivi concorsi, prima che il Governo vedesse la luce
e capisse che il taglio di una spesa (irrisoria) non iscritta nel bilancio
dello Stato non aiuta a sanarlo ne' ad abbassare le tasse (ammesso che
questo sia davvero il primo problema del Paese).

Forti della nostra illusione, riuscivamo persino a scandalizzarci solo
moderatamente del fatto che le nostre rappresentanze piu' o meno legittime
e piu' o meno istituzionali, come la Conferenza dei Rettori e il CUN, per
dirne due, stessero concludendo a tarallucci e vino una terrificante
vertenza sullo stato giuridico dei docenti, e che, ben sazi del classico
piatto di lenticchie, aiutassero il Ministro a imbellettare, con una mano
di vernice trasparente, un provvedimento il cui iter naturale sarebbe
stato invece nella direzione del cestino. In fondo ci era andata comunque
meglio che ai magistrati! Potevamo inaugurare gli Anni Accademici senza
sfilare con la Costituzione sotto il braccio, e dire ai nostri studenti,
ai nostri dottorandi, alle nostre migliaia di precari di ogni genere,
specie e varieta' che, in fondo, lassu' qualcuno li amava.

Non sono passati quindici giorni, e ci siamo svegliati con la notizia che
le elezioni per le commissioni dei nuovi concorsi, quasi tutti destinati
ai piu' giovani, e attesi da piu' di un anno, erano state rinviate dal
Ministero, come minimo per sei mesi, e piu' probabilmente a tempo
indeterminato. E' stata dura, ma li' per li' siamo rimasti sopraffatti
dalle profonde motivazioni tecniche: non c'era stato il tempo di
ricontrollare le liste elettorali. Poi qualcuno si e' preso la briga di
fare una verifica on line (siamo nell'era di Internet, per fortuna), e ha
scoperto che le liste erano gia' perfettamente in ordine, con ritardi
massimi di due giorni, grazie alla solerzia di migliaia di vituperati e
malpagati funzionari amministrativi locali che hanno passato le vacanze di
Capodanno a fare gli straordinari (non sempre retribuiti) per sistemare le
pratiche pendenti.

Ma non c'e' stato il tempo di metabolizzare il lutto: dopo una settimana
si riunisce il Consiglio dei Ministri, e decide che abbiamo due mesi per
predisporre una programmazione che nessuno e' stato capace di fare in
vent'anni. Il tutto stabilito per Decreto-Legge, lo strumento-principe
della governabilita' craxiana (a volte ritornano!) e col rischio che poi
la maggioranza non lo converta in legge in parlamento entro i sessanta
giorni di rito (sto scherzando, ovviamente: "questa" maggioranza
approverebbe a scatola chiusa e con voto di fiducia anche la Legge del
Menga).

Non importa, ce la siamo voluta, e la faremo, anche a costo di rinunciare
per l'occasione al nostro sport preferito, la bega accademica.

Ma il Decreto in questione ci offre un altro regalo (timeo Danaos et dona
ferentes, ammoniva Laocoonte davanti al cavallo di Troia): un
"formidabile" aumento di stipendio ai giovani ricercatori mediante la
riduzione a un anno, rispetto ai tre attuali, del periodo di prova. Ma un
momento: e chi paga, visto che ovviamente l'operazione costa ma nel
Decreto non pare si parli di vile denaro? Ma un altro momento: non è
questo stesso Ministro quello che sta proponendo al Parlamento
l'abolizione del ruolo dei ricercatori? E allora per chi è lo sconto di
pena, per i pochissimi che sono appena entrati e che comunque si
guarderebbero bene dall'andarsene, ormai, dopo averne passate tante? Ma
ancora un momento: accorciamo il periodo di prova a persone cui stiamo
dando un posto fisso per tutta la vita, e che hanno appena vinto il loro
primo concorso, e continuiamo a lasciare in prova per tre anni il
neo-professore associato (con un minimo di dieci anni di dimostrata
professionalità alle spalle) , e per altri tre anni il neo-ordinario, che
intanto si era gia' fatto i tre anni di cui sopra, e che di anni di
professionalita' alle spalle ne ha almeno venti? Ma un attimo ancora: se
davvero la preoccupazione era quella di sanare le discrepanze, e non
soltanto quella di gettare fumo negli occhi, perche' non restituire
semplicemente il maltolto e pagare ai giovani ricercatori l'indennita' di
tempo pieno (40% del salario base) che viene loro indebitamente e
iniquamente sottratta da tempo immemorabile in virtu' della solita legge
stupida e raffazzonata? Il beneficio economico sarebbe stato all'incirca
lo stesso, la perequazione normativa infinitamente maggiore, e il sospetto
di truffa un po' più lontano. Quanto alla durata del periodo di prova,
riduciamola a scalare verso l'alto, non verso il basso, se non vogliamo
che Aristotele e Cartesio si rivoltino nella tomba.

