rassegna stampa - Brasile: il Movimento Sem Terra alza il tiro della protesta per la terra e contro l'inquinamento ecologico.



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "www.peacereporter.net" - 13/06/2008

Brasile: il Movimento Sem Terra alza il tiro della protesta per la terra e
contro l'inquinamento ecologico.

Nuova ondata di occupazioni in Brasile. L'agguerrito Movimento Sem Terra ha
occupato campi, imprese e centrali idroelettriche in 13 Stati. L'intento:
sfidare Luis Inacio Lula da Silva nell'eterno braccio di ferro sulla cocente
questione terra, dato che la riforma agraria pare lontana anni luce.
 Martedì hanno mirato a invadere centrali ed edifici di aziende pubbliche e
private, mentre mercoledì è toccato a due piantagioni di eucalipto. Per
evitare atti vandalici contro la sede dell'azienda Votorantim di san Paolo,
è persino intervenuta la polizia.
Una tattica, quella adottata ultimamente dal più grande movimento contadino
di sinistra dell'America latina che si discosta molto da quanto fatto in
passato. Inizialmente, ad essere occupate erano solamente le terre incolte,
quei terreni che questi coltivatori consideravano il simbolo
dell'ingiustizia per eccellenza: enormi quantità di ettari concentrati nelle
mani di pochi, spesso costretti a lasciarne grandi parti incolte data
l'immane estensione. Col tempo, però, la loro visione si è ampliata e con
essa il raggio della protesta: nel loro mirino sono entrati tutti i soggetti
considerati poco ecologici e causa del cambiamento climatico.

 Da qualche tempo, l'Mst ha scelto di non correre più da solo, unendosi ad
altri due grandi movimenti americani: Via Campesina e Asemblea Popular, i
cui militanti sono soliti dunque ormai appoggiare direttamente ogni loro
iniziativa. E così è stato anche in questa occasione.
Questa settimana, il fine è stato “denunciare i problemi causati dalle
grandi imprese operanti in Brasile, specialmente da quelle straniere, che
stanno traendo enormi benefici dalla politica economica neoliberale
perseguita dal governo”.
Dal canto suo, il presidente Lula, che da sempre mantiene una relazione
ambigua con gli amici storici dell'Mst, fra i quali è cresciuto come uomo e
come leader politico per poi agire in maniera discordante una volta salito
al Planalto, si è nuovamente appellato all'applicazione integerrima della
legge contro le azioni di violenza perpetrate dal Movimento Sem Terra.

 Ma questo non ha certo spaventato i militanti del MST. In pochi giorni, a
migliaia si sono mobilitati in ben tredici Stati, interrompendo il traffico
ferroviario nel Minas Gerais, paralizzando il trasporto della impresa Vale
do Rio Doce, occupando la sala dei comandi della idroelettrica di San
Francisco, in Sobradinho, Bahia. Contemporaneamente erano nel Pernambuco,
dove nell'Università federale hanno distrutto un laboratorio, e duecento
militanti di Via Campesina hanno invaso la Estacion Experimental di canna da
zucchero di Carpina, distruggendo parte del laboratorio scentifico.
 Nel Ceará, sono state interrotte le attività del porto di Pacém, in segno
di protesta contro la costruzione di cinque centrali termoelettriche, di una
raffineria e di un centro siderurgico. Ma non è finita qua. Nel Rio Grande
do Sul, sette manifestanti dell'Mst sono rimasti feriti negli scontri con la
polizia, che ha reagito all'invasione di una industria di alimenti e di due
piantagioni di eucalipto controllate dalla Votorantim, la medesima occupata
a San Paolo, dove sono intervenuti 300 agenti con gas irritanti e proiettili
di gomma per liberarela dai circa cinquecento occupanti.

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Articoli correlati al precedente:
Brasile - 17.4.2008
Il giorno della lotta per la terra.I Sem Terra brasiliani celebrano l'Aprile
rosso e la giornata internazionale della lotta contadina.
