Bollettino del mondo kurdo n. 4 anno 8



Del Mondo Kurdo
Anno 8– numero 4
a cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia
www.kurdistan.it (italiano),  www.kurdish-info.net  (multilingue)
 
 INDICE
  • Comandante Bahoz Erdal : l’esercito turco nasconde la verità
  • Diyarbakir manifestazioni contro attacco turco
  • Kck: le operazioni sono il primo passo dell’occupazione del Kurdistan meridionale
  • Leyla Zana: se si chiudono le porte a una soluzione, allora i kurdi arderanno come fuochi
  • Arrestati 60 guardiani di villaggio: si sono rifiutati di prender parte a operazioni militari
  • Vescovo di Arbil: un “grido di dolore” per l’attacco turco nel Kurdistan
  • Onu, Ban chiede ad Ankara rispetto frontiere
  • Al Maliki: Turchia deve rispettare sovranità Iraq
  • Incursione, Pentagono chiede rapida fine raid 
  • Ue: Ankara eviti "azioni militari sproporzionate"
  • Solana; risposta militare non e' la piu' adatta
  • Turchia-Iraq: incursione; governo curdo, usa responsabili 
  • Prc,governo e ue chiedano immediato ritiro Turchia
  • Uiki-Onlus: guerra dell’esercito della Turchia contro il popolo kurdo
  • Pdci: fermiamo l'offensiva turca contro i curdi
  • ULTIM’ORAIran : revocata condanna a morte per due giornalisti curdi
 
COMANDANTE BAHOZ ERDAL : L’ESERCITO TURCO NASCONDE LA VERITÀ
Firat News ANF, 25/02/2008
Il comandante Bahoz Erdal ha rilasciato una dichiarazione all’agenzia ANF.  Il comandante generale dell’HPG (Forze di sicurezza del popolo) ha detto che l’esercito turco nell’operazione condotta nel Sud Kurdistan è entrato in un acquitrino.
Erdal inoltre ha sottolineato che finora sono morti 81 militari turchi e che è iniziata, nei confronti dell’esercito turco, l’operazione per spazzarli via.
L’esercito turco, che da tre parti ha cercato di attaccare i guerriglieri, in 5 giorni ha registrato la perdita di 81 militari, mentre decine di altri si sono congelati. Inoltre, ci sono tanti feriti che non riescono a sopravvivere all’inverno delle montagne kurde.
Il comandante Bahoz inoltre ha detto che, con l’episodio dell’elicottero turco caduto, l’esercito sta vivendo un momento di demoralizzazione.
L’esercito turco continua a nascondere la verità sulle sue perdite. Anche se si è trovato costretto a dover dichiarare la caduta dell’elicottero.
Inoltre, il comandante Bahoz ha detto che questa operazione è un’occupazione delle terre kurde. E ha fatto un appello al popolo e ai giovani kurdi: manifestare contro questa operazione di attacco scendendo nelle piazze in segno di protesta.       
 
DIYARBAKIR MANIFESTAZIONI CONTRO ATTACCO TURCO
Uikionlus, 25/02/2008 - Oggi a Diyarbakir decine miglia in piazza per protestare l’invasione turca in Kurdistan Iracheno. "al grido di Erdogan assassino, " si sono radunati nella piazza centrale di Diyarbakir, principale città curda in Turchia. Il corteo partito dalla sede del partito del DTP (Partito della Società democratico, i partecipanti hanno gridato slogan contro gli Stati Uniti, accusati di sostenere il governo di Ankara che ha inviato le sue truppe nel nord dell'Iraq.
 
