[Newsletter07] Sudan: una pace da costruire 15 Aprile 2008



Sudan: una pace da costruire

Newsletter, numero 7, 15 aprile 2008


«Un trattato non basta: non dobbiamo mai dare per scontato che gli impegni presi sulla parola e quelli firmati su un pezzo di carta siano veramente mantenuti. Costruire la pace in Sudan è un'operazione a lungo termine».

Marina Peter in Scommessa Sudan, 2006



Indice

  • I fatti

Sudan / Il censimento inizia tra le polemiche

Sud Sudan / Uccisi altri due conducenti di camion del Pam

Darfur, 1 / Unhcr chiede 40 milioni di dollari per gli sfollati

Darfur, 2 / Attacco al mercato di El Fasher

Ciad-Sudan / Ancora scontri sulla frontiera


  • Il commento

Un censimento politico


  • I documenti

Human Rights Watch, 1 / Nessuna giustizia per le violenze sessuali in Darfur

Human Rights Watch, 2 / Le violenze dei missriya


  • La Campagna Sudan

Chi siamo


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I fatti (Fonti: Afp, Al Jazeera, Ansa, Ap, Bbc, Misna)


Sudan, il censimento inizia tra le polemiche

Il presidente Omar el Bashir (del National Congress Party) e il primo vicepresidente Salva Kiir (del Sudan People Liberation Movement) hanno dichiarato che le operazioni di censimento in tutto il Sudan dovrebbero iniziare il 22 aprile.

L'accordo all'interno del governo di unità nazionale è arrivato dopo giorni di polemiche, dopo che l'Splm aveva chiesto il rinvio del censimento per permettere ai sudsudanesi che vivono ancora nel Nord Sudan e in particolare nella capitale Khartoum di tornare in Sud Sudan. Lo svolgimento del censimento in Sudan è un prerequisito indispensabile per organizzare le prossime elezioni (politiche ed amministrative) e il referendum, previsto per il 2011, sul futuro del Sud Sudan.



Sud Sudan / Uccisi altri due conducenti di camion del Pam

Il 7 aprile Hamid Dafaalla, 47 anni, e il suo assistente di cui non è stato fornito il nome, sono stati assassinati poco lontano dalla città di Mayom, nello stato di Unity. I due guidatori di camion avevano appena scaricato il cibo del Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) nella città di Rumbek. Dall'inizio dell'anno sono già cinque i conducenti del Pam assassinati in seguito agli assalti ai camion dei viveri. (Vedi Newsletter numero 6 del 30 marzo 2008, ndr).



Darfur, 1 / Unhcr chiede 40 milioni di dollari per gli sfollati

A inizio di aprile l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur/Unhcr) ha dichiarato di aver bisogno della cifra di 40,3 milioni di dollari per assistere i 2,5 milioni di sfollati in Darfur e i 47.500 profughi provenienti da Ciad e Repubblica Centrafricana. Il budget per il 2007 era stato di 19,7 milioni. Un aumento così vistoso (circa il doppio) è dovuto al peggioramento della situazione sul terreno, secondo Ron Redmond, portavoce dell'Unhcr.



Darfur, 2 / Attacco al mercato di El Fasher

Almeno 14 civili sono stati uccisi in una serie di attacchi lanciati il 7 e l'8 aprile da milizie janjawid in varie località del Darfur settentrionale; in particolare attorno a El Fasher, capitale dello stato, in un attacco al mercato, sono morte almeno quattro persone e altre 15 sono rimaste ferite. Secondo fonti vicine alla ribellione, in un attacco a Tawila sarebbero morti quattro civili e altri sette feriti, mentre a Kabkabiya si sarebbero contati sei morti e 16 feriti.


Ciad-Sudan / Ancora scontri sulla frontiera

All'inizio di aprile ci sono stati violenti combattimenti tra l'esercito del Ciad e i ribelli dell'Alleanza nazionale (una coalizione di movimenti antigovernativi ciadiani) ad Ade, nell'est del paese, al confine con il Sudan. Khartoum ha accusato l'esercito di N'Djamena di aver bombardato un villaggio sudanese in Darfur aggiungendo che un razzo sparato dal Ciad ha colpito un'unità militare sudanese, in violazione dell'accordo di pace firmato tra i due paesi a Dakar (in Senegal) il 13 marzo. Il governo del Ciad ha accusato Khartoum di aver violato l'intesa e di fornire appoggio alla ribellione ciadiana.


Il commento

Un censimento politico

Questa volta il censimento in Sudan dovrebbe davvero iniziare. Eppure fino a quando non verranno raccolti i primi dati, ulteriori ritardi e rinvii sono sempre possibili. Perché quella che dovrebbe essere una normale operazione statistica, un atto amministrativo più che dovuto in un paese uscito da una ventennale guerra civile, divide ancora il governo di unità nazionale? Il censimento in Sudan significa in realtà contare chi è del Nord e chi è del Sud, arrivare a sapere dove vivono i sudanesi. Ciò ha enormi conseguenze dal punto di vista politico perché permette di stabilire le liste elettorali quando si dovrà votare il prossimo parlamento, il prossimo governo e le prossime amministrazioni locali; inoltre tutti aspettano il referendum del 2001, che dovrebbe stabilire se il Sud Sudan vuole rimanere a far parte dell'attuale stato o vuole diventare indipendente: rimandando il censimento si rimanda il referendum e si mantiene lo status quo. Infine non sono da sottovalutare gli aspetti economici del censimento: uno dei pilastri dell'accordo di pace è la ripartizione delle risorse economiche (e in particolare delle rendite petrolifere) tra Nord, Sud e popolazioni locali. Stabilire quanti sono e dove vivono i sudanesi potrebbe influenzare la spartizione. Non è difficile pronosticare polemiche, recriminazioni, accuse incrociate di brogli. Il censimento in Sudan è solo l'inizio di una lunga campagna elettorale: chi vincerà le prossime elezioni potrebbe vincere tutto e gestire tutto il potere; chi perde rischia di sparire dalla scena. (Diego Marani)