Il dodicesimo Aprile Rosso del Movimento Sem Terra brasiliano è tornato più
combattivo che mai. L'associazione contadina che ha fatto della riforma
agraria e della giusta distribuzione della terra le sue ragioni di vita
torna ogni mese di aprile a rinnovare e intensificare azioni e
manifestazioni contro la concentrazione degli ettari in mano a pochi grandi
proprietari, tipica del Brasile. Ma perché proprio questo periodo? La
ragione è di quelle pregnanti, di quelle che alimentano rabbia e sete di
giustizia: il 17 aprile 1996 a Eldorado de Carajas, Parà, 19 contadini senza
terra vennero massacrati come animali dalla polizia, durante una
manifestazione pacifica. Da allora, il già agguerrito Movimento è diventato
una forza senza freno, che non si lascia piegare, nemmeno dalle promesse di
Luis Inacio Lula da Silva, che dopo anni di lotta al loro fianco, è salito
alla presidenza della Repubblica, sventolando una riforma che ancora non è
arrivata. E, lasciati soli dalle istituzioni ma non dalla solidarietà
internazionale, vanno avanti. Via Campesina, infatti, fra i movimenti
sociali più potenti dell'America Latina, è accanto all'Mst nella sua lotta e
nelle sue rivendicazioni. E oggi, 17 aprile, in omaggio alle vittime del
Carajas, ha indetto il Giorno internazionale della Lotta contadina.
La dichiarazione. “Dopo 12 anni da un massacro che ha avuto enormi
ripercussioni internazionali – hanno dichiarato i sem terra nel loro
giornale – il paese non ha ancora risolto i problemi dei poveri del campo,
che continuano a essere oggetto di violenze dei proprietari terrieri che poi
restano impunite”. Per questo, in diciassette giorni,  l'Mst ha messo a
segno 40 invasioni di terre incolto, facenti parte di appezzamenti talmente
grandi che i proprietari non sono in grado di curarli come dovrebbe, nel
rispetto della terra. La più recente è avvenuta nello stato di San Paolo,
nell'azienda di Ambev, in Anguados, dove si sono fatti spazio fra gli
ecualipto dell'impresa per piantare tende e alimenti di prima necessità. Ma
ancora una volta, i contadini sem terra non si sono accontentati di occupare
in silenzio. Per far sentire la loro voce in questo prezioso aprile prima
dell'inizio della campagna elettorale presidenziale, hanno pensato bene di
fare un'azione dimostrativa che costringesse l'opinione pubblica a parlare
di loro. Hanno individuato la Compagnia mineraria Vale do Rio Doce, una
delle più ricche del Paese,  e hanno minacciato di paralizzarne la
produzione. In più di mille hanno dichiarato di voler bloccare la linea
ferroviaria di Carajas, di enorme importanza strategica, in modo da impedire
il trasporto dei minerali.
Braccio di ferro. La reazione dell'impresa è stata forte e immediata. Il
presidente, Roger Agnelli, ha definito questa iniziativa un' “azione
criminale” e i contadini intenzionati a portarla a termine “banditi”. Dal
canto loro, le forze dell'ordine hanno inviato sul posto cinquecento
poliziotti con tanto di elicotteri, in allerta per impedire qualsiasi
azione.
Un braccio di ferro che dura da giorni e che ha diviso un'opinione pubblica
perplessa nel giudicare. A difendere, invece, a spada tratta le ragioni e le
iniziative esasperate dell'Mst è la Chiesa Cattolica, da sempre molto vicina
e presente nelle fila dei contadini più poveri. La Pastorale della terra ha,
infatti, pubblicato un documento divulgato martedì, in cui afferma che
l'anno passato le espulsioni dei contadini dalle terre invase sono cresciute
del 140 percento: se nel 2006, i proprietari terrieri hanno cacciato con la
forza 1.809 famiglie, nel 2007 sono salite a 4.340. Allarmante resta anche
il numero di morti ammazzati per ragioni di terra, anche se leggermente in
calo rispetto al 2006: 39 contro i 28 del 2007.
Lula. Nonostante l'appoggio totale ricevuto dall'Mst nelle elezioni del
2002, rinnovato poi in quelle del 2006, Lula ha decisamente tradito ogni sua
aspettativa. E anzi, il Movimento dei senza terra è uno dei più grandi
problemi del presidente operaio.