E fosse finita qui! Passa un altra settimana, l'ultima, e arriva a tutti i
Rettori, al CUN, alla CRUI, al CNVSU e, immagino, al Cappellano Militare
d'Italia, l'ukase del Ministro:

"bla bla in relazione a quanto sopra bla bla entro il termine ivi previsto
bla bla SOSPENDERE L'AVVIO DI NUOVE PROCEDURE CONCORSUALI. (bla bla) SIA A
TEMPO INDETERMINATO CHE DETERMINATO, bla bla fino alle previste verifiche
di compatibilità da parte di questo Dicastero, bla bla bla".

Ma se ci vogliono sei mesi per controllare un elenco di nomi, quanto tempo
ci vorrà per controllare i piani triennali per tutti i tipi di personale
di tutte le settantotto Università italiane? Sei anni? Sei lustri? Sei
secoli?

L'autonomia e' morta, viva l'autonomia. Il blocco annuale del reclutamento
e' abolito, ora si passa al BLOCCO SECOLARE. Il Ministro ha salvato la
ricerca: da chi? Da se stessa? Perche' d'ora in poi, state pur tranquilli,
la ricerca in Italia non la fara' piu' nessuno: i fondi non ci sono,
quelli che ci sono vanno all'IIT, che anche a sentire il parere di chi lo
aveva proposto e' il bidone del secolo; l'Italia ha deciso di non
partecipare al Consiglio Europeo delle Ricerche; siamo fuori da tutti i
programmi congiunti europei di ricerca industriale degni di nota; l'INFM
e' definitivamente assassinato, l'INAF ha zero fondi sul bilancio di
previsione 2005, l'INFN non potrebbe reclutare neanche Enrico Fermi se si
presentasse redivivo, il CNR e l'ENEA sono navi senza nocchiero ( e senza
quattrini).

Ci avviamo a essere la settima potenza industriale a partire dal basso,
anziche' dall'alto, e la nostra ricerca industriale e' esattamente un
quarto di quel che dovrebbe essere.

Nel frattempo abbiamo la meta' dei ricercatori per abitante e dei docenti
per studente rispetto alla media dei Pesi industrializzati e, forse non
per caso, abbiamo gli studenti piu' asini di tutti i Paesi OCSE, vedi il
rapporto P.I.S.A. 2003 sulle conoscenze dei quindicenni scolarizzati. E
sapete perchè fanno la statistica sui quindicenni? Perchè in Italia, e
ormai solo in Italia, a 15 anni finisce la scuola dell'obbligo, e quindi
se si prendessero ragazzi piu' maturi il campione non sarebbe omogeneo.

Godi Fiorenza, godi patria!




_______________________________________________

 Se vuoi CANCELLARTI dalla lista di LATINOAMERICA e non
 ricevere più messaggi, clicca sull' indirizzo...

 latinoamerica-unsubscribe at giannimina.it

 ...e invia il messaggio,
 oppure copia l'indirizzo su un nuovo messaggio e invialo;
 entro pochi secondi ti arriverà un e-mail che ti chiederà
 di confermare la richiesta di cancellazione.

 ________________________________________________

 Per comunicarci le vostre richieste, impressioni, commenti:
 (tranne la cancellazione dalla lista)
 si prega di NON FARE IL REPLY AUTOMATICO
 (non rispondere automaticamente al presente messaggio)
 ma di utilizzare i seguenti indirizzi:

 Direttore Editoriale - Gianni Minà - g.mina at giannimina.it
 Direttore Responsabile - Alessandra Riccio - a.riccio at giannimina.it
 Segreteria di Redazione - Marilena Giulianetti - m.giulianetti at giannimina.it
 Amministrazione - Loredana Macchietti - l.macchietti at giannimina.it
 Abbonamenti - abbonamenti at giannimina.it
 _______________________________________________
 Il sito internet  di LATINOAMERICA e tutti i sud del mondo:
 http://www.giannimina-latinoamerica.it
 _______________________________________________