[News] Abruzzo: 9 anni di resistenza no triv che continua anche nei referendum



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Abruzzo: 9 anni di resistenza No Triv che continuano anche nei referendum

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Il 17 aprile ci sarà il referendum sulle trivelle. Se ne parla poco e male, come fosse una cosa nata dal nulla qualche settimana fa. In realtà, il movimento No Triv, che racchiude numerose realtà italiane di cittadinanza attiva al suo interno, sta portando avanti la lotta da molti anni.

Bandiera Coordinamento Nazionale No Triv (photo: Alessia Mendozzi)

Bandiera Coordinamento Nazionale No Triv (photo: Alessia Mendozzi)

di Alessio di Florio

Petrolio e Abruzzo, una storia il cui cammino è iniziato nel maggio di 9 anni fa quando per la prima volta finì nelle cronache regionali un nome: “Centro Oli”. Poteva sembrare un nome rassicurante, apparentemente legato ad una delle colonne della “dieta mediterranea”. Ma non lo era. Il “Centro Oli” riguardava la raffinazione del petrolio. Cominciò la mobilitazione dei cittadini e delle associazioni.

La notizia valicò l’oceano e giunse fino a Los Angeles, nell’università dove insegna la dott.ssa Maria Rita D’Orsogna, la quale studiò a fondo le carte del progetto insieme ad associazioni, movimenti, cittadini. Si scopre che è in preparazione un vero e proprio “assalto alla diligenza”, con centinaia di richieste di permesso di estrazione, a terra e in mare, che coinvolgono la gran parte del territorio regionale.

Nel dicembre 2007 l’istituto di ricerca Mario Negri Sud consegnò uno studio che evidenziava: il “Centro Oli” porterebbe “una tonnellata e mezza di sostanze inquinanti emesse ogni giorno, fra cui provati cancerogeni, che andrebbero a spargersi su un territorio dove vivono circa centomila persone”.

Mesi difficili per la comunità abruzzese, soprattutto per l’esplodere dello scandalo dell’acqua contaminata dalla discarica di rifiuti tossici “più grande d’Europa” che per quasi vent’anni è stata distribuita ai cittadini.

Manifestazione a Pescara, 15.03.2008 (photo: Tommaso Palermo)

Manifestazione a Pescara, 15.03.2008 (photo: Tommaso Palermo)

Il 15 marzo 2008 migliaia di persone partecipano a una manifestazione a Pescara, insieme a Maria Rita D’Orsogna, WWF, Legambiente, Abruzzo Social Forum, ARCI, associazioni, movimenti e comitati. Nasce la Rete EmergenzAmbienteAbruzzo che diventa il fulcro di quasi tutte le battaglie ambientaliste abruzzesi. Perché il “Centro Oli” (almeno fino ad oggi) è stato sventato, ma nuovi progetti sono all’orizzonte.

In questi anni è stato un rincorrere continuo, tra documenti tecnici, comunicati, iniziative e, naturalmente, manifestazioni. Da segnalare quelle del 2010 a Lanciano e San Vito Chietino. Anni di resistenze per costruire un futuro migliore per l’Abruzzo, tra speranza e disgusto per ciò che parte della classe politica e delle lobby economiche hanno fatto per contrastare la mobilitazione popolare e ambientalista.

Uno dei progetti che più ha suscitato interesse a livello regionale è quello di Ombrina Mare 2, al largo delle coste abruzzesi. Bocciato dal Ministero dell’Ambiente nel 2010 per l’entrata in vigore di un decreto dell’allora Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che imponeva alle istanze di allontanarsi dalle coste, stabilendo ben precisi vincoli (12 miglia lì dove vi sono aree protette) e riportato in auge dal Ministro Passera due anni dopo con l’abolizione del divieto.