Se nel 2002, nel suo primo discorso da capo di stato brasiliano, Lula
dichiarò che era giunta l'ora di smetterla con le invasioni, dato che la
terra avrebbe provveduto a consegnargliela legalmente, oggi, non avendo
potuto rispettare tale proclamo, è dibattuto sulla politica da tenere verso
queste azioni disperate. Così, da un lato chiede alla Giustizia di punire
questi atti illegali e dall'altro eroga sussidi destinati al Movimento. Uno
fra tutti, le sovvenzioni alle scuole di alfabetizzazione degli
accampamenti. Che sia un modo per cercare di farsi perdonare dagli amici di
sempre per non aver saputo essere abbastanza forte con i poteri costituiti
dei soliti noti da imporsi e togliere loro le terre in eccesso per
consegnarle a chi ne ha bisogno, proprio come ideologia, cuore e indole da
sempre comandano?
Ma se esponenti della Chiesa Cattolica, molto vicini a Lula per formazione e
amicizia, come Dom Tomás Balduino (vescovo emerito di Goias che ha passato
una vita a lottare con i contadini brasiliani lavorando come consigliere
della Commissione pastorale), non più tardi di un anno fa avevano definito
il Brasile il paese dell'anti-riforma agraria, non ci sono sussidi che Lula
possa dare per mettere una pezza a una situazione tanto disperata: 150 mila
famiglie dell'Mst accampate; 230 mila famiglie che non appartengono al
Movimento ma vivono lo stesso dramma, 120 milioni di ettari di terra
improduttivi.
Questo è il Brasile di Lula e delle multinazionali agricole, che stanno
crescendo a dismisura, anche trainati dalle energie alternative, canna da
zucchero in testa. Il
governo ha dato priorità assoluta all'agrobusiness: la sola Banca del
Brasile ha prestato 7 miliardi di dollari a 13 gruppi economici, alla faccia
degli insediamenti dei poveri campesinos che non ricevono investimenti
sufficienti.
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Brasile - 15.6.2007
Sem Terra contro Lula. L'Mst dice basta alla politica economica del
presidente operaio e invade il centro di Brasilia.

In migliaia sono scesi per le strade di Brasilia per dire basta alla
politica economica di Lula e reclamare la riforma agraria, eterna promessa
mai mantenuta del presidente operaio. Sono i Sem terra, il movimento che
cinque anni fa portò Luis Inacio da Silva alla vittoria, e che, lo scorso
anno, con uno sforzo estremo date le continue delusioni, gli rinnovarono
l'appoggio, imponedogli in cambio il rispetto della parola data. Adesso però
il suo tempo è scaduto e la manifestazione di ieri, realizzata alla vigilia
della giornata conclusiva del loro V Congresso nazionale, ne è la
dimostrazione. Gli accaniti rappresentanti del movimento hanno tracciato le
linee programmatiche dei prossimi cinque anni e, come strategia di punta
hanno scelto di tenere sotto pressione il governo, fino al raggiungimento di
quello che ancora adesso pare un miraggio: la terra ai contadini.
Prima tappa. Durante il corteo terminato davanti al palazzo presidenziale, i
Senza terra hanno anche approfittato per aggiungere benzina sul fuoco della
protesta. Davanti all'ambasciata statunitense, hanno dichiarato il loro
rigetto verso Geroge W. Bush e le guerre Usa; poi, di fronte al ministero
degli Esteri, hanno protestato per la presenza delle truppe Onu ad Haiti,
definendole forze occupanti.
Nella loro prima tappa, hanno bloccato l'area antistante l'ambasciata degli
Stati Uniti, piantonata per l'occasione da 116 agenti dei 1100 dispiegati a
presidiare il percorso di cinque chilometri lungo il quale è sfilato il
corteo. Una volta radunati uno per uno, hanno deposto a terra venti bare
coperte da bandiere nere, in memoria dei “milioni di vittime provocate”
dagli Usa nel mondo. Ogni bara era riferita a un paese in particolare, fra
cui il Nicaragua, Haiti, Panamá, El Salvador, l'Argentina, il Cile, il
Guatemala, l'Iraq, l'Afghanistan, il Vietnam e la Cambogia.
Seconda tappa. Erano 17.500 persone, (9 mila per la polizia), armate di
striscioni e bandiere rosse con lo stemma del movimento. Con compostezza,
dopo aver gridato slogan anti-Bush, si sono quindi diretti verso la sede del
ministero delle Relazioni Estere, per manifestare il “ripudio” per la
presenza delle truppe straniere nell'isola delle Antille. “Gli haitiani
hanno bisogno della solidarietà dei popoli, non di interventi militari sotto
l'ala dell'impero”, ha dichiarato Vladimir Martini, uno dei membri del
coordinamento nazionale dell'Mst, che ha definito una “vergogna” che proprio
il Brasile sia al comando di queste truppe.
