I veleni industriali soffocano la Puglia. Un rapporto dell'Arpa Puglia conferma le statistiche diramate da PeaceLink



Il 21 ottobre 2008 PeaceLink aveva anticipato dati ambientali gravissimi
su questa pagina web
http://www.peacelink.it/editoriale/a/27369.html
frutto di una elaborazione statistica che fu diffusa sul Corriere della
Sera in un articolo di Carlo Vulpio.

Adesso arriva la conferma dall'Arpa Puglia: quei dati statistici erano
attendibili.

A. M.

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I veleni industriali soffocano la Puglia 

L’Arpa: «Dati critici». Emissioni maggiori che nel resto d’Italia

di GIUSEPPE ARMENISE - Gazzetta del Mezzogiorno 15/5/09

Quarantasei milioni di tonnellate di anidride carbonica (Co2), 248mila
chilogrammi di benzene, 32mila chilogrammi di idrocarburi policiclici
aromatici (Ipa), 54mila tonnellate di ossidi di azoto, 67mila tonnellate
di ossidi di zolfo, 547mila tonnellate di monossido di carbonio (Co),
12mila tonnellate di particolato (Pm), e infine le diossine: il 91% del
totale delle emissioni d’Italia sono attribuibili alla Puglia. 
La scommessa industrialista della nostra regione, partita nell’immediato
dopoguerra, presenta il suo terribile conto. Le cifre parlano da sole.
Nel recentissimo rapporto sulle emissioni industriali redatto
dall’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione dell’ambiente
(Arpa) la Puglia primeggia, in negativo, in ciascuna delle graduatorie
regionali. Qualsiasi sia il parametro preso in considerazione, il
principale contributo alle quote nazionali di «deterioramento» della
qualità dell’aria è sempre attribuibile alla nostra regione. Meglio,
alle industrie della nostra reg ione. Così, oltre al già citato carico
del 91% sul totale delle emissioni italiane di diossine, brillano (in
negativo ovviamente) il contributo del 95,48% al totale delle emissioni
nazionali di Ipa e l’81% di emissioni rispetto al totale nazionale
riguardante il monossido di carbonio. 

Anche la tendenza dà da pensare perché, andando a scorrere le
statistiche passate dell’Inventario nazionale delle emissioni e delle
loro sorgenti (Ines) si scopre che tanto per il benzene, quanto per le
diossine e gli Ipa, a fronte di un calo delle emissioni tra 2002 e 2003,
si è registrata una risalita dal 2004 che ha poi portato all’ultimo
aggiornamento (quello relativo al 2006) con esiti che definire
disastrosi non è un eccesso. 
La parte del «leone» (si fa per dire), in questa speciale classifica, la
recitano ovviamente la provincia di Taranto (quasi raddoppiate le
emissioni di Co2 tra 2002 e 2006) e Brindisi (è la seconda provincia
anche se il dato, pur leggermente in crescita, resta stabile nel
quinquennio considerato), Foggia diventa nel 2006 la quarta provincia
per emissioni di Co2, sopravanzando Bari che è la provincia che sta
meglio. Singolare il dato del benzene, visto che il totale delle
emissioni si concentra sostanzialmente in maniera esclusiva tra le
province di taranto e Brindisi. Le diossine sono invece un parametro
esclusivamente tarantino, così come gli Ipa. Parliamo di inquinamento da
pressione industriale, ovviamente. Va quindi specificato che i dati in
questione si riferiscono non complessivamente alla qualità dell’aria e
al quadro totale delle matrici inquinanti, ma solo a quanto attribuibile
alle ciminiere degli stabilimenti industriali. 

Quando si vanno ad analizzare i dati provinciali riferiti agli ossidi di
azoto e di zolfo, si riempiono di dati anche le caselle riferite anche
alle province ulteriori rispetto a Taranto. Anche se Taranto e Brindisi
continuano a mantenere la guida del drappello pugliese con cifre e
concentrazioni che non sono francamente paragonabili (il rapporto delle
emissioni di ossidi di zolfo nel 2006 è di 53 a 1 se si confrontano
Taranto e Bari) tra loro. L’Arpa, nel rapporto redatto da Roberto Giua,
Stefano Spagnolo e Andrea Potenza, conclude: «Un possibile miglioramento
dei livelli di qualità dell’aria risulta vincolato, nella nostra
regione, ad una diminuzione delle emissioni industriali e, in
particolare, all’adeguamento degli impianti di maggiori dimensioni alle
migliori tecnologie disponibili».