KCK: LE OPERAZIONI SONO IL PRIMO PASSO DELL’OCCUPAZIONE DEL KURDISTAN MERIDIONALE
Kurdish Info 24.02.2008 Il KCK ha fornito i seguenti dettagli riguardo alle operazioni militari terrestri: “Le operazioni stanno coprendo le province Zap e Zagros. Si stanno utilizzando forze aeree e terrestri, assieme a ogni sorta di artiglieria pesante. L’utilizzo di armamenti tecnologici è un aspetto interessante, poiché si tratta in definitiva del primo passo verso l’occupazione e l’annientamento del Kurdistan meridionale”.
Nella dichiarazione si dice anche: “Questo attacco non è soltanto un attacco da parte della Turchia; esso è attuato in cooperazione con Stati Uniti e Iraq. Gli USA non riescono a scorgere il loro interesse a una soluzione pacifica della Questione Kurda in Turchia. Appoggiano tale operazione per riguadagnare l’appoggio della Turchia alle loro ambizioni di ricostruire e rimodellare il Medio Oriente”. Il KCK sostiene che le operazioni stanno avendo luogo per annichilire le dinamiche dei kurdi volte alla ricerca della libertà e per destabilizzare qualsiasi progetto per un Kurdistan unitario. Nella dichiarazione del KCK si legge: “Gran parte delle autorità statali turche sostengono tuttavia che questo è un attacco contro il PKK, pur se è chiaro che questo è anche un attacco contro lo sviluppo dell’autonomia kurda nel nord dell’Irak. Lo stato turco, ricorrendo ala forza per imporsi sul Governo Regionale Kurdo (KRG) sia politicamente che militarmente, sta provando a volgere la soluzione della questione dello status di Kirkuk in funzione dei propri interessi. A tal fine ha avviato tale operazione, che ha anche il significato di un attacco contro l’intera nazione kurda. Il governo dell’AKP, facendo scontrare i kurdi con i militari, sta provando ad assumere il controllo dell’intera struttura statale mentre l’esercito è occupato nella guerra”.
Il KCK fa altresì appello al KRG affinché non si pieghi alla pressione e dimostri un po’ dello spirito nazionale a fronte di tali attacchi. “Questo attacco non è mosso soltanto contro i nostri movimenti, ma contro l’intera nazione kurda. Ecco perché tutti i politici kurdi dovrebbero unirsi e resistere a tale attacco. Assumere una posizione soltanto in conformità di interessi del momento non è altro che un tradimento. Nessuna forza politica ha il diritto di arrecare danno alle ambizioni kurde”.
 
LEYLA ZANA: SE SI CHIUDONO LE PORTE A UNA SOLUZIONE, ALLORA I KURDI ARDERANNO COME FUOCHI
Kurdish Info 23.02.2008 Il primo incontro straordinario del Congresso della Società Democratica ha avuto luogo nella sede del DTP a Diyarbakir. All’incontro, durato due giorni, hanno presenziato Emine Ayna, che co-presiede il DTP, nonché parlamentari e sindaci del DTP, e altresì gli amministratori e i delegati del partito.
Nel suo discorso l’ex parlamentare del DEP Leyla Zana ha fatto appello a Jalal Talabani, dicendo: “Non giunga come un venditore; siamo comune lieti della sua visita, ma giunga mantenendo la sua identità e il suo discorso riguardi la libertà”.
Zana ha espresso condanna per le operazioni militari, dicendo: “Spero che non sia conclusa la ricerca di mezzi democratici. Se essa è conclusa, allora i kurdi arderanno come il fuoco. Quando la gente si avvicina al fuoco nella maniera appropriata, può riscaldarsi. Tuttavia quando l’avvicinamento avviene nella maniera sbagliata, allora si è bruciati dal fuoco. I kurdi non siano spinti a tale situazione. Strade pacifiche e democratiche dovrebbero essere aperte.
L’identità kurda dovrebbe essere riconosciuta in ambito costituzionale e, qualora ciò avvenga, si tratterà di una grande porta aperta alla pace.
 
ARRESTATI 60 GUARDIANI DI VILLAGGIO: SI SONO RIFIUTATI DI PRENDER PARTE A OPERAZIONI MILITARI
Kurdish Info 22.02.2008 - 60 guardiani di villaggio dell’area di Beytussebap, nei pressi di Sirnak, sono stati messi agli arresti per essersi rifiutati di prender parte all’invasione militare oltre il confine
I guardiani, appartenenti ai clan tribali di Mamxuran e Jirki, sono stati convocati alla caserma cittadina della Gendarmeria e lì quelli di Jirki si sono rifiutati di partecipare all’invasione mentre i guardiani di Mamxuran ne hanno fatto volontariamente richiesta. 60 guardiani, provenienti dal villaggio di Geliye Jer, hanno dichiarato in maniera ferma e definitiva di non voler prender parte all’operazione militare e sono stati pertanto arrestati dai militari della caserma. Sono tuttora tenuti lì in stato d’arresto.
 
VESCOVO DI ARBIL:
 UN “GRIDO DI DOLORE” PER L’ATTACCO TURCO NEL KURDISTAN
Il presule, che parla a nome “dei suoi fratelli vescovi, dei leader religiosi musulmani e soprattutto della popolazione, l’unica vittima di questa aggressione”, condanna l’aggressione operata dall’esercito turco contro il territorio kurdo. Le zone colpite “non ospitano ribelli, solo civili”.
Arbil (AsiaNews) 23/02/2008 – Questo “è un grido di dolore rivolto alla comunità internazionale. Non lasciate che gli aerei turchi continuino a violare i cieli del Kurdistan ed a bombardarne il territorio: gli unici a soffrire sono civili innocenti. Oltre 200 villaggi colpiti, persone appena tornate che scappano di nuovo, violenza e paura: è questo il prezzo dell’aggressione che stiamo subendo”. Chi parla è mons. Rabban al Qas, vescovo di Arbil,che condanna l'attacco turco sul Kurdistan.
 