Tappa finale. La marcia si è quindi conclusa nella piazza che ospita
governo, parlamento e tribunale supremo di giustizia, i tre poteri, nessuno
dei quali è stato risparmiato dai contadini contestatori. Joao Pedro
Stedile, leader del movimento, ha preso la parola per accusare a gran voce
Lula, il potere legislativo e quello giudiziario di “mantenere uno Stato
borghese” che chiude le porte a una “vita degna” per i piccoli contadini. Da
qui la condanna del modello agricolo instaurato dal presidente, che a suo
dire “favorisce solo gli esportatori, i banchieri e le multinazionali”, e la
conferma senza sé e senza ma del profondo bisogno di una riforma agraria,
che tenga conto dell'agricoltura familiare quale pilastro dello sviluppo
economico e sociale.
E, a futura memoria di quanto ribadito in questa giornata dalla marea di
contadini decisi a non arrendersi, è stato piantato nel bel mezzo della
piazza un gigantesco cartello che recita: “Accusiamo i tre poteri di
impedire la riforma agraria”.
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Brasile - 15.5.2007
Il Fronte Sem Terra. Marce, mobilitazioni, occupazioni delle terre, azioni
di pressione contro Lula per chiedere la riforma agraria. (scritto da David
Lifodi che collabora con Musibrasil.it per il quale ha scritto l'articolo in
questione)

Marce, mobilitazioni, occupazioni delle terre, violenti attacchi della
polizia, minacce di morte a sindacalisti e uccisioni di contadini: si
racchiude in questa vorticosa sequenza di avvenimenti l' "Aprile rosso"
ampiamente preannunciato nei mesi scorsi dai Sem terra e dalle
organizzazioni popolari per chiedere ancora una volta quella riforma agraria
che il Planalto non sembra intenzionato a concedere.
Aprile rosso. Stavolta l'Aprile rosso si è svolto con modalità diverse
rispetto alle mobilitazioni e alle rivendicazioni dei movimenti avvenute in
questi ultimi anni. Le novità principali sono tre: la prima riguarda il
bilancio di questo mese di lotte che il Movimento sem terra (Mst) farà in
occasione del suo V° Congresso nazionale che si terrà in giugno; la seconda
si riferisce alla nascita del Fronte parlamentare della terra nato su
iniziativa di alcuni deputati e senatori; la terza prospetta una sorta di
alleanza tra tutti i movimenti popolari cui parteciperanno anche i partiti
sorti a sinistra di Inácio Lula in occasione delle recenti elezioni
presidenziali.
A fare un bilancio, per la verità piuttosto impietoso, su come proceda
l'assegnazione delle terre da parte del governo alle famiglie del Mst ci
pensa Dom Tomás Balduino, vescovo emerito di Goias che ha passato una vita a
lottare con i contadini brasiliani lavorando come consigliere della
Commissione pastorale della terra. In un articolo pubblicato dal quotidiano
italiano "il manifesto" il 17 aprile scorso, Balduino definisce il Brasile
come "il paese dell'antiriforma agraria" sottolineando come nel corso del
2006 siano state insediate non più di 40 mila famiglie e che nel 2007 non è
possibile aspettarsi alcun progresso significativo: "L'articolo 184 della
Costituzione - scrive - prevede l'esproprio per interesse sociale, ai fini
della riforma agraria, degli immobili rurali che non rispondano alla loro
funzione sociale, mentre sfortunatamente assistiamo invece all'abbandono
della terra da parte del potere esecutivo alla voracità delle
privatizzazioni nazionali e estere".
Proprio per evitare questa deriva, oltre che per commemorare l'undicesimo
anniversario della strage di Eldorado dos Carajas (per il cui massacro,
seguente all'attacco immotivato della polizia a un corteo pacifico dei Senza
terra occorso il 17 aprile 1996, non sta pagando ancora nessuno) il Mst ha
lanciato l'Aprile rosso aprendo stavolta la sua protesta al coordinamento
dei movimenti sociali di tutto il paese e raccogliendo anche l'appoggio del
governatore di Bahia e di qualche prefetto. La sfida del Mst in vista
dell'imminente congresso è rivolta al tentativo di costruire l'unità tra le
organizzazioni sociali del paese, peraltro già messa in pratica
nell'interessante esperimento denominato "Carta de Belém aos povos da
Amazonia", redatto da Via campesina, piccoli agricoltori, contadini senza
terra e associazioni ecologiste.
