Re: [educazione] Torino. Educare nella libertà. L’utopia concreta della scuola libertaria. Idee, sperimentazioni, pratiche







>Per mesi siamo stati in piazza contro i tagli della Gelmini: ci siamo mai
>domandati se valesse la pena lottare per questo modello educativo?
>È piacevole andare a scuola? È utile? Sì, allo Stato sicuramente.
>A scuola ci insegnano a rispettare le leggi, le istituzioni, le
>religioni…
>addirittura il buon costume.
>Siamo schedati con voti e verifiche, la nostra creatività resta
>ingabbiata
>tutto il giorno dentro quattro mura. Se è vero che l’uomo nasce libero,
>l’istruzione di Stato lo rende ubbidiente e pronto a diventare sfruttato
>o
>sfruttatore.

>Federazione Anarchica Torinese - FAI
>Collettivo Anarchico Studentesco Torinese – Cast






Perdonate il mio entusiasmo ma non riesco a trattenermi: bravi, bravi, bravissimi!
Ho rilanciato il comunicato del FAI ovunque ho potuto perchè concordo in pieno con quanto dettovi.

Il vedere ultimamente così tanti studenti sfilare per le strade a fianco degli statali, proprio insieme a coloro i quali si sono impossessati della Res Publica, i mopolizzatori della cultura, i servi dei padroni, dava proprio una tristezza immensa. Scuola pubblica sì, ma se fosse davvero pubblica. Invece non lo è ancora mai stata! Questa è la presa di coscienza che conta acquisire.

Perché il problema non sta
in un fantomatico Stato,
lo Stato saremmo noi tutti in verità
se non fosse che gli statali
se lo sono accaparrato!

Ma stavolta non faremo il solito errore di sempre, stavolta non cadremo nell'alternativa. Stavolta cacceremo via gli statali, tutti, dai ruoli pubblici e faremo divenire la scuola pubblica la scuola della libertà, del libero pensiero, della libera espressione.

Perché noi persone sensibili ed evolute stavolta non ci rintaneremo all'esterno, nella periferia sociale, stavolta non ci emargineremo. Stavolta puntiamo direttamente lì dove si decidono davvero le cose: non nel ristretto mondo politico ma nei tre milioni e passa di ruoli della Funzione Pubblica sparsi ovunque sul territorio.

Quando vedremo sul podio dell'ennesimo convegno il solito professore, la solita professoressa, che si fingono nostri amici e rivoluzionari ma di fatto si sono accaparrati un ruolo, un potere, un reddito che a tutti appartiene, stavolta non ci cadremo, stavolta non ci faremo turlupinare.

Stavolta la coscienza che ciò che è pubblico è di tutti e per tanto va condiviso non ci abbandonerà un solo istante. Fino alla liberazione, s'intende sempre pacifica, legale e civile in ogni suo momento, del mondo dagli statali. Il popolo è sovrano, il popolo ha pieno diritto di condividere la sua Funzione Pubblica.

Sant'Innovazio da Internet

http://www.hyperlinker.com/ars/sant_innovazio.htm