I documenti

Human Rights Watch, 1 / Nessuna giustizia per le violenze sessuali in Darfur

Human Rights Watch, l'organizzazione non governativa che realizza indagini sulle violazioni dei diritti umani in più di 60 paesi, il 5 aprile ha pubblicato un rapporto di 44 pagine intitolato Five Years On No Justice for Sexual Violence in Darfur, che si può scaricare a questo indirizzo: hrw.org/reports/2008/darfur0408/darfur0408webwcover.pdf  Il report struttura e sintetizza le numerose informazioni sulle violenze sessuali in Darfur ottenute dal novembre 2007 a febbraio 2008. La pubblicazione si basa su più di 50 interviste a vittime di violenza sessuale in Darfur e su decine di interviste a funzionari governativi, avvocati, operatori internazionali e funzionari delle Nazioni Unite. Gli analisti di Hrw affermano che «le violenze sessuali continuano in modo diffuso su tutta la regione sia quando sono intensi gli attacchi alla popolazione civile, sia in periodi di relativa calma». I responsabili, secondo le testimonianze raccolte, sono principalmente militari, ribelli o uomini delle forze di sicurezza; mentre le vittime sono ragazze e donne principalmente (ma non esclusivamente) di etnie fur, zaghawa, masalit, berti, zunjur: tutte etnie "non-arabe". Il rapporto evidenzia inoltre come le vittime non hanno significative possibilità di far valere i propri diritti: non solo hanno paura delle conseguenze di una denuncia, ma mancano anche delle risorse per farlo. «La polizia è fisicamente presente solo nelle principali città e non ha né gli strumenti né la volontà politica per rispondere ai crimini di violenza sessuale o per iniziare un indagine. Le difficoltà oggettive sono esacerbate dalla riluttanza e dalle limitate capacità della polizia nell'indagare su crimini commessi da soldati o miliziani, che hanno guadagnato una sorta di immunità sotto la legge che li protegge dalla denuncia di civili».

Inoltre «nonostante il governo sudanese abbia dichiarato più volte un proprio impegno nel combattere crimini di violenza in Darfur, tutte le misure prese sembrano aver fallito nella ricerca delle cause e nell'invertire il clima di impunità». (a cura di Mauro Plate)


Human Rights Watch, 2 / Le violenze dei misseriya

Il 10 aprile è uscita l'ultima segnalazione dello Human Rights Watch relativa gli attacchi alla popolazione nelle zone contese di confine tra nord e sud Sudan, in particolare nello stato di Abiey. Dal dicembre 2007 sono state condotte da parte di milizie arabe di etnia misseriya decine di aggressioni: le vittime sono viaggiatori, nella maggior parte dei casi famiglie fuggite a Khartoum a causa del conflitto, di ritorno nelle proprie aree di origine. Secondo l'osservatorio, l'intento dei miliziani, che hanno aperto il fuoco contro la popolazione in cammino senza motivi apparenti, è legato al censimento che si terrà a breve in tutto il paese. Il tentativo - che per Georgette Gagnon responsabile di Hrw-Africa, è appoggiato dal governo di Khartoum - è quello di scoraggiare il ritorno dei residenti nelle aree ricche di petrolio; il censimento infatti è fondamentale per le sorti dei confini dell'area ed in vista delle elezioni del 2009. Accanto agli attacchi sono stati inoltre segnalati nuovi insediamenti di popolazione nel sud est del paese. (a cura di Cristiana Paladini)



La Campagna Sudan

Chi siamo

La Campagna italiana per il Sudan è una campagna nazionale di informazione, sensibilizzazione ed advocacy che opera dal 1994. Raggruppa organizzazioni della società civile italiana (Acli Milano e Cremona, Amani, Arci, Caritas ambrosiana, Caritas italiana, Mani Tese, Ipsia Milano, Missionari e missionarie comboniane, Nexus, Pax Christi) e lavora in stretta collaborazione con enti pubblici e privati italiani e con varie organizzazioni della società civile sudanese. In Italia la Campagna ha fatto conoscere la situazione del Sudan e ha sostenuto i processi volti al raggiungimento di una pace rispettosa delle diversità sociali, etniche, culturali, religiose della sua popolazione. Il sito che illustra l'attività della Campagna è in via di rifacimento; per informazioni sulle sue attività passate www.campagnasudan.it








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Contatti: Cristina Sossan, segreteria Campagna Sudan, telefono 02-7723285, segreteria at campagnasudan.it


Questa Newsletter, aggiornata al 15 aprile 2008, è a cura di Diego Marani. Si ringraziano Cristiana Paladini e le Acli di Cremona per la collaborazione.



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