Le truppe turche hanno attraversato nella notte fra il 21 ed il 22 febbraio il confine con l’Iraq, in un’operazione mirata a colpire i separatisti kurdi del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan). L’operazione di terra fa seguito a colpi d’artiglieria e raid aerei che hanno preso di mira i presunti campi base del Pkk in territorio iracheno. Fino ad ora, sono almeno 44 le vittime accertate.
 Il  vescovo di Arbil, che parla a nome “dei miei fratelli vescovi, dei leader religiosi musulmani e soprattutto della popolazione, l’unica vittima di questa aggressione”. I carri armati turchi nel territorio iracheno e gli aerei di Ankara nei cieli “stanno distruggendo tutto ciò che abbiamo così faticosamente ricostruito negli ultimi anni”.
 Secondo mons. al Qas, l’attacco sferrato nella notte di ieri dalle truppe turche in territorio kurdo “non è mirato a colpire i ribelli del Pkk. Quelli non si trovano nei villaggi vicino al confine, la zona colpita dai bombardamenti, ma lontano dalle montagne. Ho visto con i miei occhi 6 aerei turchi attaccare un villaggio cristiano dove non si erano mai viste installazioni militari”.
 Appena le truppe sono penetrate nel territorio, “la popolazione è fuggita: questo è ancora più doloroso se si tiene conto di quanti sforzi ha fatto il governo provinciale per far tornare dalla Siria e dalla Giordania tutti coloro che erano fuggiti a causa della guerra. I turchi hanno distrutto dei ponti pedonali, fondamentali per spostarsi da un villaggio all’altro, ed hanno concentrato il loro raggio d’azione in zone abitate per lo più da civili cristiani”. 
L’Europa e gli Stati Uniti, così come i cristiani ed i musulmani di tutto il mondo, “non possono rimanere indifferenti davanti a quello che è successo. Abbiamo bisogno dell’aiuto e delle preghiere di tutti: deve tornare la pace, o la situazione non tornerà mai più alla normalità”.
 
ONU, BAN CHIEDE AD ANKARA RISPETTO FRONTIERE
 (ANSA) - NEW YORK, 22 feb - Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha chiesto alla Turchia di rispettare le sue frontiere con l'Iraq chiedendo nel contempo ai curdi del Pkk di porre un termine alle incursioni nel paese mediorientale. ''Conscio delle preoccupazioni della Turchia'', si legge in una dichiarazione diffusa dal Palazzo di Vetro, Ban ''ribadisce il proprio appello alla moderazione e al rispetto delle frontiere internazionali tra la Turchia e l'Iraq''.
 
AL MALIKI: TURCHIA DEVE RISPETTARE SOVRANITA' IRAQ
Colloquio telefonico con Erdogan Baghdad, 22 feb. (Apcom) - La Turchia "deve rispettare la sovranità dell'Iraq", ha affermato al Maliki durante un colloquio telefonico con il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan, secondo opinioni riportate dal suo portavoce Ali Dabbagh. Ma, ha aggiunto al Maliki, il governo iracheno "sostiene la sicurezza della Turchia e riconosce che il Pkk è una minaccia per la Turchia e le sue regioni alla frontiera". L'esercito turco ha annunciato di avere lanciato ieri un'operazione terrestre nel nord dell'Iraq contro i ribelli del Pkk che si nascondono in questa zona; l'operazione è stata confermata dall'esercito statunitense in Iraq che tuttavia l'ha definita "limitata".
 
INCURSIONE, PENTAGONO CHIEDE RAPIDA FINE RAID
 (ANSA) - NEW YORK, 22 feb - Gli Stati Uniti hanno chiesto alla Turchia una ''rapida conclusione'' dell'incursione militare in Iraq. ''Abbiamo fortemente chiesto al governo turco di portare qualsiasi operazione in corso a una rapida conclusione'', ha detto il portavoce Bryan Whitman. 
 
UE: ANKARA EVITI "AZIONI MILITARI SPROPORZIONATE"
In corso una incursione terrestre Bruxelles, 22 feb. (Apcom) - La Commissione europea segue "con attenzione" l'incursione terrestre dell'esercito turco nel nord dell'Irak ed invita la Turchia "ad evitare ogni azione militare sproporzionata".
 
