Sulla stampa cubana del 25/01/06



Granma Internacional Digital
VERSION SOLO TESTO 

L'Avana. Cuba. Anno 10 - Mercoledi 25 Gennaio 2006


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Fidel ha definito impressionante la Marcia Combattente che si è svolta all´Avana 

SILVIA BARTHELEMY - JUAN VARELA PÉREZ

Il Comandante in Capo ha definito impressionate la Marcia del Popolo. 

"Non avevo mai visto niente di simile e il nostro popolo ha distrutto le menzogne dei banditi e dei torturatori!", ha segnalato in un dialogo con la stampa mentre proseguiva la manifestazione, dopo più di sei ore e mezzo di energica manifestazione nel Malecón dell´Avana. 

"Questa è la risposta del popolo di fronte alle provocazioni degli Stati Uniti", ha sottolineato il leader della Rivoluzione Cubana. 

Riferendosi a questa già storica giornata, di fronte alle provocazioni del governo Bush e del suo Ufficio di Interesse all´Avana, Fidel ha detto: "Mi ricorda i giorni in cui venimmo a sapere e condannammo l´orribile crimine di Barbados, mi ricorda il popolo di tutte le battaglie, oggi più forte che mai!" In chiara allusione a Bush e al Capo della SINA, il Comandante in Capo ha detto che sono già degli sconfitti: "Perchè l´ingiustizia è in ginocchio e nessuno crede al loro impero. Sono stati smascherati con la loro insolenza e le loro menzogne. Quando erano padroni del mondo credevano di poter distruggere la Rivoluzione e in cambio oggi è più forte che mai: è invulnerabile!" 

Fidel ha consigliato ai rappresentanti dell´Ufficio di Interesse USA all´Avana che sarebbe meglio che rivolgessero verso l´interno lo schermo luminoso con il quale diffondono messaggi di aperto carattere provocatorio, perchè sono stati loro ad assassinare Martin Luther King, Malcom X e molti altri. 

Il Comandante in Capo ha presieduto la giornata che si è svolta nella fedeltà di principi, l´esempio coraggioso e la morale combattiva del popolo della capitale che ha rappresentato tutti i cubani. 

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Avanti Shafik, il futuro è nostro

ORLANDO ORAMAS LEÓN

Schafick Handal è morto. Aveva 75 anni e il suo cuore gli ha fatto un brutto scherzo poco dopo l´atterraggio nel suo amato El Salvador, dopo aver assistito emozionato all´elezione ufficiale a presidente di Evo Morales, in Bolivia. 

Un´agenzia di notizie lo ha definito emblematico, questo ex capo dei guerriglieri, mentre altri mezzi di comunicazione hanno riconosciuto la sua lunga dedizione alle lotte sociali e politiche, oltre alla sua militanza comunista. 

Ha guidato il Partito Comunista in El Salvador negli anni difficili e eroici della lotta contro i regimi repressivi e venduti ed ha continuato anche dopo la guerra, quando è stato fondato il Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale. 

È stato uno degli uomini più ricercati dagli Stati Uniti e dagli squadroni della morte al loro servizio nella più piccola repubblica americana, la Pollicina, come si chiama popolarmente. 

Erano i tempi della cosiddetta guerra di bassa intensità lanciata dall´amministrazione Reagan in America centrale, quando i guerriglieri del FMLN davano scacco matto all´esercito dell´oligarchia addestrata e armata sino ai denti di Washington. 

Dopo gli accordi di pace del 1992, Schafik era diventato la principale figura dell´ex guerriglia diventata un partito politico, del quale fu candidato alla presidenza nelle elezioni del 2004. 

La destra e i mezzi di comunicazione al suo servizio lo chiamavano ortodosso e dogmatico, che era la maniera di attaccare la difesa intransigente di Shafik del socialismo e non fu per caso che scatenarono una sudicia campagna mediatica contro di lui, pagata tra gli altri con i milioni della mafia cubano americana di Miami. 

Shafik era nato il 14 ottobre del 1930 a Usulután, figlio di emigranti palestinesi dalla città di Belen. Era il maggiore di sei fratelli, uno dei quali fu uno tra le migliaia di desaparacidos del suo paese. 

La lotta contro la dittatura di Maximiliano Hernández fu l´impatto con la battaglia politica. Ha vissuto buona parte della sua vita in clandestinità, in esilio, perseguitato. 

Ha difeso a oltranza la Rivoluzione Cubana e ha mantenuto una calda e stretta relazione con Fidel, suo amico, suo fratello. 

Come non ricordarlo quando parlava al popolo cubano, tante volte, come lo ha fato di fronte alla folla che colmava Plaza de la Revolución dell´Avana il 1º Maggio del 2005? 

Allora aveva condannato la complicità della Casa Bianca con il terrorista Luis Posada Carriles che anche in El Salvador aveva preparato e eseguito i suoi orrendi crimini. 

In quella storica giornata aveva detto: "I popoli hanno il diritto di liberarsi dal neoliberismo, dal capitalismo, che sono terrorismo e i popoli sanno che il socialismo è umanesimo!" e quella frase fu applaudita da migliaia di cubani là riuniti. 

