Dall' Unità sul Venezuela



Chavez: «Non accetto lezioni
da chi apre Guantanamo»


PALAZZO MIRAFLORES, residenza del presidente venezuelano. Chavez è senza dubbio il leader dell'America Latina che maggiormente richiama su di sé l'attenzione fortemente critica dell'opinione pubblica mondiale, ancor di più dopo la decisione di non rinnovare la concessione alla tv Rctv

Di lui l'opposizione dice: è un populista, un accentratore che reprime ogni forma di dissenso, un dittatore travestito da democratico. Mentre per gran parte del popolo dei barrios, è colui che incarna il bisogno di riscatto, di identità e di futuro. Il presidente ci accoglie con un sorriso e tra il compiaciuto e il sorpreso esclama: «L'Unità, fondato da Antonio Gramsci!». Quel Gramsci che scoprì quando, rinchiuso nel penitenziario militare (dal '92 al '94), incontrava politici e intellettuali, tra cui Jorge Giordani, oggi Ministro dell'Economia, che gli regalò le «Lettere dal carcere». Presidente, su di lei piovono molte critiche di una deriva antidemocratica... «La verità del Venezuela non si vede al Country club o alla Lagunita, si vede nei barrios. I ricchi mi odiano. I poveri mi amano e io li amo e sono pronto a dare la vita per loro. Può sembrare una non risposta, ma così non è. Mi danno del despota, mi chiamano Hitler, non mi importa "nada". Quello che immagino e chiavismo senza Chavez. Una democrazia decentrata e partecipata. Un popolo padrone del proprio destino. È questo processo che vogliono fermare: la rivoluzione socialista bolivariana. Lo fanno con tutti i mezzi, compresa la manipolazione dell'informazione, dentro e fuori e il Paese. Ma il radicale processo di democratizzazione sociale procederà. E, da ora, ancor più velocemente, grazie al "Partito Socialista Unito del Venezuela": 5 milioni di richieste di iscrizione, raccolte nei barrios, nelle fabbriche, nelle piazze. Dove stava Venezuela 10 anni fa? E dove sta oggi? I poveri non votavano, non possedevano carta d'identità. È il cambiamento che fa paura. Hanno cercato di influenzarmi in tutti i modi: Blair, Aznar, Clinton. Aznar, prendendomi sotto braccio, mi disse: unisciti a noi e porterai il Venezuela in cima al mondo. "Sì, bene, ma cosa facciamo dei Paesi poveri, di Haiti ecc.?". "Quelli si sono già fregati!", mi rispose". Stava parlando di persone, di esseri umani...!». Ma la non rinnovata concessione a Rctv, resta, comunque, il simbolo del suo autoritarismo sanzionato da una risoluzione dell'Unione Europea. «La condanna, di fatto, è stata emessa dalla destra spagnola e non dall'Ue. Quella assunta è una decisione democratica che serviva al Paese. La collettività aveva diritto ad un servizio televisivo pubblico, come in Italia e in ogni paese civile. In Venezuela c'è uno squilibrio a favore del settore privato, esistevano ed esistono grandi canali privati a carattere nazionale nelle mani di poche famiglie che sono anche proprietarie di giornali di radio di tv via cavo e di telefonia».
Anche il suo amico e compagno Lula però ha preso le distanze...
«Lula ha dichiarato di considerarla una decisione assolutamente democratica, esattamente il contrario di quanto riportato. C'è da chiedersi: perché il mancato rinnovo del contratto di concessione a Rctv, affare interno di uno stato sovrano, abbia raggiunto l'opinione pubblica mondiale? Al punto che Condoleezza Rice, nel corso di una riunione sull'energia, ci ha accusato di aver violato la carta dei diritti umani. Qualcuno ha, forse, riportato la risposta, accolta da un lungo applauso, del ministro degli Esteri venezuelano che le ha chiesto, tra l'altro, se il suo Paese, paladino della libertà, avrebbe autorizzato Tves, la nostra nuova tv pubblica, a realizzare un servizio nel lager di Guantanamo? L'impero americano ha dichiarato guerra al mondo, ma sta dando segni di decadenza. Noi siamo la dignità del mondo, perché rappresentiamo chi non ha voce. Indietro non si torna: l'oligarchia deve rassegnarsi, rinunciare al golpe soave...la strategia della "miccia lenta".
Golpe soave? Strategia della miccia lenta? Ci spieghi presidente.
«Il golpe soave, di cui Bush è l'ideologo, viene portato avanti con il contributo dell'oligarchia interna. Una carica esplosiva collegata ad una lunga miccia, loro l'accendono, noi la spegniamo, loro la riaccendono, noi la spegniamo. Costruiremo una Repubblica antisismica. Stiamo combattendo una guerra di resistenza. Ma se si dovesse arrivare all'esplosione finale sarebbe un'esplosione rivoluzionaria ed io sarei lì a comandarla con il popolo che già oggi ha una più alta coscienza, è meglio organizzato, può contare sull'esercito che ha un rapporto democratico con le istituzioni. E il petrolio è utile per attuare la rivoluzione pacifica socialista bolivariana attraverso una redistribuzione delle ingenti ricchezze del Paese, finora appannaggio delle classi oligarchiche e di interessi stranieri. Ma la forza vera sta nel processo di democratizzazione. Quello che stiamo costruendo qui è un altro mondo possibile».




di Sandra Amurri / Caracas