SOLANA; RISPOSTA MILITARE NON E' LA PIU' ADATTA
L'Alto rappresentante interpellato a Brdo Bruxelles, 22 feb. (Apcom) - Secondo Javier Solana, Alto rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza della Ue, che ha parlato al termine del vertice informale dei ministri della Difesa dell'Unione a Brdo, in Slovenia, l'azione militare turca in Kurdistan "non è la risposta più adatta" al problema del terrorismo.    
 
 TURCHIA-IRAQ: INCURSIONE; GOVERNO CURDO, USA RESPONSABILI
(ANSA) - ERBIL (IRAQ), 23 FEB - Il Governo del Kurdistan iracheno ha attribuito la ''responsabilita''' dell'operazione turca nel nord dell'Iraq agli Stati Uniti, accusandoli di aver dato il via libera ad Ankara. ''Noi attribuiamo al governo americano la responsabilita' delle operazioni militari (turche) perche' senza il suo accordo la Turchia non si sarebbe permessa di violare la sovranita' terrestre e aerea dell'Iraq'', ha detto all'Afp un portavoce del governo curdo a Erbil, Falah Moustapha. ''Il governo regionale condanna queste operazioni militari e i bombardamenti aerei che hanno colpito le infrastrutture'', ha aggiunto, esigendo un ''ritiro turco immediato dalla regione del Kurdistan iracheno. Il problema non sara' regolato con mezzi militari, ma pacifici''. Il portavoce ha anche assicurato che il governo regionale ha preso misure per far cessare le attivita' del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel nord dell'Iraq. Gli scontri tra le truppe turche e i ribelli curdi nel nord dell'Iraq sono proseguiti fino a tarda notte con intensi combattimenti e colpi di artiglieria. Secondo quanto riferisce un giornalista dell'Afp, in due localita' irachene vicine alla frontiera turca, Hakurk e Sidekan, gli abitanti hanno detto di aver sentito colpi di armi automatiche e la presenza di caccia ed elicotteri. Intensi colpi di artiglieria sono stati sentiti fino a tarda notte anche a Bamerni, a 40 chilometri a sud-ovest, dove l'esercito turco mantiene alcune piccole basi dagli anni Novanta.    
 
PRC,GOVERNO E UE CHIEDANO IMMEDIATO RITIRO TURCHIA
 (AGI) - Roma, 23 feb. - "L'azione di guerra dell'esercito turco nel territorio del Kurdistan iracheno e' un atto di inaudita gravita', un' azione di aggressione al popolo Kurdo". Lo dice Fabio Amato, responsabile esteri del Prc-SE. "Siamo in presenza - aggiunge - di una palese violazione del diritto internazionale e di una immorale silenzio da parte della Comunita' internazionale. L'Unione Europea e il Governo italiano devono chiedere formalmente che la Turchia ritiri immediatamente il suo esercito dal territorio kurdo". "E devono farlo subito - conclude - prima di una escalation ulteriore di violenza".
 
UIKI-ONLUS: GUERRA DELL’ESERCITO DELLA TURCHIA CONTRO IL POPOLO KURDO
Roma, 22 febbraio 2008
  Uiki- Onlus -   La Turchia ha intrapreso un’incursione militare di terra entrando nel territorio del popolo kurdo in Iraq. Proprio nella giornata mondiale sulla madre lingua la Turchia non ha ritenuto sufficiente limitare la libertà di parola e vietare l’uso della lingua kurda. Ieri alle 19 sono iniziati gli scontri dove sono rimasti uccisi 2 soldati e feriti altri 8.
    La Turchia con questa operazione, coordinata da 10 generali e con la partecipazione di decine di migliaia di soldati, non avrà risultato, come è stato anche per le 24 operazioni precedenti fatte in passato, e non farà altro che creare una nuova Jugoslavia e allontanare il popolo kurdo da una prospettiva di convivenza nel Paese. Nonostante lo Stato turco abbia riconosciuto solo due giorni fa l’indipendenza del Kosovo, non tollera un’indipendenza del popolo kurdo in Iraq né il riconoscimento dei diritti culturali e i diritti del identità del popolo kurdo in Turchia.
    Allo stesso tempo, 40 Guardiani di villaggio Sat (Yuksekova) sono stati fermati per non aver voluto partecipare alle operazioni di terra dell’esercito turco. Inoltre, i Guardiani del villaggio del territorio di Oramar che hanno voluto lasciare le armi non sono stati accettati dai militari.
    Noi, come comunità kurda, abbiamo più volte sottolineato che la questione kurda in Turchia non va affrontata militarmente. Invitiamo lo Stato turco a riflettere in merito al problema e ad affrontare la questione kurda politicamente, come ha già fatto mediando per la minoranza turca in Bulgaria. Altrimenti al popolo kurdo non rimane altro che chiedere l’indipendenza dalla Turchia, proprio perché non viene ancora una volta compreso il linguaggio politico e pacifico del popolo kurdo.
    E’ necessario che la comunità internazionale, in primo luogo l’Europa e con essa l’Italia, faccia sentire la propria voce contro le violenze e i soprusi dello Stato turco richiamando con determinazione Ankara all’osservanza dei diritti civili e umani nei confronti della popolazione kurda e facendo comprendere alla Turchia che la questione va affrontata politicamente e non militarmente.
 