Un mese dopo era tornato all´Avana come delegato all´incontro internazionale contro il terrorismo, per la verità e la giustizia. 

Era pieno di ottimismo per i cambiamenti che stanno avvenendo in America Latina. 

E con questa fede è morto, ma prima ha abbracciato Evo e ha confermato alla Bolivia sofferente che il futuro è dei popoli e degli uomini come lui. 

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VI FORUM SOCIALE MONDIALE IN VENEZUELA

Una marcia di massa contro il neoliberismo e la guerra

MARIELA PÉREZ VALENZUELA  - Inviati speciali -

CARACAS. - Un gran numero di persone, rappresentative di differenti settori politici e sociali di una cinquantina di paesi, hanno realizzato nel pomeriggio-sera di martedì una gigantesca marcia che ha ufficialmente inaugurato il VI Forum Sociale Mondiale a Caracas, città che per sei giorni sarà il simbolo della lotta contro i mali intrinseci al sistema capitalistico e dell´opposizione alle guerre scatenate dagli USA contro popoli innocenti in diverse parti del mondo.

I manifestanti si sono riversati in strada come un fiume spumeggiante nelle cui acque ribollivano le idee per conquistare una vita migliore per i popoli, impugnando bandiere, striscioni, foto dei Cinque Eroi cubani sequestrati negli Stati Uniti, immagini del `Che´, parole d´ordine contro la guerra, motti, tra i quali quello che da il titolo a questo evento internazionale (Un mondo migliore è possibile).

La delegazione cubana è stata una delle prime a sfilare. Pionieri, familiari dei Cinque Eroi e delle vittime del terrorismo, artisti ed intellettuali, collaboratori di questo paese fratello, lavoratori sociali, rappresentanti di differenti organizzazioni e istituzioni, che prima di sfilare si erano riuniti nella Casa Cuba per ascoltare le parole di Fidel e sostenerlo nelle richieste agli USA, hanno reclamato l´estradizione in Venezuela del terrorista Luis Posada Carriles.

I delegati hanno ricevuto durante il corteo (snodatosi tra la Plaza de las Tres Gracias ed il Paseo de los Próceres) la calorosa accoglienza degli abitanti di questa bella città, che nella centrale Avenida Bolívar espone agli stranieri ed ai venezuelani una mega-mostra sulle conquiste della Rivoluzione Bolivariana, guidata dal Presidente Hugo Chávez.

I rappresentanti delle numerose delegazioni a Caracas hanno parlato a conclusione della marcia in una tribuna politico-culturale, manifestando la loro opposizione alla guerra e alle politiche neoliberiste.

Una delle oratrici è stata la combattente statunitense Cindy Sheehan che, dopo la morte di suo figlio in Iraq, è divenuta il simbolo dell´opposizione del suo popolo all´ingiusta guerra che il destrorso presidente George W. Bush ha scatenato contro il paese arabo.

Diverse migliaia di persone hanno potuto apprezzare le interpretazioni dei cantautori cubani Amaury Pérez e Santiago Feliú, della venezuelana Lilia Vega e di altri famosi musicisti e gruppi musicali di diversi paesi.

Il Comitato Organizzatore in Venezuela ha indicato martedì che all´incontro hanno partecipato i rappresentanti di più di 2.000 organizzazioni non governative, movimenti sociali, reti alternative ed altre, che articoleranno in questi giorni le differenti espressioni contro l´ingiustizia e per un mondo migliore che si stanno estendendo in tutto il mondo.

Secondo il programma, a partire da mercoledì si svolgeranno in vari punti di Caracas incontri-dibattito sui sei assi tematici del FSM: politica, resistenza dei popoli contro i modelli neoliberisti, legami interculturali, mezzi di comunicazione, ecc.

Sono previste finora circa 1.800 iniziative gestite dalle organizzazioni e dai gruppi partecipanti all´evento, così come altre 200 a carattere culturale, programmate queste ultime tra il 26 ed il 28 prossimi.

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Evo Morales, insediamento

Governerò obbedendo al popolo

MARÍA JULIA MAYORAL- Inviati speciali -

LA PAZ. - "Governerò la Bolivia obbedendo al popolo boliviano", ha ribadito Evo Morales Ayma durante l´atto di insediamento ufficiale nella carica di Presidente di questa nazione andina, in una giornata di forte giubilo popolare, durante la quale migliaia e migliaia di persone hanno riempito le strade di questa città per esprimere le loro speranze di cambiamento a favore degli esclusi di sempre.

Era quasi impossibile farsi strada, nonostante le credenziali della stampa e l´aiuto degli addetti al mantenimento dell´ordine nelle vie e piazze vicine alle sedi del Congresso e dell´Esecutivo, tra la folla riunitasi fin dal primo mattino per festeggiare la vittoria. Lo stesso scenario si è presentato in tutta la geografia di questo paese sudamericano.

Evo Morales ed il vicepresidente eletto Álvaro García Linera hanno prestato giuramento di fronte al Congresso, che li ha investiti delle loro cariche per un mandato di cinque anni, dopo aver riconosciuto il trionfo elettorale per maggioranza assoluta del 53.74% dei voti.

