Interpellanza parlamentare urgente sul record di diossina all'Ilva di Taranto



RECORD DIOSSINA ALL’ILVA DI TARANTO.

Il Senatore Fernando Rossi interpella il Presidente del Consiglio e il Ministro dell’Ambiente in merito alla principale fonte nazionale di emissioni inquinanti di diossina.

Il 5 aprile 2007, il settimanale L’Espresso ha pubblicato un servizio sull’inquinamento industriale in Puglia; tra i molti dati preoccupanti spiccavano quelli dell’immissione in atmosfera di diossina ad opera dello stabilimento ILVA di Taranto. I valori allarmanti sono relativi a PCDD (policlorodibenzo-p-diossine) e PCDF (policlorodibenzo-p-furani), diossine ritenute pericolosissime per la salute (anche solo un miliardesimo di grammo costituisce un serio rischio per la vita, essendo sostanze in grado di provocare tumori e malformazioni ai feti), e poiché, per lo stabilimento di Taranto, l’INES (Inventario Nazionale Emissioni e loro Sorgenti) stima un aumento a 93 grammi annui di tali diossine per il 2005, portando così l'ILVA a produrre il 90,3 % di tutto l’inquinamento industriale nazionale da diossina.

Da qui l’indignazione di Fernando Rossi, il quale evidenzia che rispetto al fatto che mentre l’Europa ci invitava, in data 17. 11. 2001, a fissare limiti più severi, addirittura con il decreto 152 del 2006, veniva predisposto un “vestito su misura per l’ILVA” che consentiva di produrre 100.000 (centomila) volte più diossine PCDD e PCDF per metro cubo rispetto a un inceneritore.

L’interpellanza rivolta dal Senatore al Governo punta quindi su un intervento urgente per eliminare l'abnorme tolleranza consentita dal decreto 152 del 2006 sui valori di emissione di diossina per l’impianto di Taranto, mentre nel contempo Rossi auspica il ripristino di una corretta funzione sociale tra “esperti” e bene comune, prendendo i necessari provvedimenti verso chi ha operato per inserire nelle leggi italiane valori così alti e così assurdamente contrari ad ogni logica di rispetto della salute dei cittadini.

Sen. Fernando Rossi

Roma, 15 maggio 2007



--- TESTO INTEGRALE DELL'INTERPELLANZA A RISPOSTA SCRITTA ---

Interpellanza urgente a risposta scritta


- Al Signor Presidente del Consiglio
- Al Ministro dell'Ambiente

Il 5 aprile 2007, il settimanale L’Espresso ha pubblicato un servizio sull’inquinamento industriale in Puglia; tra i molti dati preoccupanti spiccavano quelli dell’immissione in atmosfera di diossina ad opera dello stabilimento ILVA di Taranto.

Il settimanale, sulla base dei dati 2002 dell’EPER (European Pollutant Emission Register), denunciava che con i suoi 71,4 grammi annui di diossina, l’ILVA toccava, da sola, il 32,1 % dei 222,5 grammi immessi in atmosfera da tutti gli impianti nazionali.

Di fronte al fatto che

- tali valori sono relativi a PCDD (policlorodibenzo-p-diossine) e PCDF (policlorodibenzo-p-furani), diossine ritenute pericolosissime per la salute (anche solo un miliardesimo di grammo costituisce un serio rischio per la vita); - per lo stabilimento di Taranto l’INES (Inventario Nazionale Emissioni e loro Sorgenti) stima un aumento a 93 grammi annui di tali diossine per il 2005; - l'ILVA produrrebbe così il 90,3 % di tutto l’inquinamento industriale nazionale da diossina (diminuito globalmente in Italia dai 222,5 grammi del 2002 ai 103 grammi del 2005); - l'impianto di sintetizzazione dell'agglomerato dell'Ilva (in assoluta controtendenza) sarebbe il punto di massima produzione nazionale di tale diossina (come documentato dal dossier consultabile su www.tarantosociale.org); - un analogo impianto a Servole (Trieste) è stato sottoposto a sequestro cautelativo da parte della magistratura nel 2005; - è noto come le diossine, veicolate dal vento, possano percorrere anche significative distanze dal luogo di emissione ed entrare nella catena alimentare;
- le diossine provocano tumori e malformazioni nei feti;

nel manifestare la propria indignazione rispetto al fatto che mentre l’Europa ci invitava, in data 17. 11. 2001, a fissare limiti più severi, addirittura con il decreto 152 del 2006, veniva predisposto un “vestito su misura per l’ILVA” che consentiva di produrre 100.000 (centomila) volte più diossine PCDD e PCDF per metro cubo rispetto a un inceneritore; tant’è che l’Arpa della Puglia dichiara candidamente che se l’Ilva volesse potrebbe – senza violare la legge - ulteriormente aumentare le proprie emissioni di diossina in atmosfera (e debbono averli presi in parola, visto che il giorno delle Palme, proprio dall’impianto di agglomerazione si è levata una enorme nube scura su tutta Taranto – filmata e visibile su www.tarantosociale.org - di cui la Regione Puglia non è ancora in grado di attestare la composizione chimica);

il sottoscritto
INTERROGA

il Governo per sapere

se non intenda intervenire con urgenza per ristabilire valori massimi delle su citate diossine per l'impianto di Taranto in modo che non superino i 0,4 nanogrammi a metro cubo (allineando l'impianto di Taranto a quello della Lucchini di Servole) eliminando l'abnorme tolleranza consentita dal decreto 152 del 2006; in base a quali criteri scientifici siano stati compilati gli allegati di tale decreto inserendo nello specifico (ad esempio per le diossine che vengono disperse dall'Ilva di Taranto) un limite 100 mila volte superiore (10 microgrammi) rispetto ai limiti degli inceneritori (0,1 nanogrammi); se intenda ripristinare una corretta funzione sociale tra “esperti” e bene comune, prendendo i necessari provvedimenti verso chi ha operato per inserire nelle leggi italiane valori così alti e così assurdamente contrari ad ogni logica di rispetto della salute dei cittadini.

Sen. Fernando Rossi

Roma, 15 maggio 2007