All'insegna dell'unità. Questo documento, stilato il 20 aprile durante un
seminario intitolato "Contra o imperialismo e pela soberania popular na
Amazonia", denuncia i problemi derivanti dall'agronegozio, dalla
monocultura, dalla privatizzazione di fiumi e laghi che danneggiano
gravemente la biodiversità, l'agricoltura e la vita dei popoli originari
della regione, e ben si concilia con lo slogan che aprirà il V° Congresso:
"Riforma agraria, per la giustizia sociale e la sovranità popolare". La
riforma agraria, secono il Mst, costituisce la bandiera storica e permanente
del movimento. "Giustizia sociale perché vogliamo attraverso la riforma
agraria contribuire a un nuovo progetto sociale di sviluppo che elimini le
disuguaglianze economiche, sociali e politiche esistenti. Sovranità popolare
perché, in questa tappa dell'imperialismo, il nostro paese è attaccato come
non mai dagli interessi del capitale internazionale. La sovranità nazionale
non può essere difesa che dal popolo che prenda nelle sue mani il proprio
destino e difenda il nostro territorio, le nostre ricchezze, la nostra
agricoltura, la nostra biodiversità, la nostra acqua, la nostra cultura, la
nostra lingua e i nostri alimenti".
Sebbene i Sem terra abbiano più volte chiarito che il Congresso sarà
all'insegna dell'unità tra tutti i movimenti per potenziare le lotte
sociali, come spiegato anche dal "Jornal Sem Terra", e non specificamente
contro il governo Lula quanto invece contro l'agrobusiness, l'ex deputato
José Dirceu (pesantemente coinvolto nel sistema di tangenti per comprare i
voti dei partiti alleati al Pt, aveva rischiato di mandare all'aria la
rielezione di Lula per l'enorme scandalo suscitato) ha definito la scelta di
formare un coordinamento di movimenti sociali aperto anche ai partiti Pstu
(Partido socialista dos trabalhadores unificado) e Psol (Partido socialismo
e liberdade) come "un fatto molto preoccupante" al solo scopo di creare
scissioni e divisioni all'interno della Coordenação dos movimentos sociais
in via di formazione.In realtà l'apertura al Pstu e al Psol non è stata
decisa perché si pongono alla sinistra di Lula, ma per aprire nuovi spazi di
lotta politica e lo stesso Aprile rosso, chiarisce la rivista brasiliana
"Carta Maior", proviene dalla volontà della sinistra brasiliana di "pensare
a nuove forme organizzative insieme ai senza tetto, agli indigeni, ai
movimenti che si battono contro le dighe e a tutti coloro che vogliano
creare un processo di trasformazione verso nuove prospettive". In definitiva
si tratta di un'unione che nascerà non tanto per mettere in crisi il governo
Lula in quanto tale, ma per contrastare la progressiva perdita dei diritti
di contadini e lavoratori rispetto al grande capitale.
Fronte della terra. In questo senso la spinta e la pressione dell'Aprile
rosso ha già ottenuto un primo risultato, cioè la creazione di un Fronte
parlamentare della terra nel pieno della mobilitazione contadina. Costituito
da 175 deputati e 12 senatori, il Fronte ha tre progetti prioritari, ben
messi in rilievo dal Comitato italiano di appoggio ai Sem terra: la proposta
di modifica costituzionale 438 del 2001 che permette l'espropriazione di
aree con comprovata esistenza di lavoro schiavo; l'attualizzazione degli
indici di produttività; la ripresa delle proposte della relazione del
deputato João Alfredo (Psol), presentate alla Commissione pastorale
missionaria indigena della terra.
Il Fronte parlamentare intende spingere il congresso sempre più nelle mani
dei gruppi ruralisti e che considera le occupazioni alla stregua di atti
terroristici ad affrontare le tematiche relative allo sviluppo sostenibile,
all'agricoltura contadina e soprattutto alla revisione di quegli indici di
produttività (si tratta di parametri utilizzati dall'Incra - Istituto
nazionale per la riforma agraria - volti a stabilire se una terra è
coltivata o meno e se può essere affidata ai Sem terra oppure no) che il
presidente Lula ha da tempo promesso senza poi riuscire ad attuarla per via
delle forti pressioni dei fazendeiros.