Il WWF Abruzzo ha reso noto nel 2013 che “secondo le stime della stessa società proponente, ogni giorno saranno immessi in atmosfera circa 200 tonnellate di fumi da combustione dai motori, dal termodistruttore e dalla torcia atmosferica; nei pochi mesi di perforazione e prove di produzione saranno prodotti 14mila tonnellate di rifiuti tra fanghi perforanti ed altro“.

Pescara, 13.04.2013 (photo: Tommaso Palermo)

Pescara, 13.04.2013 (photo: Tommaso Palermo)

Il 13 Aprile 2013 sono scese in piazza a Pescara 40.000 persone tra cittadini, associazioni, enti locali, movimenti, partiti politici. Chi era presente si rese conto che si stava riscrivendo la storia dell’Abruzzo: la regione del “re del clientelismo” abituata a chiedere col cappello in mano, definita anni fa “camomilla” e “dai bassi costi di penetrazione” da una multinazionale petrolifera, era stata cancellata da quell’enorme serpentone che attraversava la città di Pescara.

Nonostante questa mobilitazione popolare e gli impegni presi davanti ai cittadini dai “partiti di governo”, il 6 marzo 2015 la Commissione Via (Valutazione d’Impatto Ambientale) ha dato parere “positivo con prescrizioni” al progetto.

La prof.ssa Maria Rita D’Orsogna sul suo blog scrisse indignata “la vergogna principale va alla classe politica, tutta”, attaccando esponenti di PD e Forza Italia che hanno, o hanno avuto, responsabilità di governo. Il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica scrisse che era la “dimostrazione che il Governo Renzi ha a cuore esclusivamente le sorti dei petrolieri che frequentano le sue cene di finanziamento e non certo la tutela del mare italiano e delle attività turistiche e agricole degli italiani. È una decisione che calpesta i diritti degli abruzzesi a governare il destino del proprio territorio”.

La rappresentanza dei gruppi scout alla manifestazione di Lanciano, 23.05.2015 (photo: Lucio Piccinino)

La rappresentanza dei gruppi scout alla manifestazione di Lanciano, 23.05.2015 (photo: Lucio Piccinino)

Immediato il ritorno in piazza il 23 maggio a Lanciano. Manifestazione i cui numeri fanno, quasi un anno dopo, ancora tremare i polsi: 482 adesioni tra comitati, associazioni, movimenti, istituzioni, 60.000 persone in piazza, una delle più grandi manifestazioni di lotta locali della storia d’Italia. Un successo oltre ogni più rosea aspettativa.

Il giorno dopo a Pescara un’assemblea nazionale ha dato avvio a un percorso di lotta comune tra comitati e movimenti di varie regioni d’Italia, con obiettivi e strumenti, individuando nello “Sblocca Italia” uno dei centri nevralgici della lotta.

Lo scorso autunno dieci regioni hanno lanciato una campagna referendaria su sei quesiti contro le trivellazioni, rispondendo alla “chiamata alla mobilitazione” del Coordinamento Nazionale No Triv.

Questo 17 aprile si terrà la consultazione su un quesito riguardante la durata delle concessioni, dopo che la Legge di stabilità nello scorso dicembre ha modificato la normativa sulle distanze dalla costa, arrivando a bloccare Ombrina Mare 2 (che fino a poche settimane prima sembrava ormai vedere l’iter autorizzativo concludersi positivamente) e altre 26 istanze.

Termoli ha ospitato nel gennaio scorso l’assemblea di rilancio, dopo una già tenutasi precedentemente ad Ancona, della nascente “Campagna nazionale per i diritti sociali e dell’ambiente e contro devastazione e saccheggio dei territori” che ha dato avvio ad una articolata proposta di “referendum sociali”, da poco depositati in Corte di Cassazione da un’ampia coalizione composta tra gli altri da movimenti contro la deriva petrolifera.

Referendum che puntano all’opzione “trivelle zero”, alla cancellazione della previsione di nuovi inceneritori dello Sblocca Italia, contro la Buona Scuola, la privatizzazione dei beni comuni e l’attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici del “Jobs Act”.