PDCI: FERMIAMO L'OFFENSIVA TURCA CONTRO I CURDI
Andrea Genovali – Vice resp. Esteri PdCI    Sono estremamente preoccupanti le notizie per le quali unità militari turche hanno nuovamente attaccato basi del PKK prima bombardandole per tutto il pomeriggio di ieri e poi invadendo via terra il territorio del Kurdistan iracheno. Una escalation militare molto grave.
    Queste sono le conseguenze nefaste delle scelte che il parlamento turco ha fatto nel novembre scorso dando l’autorizzazione all’esercito di avviare operazioni militari nel Kurdistan iracheno. Cosa che i militari hanno fatto abbondantemente in questi mesi causando dolore, distruzione e morte di civili, nel silenzio colpevole della Comunità Internazionale.
    Tutto questo è inaccettabile. Così come è inaccettabile che vi siano ancora intimidazioni gravissime a parlamentari curdi in Turchia, che continui la prigionia a Imrali, un carcere durissimo lesivo dei diritti umani, del legittimo presidente curdo Abdullah Ocalan in critiche condizioni di salute e che studenti e semplici cittadini siano privati dei loro diritti civili basici, e spesso incarcerati, in Turchia solo perché curdi.
    E’ necessario che la comunità internazionale, in primo luogo l’Europa e con essa l’Italia, facciano sentire la propria voce contro le violenze e i soprusi dello stato turco richiamandolo con determinazione all’osservanza dei diritti civili e umani nei confronti della comunità curda.
    L’Europa, inoltre, deve depennare il nome del PKK dalle organizzazione terroristiche e deve condannare con determinazione le azioni militari nel Kurdistan iracheno che non hanno altro risultato che destabilizzare ulteriormente quel paese.
 
IRAN : REVOCATA CONDANNA A MORTE PER DUE GIORNALISTI CURDI
di Mauro W. Giannini - Le autorita' giudiziarie iraniane hanno revocato la condanna a morte per i due giornalisti curdi Adnan Hassanpour e Hiwa Boutimar. I due erano stati condannati il 17 luglio 2007 dal tribunale di Sanandej, una della città curde dell'Iran, con l'accusa di aver pubblicato articoli su alcune manifestazioni popolari che nel 2006 si sono svolte in alcune città del Kurdistan iraniano, un comportamento considerato dal Tribunale della Repubblica Islamica "attentato alla sicurezza dello Stato". (Segue)
Adnan era redattore dell settimanale Asu, mentre Hiwa Boutimar, feelance ed attivista per i Diritti Umani, era anche accusato di contatti con organizzazioni sovversive, in realta' antita' riconosciute a livello internazionale.
Grande la soddisfazione da parte di quanti sono stati coinvolti nel tentativo di evitare le esecuzioni, come Information Safety and Freedom, che per prima chiese a tutte le istituzioni e associazioni dei giornalisti, nonche' al governo italiano, di mobilitarsi per salvare la vita ad Adnan Hosseipur e Hiwa Boutimar, chiedendo anche un'intervento delle Nazioni Unite e dell'Unione europea per garantire il diritto alla vita dei giornalisti, che è la condizione minima perché possa esistere la libertà di stampa in questo mondo.
Roberto Natale, presidente FNSI, ha commentato la positiva notizia odierna affermando: "E’ una ragione di speranza, pur in un quadro internazionale che vede l’informazione sempre più sotto attacco, come dimostrano i dati di anno in anno più pesanti sul numero dei giornalisti uccisi. Ed è un richiamo ulteriore alle nostre responsabilità. Questo risultato è stato possibile ottenerlo - ha infatti spiegato - perché, assieme ad altri soggetti istituzionali, politici e sociali, anche una parte dell’informazione si è mossa: ha deciso di non rassegnarsi al silenzio, di richiamare l’attenzione, di sollecitare risposte che servissero ad evitare un crimine. Talvolta dare una notizia può concorrere a salvare una vita.".


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