La prima uscita pubblica del Fronte parlamentare è stata il 3 maggio scorso
quando si è costituito l'Alesp (Frente parlamentar pela reforma agraria na
asembléia legislativa de São Paulo) ad opera di 19 deputati appartenenti in
maggioranza al Pt e al Psol. Nato grazie all'impegno di Raul Marcelo (Psol)
e Simão Pedro (Pt), l'Alesp intende incentivare e rafforzare l'agricoltura
familiare a scapito dell'agronegozio e della monocoltura della canna da
zucchero per evitare che il progressivo indebolimento dei piccoli
agricoltori li costringa ad abbandonare le campagne finendo così per
aumentare l'enorme numero di disoccupati già presenti nelle grandi metropoli
urbane.
Se il coinvolgimento di un certo numero di parlamentari per la riforma
agraria fa ben sperare, altrettanto positive sono le notizie rivelate dal
sito Global Project  (http://www.globalproject.info/), che ci parlano
dell'impegno del governatore petista di Bahia Jaques Wagner per
"l'accelerazione del processo di riforma agraria e, per la fine dell'anno,
per la costruzione di 3mila case, la sistemazione di 5mila abitazioni e la
creazione di oltre 10mila allacci per l'energia elettrica grazie al
programma Luce per tutti" con la promessa di "costruire circa mille
chilometri di strade per raggiungere gli insediamenti, fornire assistenza
tecnica agricola e stanziare 3 milioni di real per l'acquisto di sementi per
le comunità".
Per un governatore che promette di farsi carico delle richieste dei
movimenti ci sono però troppi casi di repressione e persecuzione contro i
contadini senza terra: nel Rio Grande do Sul sono stati sparati proiettili
di gomma contro di loro dalla Brigata militare dello stato, le occupazioni
negli stati di Pernambuco, Paraiba e São Paulo hanno ricevuto la visita di
poliziotti privati al soldo dei latifondisti, mentre la sindacalista Maria
Ivete Bastos, nel Pará, ha ricevuto minacce di morte. Sempre nello stesso
stato, il 2 maggio, un accampamento composto da 320 famiglie del Mst nel
municipio di Iritula (a 140 chilometri da Belém) è stato aggredito da un
gruppo di 50 pistoleiros  che hanno ucciso il contadino senza terra
sessantenne Antonio Santos do Carmo.
Nessuno riposta. Ai tanti casi di intimidazione, uccisioni e impunità, il
Mst ha deciso di rispondere con un'ampia campagna di sensibilizzazione
basata su iniziative divulgative (ad esempio la pubblicazione del quaderno
sui conflitti nelle campagne ad opera della Pastorale della terra in cui si
denuncia la grande concentrazione della terra nelle mani di pochi), e su una
catena impressionante di rivendicazioni e marce: grandi cortei sono sorti a
Itapetininga (Stato di San Paolo), ove alcune centinaia di famiglie si sono
stabilite nei territori dell'impresa Suzano carta e cellulosa; in Pernambuco
è stata occupata l'azienda Xixaim, e ancora nel Rio Grande del Sud,
appoggiati da alcuni sindaci, i contadini hanno chiesto l'esproprio di una
fazenda; in Minais Gerais, nonostante le minacce di sgombero da parte della
polizia, il Mst ha deciso di non abbandonare i latifondi dove si è
insediato, mentre a fine aprile ha difeso la Comuna da terra Che Guevara
(nella regione del Grande São Paulo) occupata alcune settimane prima e che
ha ricevuto l'ordine di essere sgomberata nonostante la presenza
nell'accampamento di oltre 100 famiglie.
Iniziative di questo genere si sono svolte pressoché in tutto il Brasile, ma
una risposta del governo che faccia registrare dei cambiamenti profondi in
termini di politica agraria, economica e  ambientale sembra ben lontana da
arrivare: soltanto dopo il congresso del Mst si capirà quali ulteriori prese
di posizione saranno adottate in una battaglia che si annuncia sempre più
dura tra due visioni del mondo così differenti.
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