La popolazione ha potuto ascoltare da vicino ogni parola del primo messaggio alla nazione dopo l´investitura presidenziale, pronunciato dal suo leader nel Congresso. La gente ha cantato assieme a lui l´inno nazionale ed ha osservato un minuto di silenzio in onore degli antenati, dei combattenti delle epoche precedenti, del `Che´ Guevara che vive nel cuore di questo territorio andino, dei dirigenti sociali, indigeni e sindacali morti a causa della repressione dei recenti governi neoliberisti.

Morales ha detto che il popolo è arrivato al potere grazie alla sua resistenza, alla sua coscienza arricchitasi in più di 500 anni di lotta, per farla finita con l´ingiustizia, la disuguaglianza, la discriminazione e l´oppressione; per vivere nel rispetto delle differenze culturali, in unità e pace.

"Vogliamo cambiare la Bolivia", ha affermato; "dopo 180 anni di vita repubblicana viviamo in un paese che ha conosciuto soltanto il saccheggio delle sue risorse naturali, in uno Stato dipendente, che si è costantemente impoverito nonostante le sue enormi ricchezze naturali".

"La politica", ha enfatizzato, "deve servire il popolo e non vivere alle sue spalle e ciò significa occuparsi dei problemi economici e sociali. Non è possibile che servizi basilari come l´acqua rimangano privatizzati".

Evo ha anche ricordato l´intenzione del suo Governo di istituire un´assicurazione sociale universale per tutti gli anziani ed anziane, di eliminare il latifondo, la disoccupazione, l´analfabetismo, di far accedere le maggioranze finora escluse ai servizi sanitari. "In Bolivia il modello neoliberista non va bene", ha sottolineato.

Ha promesso che governerà con la saggezza del popolo, con la sua millenaria riserva di conoscenze, senza importare o copiare ricette straniere.

"Il Parlamento", ha precisato, "ha di fronte a sè l´enorme responsabilità di adempiere al compito assegnatogli imperiosamente dal popolo: indire il referendum sull´autonomia e convocare l´Assemblea Costituente per rifondare la Bolivia; è questa la richiesta degli indigeni, dei movimenti popolari e sindacali e se il Parlamento non sarà capace di ottemperare a questo mandato, i boliviani lo faranno al posto suo".

"Non vogliamo", ha affermato il Presidente, "uno Stato mendicante che chieda l´elemosina agli USA, all´Europa o all´Asia; per evitarlo dobbiamo nazionalizzare le risorse naturali del paese, mettere in pratica un nuovo regime economico.

Morales ha chiesto al Congresso di effettuare un´indagine approfondita sulle malversazioni delle risorse dello Stato, ha promesso di combattere la corruzione e riattivare il settore minerario. Ha anche detto che il suo non sarà un Governo vendicativo.

FESTA DI POPOLO

La giornata è terminata con un incontro di massa in Piazza degli Eroi, scenario d´importanti proteste sociali contro i governi neoliberisti.

Evo e García Linera sono arrivati fino a lì a piedi una volta terminata la cerimonia nel Palacio Quemado, sede dell´Esecutivo. Ai due lati delle vie era assiepato il popolo, con i suoi costumi tipici, le sue tute e caschi da minatore, con i vestiti umili dei lavoratori della terra, per scortare i suoi leaders, per servire loro da scudo e sostegno.

Non si puó dire con esattezza quante persone si siano riunite in questa piazza, chiamata anche San Francisco. Si dice che fossero più di 300.000. Evo indossava la fascia presidenziale, la medaglia del Libertador Simon Bolívar ed il Gran Collare del Condor delle Ande, simboli che ha ricevuto durante la cerimonia d´investitura presidenziale, visibilmente commosso. Al suo fianco c´erano il vicepresidente García Linera ed il vicepresidente del Consiglio di Stato di Cuba Carlos Lage, che su richiesta di Evo ha parlato alla folla, seguito dalla leader indigena Blanca Chancoso.

Tra i presidenti che hanno assistito alla cerimonia c´erano Hugo Chávez (il più applaudito), del Venezuela; Ricardo Lagos, del Cile; Néstor Kirchner, dell´Argentina; Álvaro Uribe, della Colombia; Inacio Lula da Silva, del Brasile; Martín Torrijos, di Panama; Nicanor Duarte, del Paraguay; Alejandro Toledo, del Perù; Janez Drnovsek, della Slovenia. Era presente anche il Principe di Spagna, Filippo di Borbone.

Il prestigioso intellettuale uruguayano Eduardo Galeano ha detto che "oggi è un giorno di festa, perchè ieri è stato l´ultimo giorno di paura in Bolivia.

Questo 22 gennaio è tornata a nascere la Patria boliviana. Il suo popolo ne ha gioito fino al delirio, consapevole della fine di cinque secoli d´ingiustizia ed esclusione, ma anche del fatto che i prossimi compiti saranno difficili, duri. Ma il boliviano, come ha segnalato García Linera, non ha mai avuto paura del lavoro e del sacrificio.

"La Bolivia si risveglia, la Bolivia trionfa", ha sintetizzato il Vicepresidente


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