FOLENA E LA DEMOCRAZIA A CUBA



Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba

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L'ON. FOLENA NON HA IL COPYRIGHT DELLA DEMOCRAZIA
Sergio Marinoni, presidente
Andrea Genovali, vice-presidente


Abbiamo letto con attenzione l'intervento di oggi su Liberazione
dell'onorevole Folena sulla democrazia a Cuba e ci pare opportuno fare
alcune considerazioni.

Il primo, affermato dall'onorevole Folena, lapidario, è che "a Cuba non c'è
democrazia. Non ci sono elezioni libere. Non c'è un sistema pluralistico".
Parlando di questi argomenti preferiamo iniziare, non dalla eurocentrica
idea di democrazia, ma dalla solenne affermazione della Carta di San
Francisco che nel giugno 1945 ha dato origine alle Nazioni Unite e che
indica nelle peculiarità, nella storia, nelle tradizioni, nelle esigenze e
nei bisogni dei popoli la strada maestra per costruire la loro democrazia.
Questo è un punto fondamentale, anche quando contraddice la via occidentale
e italiana alla costruzione della democrazia.
Nessun sincero democratico può arrogarsi il diritto di stabilire che la
democrazia sia solo il confronto elettorale tra due o più partiti. La
democrazia può esistere anche attraverso altre forme, tanto è che
l'etimologia del termine (nella lingua greca, demos = popolo, krateo =
comandare) non contiene affatto alcun riferimento a qualsiasi partito. E
non ci risulta che l'onorevole Folena possieda il copyright su questo
vocabolo per stabilire lui che cosa sia, o meno, la democrazia.
Non si tratta pertanto di contrapporre sistemi, ma di sforzarci di
comprendere che ogni popolo costruisce questa strada come più conviene alla
propria storia. Non è giustificazionismo, ma affermazione di un'idea
basilare enunciata dalle Nazioni Unite. Cuba e il popolo cubano hanno
intrapreso una loro strada, certamente non perfetta, neppure la nostra lo è
- ricordiamoci le ultime elezioni politiche - ma è la loro strada che ha un
coinvolgimento reale delle persone, che può non piacere all'onorevole
Folena e ad altri, ma è la strada liberamente intrapresa dai cubani. La si
può criticare, ma non dipingere come una dittatura. Perché questo è falso.
Cuba è uno stato di diritto, retto da una Costituzione approvata tramite
referendum il 15 febbraio 1976, con voto libero, segreto e diretto.
Come stabilisce la Costituzione cubana, le elezioni si svolgono ogni due
anni e mezzo a livello municipale e ogni cinque anni a livello provinciale
(le nostre regionali) e nazionale. Il Partito Comunista di Cuba non
partecipa alle elezioni e non propone candidati.

Secondo aspetto. Siamo decisamente persuasi che dopo il 1989 anche Cuba
sarebbe caduta miseramente, come i vari Stati dell'Est europeo e l'URSS, se
il sistema politico cubano non avesse avuto, e tuttora ha, il sostegno
popolare. Non bastano le conquista sociali a difendere un regime oppressivo
e negazionista dei diritti civili, politici e umani come quello che
goffamente si tenta di rappresentare di Cuba. Non ci pare condivisibile in
nessun modo l'affermazione di Folena che dice che a Cuba non esistono i
presupposti fondamentali della democrazia. E' veramente eccessiva e dettata
da troppo ideologismo che non ha riscontro nella realtà e chiunque si rechi
a Cuba lo può facilmente notare da solo. Certamente esiste un'area di
scontento, il blocco statunitense, un macigno enorme che ancora grava su
Cuba, riforme economiche perfettibili ecc., sicuramente possono colpire
alcuni settori della società. Ma Cuba è un paese fatto di persone in carne
e ossa che hanno lottato per la propria libertà e continuano a farlo,
commettendo talvolta anche errori, ma la conquista dell'indipendenza e di
uno stato sociale, unico nei paesi del Terzo Mondo e in parte anche in
quello Occidentale, sono il risultato di una partecipazione e di una
condivisione popolare alla Rivoluzione. Altrimenti, ripeto, Cuba
rivoluzionaria non esisterebbe più dai primissimi anni Novanta.
Allora, non ci pare onorevole Folena, il giusto modo il suo di salire su di
una cattedra a dare lezioni di democrazia da parte di chi, nel proprio
paese non è mai riuscito a realizzare una profonda riforma sociale dello
Stato. Occorre dialogare, anche criticare, ma in uno spirito solidale e mai
fare i saccenti e i primi della classe. E' un profondo errore eurocentrico
che ricorda uno spirito neocoloniale per cui fuori dall'Occidente tutti
debbono ascoltare le nostre lezioni.

Terzo aspetto. A Cuba si rimprovera una mancanza di democrazia e di
pluralismo politico. Peccato che non si consideri mai il fatto che Cuba non
abbia mai vissuto una situazione tranquilla. Cuba non è la Svizzera e ha lo
storico problema dell'ingerenza statunitense, fin dai tempi in cui era una
colonia spagnola. Anzi, dal 1898 gli Stati Uniti sono diventati i padroni
assoluti dell'Isola, concedendo poi, nel 1902, una farsa di indipendenza e
di democrazia durata fino al 31 dicembre 1958.
Da quel giorno il problema di Cuba è stato quello di innalzare una diga di
fronte a tale ingerenza e questa barriera è costituita dall'unico partito
esistente. Questo partito non è assolutamente di ispirazione "sovietica",
come si vuol far credere, ma fonda le sue radici nel partito unico ideato
da José Martí nel 1892. Gli Stati Uniti hanno avuto gioco facile a
penetrare e a dividere l'unità del popolo cubano come ha ampiamente
dimostrato la storia del periodo pre-rivoluzionario. E' l'unità, invece,
che ha permesso di sviluppare una società che innanzitutto salvaguardi la
loro indipendenza, la loro autodeterminazione e il diritto di sviluppare il
sistema sociale a loro più congeniale.
Pertanto, onorevole Folena, non cada nell'errore di considerare Cuba un
modello politico a cui ispirarsi o di cui parlar male. I cubani non
pretendono affatto che il loro sia un modello. Non pretendono affatto di
esportarlo. Non pretendono affatto che altri lo condividano. Pretendono
unicamente di essere rispettati e che altri non mettano il naso nei loro
affari interni.